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Autore: Wasp_RavenclawPride    01/05/2016    0 recensioni
[Cast American Horror Story]
Due attrice di indiscutibile bravura: Jessica Lange&Sarah Paulson.
Un rapporto professionale nato anni or sono a teatro ha trasformato il legame tra le due donne da semplice colleghe e co-star, ad amiche e confidenti...e forse qualcosa di più.
Storia ambientata tra la fine della seconda stagione di "American Horror Story: Asylum" e l'inizio delle riprese della terza, "Coven". Una missing moment o what if..ma anche il modo, tutto personale, di vedere il legame tra queste due fantastiche donne.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I piedi si muovevano lentamente affondando ad un ritmo monotono nella calda sabbia di quella spiaggia deserta, nelle prime ore di un pomeriggio di giugno.

Jessica Lange, immersa nei suoi pensieri, osservava distrattamente il suo cane -un golden retriever di nome Jasper- zampettare qualche metro più avanti. L'afa di quei giorni l'aveva costretta a lasciare la fatiscente New York per rifugiarsi negli Hamptons; non che la cosa le dispiacesse particolarmente, ma più volte si era ritrovata a pensare che una ormai non più giovane donna che affittava un'enorme villa per le vacanze risultasse agli occhi dei più, soltanto come un atto triste e disperato.

Ovviamente quella della calura estiva era stata soltanto un espediente per fuggire dalla vorticante realtà in cui era piombata nell'esatto istante in cui la notizia, della sua recente separazione, aveva fatto il giro delle più importanti testate giornalistiche. Non le era mai piaciuto stare al centro dell'attenzione, ed ora non riusciva a spiegarsi come un comunissimo allontanamento dal suo compagno potesse destare così tanto scalpore ed interesse da parte dei molti. Così non aveva ponderato troppo sulla sua decisione, e armata di un buon libro -più di uno per la verità- e di vecchi film in bianco e nero, aveva fatto le valigie alla volta dell'estremità orientale di Long Island.

I suoi occhi castani si posarono sul gruppetto di nuvole, che dall'orizzonte, veloci, si avvicinavano alla terra ferma. La refrigerante brezza che si era piano alzata, e che ora le scompigliava i capelli, non faceva presagire nulla di buono. Sebbene sapesse a cosa stesse inevitabilmente andando incontro, si lasciò cullare dalla piacevole sensazione dell'avere la tiepida acqua dell'oceano a lambirle i piedi nudi.
Ineluttabilmente il tanto agognato temporale estivo, auspicato dai meteorologi, scoppiò proprio mentre l'attrice americana aveva deciso di rimettere il guinzaglio al proprio cane.

~

La serata precedente era stata una bolgia di dimensioni colossali; da quando lei e Amanda avevano deciso di approfittare dell'esistenza di quella casa per le vacanze della famiglia Peet, da due settimane a quella parte avevano partecipato ad ogni tipo di party o pseudo festa organizzate su tutta quella landa di terra.
La stagione teatrale si era infatti conclusa proprio poche settimane prima con un discreto successo, così Sarah, con l'incoraggiante supporto della sua migliore amica, era giunta alla matura conclusione di meritarsi delle ferie prima di recarsi in Louisiana -precisamente New Orleans- per le riprese della nuova stagione di American Horror Story.

Una non tanto sobria Sarah Paulson stava sonnecchiando sul portico della villetta proprio nel momento in cui l'acquazzone si abbatté sugli Hamptons. Gli occhiali da sole che indossava le scivolarono sulla punta del naso, mentre il cappello di paglia cadde ai piedi della sedia a dondolo su cui si era stravaccata poco più di un'ora prima. Quello bastò a ridestarla dal sonno in cui era piombata. 
Scattò in piedi sentendosi decisamente poco stabile e inciampò nei propri piedi prima di ritrovare l'equilibrio e guardarsi attorno con aria spaesata.
«Cazzo.» esclamò stizzita con la sua consueta finezza.

