Dedicata ai fan del Team Gai.
E della coppia LeexTenten.
Maybe someday...
“Chissà se gli altri sono già arrivati” pensò Tenten, pronta ad affrontare
una nuova giornata di allenamenti insieme al resto della sua squadra.
Si rese conto, con un piccolo sorriso sulle labbra, di conoscere già la
risposta a quella domanda, e i suoi sospetti vennero presto confermati: la luce del mattino
filtrava tra gli alberi, pervadendo la foresta di raggi dorati e infrangendosi
su una figura che Tenten riconobbe immediatamente.
Si trattava di Neji.
Lo Hyuga era in piedi, appoggiato al tronco di un albero, le braccia
incrociate sul petto. Teneva gli occhi chiusi e le labbra distese come faceva
sempre quando era immerso nei suoi pensieri. Non aveva bisogno di guardarla per
sapere che l’aveva ormai raggiunto.
“Buongiorno, Tenten” la salutò sollevando il mento con un gesto elegante e
aprendo finalmente gli occhi, un sorriso appena accennato che la kunoichi
ricambiò prontamente.
“Buongiorno, Neji! A quanto pare, siamo arrivati per primi!” esclamò
sedendosi su un ceppo a poca distanza dalla promessa degli Hyuga. Quest’ultimo
emise un sospiro di rassegnazione, quindi alzò gli occhi perlacei verso il
cielo come se la sua mente fosse altrove.
“Saranno qui a momenti” disse parlando più con se stesso che con Tenten.
“Già, come al solito” esclamò quest’ultima, gli occhi che brillavano di
ammirazione nei confronti dello Hyuga. Era incredibile il modo in cui riusciva
spesso ad anticiparla e a indovinare i suoi pensieri. “Ormai sappiamo come sono
quei due! Quando arriveranno, Gai perderà tempo per farci il solito discorso
sulla giovinezza… e Rock Lee non sarà da meno. Fa sempre un sacco di rumore,
quello stupido.”
Agli occhi di Neji non sfuggiva niente, ma chiunque avrebbe colto la dolcezza nel sorriso di Tenten.
Soprattutto nel pronunciare l’ultima parola.
“A volte sono fastidiosi, ma se non ci fossero, la nostra vita sarebbe… noiosa,
non credi?”
Neji la guardò per un attimo senza dire una parola. Poi, si trovò costretto
ad annuire.
“Sì. Lo penso anch’io.”
Tenten aveva perfettamente ragione. Per quanto Lee e Gai potessero essere
stupidi e imbarazzanti, a volte, la loro vita da ninja sarebbe stata molto meno
movimentata, se fossero capitati sotto la guida di un maestro come Asuma o
Kakashi e se al posto di Rock Lee ci fosse stato un ragazzo come Sasuke Uchiha…
il traditore.
Era passato un anno da quando Naruto era partito con Jiraya per allenarsi e
diventare più forte per riuscire a riportarlo indietro.
Neji non poteva fare a meno di chiedersi quando sarebbe tornato e a che
livello era arrivato sotto la guida del ninja leggendario. In ogni caso, non
aveva smesso di credere in lui.
Sapeva che ce l’avrebbe fatta, prima o poi, a raggiungere i suoi scopi.
Naruto era così determinato… aveva fatto male a sottovalutarlo, in passato.
Non gli riusciva difficile capire il motivo per cui sua cugina, la nobile Hinata,
aveva un debole per lui.
“Neji! Tutto bene?”
La voce di Tenten lo riscosse dai suoi pensieri, e Neji si voltò a
guardarla, incontrando gli occhi lievemente preoccupati della ragazza.
“Certo. Stavo solo pensando” mormorò lo Hyuga prima di volgere lo sguardo
altrove.
Impossibile non notare la preoccupazione che gli aveva solcato il viso per
qualche secondo. Non ne era del tutto sicura, ma forse, in fondo, Tenten aveva
già intuito il motivo per cui Neji, ultimamente, assumeva spesso quell’espressione.
“Sai, Neji… prima, ho visto
Hinata.”
“Ah, davvero?”
“Era con Kiba, e avevano
fretta per via di una missione, ma mi ha chiesto di salutarti.”
“…”
Quando aveva pronunciato il nome di Hinata, due giorni addietro, la
kunoichi si era accorta che non c’era alcuna traccia dell’antico odio nei suoi
confronti, negli occhi dello Hyuga.
Se ne convinceva giorno dopo giorno.
Neji provava qualcosa per Hinata.
Non c’era altra spiegazione. Doveva essere senza dubbio quella, la causa dei
suoi improvvisi cambiamenti di umore.
Tenten lo capiva benissimo, forse meglio di chiunque altro.
Era difficile amare qualcuno con la fastidiosa consapevolezza che il suo
cuore apparteneva già a un’altra persona e doversi accontentare di guardarlo
tutti i giorni da lontano, con la speranza che un giorno quel qualcuno se ne
sarebbe finalmente accorto.
Lei lo sapeva bene.
Stava per dire a Neji che lo capiva, ma qualcuno la interruppe.
“Entrata dinamica!”
Rock Lee, vestito di verde e veloce come al solito, apparve improvvisamente
davanti a Neji, e lo Hyuga bloccò il calcio che gli stava sferrando senza
scomporsi.
“Buongiorno, Lee. Ce ne avete messo, di tempo” si limitò a commentare prima
di allontanare il compagno di squadra con un fulmineo movimento del braccio, e
il ninja verde della Foglia atterrò poco lontano con un gesto automatico, per
poi scattare immediatamente in piedi.
