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Autore: xFraxITA    02/05/2016    0 recensioni
ci troviamo in un futuro davvero lontano più precisamente il 3653
10 anni prima degli avvenimenti della storia Pite un robot come tutti
gli altri, viene accusato di un grave omicidio. Ma il DR.P non crede a tutto
questo e decide di indagare fino a quando, ormai allo stremo, ebbe un idea
su come avere delle informazioni, un idea molto pericolosa che lo porterà
a capire cosa davvero è successo quella sera di 10 anni fa.
Genere: Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un robot assassino?
PROLOGO
Un robot non può fare del male ad un umano, fa parte della prima legge della robotica!

Allora come cazzo è possibile, che Pite abbia ucciso il signor Pink…

Sembrava uno di quei delitti perfettamente studiati nei minimi dettagli, ma Pite, Pite era un semplice robot “da bucato” faceva i lavori di casa! Non avrebbe mai avuto il motivo di uccidere il signor Pink. Ma era li…
Ricoperto di sangue, con un coltello in mano e con quel sorriso inquietante… un sorriso da pazzoide,
un robot non può provare emozioni, non avrebbe il motivo di farlo… forse era difettoso?
Fatto sta che ora è in prigione… UN ROBOT IN PRIGIONE! Come cambiano i tempi!
Chi sono?? Scusate non mi sono ancora presentato, il mio nome è Mark, DR.P mi chiamano i colleghi (il mio cognome è Pennetta si… Pennetta). Studio robotica
E  sono fermo su questo caso da più di 10 anni… non è stato possibile diagnosticare un guasto.
Nessuno potè avvicinarsi a lui era sempre sorvegliato, erano terrorizzati dalla possibilità che avrebbe potuto rifarlo ancora!
-SE NON POSSO APRIRLO NON POSSO CONFERMARE UN CAZZO! – sostenni più volte.
Per  questo motivo oggi! Martedì, anno 3653 ho deciso di farlo evadere!
Si avete capito bene! Come posso fare direte voi? ci sono cose che solo la mente umana può arrivare a pensare, magari con l’aiutino del caffè e molte molte… molte redbul.  Il piano è semplice distrarre le guardie tramite una cosa chiamata Sorella di 19 anni super sexy! Basterà poi far credere a Pite che sia uscito per buona condotta.
Che ci crediate oppure no, non ha mai fatto nulla in carcere, non ha opposto resistenza, non usciva nell’ora d’aria (per quanto un robot possa aver bisogno di aria). Un angelo praticamente. Era rimasto solo un problema: come tirarlo fuori senza destare sospetti…
Diciamo che sto costruendo una copia di Pite, naturalmente nelle fattezze estetiche,lo sostituirò fino a quando non avrò costatato che sia davvero il colpevole di un così macabro omicidio, spero di avere ragione non voglio ritrovarmi un robot assassino in casa.
Allora mi venne un idea! TRAVESTIRLO DA UMANO!  Tramite un amico costumista mi sono fatto prestare delle maschere di scena adatte a lui, fingerò sia un parente venuto a trovare un detenuto! GENIALE!
Perché sto scrivendo questo? Beh diciamo che tutti dovranno sapere la storia di PITE!

 
CAPITOLO 1: Un evasione ponderata da troppo tempo.
Martedì                        anno 3653    

 
Quella mattina mi svegliai con un grande mal di testa, scesi in laboratorio per travestire la copia di Pite.
Dopo un abbondante colazione e una doccia veloce, presi “Pite” e andai a prendere mia sorella.
Convincerla non era stato facile, diciamo che mi toccò sborsare ben 2300 Zif (nuova moneta universale emanata dal conglomerato spaziale dei UP: pianeti uniti) alla faccia del aiuto dei parenti…
Tornado a noi, dopo aver prelevato mia sorella ci dirigemmo verso il penitenziario di Markof. Questo era situato su una grossa montagna, sembrava un vecchio castello antico, del 3100 penso… comunque, dopo essere scesi dall’auto ci dirigemmo verso la grande entrata, dove ad aspettarci c’era una grossa guardia Questi appena ci vide, anzi, appena vide “l’esca” drizzò gli occhi preparandosi quella cravatta di colore arancione, sotto una divisa di colore blu. Aperta bocca disse < Questo non è un posto per delle fanciulle > Riferendosi palesemente anche a me, mia sorella ribatte con una frase del tipo < facci passare grassone! > a quel punto la guardia nerboruta si dirige sbuffando verso un piccolo pannello, clicca un tasto, farfuglia qualcosa, e le porte si aprirono, prima di entrare disse una frase che non capì (almeno per me non aveva senso dirla ora… o forse si?) < lasciate ogni speranza voi che entrate > citare Dante… un poeta così antico! Non ci feci caso subito, ma li faceva davvero freddo! Ci dirigemmo verso le celle, sperando che nessuno notasse il modo di camminare goffo della copia, non avevo il tempo di progettare e programmare una camminata più realistica. Pite si trovava nella cella H/21, fortunatamente, vicino ad un muro, c’era affissa una cartina dell’intero penitenziario, dovevamo percorrere diverse rampe di scale per arrivare nella suddetta H/21, arrivati davanti alla cella trovammo due guardie, una alta, magra e pelle bianchissima, l’altro era il contrario era caucasico con occhiali ed una corporatura da “amante della pasta al forno”.Non passarono neanche dieci secondi che abboccarono subito (naturalmente sapete ormai a chi mi riferisco), appena mia sorella li fece allontanare, mi accorsi di un problema che non avevo calcolato… come diamine prendo la chiave magnetica della cella! Ero sorpreso nel vedere che non si trovare appesa da qualche parte, come nei film… adoro i film di spie! Come potevo immaginare solo lontanamente che le guardie avessero sempre con se una chiave… sembra illogico! (si vede che sono ironico?). Dopo aver raccolto le idee decisi di provare il tutto per tutto, se non posso avere la chiave, userò il vecchio sistema alla “film da quattro soldi”. SFONDARE LA PORTA! presi la copia di Pite, attivai manualmente il tasto per aprire la console di comando, digitai la stringa di codice per fargli eseguire un pugno diretto verso le sbarre quando sentii… < IDIOTA! Cercavi questa? > era mia sorella, correva nella mia direzione, con la chiave magnetica di colore rosso acceso (sembrava una di quelle che trovi nei video games) si avvicina e dice < aveva ragione la guardia all’entrata, questo posto non è adatto alle fanciulle > mi spiegò che dopo aver avvicinati e distratti per benino le due guardie… diciamo che ora stanno dormendo sogni tranquilli ecco! Finalmente! Avevamo tutto il necessario per l’evasione. Aprimmo la cella… era li… seduto, che guardava il pavimento in metallo, era stranissimo guardarlo con quella espressione vuota, sul quel volto metallico… ora dovevamo solo uscire da qui.
  
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