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Autore: GirlDestroyer1988    01/05/2016    0 recensioni
come metterli tutti?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dipper Pines
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Così facendo, non meraviglierà nessuno che esista, nella regione dell’Oregon, una cittadina chiamata Gravity Falls, in cui non succederebbe niente, se non fosse un bizzarro incrocio tra dimensioni, un luogo della Terra in cui dicono che tutto possa succedere. Un autobus corre ubriaco lungo i versanti dell’Hood, verso Gravity Falls, situata ai piedi dello Jefferson. L’automezzo è il peggiore per affrontare strade concepite in quel modo, del cemento artigianale delle vecchie case cantoniere degli scoscendimenti lungo il Three Fingered Jack. Conseguentemente c’è chi ci dà dentro col vomito, mentre l’autobus, una fisarmonica concepita per Pocatello e i suoi asfalti, cerca di farsi equilibrio lungo i tornanti. Finalmente si ferma, e il primo-e tutto sommato, l’unico-a scendere è un ragazzino, Dipper Pines, Avventurandosi lungo la cittadella giunge a un posto che conosce molto bene, ma lo scarta, gira alla sua destra, atterra il suo borsone sullo zerbino rovinato dalla poca qualità e dall’aggressività degli scarponi, bussa. “Vieni dentro Dip, non posso fare un mio episodio di La guida di Mabel agli allergici alle mahonie!” “Scusamib Mabel ma ti sbagli: io sono allergico a altre berberidacee!” e il giorno dopo, all’improvviso, Gravity Falls divenne un po’ pienotta. Il vecchio e sempre troppo arzillo Fiddleford McGucket ridacchiava da solo mentre “pettinava” il fondale del lago con un immensa rete a strascicamento. Aveva raccolto diversi bei salmoni reali, scaricandoli nel serbatoio interno del suo peschereccio classe “Flaming Gorge”. A un certo punto vide l’acqua incresparsi di strane striature grigiastre. Uno squalo leuca? No, quelli vivono nel Mississipi. Alla fine emerse un grossolano Moeritherium, un antenato dell’elefante simile a un incrocio tra un ippopotamo e un tapiro, cavalcato da un eterea donna-salamandra, che si faceva chiamare Aqueria. A quello venì un mezzo accidente. “Siamo arrivati Watering. Rikuo mi ha parlato molto delle creature che vivrebbero quassù. Adesso andiamole a cercare….” “Broing Broing!” “Come dici Watering? Questo posto è accogliente?” “Brooooing Broing!” “Okay! Vedrò chi ci abita!” “Signorina” fece Fiddleford “questo non è un rifugio. Non so chi lei sia, ma….a una donna bella come lei questa stanberga non rende onore” “Non si preoccupi buon terrestre. Io vivo in una madreperla da 22 quintali laggiù!” e Fiddleford l’inventore strampalato si trovò a fare da alberghiere per la regina del lago Gravity Falls. “Avanti sfaticati! Dobbiamo raggiungere il cucuzzolo del Lassen Pek prima di mezzanotte!! E non lamentatevi della neve e del freddo! Io sono Mascolino! Nerboruto Dan e voi siete dei Nani! E i Nani sono forti. Perciò avanzate!” Dan Corduroy, il Ralph Spaccatutto di Gravity Falls, si era fatto venire il trip dell’alpinismo, mentre comandava con il pugno di ferro i nani di Jeff nell’eroica scalata del Lassen. Jeff, il pratico Carson, il pindarico Steve, l’implorante Jason (che però qui era taciturno) e l’imbecillotico Shmebulock lo seguivano mentre la tempesta ruggiva intorno a loro. All’improvviso la corda della comitiva sembrò sul punto di spezzarsi, ma i nostri vennero raccolti al volo da Beardy, il minotauro più rastafariano della tribù…..e da un enorme peluche bianco e sferico. “Salve fratelli. Io sono Barbuto, e vi do il benvenuto su queste montagne. Lui è Sasquatch, il mio amico Bigfoot” “Ciao io Basquash io seguire condotta di vita sua” “E si può sapere che razza di vita sarebbe?” “Quella di questo film fratello. Gestiamo