“Suvvia, miei giovani allievi, non disperate!” esclamò Gai con voce più
alta del dovuto comparendo teatralmente davanti a Neji e Tenten, e questi
ultimi lo fissarono con estrema rassegnazione mista a incredulità. Non si
smentiva mai.
Che bisogno c’era di essere così chiassosi di primo
mattino?
“Il caro Lee stava soltanto cercando di cogliervi di sorpresa al momento
giusto! Dovreste prendere esempio da lui!” aggiunse il maestro mollando
un’enorme pacca sulla schiena del suo allievo prediletto. Quest’ultimo non si
scompose affatto.
“Giusto! Il maestro Gai ha perfettamente ragione! Non dovreste dubitare
della forza della giovinezza, ragazzi!” esclamò Lee con un sorriso a trentadue
denti, quindi si rivolse a Neji, dirigendosi a passo deciso verso di lui.
Tenten alzò gli occhi al cielo.
“Lo sapevo. Ci risiamo…” disse sconsolata, il volto appoggiato sul palmo
della mano. Seguiva con gli occhi ogni
suo movimento, pur sapendo perfettamente cosa sarebbe successo di lì a poco.
“La prossima volta non riuscirai a fermarmi, Neji!” esclamò Lee guardandolo
dritto negli occhi con determinazione. Lo Hyuga, pur trovando estremamente irritante
la sua vicinanza, non fece una piega.
“Cos’è, una minaccia? Guarda che non mi coglierai mai di sorpresa, Lee…
dovresti averlo capito, ormai” si limitò a replicare, specchio della più totale
tranquillità mentre il suo compagno di squadra aggrottava le folte sopracciglia
e assumeva la sua solita posa di combattimento.
“Mi stai sfidando? Io sono pronto!”
“Dacci un taglio, Lee!” esclamò Tenten alzandosi velocemente in piedi, e il
ragazzo si ritrovò all’improvviso seduto sul terreno, intento a massaggiarsi il
punto in cui lei lo aveva colpito, sotto gli occhi di un divertito Gai.
“Non ci siamo, figliolo! Hai abbassato la guardia e ti sei fatto mettere al
tappeto da Tenten troppo facilmente!”
“Insomma, Tenten!” protestò il ragazzo, gli occhi rotondi pieni di finto
risentimento mentre la kunoichi lo guardava dall’alto in basso con aria
minacciosa.
“Non ti sembra un po’ presto per sfidare Neji? Se non sbaglio, siamo qui
per allenarci. Abbiamo già perso abbastanza tempo, non trovi?” gli disse in
tono di rimprovero, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Era inutile, Rock Lee era così buffo che non riusciva mai a sgridarlo seriamente.
Lui abbassò gli occhi, pensando che Tenten non aveva tutti i torti. Forse
si era reso fin troppo ridicolo a sfidare Neji in quel modo. Ci avrebbe pensato
più tardi.
D’accordo, il primo tentativo della giornata era andato a vuoto, ma c’era
così tanto tempo per riprovare… per il momento era meglio allenarsi.
“Va bene, hai ragione. Ma sappi che non smetterò mai di provarci!” disse
alla sua compagna di squadra con un sorriso smagliante.
Ovvio. Rock Lee era fatto così. Non si arrendeva mai, pur di mantenere le
sue promesse e diventare più forte.
Tenten gli porse la mano, conciliante.
Lee la guardò disorientato per un attimo. Lui e la ragazza dagli occhi
nocciola che gli stava davanti avevano spesso dei battibecchi.
Spesso era proprio lei, con i suoi piedi per terra e il suo senso pratico,
a richiamarlo all’ordine quando lasciava che l’esuberanza del suo carattere
prendesse il sopravvento o faceva qualcosa di terribilmente stupido.
Quella ragazza era la stessa che si era allenata con lui più volte, con cui
aveva affrontato innumerevoli missioni, condividendo sogni e spensieratezze
così come momenti difficili, fianco a fianco come due veri compagni di squadra.
Ma, soprattutto, Rock Lee e Tenten erano amici.
Con lui, la kunoichi si mostrava gentile e a tratti un po’ brusca, ma gli
voleva bene. E aveva sempre ragione.
Costretto ad ascoltarla per l’ennesima volta, Lee afferrò la sua mano, e
lei lo aiutò ad alzarsi, nonostante non ce ne fosse realmente bisogno.
“Sei sempre il solito!” stava dicendo Tenten. “Fai un po’ come vuoi! Tanto
è impossibile farti cambiare idea” aggiunse con un sospiro lasciandolo andare,
e Rock Lee si sentì nuovamente carico di determinazione.
“Bene! Sono pronto! Possiamo cominciare!”
“E’ così che si fa, ragazzo!” esclamò Gai con entusiasmo.
Accanto a lui, Neji aveva assunto l’espressione di chi è arrivato al limite
della propria pazienza.
Mentre guardava gli altri, però, lo Hyuga non riuscì a impedirsi di
sorridere impercettibilmente. Sì, le loro vite sarebbero state senza dubbio molto
più noiose, se lui e Tenten non avessero avuto Lee e Gai come compagni di
squadra.
Si allenavano senza sosta da ore, ormai. Tenten si lasciò cadere sull’erba,
appoggiando le spalle su un tronco d’albero nel tentativo di concedersi qualche
minuto di pausa, il respiro affannoso.