~

La pioggia ormai cadeva sulla sua testa da alcuni minuti quando finalmente riuscì a richiamare a se Jasper;ma nell'esatto momento in cui il gancio del guinzaglio si stava infilando nell'asola del collare, l'animale scattò in avanti.La donna incespicò nella pesante sabbia umida e rimettendosi in piedi borbottò qualcosa di incomprensibile proprio contro il cane e la sua ormai ordinaria fortuna.
Il giovane retriever corse veloce lontano dalla sua padrona.

Così l'attenzione di Sarah venne attirata da un manto dorato che si muoveva rapidamente sotto lo pioggia, e istintivamente si portò due dita alla bocca emettendo un fischio acuto; l'animale come calamitato da quel suono cambiò rotta precipitandosi sul vialetto della villetta.
La ragazza si inginocchiò per accarezzarne il pelo leggermente arruffato e con immensa sorpresa notò come il nome inciso sulla targhetta che quest'ultimo portava al collare scintillasse in quella strana luce del primo pomeriggio. Un mezzo sorriso compiaciuto le si disegnò sulle carnose labbra.

Jessica con aria trafelata si precipitò lungo la stradina di ciottoli bianchi; non aveva più la freschezza di una volta e l'afa di certo non le diede una mano in quella occasione, era cresciuta in Minnesota dove -sebbene avesse recitato in tutto il mondo- aveva trascorso la maggior parte della sua vita; era abituata a climi più rigidi e nevosi quindi per lei quelle zone degli Stati Uniti erano un vero e proprio inferno. 
Una gocciolina di sudore che fino a pochi istanti prima le imperlava la fronte scivolò rapida lungo il suo viso, così la donna si premurò di scacciarla via con un movimento secco della mano. Rimase immobile ai piedi di quella breve scalinata per quello che apparve un tempo infinito, gli occhi ben saldi sulla figura della persona che aveva ad un paio di metri di distanza mentre l'altra ricambiava l'occhiata con altrettanta determinazione ma allo stesso tempo con meno stupore.
Quel silenzio disteso ed assordante che aveva come sottofondo lo scrosciare della pioggia venne interrotto dalla più giovane.

« Puoi continuare imperterrita nel tuo silenzio, ma vieni dentro.»
« Sembri appena uscita da un'orgia clandestina, darling.» ribatté prontamente la pluripremiata attrice riparandosi sotto il porticato, gli occhi ben saldi in quelli più scuri non si lasciarono sfuggire quel familiare lampo che caratterizzava lo sguardo della ragazza della Florida ogni qual voltasi ritrovavano insieme.
Aveva quel modo così suo di osservarla e scrutarla, di metterla a nudo con una semplice occhiata ma di farla sentire tremendamente a suo agio in sua compagnia.

«Peccato che tu non sia un tipo da feste, Lange, altrimenti ti avrei invitata ad unirti a noi.»
L'una rivolse all'altra uno sguardo quasi di rimprovero mentre entrando in casa una risatina divertita riempiva il vuoto tra le due.

I passi insabbiati ed attutiti di Jessica sul parquet chiaro di quella tipica villetta degli Hamptons risuonavano come tamburi nella testa di una ancora intontita e assonnata Sarah. La prima, infatti, non si era lasciata sfuggire lo stato pressoché pietoso in cui si ritrovava la giovane, e sebbene molte erano le cose per cui potesse essere rimproverata, in quel momento preferì intraprendere la strada del silenzio e della finta ignoranza.
Molte cose erano cambiate da quando si erano incontrate quasi otto anni prima a teatro, eppure stranamente erano rimaste sempre le stesse; come in un cerchio che trova perfettamente il modo di chiudersi, la loro storia era ritornata al punto in cui era cominciata...ciononostante con nuove consapevolezze.

«Ti prendo qualcosa di asciutto,vieni..» la invitò la Paulson con il suo tipico sorriso accompagnato al mordicchiarsi del labbro inferiore, caratteristica che non si era persa nel corso degli anni, anzi.. a Jessica ricordava tanto la trentenne ai suoi primi esordi sul palcoscenico che una sera-preda dell'alcool- le aveva confessato di avere una cotta per il suo idolo.