una sauna quassù, dovresti abbracciarlo, questo stile” valentino stava strimpellando sull’ukulele trovato nel garage di Prozio Stan, cercando di cavarne qualche nota figa. Li si avvicinò un ragazzo pressappoco della sua stessa età, con capelli quasi azzurri e uno sguardo calmo e protettivo. Assomigliava a Kaworu Nagisa. “Hai un bellissimo sound, lo sai? Perché non ci mettiamo a fare una Jam Session?” nel frattempo Dipper leggeva un romanzo della biblioteca di suo prozio, Il sentiero del Dragocorno, di Matthew Ewis. Il giovane Lorr era solo nell’immensa foresta di Arbo. Le tracce che il serpentino Dragocorno, la cui ricerca era l’unica cosa che avrebbe potuto sanare l’assenza di suo padre fino a quell’anno così importante della sua vita, aveva lasciato non sembravano procedere in nessuna direzione certa. Le 13 elfe che avevano deciso di accompagnarlo in questa difficile missione, donnacce di cui normalmente nessuno si sarebbe fidato, lo dovevano già aver abbandonato. Con la testa tra le mani, Lorr pianse per essere stato tradito così, sinchè proprio il leggendario Dragocorno non apparve….” E in quel momento vide che più o meno tutti quelli che conosceva-Mabel, Stan, Wendy, Soos, ambo i padri dei suddetti, Pacifica, Waddles e Steven, con Robbie e Ford lo stavano guardando. Mabel sorrideva e “costringeva” Waddles e Steven a fare lo stesso, Stan sembrava preso alla sprovvista, Ford aveva gli occhi vitrei, Wendy era atarassica, Soos era fiero, il padre di Wendy e il padre di Soos avevano un aria minacciosa, Pacifica si guardava le unghie laccate con un espressione di insoddisfazione permanente, Robbie sembrava Zanardi, con il ciuffo nero a fare le veci del nasone da tucano, con la stessa posa cifotica, la chitarra (una Moonlander) al posto del bastone con cui picchiare chi non ci piace. E dietro di loro, un “bel po’” di Creature delle Tenebre. “E dove le mettiamo tutte queste…..cose?” domandò Stan mentre cercava affanosamente bagagli da sistemare e disfare. Nessuno ce li aveva. “Vediamo….esordì Dipper mentre prendeva un regolo calcolatore per valutare ognuno “lo yeti” “SASQUASH!” “Va bene….Sasquash è alto 160 centimetri e pesa 180 Kg, ed è troppo ingombrante. Mi dispiace Sas, ma qui non puoi stare” [Occhioni irresistibili] AAAh e va bene. Dovrebbe esserci un capanno qui da qualche parte. La donna-pesce può rimanere quassù da noi. Il ragazzino dark anche. Io ti avevo già visto all’ospedale. Com’è che ti chiamavi?” “Donovan. Donovan Baine. E questa è mia figlia, Anita Baine” nel mentre Morrigan, osservandolo, si sentì a disagio. Dipper capì che l’omone con le orecchie pendenti stava mentendo, ma lo liquidò con un “Non ti dispiacerebbe pernottare su in soffitta?” e lui inisieme alla bambina, sempre taciturna e spaventatissima, prese le scale. L’intera giornata fu spesa a decidere chi dovesse stare dove. Morrigan voleva andare “all’osservatorio di questa casa” e quando seppe che non c’era, potè però andare all’osservatorio astronomico sul monte Hood, dove, insieme a Lilith, potevano beneficiare di una bellissima visuale sull’intero Stato. Felicia chiese, forse lasciando parlare a troppa randa la sua Isola della Stupidera, chiese una lettiera con su scritto Miciotta da mettere ai piedi del letto di Stan, venendo paradossalmente accontentata. Hsien-ko invece scelse un vecchio camper risalente alla Protesta delle candele bratislava, che-dopo un lesto cambio di gomme-agganciò alla Jiangshi-mobile. Alla casa/emporio del mistero era arrivato anche un altro ragazzo dall’aspetto efebico, un certo John Talbain, che chiese di poter stare quanto più vicino possibile a Felicia. Non potendo pure lui dormire in una cuccia (Mabel ne aveva già trovata una battezzata Puffy) andò in soffitta come Morrigan quando capitò