Epilogo
di una breve parentesi quadra.
Hermione è sola nella sua stanza al secondo
piano della casa: sta riguardando gli indumenti e i libri impilati ordinatamente
nel baule. Sirius è appoggiato
all’entrata della camera, le braccia conserte sul petto, guarda le sue spalle,
lei non lo ha ancora sentito.
<< Domani vai. >>
Hermione si volta, lo guarda. Lui è un volto
pallido e tirato ed un’ombra scura di mille pieghe. Quanto buio, quanto buio:
ovvio che lei non ce l’avrebbe fatta, ovvio che…
<< Sì. >>
Lei si guarda le dita delle mani, poi rialza
lo sguardo: Sirius ha gli occhi lucidi, seri e implacabili. Sirius è un uomo,
ora. Ora più che mai. Lui è un uomo e
lei è solo una ragazzina: anche i sentimenti che ha provato erano
piccoli, piccoli, di 15 anni. Una ragazzina dai sentimenti infantili. Aveva
sperato di poter diventare una donna con lui. Ma non si vedeva niente quando lo
guardava: troppo buio, troppo buio, come poteva orientarsi in lui, lei
che…
<< Sei stata bene qui? >>
Un vecchio. Cento e cento anni li
separavano. Lui era un vecchio e lei era giovane e fresca e onnipotente nei suoi
quindici anni. E Sirius la vedeva bella e duttile nelle sue mani: ne ebbe
rispetto. La reputò intelligente. Sapeva che lo avrebbe lasciato, perché lei era
la più saggia fra loro. Sapeva che lo avrebbe lasciato. Sapeva che se ne sarebbe
andata. Sapeva che lo avrebbe fatto.
<< Potrò ritornare? >>
E invece si era avvicinata, gli aveva preso
le mani dalle tasche, sussurrato sarai qui quando tornerò? Sarai qui? Sarai qui?
Sarai qui? Sirius, ci sarai?
La conoscevano tutti e due,
la risposta.
~
Note.
Dio, sto cadendo nella trappole dei prompts. Perché sembra essercene uno perfetto per ogni storia?
Il titolo è
preso da Writing Community –
31_days.
Grazie a Nastja, che mi denigra Hermione ogni volta che può.