Le sue armi giacevano poco lontano, e Neji stava continuando ad esercitarsi
da solo, consapevole che, non appena la kunoichi l’avesse raggiunto, avrebbero
ripreso ad allenarsi insieme.
“Già stanca, Tenten?” la provocò Rock Lee senza guardarla, intento a
sferrare dei calci ben assestati al tronco che aveva di fronte.
“Faccio solo una pausa, cosa credi? Tra poco tornerò più in forma di
prima!” gli rispose serafica prima di
bere un sorso d’acqua dalla borraccia che si era portata dietro da casa.
Mancava poco agli esami di selezione dei chunin. Non poteva permettersi di
perdere tempo prezioso a poltrire più del dovuto: pochi minuti e sarebbe stata
nuovamente in forma.
Si scostò i capelli dagli occhi, e il suo sguardo si fermò sui suoi
compagni intenti ad allenarsi, i loro corpi bagnati dalla luce quasi accecante di mezzogiorno che filtrava tra gli
alberi.
Neji sembrava profondamente concentrato sulle vicinanze, intento a contare
gli uccelli che sorvolavano la zona in quel momento.
Le sue capacità visive erano aumentate in un modo così notevole, negli
ultimi tempi, che Tenten non faticava a credere che sarebbe stato promosso a jonin in un battito di ciglia. Altro che
chunin.
Gai, invece, seguiva Rock Lee con lo sguardo, attento ad ogni suo movimento
e pronto a incitarlo ad ogni occasione. Di spalle, adesso il ragazzo stava
colpendo il tronco con i pugni, seguendo un ritmo perfetto.
“Trecentonovantuno… trecentonovantadue…”
Si muoveva con una perfezione e una velocità tali che Tenten faticava a
stargli dietro. Era uno spettacolo che la affascinava, dal quale faticava a
distogliere gli occhi.
Le succedeva sempre. Ogni volta che lo guardava allenarsi, Tenten rimaneva
come ipnotizzata da Rock Lee.
Si stava spostando di tronco in tronco colpendo il bersaglio senza alcun
errore, veloce come un lampo, i lucidi capelli neri mossi dal vento di cui
sembrava fare parte, lo sguardo carico di determinazione.
Non sarebbe mai riuscita a
sfiorarlo davvero.
Per un solo istante, gli occhi neri e concentrati di quella verde e irraggiungibile creatura incontrarono
quelli di Tenten, facendola sussultare suo malgrado.
Durò pochi secondi, eppure fu sufficiente a fargli perdere il ritmo… e a
fargli utilizzare più chakra del dovuto.
“Accidenti, Lee, sei proprio migliorato!” gli gridò Tenten da lontano in
tono canzonatorio, quindi si alzò dal terreno, mentre Neji non si perdeva una
parola del loro scambio di battute.
“Ragazzo mio, non era il caso di farsi prendere la mano!” esclamò Gai
osservando il tronco distrutto con un sorriso compiaciuto nonostante le sue
parole.
“Mi è solo entrato qualcosa in un occhio, tutto qui. La prossima volta non
sbaglierò!” fece Lee passandosi una mano tra i capelli mentre la kunoichi
tornava ad allenarsi con Neji.
“Ah, non importa! Ora passiamo ad allenarci sulla tecnica del Loto
Posteriore, che ne dici?” gli propose Gai con un sorriso d’intesa che lui
ricambiò prontamente.
“Va bene, maestro! Vedrà, sono molto migliorato rispetto all’ultima volta!”
Era stato uno stupido a farsi distrarre da Tenten.
Non gli era mai successo, prima di allora, ma lei lo aveva fissato in un
modo così strano che non aveva potuto
fare a meno di distrarsi.
Eppure, non era la prima volta che lo faceva. Rock Lee era migliorato molto
ultimamente.
Sapeva che lei lo ammirava per le sue capacità e la sua inesauribile forza
d’animo che lo portava ogni volta a dare tutto sé stesso negli allenamenti,
nelle missioni e davanti a qualunque ostacolo si trovasse sulla sua strada.
Aveva tutti i motivi per guardarlo in
quel modo.
Però, questa volta era stato diverso.
Non riusciva a spiegarsene il motivo.
Le lanciò un’occhiata di sottecchi. Sembrava tornata quella di sempre.
Pensando che forse era stato tutto frutto della sua immaginazione, Rock Lee
si preparò ad esercitarsi nel Loto posteriore, questa volta insieme a Gai.
Ci volle più di un tentativo
perché riuscisse ad allontanare dai suoi pensieri il volto pieno di ammirazione
della sua compagna di squadra.
“Miei cari allievi! E’ stata dura, ma questa giornata ha costituito un
ulteriore passo avanti verso il miglioramento per tutti voi. Riuscite a
immaginare la soddisfazione del vostro estremamente giovane maestro?” stava
dicendo Gai con gli occhi che brillavano, e Neji e Tenten annuirono sconsolati.
Quanto a Rock Lee, aveva la stessa espressione entusiasta del jonin, e non
si perdeva una parola del suo discorso.
“Gli esami di selezione dei chunin si stanno avvicinando giorno dopo giorno,
così come la realizzazione del mio e
dei vostri obiettivi!”
Era così teatrale, mentre parlava, che Tenten riuscì a trattenersi a stento
dal ridere. Quanto a Neji, stava nascondendo le sue vere emozioni dietro una
maschera di apparente indifferenza.