per la prima volta a Gravity Falls. Tutta la città era piena, a un certo punto, di strane creature tenebrose abili nel nascondersi agli occhi di noi umani sciocchini assumendo sembianze umane: un antico faraone teologo, protagonista di un operetta di Philip Glass? Un immigrato cairota che diceva di essere prima vissuto nel Rhode Island, e che lavorava come parrucchiere. Queen Bee (anche se sarebbe una vespa..) era invece già da tempo tornata all’alveare. Aqueria era ora la “sguattera” di Fiddleford, aiutandolo nella pesca, nella costruzione e manutenzione di imbarcazioni, e mille altre incombenze, ivi compresa la costruzione super segreta di un nuovo mecha, dopo il Gobblewonker. Victor viveva nella magione in stile mitteleuropeo del suo (per ironia della sorte) defunto creatore, Fritz. Si trovava, come aveva suggerito Lau, nello Siuslaw, nella contea di Lane. A fine giornata Dipper era ancora pieno di voglia di fare. Tenendo al guinzaglio Steven si avventurò lungo le colline che davano proprio sull’Hood, chiedendosi se GIFfany fosse o non fosse stata definitivamente messa K.O. Mentre le altere conifere cangiavano le loro foglie al “ritmo” di un lento vento che spirava, illuminando la vallata con i colori sanguigni del tramonto, accennando all’Estate che doveva essere promessa, Dipper si trovò in una zona fossilizzata della foresta. Aveva più e più volte sentito parlare di enormi tronchi trasformatisi in roccia, qualcosa di terribilmente affascinante anche perché ancora oscuro, come fenomeno. All’improvviso divenne più vicino a Steven, dal momento che, guardandosi attorno con fare furtivo, ricordandosi delle miniere abbandonate di Jack Solomon. C’erano dei tronchi fossili, oltretutto non di conifere. E dove ci sono fossili ci sono? DINOSAURI! E Dipper ebbe un flashback dello Pteranodonte dall’occhio spiritato incontrato proprio in quelle grotte. L’immenso volatile non aveva ancora tracciato la sua grottesca ombra sul suolo muschioso, quindi non doveva lasciarsi prendere dal panico. Ma appena decise Relax, take it easy (Michael Penniman) e Everything will be alright now (Good Charlotte), un immensa aquila li strappò Steven dall’incarico. Stud. E Dipper si mise alla caccia di quell’enorme avvoltoio/condor/aquila, un Argentavis, diretto in volo verso altre montagne. Dipper non era però di ferro e si sentì esausto in concomitanza di uno scoscendimento, lasciandosi ruzzolare verso valle. Sulle rive del Parker, cercando di rimettersi in piedi, nonostante la testa li sembrasse un asteroide lanciato lungo un orbita tutta sua, si sforzò di capire dove l’uccello fosse andato. Il Sole, nonostante fosse al tramonto, li sembrava battere feroce su di lui. Non appena si voltò, sentendosi la fronte scottare (non poteva ammalarsi proprio lì!) andò a sbattere contro il petto villoso di un Quetzalcoatlus. L’essere lo leccò con la sua lingua sottile, aiutando Dipper a rinfrescarsi e a rinvenire dallo sballottamento cefalico in cui ruzzolare lungo l’anca di una collina lo aveva messo, come nel moto perpetuo di una pallina rimbalzina. “Grazie…coso” li disse. Quello, per tutta risposta, lo afferrò con il becco a tronchesina e prese il volo. Per fortuna stava volando verso dove voleva Dipper, le alte montagne dove l’enorme rapace era fuggito, con una capretta imprevedibile stretta nelle grinfie. La creatura volò in una zona di foresta non segnata sulle carte di Gravity Falls, venendo distratto da un bolide volante azzurrastro. Era lo Pteranodonte dei ricordi (belli ma non lo rifarei) di Dipper! Questo significava che anche le miniere di Solomon erano vicine. Lo pteranodonte provò a attaccare in picchiata il Quetzalcoatlus, ma lui virò evitandolo. Come un tafano che cercasse di farla pagare a un aquila assolutamente