Born Bad
“And who would ever
dream
A child sweet as I seem
Would be the source of
So much pain and strife?”
Era in catene
al cospetto del Padre degli Dèi, circondato da
guardie armate e con una sentenza di morte sospesa sul capo: eppure Loki sorrideva, quel suo sorriso impertinente e sfacciato
che sempre sfoggiava persino quando sarebbe stato opportuno non sorridere
affatto.
C’era una
sfida, celata dietro quelle labbra sottili piegate in un ghigno sbieco, una
chiara dimostrazione di secca superiorità, eppure lei lo conosceva bene. Frigga
sapeva che quella sicurezza – quel suo sguardo spavaldo, quel suo rimanere
impettito, a testa alta, e il suo agire come se fosse sul palcoscenico di una
commedia – sapeva che tutto quello era una farsa, nient’altro che una maschera
di finta padronanza di sé che in quel momento il figlio aveva indossato per
dissimulare l’agitazione crescente tradita dal lampeggiare inquieto dei suoi
occhi.
Nessuno
sembrava accorgersi di quanto in realtà Loki Laufeyson soffrisse in quelle condizioni, stretto in ceppi
come una bestia impossibile da domare, esposto al processo dei suoi sogni di
gloria e agli sguardi implacabili delle guardie che lo avevano condotto al
cospetto di Odino. Ma lei sì, lei lo conosceva bene. Era impossibile mentire al
cuore di madre della regina, in quel momento spaccato in due tra l’amore e la
delusione verso colui che era stato – che
sempre sarebbe stato – suo figlio.
Lo sguardo di
lui era attirato come una calamita verso la donna, il suo sorriso si allargò e
per un attimo parve un sincero e muto ringraziamento per la sua presenza.
-Salute,
Madre. Ti ho reso orgogliosa?-
Madre. L’aveva chiamata madre, nonostante
avesse rinnegato la famiglia adottiva, nonostante avesse tentato di troncare i
legami con i membri della stirpe di Odino, non aveva potuto fare a meno di
rivolgersi a lei come si farebbe con un’amica fidata, con colei che ha donato
vita e amore alle proprie creature.
Ma neanche
quell’appellativo riuscì a scacciare l’angoscia dagli occhi della donna. Era
tesa, le mani giunte in grembo, il viso contratto dalla preoccupazione per
l’esito di quel processo.
Loki non ricevette
alcun segno, non un accenno di sorriso in risposta al suo. Lo sguardo della
regina era di ghiaccio, imperscrutabile. Era delusa, lo si poteva comprendere.
E il sapere che era lui la causa di quella delusione… perché quel pensiero
riusciva a smuovergli in cuore un senso di rimorso logorante? Non avrebbe
voluto ammetterlo, eppure c’era stato un tempo in cui avrebbe dato di tutto pur
di rendere Frigga fiera di lui, un tempo in cui disperava per ricevere anche
solo un cenno di approvazione da parte di lei. Dopo ciò che era successo, aveva
creduto che quella smania di rendersi gradito ai suoi occhi fosse svanita,
aveva pensato di poter vivere svincolato da affetti di ogni sorta, eppure in
quel momento si sentiva come il bambino innocente che era stato molti anni
prima, ignaro di ciò che il destino ha in serbo per lui, la cui unica
preoccupazione è quella di far sì di non deludere la madre.
L’unica
consolazione che ricevette dalla regina fu un ammonimento sussurrato a mezza
voce, una preghiera velata rivoltagli nella speranza di evitare altri errori.
-Non
peggiorare le cose-
Loki non distolse
l’attenzione da lei, tuttavia quell’avvertimento lo aveva colpito come uno
schiaffo in pieno viso.
La sua era
stata una provocazione, ma il modo in cui la regina aveva risposto alle sue
parole di sfida gli aveva fatto male. Si sarebbe aspettato un minimo di compassione,
almeno da lei, invece anche l’unico conforto che poteva sperare di ricevere gli
era stato negato.
