Tantissimi
auguri a Nonna Minerva e un grazie a Freddymercry e Ladyhawke.
La storia si svolge uno/due giorni dopo il
ritrovamento del vero Malocchio Moody nel quarto
libro.
INCONTRI
Una giovane ragazza dai capelli viola camminava a
passo svelto per i corridoi del San Mungo controllando i numeri delle stanze.
“Quindici, dovrebbe essere qui.” Disse tra sé e sé,
poi lesse il nome del paziente ricoverato e annuì. Prima bussò, e dopo aver
sentito una voce dall’interno invitarla ad entrare, aprì e varcò la soglia
della camera.
Al fianco del letto dove era steso il degente stavano
due persone, una seduta su una sedia e dall’aria apparentemente stanca, l’altra
dalla vistosa tunica turchese e dalla lunga barba bianca in piedi.
“Oh, buongiorno preside. Come sta?” La ragazza non si aspettava di trovare Albus Silente nella camera del suo vecchio maestro, ma non
era una cosa affatto strana visto il legame che questi aveva con il malato.
“Molto meglio di lui, suppongo.” Silente le sorrise.
“Posso presentarti un amico di vecchia data? Lui è Remus
Lupin.” L’uomo che era seduto sulla sedia si alzò per porgerle la mano.
“Piacere, Ninfadora Tonks, ma chiamami Tonks.”
“Oh, giusto, lei vuole essere chiamata solo per
cognome.” Puntualizzò il preside con una nota di divertimento nella voce. “Devo
andare ora.” Aggiunse guardando l’orologio da taschino che aveva appena
estratto da una tasca. Salutò tutti e uscì dalla porta.
Il paziente, nel mentre, si era già lamentato più
volte della scarsa considerazione ma era stato tranquillamente ignorato.
“Se non ricordo male, nei pressi del San Mungo ci
dovrebbe essere un Bar…”
“Oh, e smettila di fare il barbagianni, Malocchio!”
Disse la ragazza non appena Silente ebbe chiuso la porta.
“Io non…”
“Ti sei fatto fregare, a quanto vedo.” Disse cercando
di sdrammatizzare quella che era la reale situazione, non dandogli il tempo di
ribattere. “Vigilanza costante!” Il tutto avvenne sotto lo sguardo allibito di
Lupin che non capiva con che diritto quella strana ragazza osasse rivolgersi al
grande Moody in quel modo.
“E smettila Ninfadora! Mi
hanno accerchiato in dieci.”
Lei rise. “Pensa, io
credevo fossero almeno in cento. Comunque lo so che era uno solo, al massimo
due!” Lo scrutò pensierosa. “Beh, comunque sei ancora intero. Sei stato
fortunato.” Ora il suo tono era serio.
“Fortuna che gli
servivo vivo a quel bastardo. “ Ringhiò Malocchio.
Tutta la scena si
svolse sotto lo sguardo sempre più perplesso di Lupin. Quei due sembrava si
conoscessero bene e, soprattutto, Moody non aveva
ancora lanciato nessun tipo di incantesimo verso quella ragazza per lui
leggermente
impertinente.
“È Lui, vero?” Chiese
Tonks preoccupata, alludendo a Voldemort.
“Sì, ma non è il
momento per parlarne.” Malocchio chiuse il discorso e Tonks
annuì.
Passarono alcuni
secondi di silenzio.
“Ninfadora!”
Urlò Malocchio. “La bacchetta nei pantaloni! Vuoi farti saltare una chiappa?”
“Se tu, in gioventù,
hai fatto uno sbaglio…” Rise, “questo non significa
che la stessa cosa debba succedere anche a me.”
“Tu vaneggi…” Borbottò stizzito.
“No, non vaneggio,
però devo andare. Torno domani, vecchio gufo! E mi raccomando, vigilanza
costante!” Gli fece l’occhiolino poi si rivolse a Lupin.
“È stato un piacere.”
Dopo avergli stretto la mano uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle
spalle. Sapeva di essere scrutata attraverso la parete dall’occhio magico di Moody e, sembrando una pazza, si girò verso il muro della
stanza facendo una linguaccia.
I due uomini, rimasti
soli, si fissarono per alcuni istanti.
“Tonks
è una da fare entrare nell’Ordine.” Disse Malocchio.
“Ed esattamente, chi
sarebbe?” Chiese Remus; quel cognome non gli era
nuovo.
“Lei è la figlia di
Andromeda Black, è un Auror.
L’ho avuta in carico io da recluta.”
Lupin non fu in grado
di dire altro. La cugina di Sirius…
“Mi raccomando, Remus stai attento a lei una volta che sarà entrata
nell’Ordine, è una casinista della peggior specie.” Disse in un tono finto
stizzito, ma Lupin sapeva bene che quello
per Malocchio era già un grandissimo complimento. “Ma è una casinista molto speciale…”