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Autore: Made of Snow and Dreams    02/05/2016    0 recensioni
Benvenuti alla prima puntata di questo programma, principalmente incentrato ad intervistare vittime, testimoni, o semplicemente a raccontare le storie di serial killer veri, reali. Se avete lo stomaco di ferro, questo è il programma che fa per voi!
(Ovviamente è solo l'intro di questa piccola ideuzza, sia chiaro! Tutti i serial killer che saranno presi in campo sono dei miei Oc, e non c'è nulla di reale.)
Genere: Dark, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rai 4
 


Avete forse deciso di passare una notte insonne? Avete forse deciso che questa possa essere la notte migliore per ascoltare in tutta serenità le vere storie dei più efferati serial killer? Pensate davvero che le narrazioni che gusterete con tanta emozione siano vere?
Se amate rabbrividire percependo la paura scorrervi nelle vene, stringere il vostro cuore in una morsa senza via di scampo, questo è il canale che fa per voi.
 
 
‘Siete pronti per un nuovo caso? Ebbene sì, come promesso nella scorsa settimana, oggi parleremo di uno degli assassini che negli ultimi tempi sta terrorizzando la popolazione di Detroit, Michigan. Parliamo di colui che oggi è un ragazzo sui diciassette anni, che molti di voi, forse, conosceranno col nome di ‘Psychosis’. E a parlarvi di questa nuova, affascinante mente, sarò io, la vostra Ashley Brown!’

(applausi dal pubblico)
 
‘Come ben sapete, questo ragazzo commette omicidi da quando era un bambino di soli undici anni. Ma come può una creatura così innocente essersi trasformata in un mostro simile? Beh, questa è una delle domande che più inquieta i nostri spettatori. Ma c’è ben altro!’

(da dietro le quinte si palesa la figura mingherlina di una donna di mezz’età, dallo sguardo timoroso e indifferente allo stesso tempo)


‘Per soddisfare gran parte delle nostre curiosità, abbiamo invitato l’ex insegnante di italiano di ‘Psychosis’, che, sotto sua richiesta di anonimato, chiameremo ‘Claudia’.’

(la giornalista indica alla donna la sedia posta accanto a lei, invitandola a sedercisi. Claudia esegue quanto le viene richiesto, continuando a rimanere rigida)


‘Allora Claudia, sei disposta a raccontarci tutto ciò che sai su questo serial killer?’

‘Sono qui per questo. Ma gradirei che non chiamaste il ragazzo ‘Psychosis’ in mia presenza. Ha pur sempre un nome, ed è Simon Wagner.’

‘Dal tuo tono di voce, sembra quasi che tu sia affezionata a lui.’

‘Affezionata? No, no. Ma sono stata la sua professoressa, e l’ho visto quando era un povero bambino che non sapeva come affrontare i suoi demoni da solo.’

‘Capisco. Ma dicci, che effetto ti fa saperlo ormai un ragazzino di diciassette anni, nonché assassino di più di venti persone innocenti?’

‘Beh… tristezza, credo. E rassegnazione. Ma d’altronde la vicenda non poteva non prendere questa piega quando tutto è accaduto, e quando la gestione del figlio è sfuggita di mano a Laury…’

‘Laury? Sarebbe la madre di… Simon, giusto?’

‘Sì. Povera donna, non si meritava tutto questo… è stata la prima vittima di Simon. Che riposi in pace…’

(Claudia sbuffa e abbassa lo sguardo, come se si stesse trattenendo dal pregare per lei)


‘Mmmhh… vedo tra i nostri spettatori alcune facce perplesse. Ti dispiacerebbe raccontarci tutto dal principio?’

‘Dal principio? Non so molto, tranne alcuni pettegolezzi che giravano nella scuola quando Simon arrivò da noi.’

‘Cosa si mormorava?’

‘Da quello che ho capito, ci sono due differenti versioni: la prima è, a mio parere, la più plausibile nonché veritiera, ed è quella che la maggior parte dei genitori e del corpo insegnante sapeva; la seconda, invece, è quella raccontata dai bambini. Ma si sa, nelle scuole medie i ragazzini possono essere anche cattivi, e ci sono molti elementi ingigantiti.’

‘Parliamo di quest’ultima versione, Claudia. Come viene dipinto Simon da questi bambini?’

‘Come un bambino molto cattivo, crudele, che si diverte a fare del male ai compagni nei modi più disparati possibili. In particolare, secondo loro ama attaccare le bambine per provare a strangolarle.’

‘Terribile! E tu cosa pensi in proposito?’

‘Quello che ti ho già detto. Solo storielle ingigantite, che però hanno pur sempre un fondo di verità. E io credo che, se Simon abbia attaccato una sua compagna di classe, sia stato provocato.’

‘E tu eri presente quando ha avuto questo attacco?’

‘No, sono arrivata appena in tempo a dividere i due, con l’aiuto di uno dei bidelli. Gli insulti che si sputavano a vicenda, lui e quella ragazzina… un bambino normale avrebbe lasciato perdere subito, ma Simon non poteva.’