Nel frattempo
Odino, il Padre degli Dèi, lo fissava dall’alto del
trono. Diamine, quanto si sentiva
insignificante con lui che lo guardava dall’alto della sua potenza, quanto si
sentiva ridicolo, impotente e così dannatamente inferiore a lui, a lui che per anni lo aveva ingannato con vane
promesse di potere e che adesso lo stava privando della libertà tanto bramata.
La voce del re
risuonò in un’eco perentoria. Aveva interrotto
le parole della moglie, e quello fu per Loki motivo
di grande fastidio.
-Parlerò con
il prigioniero da solo-
Frigga esitò. Lasciò
la sala a testa bassa, e tutto ciò che Loki poté fare
fu guardarla andare via. Non era giusto. Per
quanto gli costasse ammetterlo… avrebbe preferito mille volte che lei stesse al
suo fianco, avrebbe voluto avvertire la sua presenza che nonostante tutto
vegliava su di lui come fosse l’assistenza di un angelo custode. Invece, in
mezzo a tutte quelle guardie, si sentì ancora più solo, abbandonato, tradito.
Eppure non
diede cenno di cedimento durante il colloquio. Sfottente, addirittura arrogante,
sempre con la testa ben alta come chi non ha nulla da nascondere, come chi non
vede ragione del perché debba mostrare pentimento: così si mostrò al Padre
degli Dèi, incurante della disapprovazione nel suo
sguardo. Disobbedirgli lo aveva sempre divertito, e anche adesso che la voce di
Odino sembrava urlargli di moderare la sua presunzione non cedette al
silenzioso ricatto che gli imponeva di mostrare pentimento e contrizione.
Parlava con
disapprovazione, Odino, della sua condotta, senza risparmiarsi nei dettagli di
ciò a cui la sua follia aveva portato.
-Ovunque tu
vada c’è guerra, rovina e morte-
Davvero carino
a mettere le cose in chiaro, a ricordargli ancora una volta il suo fallimento. A
valutare il suo operato non tenendo conto delle mire e di ciò che lo aveva
ispirato, ma solo delle conseguenze catastrofiche.
Non c’era
dubbio: la condanna del Padre arrivò, non senza un’ultima constatazione che
pareva più una sfida lanciata come ultima, vera
pena per le sue azioni.
-Frigga è
l’unica ragione per cui sei ancora vivo, e non potrai più rivederla-
Lo sapeva, maledetto, sapeva di
fargli un torto, sapeva che impedirgli di vedere Frigga era, per Loki, la peggiore delle punizioni, l’umiliazione alla quale
mai e poi mai avrebbe voluto essere condannato. Sapeva che, nell’animo del
giovane – insieme all’ambizione cieca e illogica che lo divorava giorno e notte,
insieme all’incessante bisogno di dimostrare di essere libero e indipendente,
insieme a quell’assillante brama di potere infinita – si davano battaglia l’amore
e il rigetto verso quella donna. E sapeva che lei, lei, era l’unico membro della sua famiglia che, suo malgrado, per
quanti sforzi potesse fare, Loki non sarebbe mai
riuscito a odiare.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Salve popolo :) alla fine ho deciso di provare a scrivere
qualcosa di serio, dato che in questa sezione avevo postato fino ad ora solo fic idiote LOL
Giusto ieri sera ho rivisto Thor
– The Dark World e mi è tornata l’ispirazione per scrivere questa storia,
che era in cantiere già da un bel po’. Ammetto che avrebbe dovuto essere una OS
mai miei mattoni di introspezione non mi permettono di scriverne, per cui ho
deciso di dividerla in capitoli altrimenti sarebbe venuta troppo lunga.
L’ispirazione viene dalla canzone Born Bad di Voltaire, che dà il titolo alla
storia (qui il link per chi volesse ascoltarla ;) https://www.youtube.com/watch?v=NTATvQgeT0w).
E boh, non mi sembra ci sia altro da aggiungere. Spero che il
mio tentativo di scrittura-seria sia andato a buon fine, ringrazio chi mi darà
un parere o si fermerà semplicemente a leggere :)
Al prossimo capitolo, midgardiani!
Kisses,
Rory_Chan