“Sono sicuro, anzi, la mia è proprio una certezza, che siete sempre più
pronti a ripeterli con successo! Soprattutto tu, mio giovane Lee! Stai migliorando
di giorno in giorno, sono fiero di te!”
“Maestro Gai!”
I due si abbracciarono commossi sotto gli occhi di Neji e Tenten.
“Io me ne vado” esordì lo Hyuga all’improvviso.
“D’accordo! A domani, Neji” gli rispose allegramente la kunoichi.
Prima di sparire nell’oscurità, però, il ragazzo la guardò per un’ultima
volta.
“Senti, Tenten, volevo… dirti una cosa.”
Lei lo fissò con aria interrogativa.
“Parla, ti ascolto.”
Lo Hyuga distolse lo sguardo.
“No… non è niente” disse dopo qualche attimo di silenzio.
Neji scomparve. Un attimo dopo, stava saltando di albero in albero, diretto
verso la tenuta del suo clan. Tenten rimase a fissare il punto in cui era
sparito per alcuni istanti.
Quel pomeriggio, non aveva avuto occhi che per Rock Lee. Per alcuni attimi,
il suo mondo era ruotato tutto intorno a lui. Non era riuscita a fare a meno di guardarlo in quel modo.
Le succedeva da tempo, ormai.
Neji… forse, aveva già capito tutto.
“Ciao, Rock Lee!”
Il ragazzo si voltò immediatamente. Conosceva la kunoichi che gli stava
sorridendo e che lo aveva appena salutato per strada cogliendolo di sorpresa.
“Ciao, Sakura! Tutto bene?” le chiese gentile, e lei annuì, gli occhi
incredibilmente verdi fissi in quelli neri di Lee.
“Sto andando ad allenarmi da Tsunade, sai com’è, gli esami si avvicinano, e
questa volta farò di tutto per diventare chunin” disse Sakura, e Lee non riuscì
a impedirsi di sorridere.
Era così determinata… qualcosa gli diceva che era anche merito suo.
“Questo è lo spirito giusto, Sakura! Questa volta sarà molto più facile, ma
neanche io smetterò di allenarmi fino all’ultimo giorno!”
I due risero, inconsapevoli del fatto che qualcuno li stava osservando
silenziosamente tra la folla.
Le braccia cariche dei rotoli che aveva appena acquistato, Tenten pensò che
da quando Naruto e Sasuke avevano lasciato il villaggio, quei due erano
diventati molto più vicini rispetto
al passato.
Lee era sempre stato così gentile con Sakura che le era risultato
impossibile non affezionarsi a lui. Tenten la capiva.
Ma allo stesso tempo, avrebbe voluto che non gli stesse così appiccicata.
Chissà cosa si stavano dicendo… la kunoichi non lo sapeva, ma riusciva a
immaginare le loro parole alla perfezione… parole che si rifiutava di ascoltare.
Parole che, nonostante tutto, la raggiungevano distintamente.
“Ah, senti…” stava dicendo Sakura in tono vago.
“Sì?”
“Volevo chiederti… ti andrebbe di uscire, uno di questi giorni? La verità è
che mi piacerebbe parlare con te come si deve, era da tanto che volevo
chiedertelo, e… ”
In preda a un impulso improvviso, Tenten decise di intervenire.
Era irrazionale, ma non aveva potuto farne a meno, come se una forza
misteriosa l’avesse spinta violentemente ad agire, a fare qualsiasi cosa, pur di non ascoltare oltre.
“Sbrigati, Lee! Non vorrai fare tardi all’allenamento, spero!”
Lui si voltò a guardarla perplesso.
“Ciao, Tenten, non ti avevo visto!”
La kunoichi era lì, a pochi metri da lui, e stava squadrando Sakura dalla
testa ai piedi con malcelata ostilità. Lei sembrò accorgersene, ma non smise di
sorridergli.
“Mi sembri molto impegnato. Sarà meglio che me ne vada, ma mi raccomando:
fammi sapere cos’hai deciso. Sai già dove trovarmi… ti aspetto!” gli disse
prima di allontanarsi e salutandolo con la mano.
“Certo!” rispose Lee di rimando prima di seguire Tenten verso il campo di
allenamenti più vicino. Sakura era già
scomparsa tra la folla di Konoha.
Non riuscì a trattenere un sospiro, gli occhi che guardavano di sbieco la
kunoichi che lo precedeva di pochi metri.
Sembrava… nervosa. Infastidita.
“Vedo che tu e Sakura andate molto più d’accordo, rispetto a prima” disse
Tenten in tono casuale fermandosi all’improvviso.
I suoi occhi, ora, erano fissi in quelli perplessi di Rock Lee.
“Bè, sì!” rispose lui cautamente, ora al suo fianco. “Un tempo, non mi
avrebbe mai chiesto di uscire con lei. Penso proprio che accetterò, Tenten!”
Le rivolse un sorriso dei suoi, aperto e disarmante, e la kunoichi apparve
disorientata per un attimo.
“Buona fortuna, allora.”
Aveva parlato in tono perfettamente normale al ragazzo che le stava accanto.
Era riuscita persino a sorridergli di rimando.
Era così che un’amica doveva
comportarsi, no?
“Ti ringrazio, Tenten” mormorò Lee, un’ombra di esitazione nella sua voce.
Quando ripresero a camminare verso il campo di allenamento, cercò di
respingere immediatamente l’assurda possibilità
che quella ragazza potesse essere gelosa
di Sakura… ma più ci provava, più quel pensiero lo confondeva, tornando a
tormentarlo con crescente, opprimente ostinazione.