(una giovane ragazza che, dall’aspetto, assomiglia a una scrittrice ancora in erba, alza la mano)


‘Abbiamo una domanda dal pubblico. Prego, chiedi pure!’

‘Grazie! La mia è più una considerazione, ed è questa: non fate altro che ripetere che Simon, anche volendo, non sarebbe mai riuscito a lasciar perdere ogni cattiveria detta, come se fosse affetto da qualcosa che gli impediva qualsiasi reazione normale…’

‘Infatti è così. Simon non era un bambino normale, era ed è affetto da schizofrenia, una malattia mentale che, penso, voi tutti abbiate sentito nominare.’

‘Per tutti coloro che vogliono saperne di più, vi mostreremo ora un filmato che ci offrirà una definizione ben precisa di questo disturbo! Ecco a voi…’

(le luci dello studio si spengono e, nello schermo posto dietro la giornalista e Claudia, appare la figura di un medico)

La schizofrenia è una psicosi caratterizzata dalla persistenza sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'affettività, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o recidivante), con forte disadattamento della persona, ovvero una gravità tale da limitare le normali attività di vita della persona.

(il video viene interrotto, e le luci vengono riaccese)

‘Ovviamente questa è solo la definizione generale della schizofrenia, ma vediamo pure il caso specifico della schizofrenia infantile, e quali sono i suoi sintomi. Portate avanti il video fino al minuto 03:45!’

(il buio cala nuovamente nello studio, e il video viene portato avanti come richiesto)

…tuttavia, per quanto riguarda la schizofrenia nei bambini, i primi sintomi sono: ritardi nel linguaggio; camminare in modo inusuale; muoversi in modo eccessivamente lento; presenza di altri disturbi motori frequenti, come dondolare a intervalli irregolari gli arti superiori o quelli inferiori. Ma questi sono solo i primi sintomi che compaiono nel decorso della malattia, e possono essere scambiati anche per autismo. I sintomi che appaiono nella fase più avanzata, invece, sono: allucinazioni, sia visive che uditive; deliri; assenza di emozioni o emozioni che risultano inappropriate in determinate situazioni; strani riti alimentari; scarsa cura del proprio corpo; linguaggio incoerente; agitazione; ansia; illogicità nel discorso.

(il video viene interrotto ancora una volta, e lo schermo torna ad essere nero. Le luci vengono riaccese)


‘Simon presentava tutti questi sintomi a scuola?’

‘Non tutti, considerando che non era proprio in una fase avanzata della malattia. Però si vedeva subito che non era un individuo sano già dal modo di camminare o da come parlava.’

‘Facci un esempio!’

‘Beh, una volta lo vidi seduto sulla sua sedia, perfettamente diritto e composto, e quando mi avvicinai a lui per riscuoterlo da quel torpore, mi accorsi che parlava da solo, come se stesse avendo una conversazione con un amico inesistente…’

‘Ma la madre di Simon, Laury Wagner… parlaci di lei. L’hai mai vista, qualche volta?’

‘Sì, ma di sfuggita e di rado. Poveretta, con il marito in manicomio per lo stesso disturbo, si era ritrovata a gestire da sola la casa e il figlio malato! Si vedeva subito, comunque, che era sfiancata e sull’orlo della disperazione, e io stessa una volta la vidi singhiozzare mentre attendeva che la campanella suonasse e il figlio uscisse dal portone principale.’

‘Già, effettivamente non è una bella situazione in cui trovarsi. Ma qui la domanda sorge spontanea: Simon Wagner non assumeva medicinali per la schizofrenia? Non era considerato troppo pericoloso per poter frequentare una scuola pubblica, a rischio dell’incolumità degli altri bambini? Insomma, uno schizofrenico può diventare violento, e abbiamo visto che Simon aggredì la sua compagnetta a scuola!’

‘Da quello che so, Simon assumeva delle pillole per la schizofrenia, ma nelle ultime settimane c’era stata una tempesta di neve che aveva bloccato il transito per arrivare nella clinica e prendere le scorte di medicinale. Ebbene, Laury è stata costretta ad assistere alla ricaduta del figlio senza poter fare nulla, ma questo si è saputo dopo ciò che è accaduto. Tutti noi pensavamo che fosse in cura, e che fosse abbastanza idoneo per poter andare a scuola e relazionarsi con gli altri bambini.’

‘E avvenne questo, almeno all’inizio? Si comportava bene, come un bambino normale?’

‘All’inizio sì. Lo vedevo spesso mentre cercava di scambiare qualche parola con gli altri compagni di classe, abbozzava dei sorrisi e cercava di trattenere i suoi impulsi nei limiti del possibile!’

‘Davvero? Ma… ma allora cosa accadde di tanto brusco?’

