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Autore: DarkSide_of_Gemini    03/05/2016    1 recensioni
"Era in catene al cospetto del Padre degli Dèi, circondato da guardie armate e con una sentenza di morte sospesa sul capo: eppure Loki sorrideva, quel suo sorriso impertinente e sfacciato che sempre sfoggiava persino quando sarebbe stato opportuno non sorridere affatto.
C’era una sfida, celata dietro quelle labbra sottili piegate in un ghigno sbieco, una chiara dimostrazione di secca superiorità, eppure lei lo conosceva bene. Frigga sapeva che quella sicurezza – quel suo sguardo spavaldo, quel suo rimanere impettito, a testa alta, e il suo agire come se fosse sul palcoscenico di una commedia – sapeva che tutto quello era una farsa, nient’altro che una maschera di finta padronanza di sé che in quel momento il figlio aveva indossato per dissimulare l’agitazione crescente tradita dal lampeggiare inquieto dei suoi occhi.
Nessuno sembrava accorgersi di quanto in realtà Loki Laufeyson soffrisse in quelle condizioni, stretto in ceppi come una bestia impossibile da domare, esposto al processo dei suoi sogni di gloria e agli sguardi implacabili delle guardie che lo avevano condotto al cospetto di Odino. Ma lei sì, lei lo conosceva bene."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Born Bad

 

“And who would ever dream
A child sweet as I seem
Would be the source of
So much pain and strife?”

Era in catene al cospetto del Padre degli Dèi, circondato da guardie armate e con una sentenza di morte sospesa sul capo: eppure Loki sorrideva, quel suo sorriso impertinente e sfacciato che sempre sfoggiava persino quando sarebbe stato opportuno non sorridere affatto.

C’era una sfida, celata dietro quelle labbra sottili piegate in un ghigno sbieco, una chiara dimostrazione di secca superiorità, eppure lei lo conosceva bene. Frigga sapeva che quella sicurezza – quel suo sguardo spavaldo, quel suo rimanere impettito, a testa alta, e il suo agire come se fosse sul palcoscenico di una commedia – sapeva che tutto quello era una farsa, nient’altro che una maschera di finta padronanza di sé che in quel momento il figlio aveva indossato per dissimulare l’agitazione crescente tradita dal lampeggiare inquieto dei suoi occhi.

Nessuno sembrava accorgersi di quanto in realtà Loki Laufeyson soffrisse in quelle condizioni, stretto in ceppi come una bestia impossibile da domare, esposto al processo dei suoi sogni di gloria e agli sguardi implacabili delle guardie che lo avevano condotto al cospetto di Odino. Ma lei sì, lei lo conosceva bene. Era impossibile mentire al cuore di madre della regina, in quel momento spaccato in due tra l’amore e la delusione verso colui che era stato – che sempre sarebbe stato – suo figlio.

Lo sguardo di lui era attirato come una calamita verso la donna, il suo sorriso si allargò e per un attimo parve un sincero e muto ringraziamento per la sua presenza.

-Salute, Madre. Ti ho reso orgogliosa?-

Madre. L’aveva chiamata madre, nonostante avesse rinnegato la famiglia adottiva, nonostante avesse tentato di troncare i legami con i membri della stirpe di Odino, non aveva potuto fare a meno di rivolgersi a lei come si farebbe con un’amica fidata, con colei che ha donato vita e amore alle proprie creature.

Ma neanche quell’appellativo riuscì a scacciare l’angoscia dagli occhi della donna. Era tesa, le mani giunte in grembo, il viso contratto dalla preoccupazione per l’esito di quel processo.

Loki non ricevette alcun segno, non un accenno di sorriso in risposta al suo. Lo sguardo della regina era di ghiaccio, imperscrutabile. Era delusa, lo si poteva comprendere. E il sapere che era lui la causa di quella delusione… perché quel pensiero riusciva a smuovergli in cuore un senso di rimorso logorante? Non avrebbe voluto ammetterlo, eppure c’era stato un tempo in cui avrebbe dato di tutto pur di rendere Frigga fiera di lui, un tempo in cui disperava per ricevere anche solo un cenno di approvazione da parte di lei. Dopo ciò che era successo, aveva creduto che quella smania di rendersi gradito ai suoi occhi fosse svanita, aveva pensato di poter vivere svincolato da affetti di ogni sorta, eppure in quel momento si sentiva come il bambino innocente che era stato molti anni prima, ignaro di ciò che il destino ha in serbo per lui, la cui unica preoccupazione è quella di far sì di non deludere la madre.