indifferente alle sue cazzate, l’altro volatile tornò alla carica, ma Morrigan, veloce come un fulmine, li tagliò la testa. Eseguendo una serie di virate sullo stile di quelle di Willy il coyote in A tutta birra di Chuck Jones (quello con Il costume da Batman ACME) la succube si sistemò sulla schiena del gigante alato, mentre Dipper era sempre stretto nelle grinfie. “Dipper? Stai bene?” lui scrollò le spalle con un espressione da Are u fuckin’ kiddin me? E la lasciò parlare. “Quella dannata Black Shock mi sta ancora inseguendo. Dev’essere stata lei a lanciarti contro quell’uccellaccio. Ne ha addestrato uno che adesso le fa da guardia del corpo, odiosa…” e nel mentre il nido dell’Argentavis era ben visibile a causa della vicinanza. Morrigan tolse Dipper dagli artigli del Quetzalcoatlus e atterrò sul paglericcio, accanto alle grosse uova del teratornite. “Dobbiamo essere cauti. La madre o il padre potrebbero tornare da un momento all’altro” disse Morrigan mentre si coricava nella biada, nel fieno raccolto per appoggiare le uova su qualcosa di morbido e con un elevata coibentazione per lasciarle schiudere senza pulcini assiderati. Nell’interno della montagna la fantomatica “Black Shock”, una vampira molto sexy con la pelle color petrolio sullo stile della Regina Marziana doppiata da Tia Carrere e sontuosamente disegnata da Tony Cervone, lunghi capelli azzurri e apposite “custodie” per i suoi maestosi canini. Stava parlando con uno Huitzil, questa volta molto più simile a un idolo azteco (come quello al centro de L’oro degli inca di Clive Cussler) con anche penne verdi di quetzal sulla testa, che faceva il suo sguattero. Dipper, accocolatosi ancora di più in quella specie di buffet per tori, chiese a Morrigan nel disperato tentativo di non farsi sentire che cosa quella Black Shock le avesse fatto e se i suoi occhi stessero davvero vedendo lei in quel momento. “E’ una vampira al servizio di Demitri, Jedah, e Cipher. L’ho appreso da Lau” e mentre i due sprofondavano ancora di più nella biada, come iraci tratti in un tranello, l’Argentavis tornò dalla battuta di caccia, con nel becco un qualche ruminante sfortunato. E mentre Black Shock faceva saltare la loro copertura, un Megalania apparve all’improvviso attaccando da dietro il colossale volatile, seguito dai Minotauri, accompagnatori di diversi di quei lucertoloni. “Andategli addosso e siate irriguardosi scontentanti” disse Testosteronauro con l’occhio che uccide. La guerra è dichiarata: stavolta è personalmente da minotauri. “Ehi capo! Qui con noi c’è quella tipa blu!” disse Chutzpar indicando una Hsien-ko con degli occhiali da Sole Prada™ mentre smarmittava sulla sua Jiangshi-mobile. E emerse dal taglio dell’orizzonte anche Vanguard! Mentre Morrigan e Dipper volavano via superando Black Shock (sgusciandole dalle grinfia) e Demitri si trovò circondato, dopo essere uscito da una bara guardata a vista dalla vampira la cui pelle non veniva attraversata dalla luce del Sole. “Eh va bene. Se devo rompermi i capillari….che io vi possa prima fracassare i femori!” e nonostante le sue mani unghiute fossero veloci come il vento le mascelle dalla bava “candita” da un numero di germi così vasto da costringerti a un drinking game ogni volta che sotto al microscopio passa una cosa dopo quell’altra lo erano di più. E se anche sei un immortale di 100 e più anni una tagliola di proprzioni così grosse se ti tocca ti fa comunque un dolore atroce. E Demitri lo subì eccome. Riuscì però a afferrare il collo del bestione, ma il minotauro che lo cavalcava si gettò su di lui eseguendogli un RKO. Ouch di nuovo. Con una tonnellata di minotauri armati d’asce, Demitri ne uscì con pressoché tutte le ossa claudicanti, il vestito ridotto a cenci, e i muscoli quasi tutti violati