“Ci riuscirò…”
Un petalo cadde sull’erba, macchiandola di rosa.
“Non ci riuscirò…”
Un altro petalo si staccò dal fiore, cadendo ai piedi di Rock Lee.
“Ci riuscirò…”
Era più forte di lui. Era perfettamente inutile, ma a volte gli capitava di
pensare che, forse, un giorno, i fiori avrebbero gli avrebbero detto la verità.
“Non ci riuscirò…”
Tutto preso da quella specie di rito, non si era accorto di non essere più
solo, nel campo di allenamenti.
“Insomma, Lee… ti sembra il momento di sparire? Finalmente ti ho trovato!”
Il ragazzo alzò gli occhi, lo sguardo stralunato come se fosse appena
uscito da una specie di ipnosi.
“Ah, sei tu, Tenten” fu tutto quello che disse.
La sua compagna di squadra lo aveva raggiunto, e lo stava fissando dalla
testa ai piedi, le braccia ben salde sui fianchi, i lineamenti del volto
sospesi a metà strada tra qualcosa che
somigliava alla rassegnazione e all’esasperazione.
Rock Lee non riusciva a distinguerla bene, la luce rossastra del tramonto
che confondeva i lineamenti della kunoichi rendendoli sfocati.
“Stavi pensando a Sakura, vero?”
Non stava facendo niente di male, eppure Tenten sembrava punta sul vivo.
“Bè, ecco, io…”
Sorrise debolmente, senza sapere cosa dire, il fiore ancora stretto in
mano.
“Ma Lee… non capisci che stai perdendo il tuo tempo, con quella ragazza?”
Tenten fece due passi in avanti, quasi esitante, sul volto un’espressione
che lui non aveva mai visto. Ora era abbastanza vicina da permettergli di distinguere
il suo viso alla perfezione. I suoi occhi riflettevano qualcosa di simile alla
durezza.
“Lei non ti ama, lo sai.”
Tenten. Era gelosa. Di
Sakura.
Quel pensiero lo colse all’improvviso, e si affrettò a scacciarlo per la
seconda volta in due giorni.
Era semplicemente impossibile.
A Lee non era mai sfuggita l’intesa che esisteva da tempo tra lei e Neji. Era
così evidente.
Ma allora, perché aveva reagito
in quel modo quando l’aveva visto parlare con Sakura e staccare uno per uno i
petali di quel fiore?
“Non è vero, Tenten. Ti sbagli, non sto perdendo il mio tempo. Scusami, ma ora
devo andare!” le disse, allontanandosi dal tronco dell’albero e voltandole le
spalle.
La kunoichi rimase lì dov’era, impietrita, mentre un vento improvviso
scuoteva i rami degli alberi e le parole di Rock Lee continuavano a ripetersi
come un’eco infinita nella sua mente.
“Guarda che non mi sbaglio affatto!” ribattè in tono deciso voltandosi
verso il ragazzo dopo una manciata di secondi, e Lee ricambiò la sua occhiata,
meravigliato.
Tenten sembrava… risentita, quasi ferita. Che avesse colto nel segno?
“Tu… sei un bravo ragazzo, Lee. Non ti arrendi mai, metti entusiasmo in
qualunque cosa tu decida di fare, sei testardo, e a volte sei così buffo che
riesci a strappare un sorriso persino a Neji, anche se tu non te ne accorgi.”
Aveva ritrovato la voce, ed era di nuovo perfettamente calma, un sorriso stranamente
dolce sulle labbra. La luce nei suoi occhi aveva qualcosa, dentro di sé, che lo
confondeva.
Tenten gli aveva appena fatto i migliori complimenti che avesse mai
ricevuto da una ragazza. Forse i primi
in tutta la sua vita.
“E’ molto raro, di questi tempi, un ninja forte e sensibile come te. Sono
sicura che forse, se smettessi di pensare solo a Sakura e ti guardassi intorno,
troveresti sicuramente una ragazza in grado di… amarti con tutta sé stessa” aggiunse
la kunoichi con decisione, facendo due passi in avanti.
Rock Lee ebbe la sgradevole sensazione di essere appena arrossito, ma cercò
comunque di dissimulare le sue emozioni. Dopotutto era un uomo, e non c’era
assolutamente motivo di reagire così alle parole di apprezzamento di un’amica.
“Tu dici, Tenten?”
Non è che per caso, la
ragazza a cui si stava riferendo era lei?
“Certo! Perché ne dubiti? Ora scusami, ma io me ne torno a casa, si è fatto
troppo tardi per continuare gli allenamenti, e ho bisogno di riposare. Ci
vediamo domani” ribattè la kunoichi, prima di scomparire velocemente tra gli
alberi.
Rimasto solo, Rock Lee strappò l’ultimo petalo del fiore ormai rovinato.
“Non ci riuscirò…”
Forse Tenten aveva ragione, ma non aveva tempo di pensarci. Sakura lo stava
aspettando.
“Sai, Tenten... stamattina
l’hai fissato esattamente per un’ora di fila” disse Neji in un sussurro quando
Lee si fu allontanato quanto bastava perché lo Hyuga potesse parlare
liberamente con lei.
“Ma no, che dici?” ribattè
la ragazza, leggermente in imbarazzo, come se Neji avesse appena detto
un’assurdità.
Davvero il tempo passava
così velocemente, quando guardava Lee allenarsi?