«Non vorrei sporcare tutto, ti aspetto qui.» 
La bionda, che fino a quel momento aveva ridotto al minimo il contatto visivo con la giovane, si ritrovò a guardarsi attorno,spaesata, in quell'enorme casa, prima di posare finalmente gli occhi sulla figura dell'altra che si accingeva a salire le scale diretta al piano superiore.
«Sarah, grazie.» si limitò a dirle abbozzando un sorriso, consapevole che l'altra avrebbe percepito immediatamente tutto quello che quelle semplici parole potessero significare; come dopotutto accadeva spesso tra le due.

In una manciata di minuti Jessica si ritrovò a fissare il suo discutibile aspetto riflesso nello specchio di quel bagno a pian terreno, cercando invano di dare un ordine alla sua bionda chioma studiò i vestiti che la collega ed amica le aveva appena procurato.
«Mmm ok.»
Non che avere addosso degli abiti che fossero impregnati del profumo dell'altra le dispiacesse,tutt'altro, ma non aveva più l'età per vestirsi in quel modo,e dire che Sarah si comportasse come una quindicenne il più delle volte era a dir poco un eufemismo. Inspirò a fondo portandosi un lembo dell'enorme camicia al viso aspettando che il sorriso ebete che aveva imperlato le sue labbra svanisse prima di raggiungere finalmente l'altra. 
Sapeva perfettamente cosa le stesse succedendo, c'era già passata molte volte negli anni, e l'idea che il suo riavvicinamento con Sam avvenuto nell'ultimo anno fosse-anche - andato in malora a causa della presenza di quella donna nella sua vita, stava diventando giorno dopo giorno una sempre più solida consapevolezza. Dopo trent'anni in quel matrimonio spirituale fatto di alti e bassi, aveva deciso una volta per tutte dimettere la parola "fine", per se stessa, per la propria dignità e per i propri figli.

Sarah fissava con sguardo assente la pioggia che copiosa batteva sul legno del portico, un suono così ammaliante che aveva permesso ai mille pensieri che le vorticavano per la testa da anni di riemergere; l'alcool ingerito in quei giorni aveva messo a tacere quelle voci che ormai avevano un unico oggetto, ma le erano bastati pochi minuti in compagnia di Jessica per mandare all'aria tutto il lavoro fatto su se stessa. 
Il tintinnio del ghiaccio nell'ennesimo bicchiere di tequila era come un mantra che attirava la giovane ad immergervisi completamente e a non riemergerne più.

« Sei proprio sicura di non avere qualcosa di più adatto...a me?!» Jessica continuava a fissare quegli indumenti non del tutto convinta del fatto che potesse uscire di casa con quella roba addosso; in fin dei conti aveva pur sempre più di sessant'anni. 
I suoi occhi, resi più scuri a causa dell'aria uggiosa, cercarono automaticamente la ragazza -notando immediatamente il drink in bella mostra sul tavolo -; sospirò portandosi una mano alla base del collo ed accarezzandosi meccanicamente, pensierosa. Le si avvicinò attendendo che fosse l'altra a parlare, era perfettamente consapevole di quanto fosse essenziale rispettarne i tempi, la pazienza dopotutto non le era mai mancata.
Sarah emise un verso confuso e disorientato, come se avesse recepito la domanda postale solo dopo un determinato lasso di minuti.

«Sei perfetta anche così.» ribattè con una nota scomposta nel tono apparentemente normale -anche se a tratti piatto-.

«Le ho contate, hai detto più o meno una decina di parole da quando sono entrata qui. A meno che tu non voglia battere qualche record negativo, sono più che sicura che c'è qualcosa che ti turba.» . La ragazza la osservò portasi una sigaretta alle labbra - dopo aver picchiettato l'estremità un paio di volte sulla superficie del tavolo - ed inspirare profondamente mentre con lo sguardo tentava di introdursi nei suoi pensieri.
« È complicato»
« Non lo è sempre?» Jasper rientrò in casa liberandosi dell'acqua in eccesso prima di sistemarsi ai piedi della sedia su cui era accomodata la sua padrona. Le due donne fissarono distrattamente l'animale ognuna persa nel proprio vizio,che in quell'occasione aveva l'incombenza di sbrogliare la matassa dei loro pensieri.