nella pelle che li sovrasta. I minotauri erano potenti se si scatenavano in un'unica orda. Riuscì a schizzare verso l’alto trasformandosi in un pipistrello, ma Hsien-ko con le Mekanda Bolas, le bolas arpionanti con cavo protonico della sua “automobilina” li immobilizzarono le ali. Costretto a essere menato in volo trainato da 2 cavi che pur essendo luci di lampadine erano solidi come i trainanti di un ascensore come un parapendio, Demitri riuscì infine a farsi valere avvolgendosi nelle sue ali trasformandosi in una trottola che rotolò riavvolgendosi contro le due sorelle, che si salvarono rombando via di là e facendolo scontrare con il terreno con un effetto trivellante. Liberatosi, Demitri era al culmine della sollecitazione. Le due non-morte spinsero come delle disperate sull’acceleratore colpendolo con la Mekanda Frame, ma non riscuotendo nessun successo degno di nota. Per fortuna che lassù nel cielo arrivò impavido un guerriero il suo corpo di metallo splende già, come un lampo vola tra le stelle tra i pianeti, anche se è sulla Terra, Vanguard, che, con i suoi Raggi Variabili diede una “manata” alla schiena a Demitri, gettandolo addosso alla Jiangshi-mobile. Demitri era a terra, esausto, con ormai alla canotta e i mutandoni della nonna, in una situazione su cui avrebbe fatto una puntata di Paperissima, se solo non fosse stato Demitri e se solo in lui non ci fosse mai stato dell’umorismo. Lui era nato incazzato. Tornò alla carica ma i minotauri, a cavallo di possenti Baluchiterium, erano pronti a far fuoco con le catapulte. E di nuovo: puoi essere un vampiro, puoi essere più vampiro di Dracula, Wurdalak, Edward Cullen e Pepito Amadeus Von Dracula, puoi essere immortale, puoi trasformati in un Gligar gigante, puoi metterti a ruotare su di te in stile diavolo della Tasmania, ma una pioggia di macigni e dei perissodattili giganti imbizzarriti fanno male LO STESSO. E Demitri venne travolto dalla pioggia di pietre. Fuori uno. Black Shock corse verso il ciglio dell’abisso dove Demitri era precipitato sibilando come un crotalo in calore contro i minotauri. “Whakahinuhinu! WHAKAHINUHINU!” e il gigante di limonite, l’idolo azteco con le piume sacre del Serpente Alato sulla testa uscì mugghiando dall’interno della roccia, dimenando un immensa Macana come un ubriaco che dimenasse una bottiglia in preda al Delirium Tremens. Vanguard lo caricò a testa bassa, venendo però fatto inciampare da una pietra a catena dell’avversario, il quale li ruppe a metà la testa con un fendente della Macaca. Ma le Mani volanti spezzò parte delle lamelle d’ossidiana della mazza e gli perforò il polmone destro. Ancora senza mani il Vanguard venne preso e Whakahinuhinu li eseguì una Choke Slam, ma i pugni a razzo arrivarono al momento opportuno facendogli un taglio a “X” sul petto, per poi andargli a sbattere sui piedi facendolo cadere addosso a Vanguard, il quale, immobilizzandolo per le braccia, gli afferrò la testa con la gamba destra roteando poi di 180° e facendolo cadere addosso alla povera Black Shock, la quale ruzzolò giù nel pendio aggrappandosi che più fortunosamente non si poteva a un arborescenza spuntante tra le rocce carezzate da secoli di pioggia e molazione della pietra in brecciolina e in sabbia. Il mostro di roccia caricò una seconda volta, appallottolandosi come un onisco e intendendo travolgerlo come un macigno, ma oltre a essere rallentato da un Baluchiterium sacrificatosi scontrandosi lui contro in piena sindrome stoccolmese subì anche l’attacco di una pietra, il cui booster per trasformarla in un proiettile contundente furono di nuovo le Mani volanti, che lo percossero da parte a parte rendendogli oltretutto inattuabile una seconda volta la tattica dell’appallotolamento. Poi di nuovo le Mani volanti