“Dovresti dirglielo, non
credi?”
La voce di Neji era calma e
controllata come sempre, eppure Tenten lo ascoltava incredula.
“Mi stai forse dicendo che
io…”
“E’ evidente. Tu lo ami, non
è così?”
Non appena Neji pronunciò
quelle parole, la kunoichi seppe che era inutile fingere con lui.
Doveva averlo notato da
tempo. Del resto, c’era da aspettarselo.
Niente sfuggiva allo sguardo
color avorio del suo compagno di squadra.
“…e non è necessario
guardarti con i miei occhi, per capirlo” aggiunse quest’ultimo come se le
avesse letto nel pensiero.
“Hai ragione” ammise Tenten
ritrovando l’uso della parola. “Ma Neji, lui ama Sakura. L’ha sempre amata. Non
posso farmi avanti, o perderei anche la sua amicizia... e questo... questo non
potrei mai sopportarlo.”
“Preferisci che le cose
stiano così, allora?”
“Sì. E’ meglio per tutti.
Lascerò che facciano il loro corso. Magari, col tempo, potrebbero
cambiare.”
“Dovresti comunque parlargli,
fare un tentativo” fu la semplice risposta.
“Anche tu dovresti farti
avanti con Hinata.”
Era stata una mossa un po’
troppo azzardata, ma Tenten aveva intuito da tempo come stavano le cose. Che
senso aveva continuare a fingere il contrario, quando lui le aveva rivelato di
sapere che cosa che provava veramente per Lee?
“Lo so” rispose Neji dopo
alcuni attimi di silenzio prima di volgere lo sguardo altrove, immerso nei suoi
pensieri.
Aveva detto a Neji, qualche mattina addietro, che non avrebbe mai
confessato a Lee la natura dei suoi veri sentimenti, pur di continuare a
restargli accanto come un’amica.
Aveva detto a Neji che avrebbe aspettato, che il tempo avrebbe deciso delle
sorti di entrambi.
Aveva deciso di farsi da parte e continuare a guardare Lee da lontano senza
mai sfiorarlo davvero.
Eppure, nonostante tutto, Tenten era
stata sul punto di dire a Lee che lo amava, quel pomeriggio.
Gli aveva parlato nel tentativo di seguire il consiglio di Neji, e si era
trattenuta appena in tempo. Era stato più forte di lei.
Lee aveva un’aria così afflitta, quando l’aveva visto strappare i petali di
quel fiore, che non aveva potuto fare a meno di dirgli quello che pensava
veramente, ma per fortuna aveva recuperato il suo autocontrollo.
Lui, più tardi, sarebbe uscito con Sakura, e Tenten non voleva rovinare tutto. Non aveva alcun diritto
di farlo.
Voleva che le cose andassero bene, tra quei due. Lo voleva davvero.
Voleva solo che Rock Lee fosse finalmente felice, con la ragazza che amava
da sempre.
Tra loro, era nato un feeling evidente da quando Naruto e Sasuke avevano
lasciato il villaggio.
Però, una parte di lei si rifiutava di accettarlo, anche se sapeva che
doveva rassegnarsi.
Lee non aveva mai smesso di amare Sakura. Ed era proprio per questo non si
sarebbe mai guardato intorno.
Non si sarebbe mai accorto di
lei.
L’amarezza di quel pensiero colpì Tenten all’improvviso, facendole mancare
il fiato.
No. Non doveva perdere la fiducia nel futuro. Doveva
essere forte.
Non avrebbe mai smesso di amarlo, ma per il momento si sarebbe accontentata
della sua amicizia.
Chissà, forse, un giorno…
Niente era impossibile. Bastava crederci.
“Lo sai, Rock Lee? Non avrei mai creduto che mi sarei avvicinata così tanto
a te” mormorò Sakura, gli occhi fissi sull’acqua del fiume sottostante. “Quando ti ho visto per la prima volta… bè, è
buffo pensarci ora, ma ti trovavo veramente… strano.”
“Lo immaginavo” disse Lee con un sorriso incredulo, chiedendosi se stesse
vivendo un sogno o se quella fosse davvero la realtà.
“Poi, ho cominciato ad ammirarti. Hai rischiato la vita, per proteggermi
nella Foresta della Morte, e io… non lo dimenticherò mai. Quando sei stato
ferito, ti ho portato i fiori in ospedale ogni giorno, perché mi sembrava
giusto, dopo tutto quello che avevi fatto per me” aggiunse Sakura.
Quindi, si voltò verso di lui, incontrando finalmente i suoi occhi
spalancati dallo stupore.
“Quando Sasuke e Naruto se ne sono andati, però, mi sono accorta che tu sei
sempre stato al mio fianco… lo sei sempre stato. Sono stata una stupida a non
notarti prima, Lee. Grazie per tutto quello che hai fatto per me, grazie davvero.”
“Sakura, io…” balbettò Lee, confuso.
Non poteva essere. Non poteva averlo detto veramente. Eppure, questo non
era un sogno. Era la realtà.
Sakura era lì davanti a lei, ed era così vicina che Lee non riusciva a
vedere altro che il verde dei suoi occhi.
L’aveva guardata da lontano per anni, ai tempi dell’accademia.
Aveva notato subito quella bambina dai capelli rosa più giovane di lui di
un anno, timida e sempre in disparte,
simile a una delicata cosmea.
Il suo sguardo l’aveva accarezzata da lontano come il vento che sfiora
delicatamente un fiore senza rovinare i suoi petali.