L'aria tersa di pioggia, fusa all'incombente malinconia che aleggiava rese ben chiaro la situazione di stallo in cui si erano inconsciamente tuffate; avevano soltanto due alternative: continuare ad ignorare il fatto che fosse arrivato il momento di parlarne apertamente, oppure farlo ed accettare le conseguenze che quell'atto avrebbe introdotto nel loro rapporto. 
Per Sarah la lista dei contro era molto più corposa di quella dei pro; avrebbe dovuto rischiare di rovinare il rapporto con la donna che considerava da sempre la sua fonte di ispirazione e negli ultimi tempi come il suo mentore? Scommettere tutto per cosa?Ma d'altronde era sempre stata sicura di quello che provava nei confronti della donna del Minnesota.
Jessica dal canto suo aveva sempre avuto il sentore di quelli che fossero i reali sentimenti della ragazza nei suoi confronti, probabilmente nel corso degli anni li aveva così sminuiti e resi insignificanti per assicurarsi un normale procedere della sua vita, senza intoppi esterni. Non aveva mai preso in considerazione una possibile svolta nel loro rapporto di amicizia, non era nemmeno sicura di quale sarebbe stata la sua reazione alla totale sincerità dell'altra e quale sarebbe stata l'evoluzione da quel momento in poi. Quali erano i suoi reali desideri?

Sarah si rigirò tra le mani il bicchiere mezzo vuoto, indecisa sul da farsi. Il ghiaccio come la sua sicurezza e lucidità si stavano lentamente sciogliendo,disperdendosi del tutto. Tracannò l'ultimo goccio.
« Quante probabilità ci fossero che ci saremmo trovate entrambe nello stesso luogo e nello stesso momento?» esordì fissando il fondo del vetro. « Quando otto anni fa ci siamo conosciute a teatro ho creduto che fosse una casualità,un colpo di fortuna un po' cercato, perché lavorare con la donna che con il suo talento avesse indirettamente segnato la mia vita era quello che desideravo di più al mondo. E lo sai, non c'è bisogno che ti dica quanto tutto quello abbia determinato la mia carriera.»si fermò indecisa su come procedere da quel momento in poi, mentre la bionda la osservava silenziosamente risoluta nello scoprire fino a dove si sarebbe spinta l'altra, quella volta.
« ...e quando dopo 5 anni ci siamo rincontrate, le cose erano rimaste sempre le stesse eppure eravamo persone diverse. Io-io ho creduto-come pensi che mi sia sentita quando ho scoperto che il karma in cui avevo creduto fino a quel momento avesse il volto di Ryan Murphy e i tuoi desideri?! Perché lo so, Jess. Un po' di tempo fa, una sera, Ryan mi ha raccontato tutto, di come hai spinto affinché mi desse una possibilità. E poi siamo finite al punto in cui scrivesse persino un ruolo per me, e lo sappiamo tutti che ogni tuo desiderio lui è pronto ad esaudirlo;pende dalle tue labbra come d'altronde tutti quelli che ti girano attorno. Tutti tranne quel gran coglione di Sam...e non so se essere più arrabbiata per come mi abbiate manipolata o per le scelte insensate che quel cazzone fa.»

Se fino a qualche minuto prima l'ago della bilancia aveva puntato sul "tacere ed andare avanti",ora le cose erano cambiate; la giovane - in preda all'alcool ed ai sentimenti che aveva represso per tanto tempo - sembrava un fiume in piena incapace di arrestarsi, gesticolava camminando a scatti nel soggiorno mentre le sue parole avevano come sottofondo il ticchettio della pioggia. Jessica aveva ponderato per una frazione di secondi sul fiondarsi sul carrello degli alcolici e servirsi da bere, ma alla fine al nome del suo ex compagno aveva optato per un'altra-l'ennesima- sigaretta della giornata.