‘Innanzitutto dobbiamo capire che le voci sulla situazione familiare di Simon giravano, anche perché era appena arrivato in quella scuola in seguito, mi pare, ad un’espulsione. Mi avevano accennato i motivi, ma francamente ora non ricordo, sono passati anni…’

‘E’ comprensibile, Claudia, tranquilla! Continua pure…’

‘Di sicuro i genitori avevano accennato ai propri figli la faccenda del padre in manicomio e del figlio pazzo, e quindi i bambini cercavano o di stargli alla larga, o di prenderlo in giro. In particolare, fu la bambina aggredita a provocarlo maggiormente, tutti i giorni, quando Simon non poteva prendere le pillole e quando le sue reazioni potevano essere imprevedibili.’

‘Cosa disse questa bambina a Simon di tanto brutto?’

‘Non so rispondere a questa domanda, non ero presente in aula quando Simon tentò di strangolarla. In ogni caso, quando accorsi in classe in seguito alle urla di questa bambina, la sentii chiamarlo ‘psicopatico’, o qualcosa di simile.’

‘E Simon, invece? Com’era?’

‘Respirava affannosamente, ricordo, e aveva gli occhi sgranati. Quello sguardo, giuro, non riuscirò a dimenticarlo: era lo stesso di una preda terrorizzata da se stessa, preda di se stessa, ma allo stesso tempo si poteva scorgere una vena di divertimento in quegli occhi. Sì, divertimento è la parola giusta.’

‘Quindi… quindi credi che sia stato quello il punto in cui Simon abbia perso completamente ogni cognizione della realtà, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato?’

(momento di silenzio)

‘No, non credo. Simon impazzì del tutto, se posso dire così, qualche settimana dopo.’

‘Puoi descrivere le circostanze?’

‘Le circostanze… anche qua non posso dire molto, visto che non era l’ora di italiano. Posso solo spiegarvi l’accaduto dalle testimonianze che raccolsi quel giorno, e che risentii quando arrivò la polizia.’

‘Vanno bene lo stesso.’

‘A quanto raccontano gli studenti di quell’anno, Simon fu di nuovo oggetto di maltrattamenti da parte dei suoi compagni e, in particolare, di quella bambina. Gli furono anche scritte delle parole offensive con dei pennarelli neri in faccia, ed è facile immaginare la sua reazione: perse completamente il controllo, morse una delle mani che gli si parava di fronte al viso, tanto da strappargli dei tendini e arrivare alle falangi, e poi scappò via, approfittando della confusione generale e dell’arrivo dell’insegnante.’

‘Oddio, che cosa orribile…’

‘Già: orribile la sua reazione, ma è stato altrettanto orribile il comportamento dei suoi compagni di classe, che lo hanno tormentato incessantemente nel corso di quelle settimane!’

‘Claudia, perdonami se sembro quasi ossessiva nelle mie affermazioni, ma tu lo stai giustificando!’

‘Assolutamente no!’

(mormorii di assenso provengono dal pubblico)

‘No. Trovo orribili i crimini che commette, il modo in cui uccide, la… cosa che è diventato. Orrendo, non c’è altra parola per descriverlo; è un mostro, attacca chiunque, anche i bambini. Soprattutto i bambini. Ma ogni azione è dettata da una causa, e, nel suo caso, è stato il bullismo.’

‘Ma, invece… parliamo della sua prima vittima, sua madre Laury!’

‘No, preferirei non parlarne, ad essere sincera. Il modo in cui è stata uccisa dal suo stesso figlio, quel povero bambino, è… non voglio definirlo ‘disgustoso’ perché mi sembra quasi una mancanza di rispetto, ma… no, non voglio. In ogni caso si sa il modus operandi di Simon Wagner, è cosa comune.’

‘Va bene, se non vuoi parlarne non farlo. Un’ultima domanda: secondo te Simon Wagner uccide da solo, o ha altri complici?’

‘Non… non so cosa rispondere. Dal modo in cui tutti i corpi vengono rinvenuti, suppongo che agisca da solo. Però, essendo io molto interessata a seguire i notiziari e non volendo escludere nessuna possibilità, forse ha qualcuno che lo aiuta.’

‘Okay. Claudia, grazie per quest’intervista e per la tua disponibilità! Quanto a voi, a tutti i nostri ascoltatori, a tutti i nostri telespettatori, a chiunque ci segua: state attenti a chiudere bene le porte, a sbarrare le finestre, e controllate ogni anfratto delle vostre abitazioni prima di spegnere le luci.
Perché anche questa, purtroppo, è una storia vera.
Quanto a noi, ci rivediamo la settimana prossima con un altro caso, e mi raccomando, non mancate!’
 
 
 
 
 
Non ci credo, l’ho scritta! Innanzitutto vorrei ringraziare te, lettore, che ti sei sorbito tutto questo.
In secondo luogo: Psychosis, alias Simon Wagner, è un Oc di mia invenzione, e la sua creepypasta la potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3381810&i=1
Nei miei progetti c’è quello di continuare queste piccole interviste, sempre se a voi piaccia l’idea. O anche i miei Oc.
Detto questo, evaporo (?) e vi saluto.
Made of Snow and Dreams.
  
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