Aveva trovato l’occasione di dichiararsi a lei soltanto durante gli esami
di selezione dei chunin.
Aveva sperato che un giorno avrebbe ricambiato i suoi sentimenti.
Era riuscito a farsi apprezzare da lei come un amico, e ora…
Sakura lo stava baciando teneramente.
“Questo… questo è tutto quello che posso fare per te, Rock Lee.”
Pochi secondi, e riuscì a distinguerla di nuovo con chiarezza, le labbra
dischiuse in un sorriso di gratitudine.
Lee distolse lo sguardo, respingendo l’improvvisa commozione con un battito
di ciglia.
“Sakura, io… ho aspettato questo momento così a lungo…”
“Stavi pensando a Sakura, vero?”
“Lee… non capisci che stai
perdendo il tuo tempo, con quella ragazza?”
“Lei non ti ama, lo sai.”
“Forse, se smettessi di
pensare solo a Sakura e ti guardassi intorno, troveresti sicuramente una
ragazza in grado di… amarti con tutta sé stessa!”
Le parole di Tenten lo raggiunsero improvvisamente come un’eco lontana.
“Per oggi basta
così, figliolo!”
“Ma io voglio
allenarmi ancora, maestro Gai!”
Era pomeriggio
inoltrato, e Rock Lee si era allenato senza sosta fin da quando era sorto il
sole. Non era affatto stanco. Occhi color nocciola lo osservavano da lontano.
“Ora capisco.
Sbaglio, o stai cercando di fare colpo su Tenten?”
Un sussurro
confidenziale. Soltanto Lee poteva sentirlo.
“Ma che
dice?”rispose di getto, con voce forse
fin troppo acuta.
“Non hai notato
il modo in cui ti stava guardando poco fa, mio allievo prediletto?”
“Sì, ma non
posso darle tutti i torti! In questi giorni ce la sto mettendo tutta, avrà
finalmente capito che sono più forte di Neji e mi ammira!”
Lee sorrise,
sicuro di sé, mentre Tenten si allontanava per allenarsi a sua volta
raccogliendo due shuriken dal terreno con estrema scioltezza.
“Lascia che ti
riveli una cosa, Lee. E devi ascoltarmi attentamente. Il tuo giovane maestro sa
bene di cosa sta parlando…” esordì Gai improvvisamente serio, e lui scattò
sull’attenti.
“Sono pronto!”
“Quando avevo la
tua età… ero così cotto di Kurenai che, quando lei ha scelto Asuma, e mi sono
finalmente guardato intorno per la prima volta, ho scoperto di essere rimasto solo. E lo sai
perché è successo?”
Il maestro Gai…
innamorato di Kurenai? Tra tutte le cose che si era aspettato…
“ Perché ero
troppo preso da lei e non mi sono accorto delle altre ragazze che, visto il mio indiscutibile fascino, mi
venivano dietro. Non fare il mio stesso errore, Lee. Non so esattamente come stiano
le cose, tra te e Sakura, ma ti
suggerisco di guardarti intorno, mio caro allievo! Non si sa mai… dietro
l’angolo, potrebbe esserci un fiore pronto a sbocciare soltanto per te!”
Le parole di Gai
lo lasciarono a bocca aperta.
Un fiore… pronto
a sbocciare soltanto per lui?
Chissà, forse
era vero. Il suo maestro non sbagliava mai.
“ Non sprecare
la tua giovinezza, Lee!”
“Ci conti! Farò
come mi ha detto!”
Erano passati anni da allora, eppure Rock Lee non aveva
dimenticato il consiglio che Gai gli aveva dato quella sera. Gli aveva parlato
confidandosi con lui come con un amico, ma non c’era da stupirsi.
Il loro rapporto non era mai stato come quello che di solito legava un maestro al suo
allievo. Lee lo sapeva da quando si erano incontrati per la prima volta, tanti
anni prima.
Chissà perché gli tornava in mente proprio in quel
momento.
Aprì lentamente gli occhi, riemergendo da profonde
tenebre in cui non ricordava di essere sprofondato, e il suo sguardo incontrò
un volto familiare, dai lineamenti che esprimevano la più profonda
preoccupazione.
Tenten?
Era tutto così bianco… doveva trovarsi in ospedale. Cos’era
successo?
“Lee… ti sei svegliato!”
“Tenten, ma cosa…”
Uno schiaffo lo colpì in pieno volto.
“Non farlo mai più! Cosa ti è saltato in mente?”
Ma certo.
Erano nel pieno del combattimento. Tenten si era
ritrovata a un passo dalla morte, e lui era riuscito a evitarlo appena in
tempo. Aveva aperto tutte le porte.
Tranne una, l’ultima. La più fatale.
I danni fisici che aveva riportato nello scontro erano
stati tali, comunque, da condurlo a un passo dalla totale distruzione di sé
stesso. Il dolore che aveva provato era stato troppo forte perché Lee riuscisse
a trovare una parola per descriverlo, ma aveva lottato per lei.
Per Tenten, e
non per Sakura.
Aveva lottato per proteggerla con tutte le sue forze, al
massimo delle sue capacità. Poi, ogni cosa
era svanita.
Non avrebbe dovuto essere morto, in quel momento?
Eppure, il calore che sentiva alla guancia parlava chiaro.
Tenten lo aveva colpito come al solito.
Lui era sopravvissuto per miracolo… e lei lo
schiaffeggiava. Proprio come aveva sempre fatto quando qualcosa le dava
fastidio.