contro le pietre a catena utilizzate per accalappiare i nemici, mandandole in inutilizzabili frantumi. Il nostro Whakahinuhinu aveva però un altro asso nella manica, le ali del Quetzal, un paio di lunghe ali piumate con cui cercò di portare lo scontro nei cieli, ma li vennero disintegrate dai Raggi variabili. Precipitando al suolo Vanguard lo intercettò con le Onde elettroacustiche, non riuscendo però a danneggiarlo. Con un'altra scarica delle assordanti Onde elettroacustiche la membra del nemico cominciò a cigolare, e Vanguard lo finì prima con un Indicata pirica dalla mano destra che lo mise a ardere, poi estraendo dal pettorale sinistro la corrispettiva Lama modulare, tenendola come se fosse stata un Sai [Un tipo di lungo pugnale giapponese con una losanga in corrispondenza dell’attaccamento della lama all’elsa, dalla quale si sviluppano altre due lame, dando all’oggetto in sè l’aspetto di un tridente a manico corto] e facendo fuoco con la corrispondente Mano volante, trafiggendo senza nessun complimento il grottesco golem traditore delle origini praghesi/Israelite per un edulcorazione in salsa amerinda. Morrigan e Dipper erano riusciti a allontanarsi dal furore della battaglia, con uno “sconvolto” Steven (a quella capretta non avrebbe potuto importare di meno….) verso una Gravity Falls su cui le prime ombre della notte si stavano già allungando. “Dipper! Sia malmenato il Cielo! Che ti è successo per farti allontanare così tanto?” There I was standing/like Adam with Eve/waterfalls/at the mountains of Eden/two fools in love/so beautiful and strong/the birds in the threes/were smiling to us (me and my goat)/Back to the age of the dinosaurs/now you know in what kinda of problems I felt and land’d” “Ehi!” fece Stan dopo che Dipper smise di cantare “I Talking Heads! Sei di nuovo stato alle miniere di Solomon? Perchè per me quell posto=quella canzone!” “Sì…..diciamo che mi ci hanno portato con una certa forza….ma è pur sempre un altra storia” “Lassù” lo interruppe Morrigan “sis ta scatenando una tremenda battaglia tra minotauri e vampiri. È di vitale importanza per me che non riesca a scendere fin quaggiù!” “E io non so come fare” disse Stan. “I minotauri non molleranno mai, soprattuto se il nemico è vampiresco, quindi con il bollino di garanzia dell’irriducibilità!” “Ma è necessario che la valle rimanga tranquilla!” disse Morrigan. “A quello ci penserò io!” disse una voce familiare. Era Paul Whale rampante sulla sua Bagheera! Era da ormai un anno che non ci si beccava con lui. Nel mentre I minotauri, eradicato il problema di Demitri insieme a Vanguard, tornavano sulle stesse montagne degli Sasquatch, per celebrare in modo mascolino la vittoria da loro conseguita. Ovviamente ch’andava di mezzo anche la buona vecchia Hsien-ko, la quale però non s’infuriò perchè avessero fatto finta di nulla circa la sua presenza. Era giunta ormai la notte e con essa l’aria più fredda e tagliente. Mentre la Jiangshi-mobile attraversava le strade che nonostante la Primavera erano coperte di neve (dopotutto la quota era quella fredda da inverno perenne delle montagne più alte, se consideriamo che nello stato dell’Oregon la montagna più alta è di 3,429 metri) Hsien-ko ascoltava una compilation del 1982 per feste: Aprile con I love rock ‘n’ roll di Joan Jett and the Blackhearts, Luglio con Don’t you want me della The Human League, Ottobre con Who can it be now dei MenatWork, Dicembre con Mickey di Toni Basil. “Aaaaah Lei! Il 1982 è stata la migliore stagione per I videogiochi! Atari 2600, Cat and mouse della Zaccaria, Intellivision, Bandai Tengoku&Jigoku! Adesso I videogiochi hanno ambizioni gigantesche che stento a capire” la notte non fu nulla di particolare.
   
 
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