« Cazzo, tu te lo sei ripreso ogni volta, dopo tutto quello che ha fatto.. che ti ha fatto. Gli tirerei un pungo dritto su quella faccia da coglione che si ritrova, perché se avessi avuto io la sua possibilità di certo non avrei mandato tutto a puttane. So cosa stai per dire, non è una cotta platonica per il proprio idolo, magari lo era otto anni fa ma non lo è più da tempo ormai. Sono venuta a patti con quello che provo per te, con il fatto che non avrei potuto averti e avrei preferito di gran lungo mettere tutto questo da parte, che non averti affatto nella mia vita.Perché sono un casino ambulante, una quindicenne con la maturità sotto i piedi, come dici sempre tu, ma il mio amore per te è la miglior cosa che mi sia mai capitata; tu sei la miglior cosa che mi sia mai capitata e darei qualsiasi cosa pur di avere una chance. »
Sarah si bloccò proprio davanti alla donna che la stava fissando sconvolta, tutto quello era troppo perfino per lei e di sicuro avrebbe richiesto più di una seduta dall'analista per assimilare il cumulo di parole che erano uscire dalle labbra carnose dell'altra. La donna spense con meticolosità - troppa- il mozzicone che aveva tra le dita.

«Sono troppo vecchia per te, darling. Meriti qualcuno alla tua altezza, qualcuno che ti ami per quella che sei, che ami tutto di te. Hai bisogno di qualcuno che rimetti ordine nella tua vita e non posso essere io, capisci? Come potrei essere il tuo riparo dalla tempesta quando la mia stessa vita è un costante diluvio con tanto di frane e smottamenti? Hai bisogno di qualcuno che porti tranquillità e ti tiri fuori da quel casino. » 
La bionda passò più volte le mani sul tessuto di quella camicia a quadri fin troppo grande per lei, ma anche per la stessa proprietaria; il movimento ripetuto con lentezza quasi ad infonderle la calma che una discussione del genere meritava.

«Non dovresti essere innamorata di me,se potessi vorrei che non lo fossi. Meriti di meglio, molto meglio e non credo di esserlo io. Non hai ancora visto il peggio di me quindi te lo sto dicendo con assoluta sincerità, ho questa parte oscura e non voglio che la vedi, non voglio nemmeno che ci entri in contatto.Ama qualcuno che sia giusto per te e con cui sei compatibile.» Probabilmente era stata troppo dura nei toni, quella che lei reputava essere la verità, la sua verità, era fin troppo dolorosa da ascoltare ad alta voce eppure non aveva esitato nel pronunciarla. Le parole come coltelli erano arrivati al loro bersaglio.

«Gradirei che mi guardassi quando parli.» Sebbene la voce di Sarah fosse evidentemente piegata, la fermezza delle sue convinzioni rimanevano intatte. 
«La cosa buffa è che ho passato così tanti anni ad ammirarti che neanche una fottuta performance da Oscar potrebbe convincermi del fatto che ora tu non stia mentendo. Quindi guardami negli occhi e dimmi quello che pensi.»

Jessica emise un mezzo verso frustrato,tra la risata sarcastica e lo sbuffo spazientito, passando convulsamente una mano tra i capelli.
«Ti stai comportando come una ragazzina che non riesce ad accettare un rifiuto, in più sei sbronza da giorni. Quindi ora me ne andrò e ne riparleremo quando avrai riacquistato le facoltà mentali. Cercami quando avrai meditato sul tuo comportamento sconsiderato.» Così dicendo fece un paio di passi indietro pronta a scappare il più lontano possibile da quella villa e rifugiarsi nella sua camera da letto. Ma la giovane era risoluta a non demordere proprio ora che -anche se poco lucidamente- era riuscita a tirar fuori tutto quello che covava da anni.
«Dimmi chiaramente che non mi ami per quello che vedi e me ne farò una ragione, ma non andare prima di averlo fatto.»
« È complicato Sarah...»
«Non lo è sempre?!»

 

THE END.

   
 
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