L’unica consolazione che ricevette dalla regina fu un ammonimento sussurrato a mezza voce, una preghiera velata rivoltagli nella speranza di evitare altri errori.

-Non peggiorare le cose-

Loki non distolse l’attenzione da lei, tuttavia quell’avvertimento lo aveva colpito come uno schiaffo in pieno viso.

La sua era stata una provocazione, ma il modo in cui la regina aveva risposto alle sue parole di sfida gli aveva fatto male. Si sarebbe aspettato un minimo di compassione, almeno da lei, invece anche l’unico conforto che poteva sperare di ricevere gli era stato negato.

Nel frattempo Odino, il Padre degli Dèi, lo fissava dall’alto del trono. Diamine, quanto si sentiva insignificante con lui che lo guardava dall’alto della sua potenza, quanto si sentiva ridicolo, impotente e così dannatamente inferiore a lui, a lui che per anni lo aveva ingannato con vane promesse di potere e che adesso lo stava privando della libertà tanto bramata.

La voce del re risuonò in un’eco perentoria.  Aveva interrotto le parole della moglie, e quello fu per Loki motivo di grande fastidio.

-Parlerò con il prigioniero da solo-

Frigga esitò. Lasciò la sala a testa bassa, e tutto ciò che Loki poté fare fu guardarla andare via. Non era giusto. Per quanto gli costasse ammetterlo… avrebbe preferito mille volte che lei stesse al suo fianco, avrebbe voluto avvertire la sua presenza che nonostante tutto vegliava su di lui come fosse l’assistenza di un angelo custode. Invece, in mezzo a tutte quelle guardie, si sentì ancora più solo, abbandonato, tradito.

Eppure non diede cenno di cedimento durante il colloquio. Sfottente, addirittura arrogante, sempre con la testa ben alta come chi non ha nulla da nascondere, come chi non vede ragione del perché debba mostrare pentimento: così si mostrò al Padre degli Dèi, incurante della disapprovazione nel suo sguardo. Disobbedirgli lo aveva sempre divertito, e anche adesso che la voce di Odino sembrava urlargli di moderare la sua presunzione non cedette al silenzioso ricatto che gli imponeva di mostrare pentimento e contrizione.

Parlava con disapprovazione, Odino, della sua condotta, senza risparmiarsi nei dettagli di ciò a cui la sua follia aveva portato.

-Ovunque tu vada c’è guerra, rovina e morte-

Davvero carino a mettere le cose in chiaro, a ricordargli ancora una volta il suo fallimento. A valutare il suo operato non tenendo conto delle mire e di ciò che lo aveva ispirato, ma solo delle conseguenze catastrofiche.

Non c’era dubbio: la condanna del Padre arrivò, non senza un’ultima constatazione che pareva più una sfida lanciata come ultima, vera pena per le sue azioni.

-Frigga è l’unica ragione per cui sei ancora vivo, e non potrai più rivederla-

Lo sapeva, maledetto, sapeva di fargli un torto, sapeva che impedirgli di vedere Frigga era, per Loki, la peggiore delle punizioni, l’umiliazione alla quale mai e poi mai avrebbe voluto essere condannato. Sapeva che, nell’animo del giovane – insieme all’ambizione cieca e illogica che lo divorava giorno e notte, insieme all’incessante bisogno di dimostrare di essere libero e indipendente, insieme a quell’assillante brama di potere infinita – si davano battaglia l’amore e il rigetto verso quella donna. E sapeva che lei, lei, era l’unico membro della sua famiglia che, suo malgrado, per quanti sforzi potesse fare, Loki non sarebbe mai riuscito a odiare.

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Salve popolo :) alla fine ho deciso di provare a scrivere qualcosa di serio, dato che in questa sezione avevo postato fino ad ora solo fic idiote LOL

Giusto ieri sera ho rivisto Thor – The Dark World e mi è tornata l’ispirazione per scrivere questa storia, che era in cantiere già da un bel po’. Ammetto che avrebbe dovuto essere una OS mai miei mattoni di introspezione non mi permettono di scriverne, per cui ho deciso di dividerla in capitoli altrimenti sarebbe venuta troppo lunga.

L’ispirazione viene dalla canzone Born Bad di Voltaire, che dà il titolo alla storia (qui il link per chi volesse ascoltarla ;) https://www.youtube.com/watch?v=NTATvQgeT0w).

E boh, non mi sembra ci sia altro da aggiungere. Spero che il mio tentativo di scrittura-seria sia andato a buon fine, ringrazio chi mi darà un parere o si fermerà semplicemente a leggere :)

Al prossimo capitolo, midgardiani!

Kisses,

Rory_Chan

 

  
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