Quel pensiero lo fece sorridere, mentre lei continuava a
guardarlo con malcelata preoccupazione.
“Sei uno stupido, Lee… cosa credevi di fare? E’ un
miracolo che Sakura sia riuscita a curarti, lo capisci? Non riesco a sopportare
il pensiero che tu abbia rischiato la vita per me… dimmi perché… perchè l’hai fatto?”
Parlava sforzandosi di mantenere la calma. Eppure,
l’angoscia che traspariva dalla voce della kunoichi tradiva il suo reale stato
d’animo.
“Volevo proteggerti. Non potevo permettere che morissi
senza che io potessi fare qualcosa per impedirlo. Abbiamo… già perso il maestro Gai” disse il ragazzo a fatica, avvertendo
nuovamente il dolore di una ferita che non si era ancora rimarginata né sarebbe
mai scomparsa, cercando di essere forte. “Non volevo perdere anche te” aggiunse con un debole sorriso,
e la kunoichi rimase interdetta per un attimo, incredula.
“Io… l’ho fatto perché ti amo, Tenten” aggiunse Lee, e i loro occhi si incontrarono per
alcuni interminabili secondi, il peso di quelle parole che incombeva su
entrambi e investiva la ragazza di tutto il loro pieno significato.
Lo sguardo di Lee era così intenso che non c’era alcun
dubbio. Non stava affatto scherzando. Ricacciando indietro un rossore
improvviso, Tenten lo colpì un’altra volta sulla guancia, facendolo voltare
dalla parte opposta.
“Ma insomma, che ti prende? Io credevo che…”
Prima che potesse aggiungere altro, lei si chinò quanto
bastava perché le loro labbra si incontrassero per alcuni istanti, lasciando
entrambi senza fiato.
“Anch’io, Lee” mormorò con dolcezza non appena si separarono.
Aveva sperato che si accorgesse di lei e dei suoi
sentimenti per anni, e ora, finalmente,
lui le aveva detto di amarla.
“Sei stato uno stupido a non capirlo prima, ma da te
c’era da aspettarselo!”
“Pensavo che tu amassi Neji, per questo non mi sono mai
fatto avanti.”
Neji, il genio degli Hyuga che aveva appena salvato
Hinata a costo della sua vita confermando finalmente i suoi sentimenti per lei.
Certo, era ovvio. Anche Tenten aveva sempre pensato che
Lee fosse ancora innamorato di Sakura.
“Ho smesso di illudermi da quando ho capito che era
troppo distante perché io potessi avvicinarmi a lei più di quanto avevano fatto
Sasuke e Naruto.”
Tenten ripensò a quando l’aveva guardato allenarsi,
quella volta, tanti anni prima, e Lee le era apparso simile a una creatura
irraggiungibile.
Capiva perfettamente come doveva essersi sentito quando
aveva capito che non c’era posto per lui,
nel mondo di Sakura.
“Tra di noi non c’è mai stato niente, a parte il bacio
che mi ha dato una volta… diceva che era il minimo che potesse fare per
ringraziarmi. Ma era arrivata troppo
tardi, Tenten, e io mi ero già fatto da parte da tempo. Sono convinto che Naruto saprà renderla felice più di
chiunque altro!”
E lei che, per anni, si era convinta che Lee non avesse
occhi che per Sakura.
“Quella volta, quando stavo staccando i petali di quel
fiore… era a te che stavo pensando,
Tenten. Mi chiedevo se sarei mai riuscito a conquistarti.”
Non aveva bisogno di sentire altro.
Tenten sorrise, pensando che, finalmente, era riuscita a
raggiungere quella creatura inafferrabile come il vento che aveva tanto
ammirato per anni, della quale si era presto scoperta innamorata, che aveva rischiato la
vita per proteggerla – lei, e non Sakura…
… e che adesso, la stava stringendo teneramente a sé.
FINE
**
Ciao a tutti!
Ho scritto questa one-shot in tre giorni, e mi è venuta
in mente rileggendo alcuni numeri di Naruto: ho notato che nel settimo volume,
quando Lee promette a Sakura che il Loto risorgerà di nuovo, Tenten fa una
faccia infastidita (come se fosse gelosa), e nel ventisettesimo lo guarda
allenarsi con un’espressione così sognante da avermi ispirato questa fic! E se
Tenten amasse lui, invece di Neji?
Questa è la domanda che mi sono posta mentre scrivevo.
Credo che, anche se Neji e Tenten fossero semplicemente amici, si capirebbero
comunque alla perfezione. In fondo entrambi, secondo l’idea che ho voluto
sviluppare, provano dei sentimenti per qualcuno che è innamorato di qualcun
altro, quindi è ovvio che vadano così d’accordo!
Tra l’altro, da fan dello Hyugacest, non posso
fare a meno di pensare che, da quando Neji ha visto Hinata per la prima volta da
piccola, si sia preso una cotta per lei (che però nasconde alla perfezione
sapendo che Hinata ama comunque Naruto), ma non ci resta che aspettare il
verdetto finale di Kishimoto, per sapere come andrà a finire (lungi da me fare previsioni)!
Spero che questa fic sia piaciuta a tutti quelli che, come me, amano questo gruppo, Lee e Gai, i
pairing un po’ alternativi, e le fic in cui Neji non sta necessariamente con
Tenten! Se vi va, lasciate un commento, lo apprezzerò molto!
Lyla