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Autore: someonelikecris    04/05/2016    2 recensioni
“Alexan-”
“E’ Alec” disse secco il ragazzo, con un tono che lo stregone non gli aveva mai sentito nelle corde vocali “E’ Alec” ripeté.
Magnus si sentì d’un tratto tagliato fuori, gli parve di essere tornato indietro nel tempo, come se ogni piccolo momento avuto col cacciatore fosse stato solo frutto della sua immaginazione, un sogno forse, uno di quelli in cui lo stregone avrebbe voluto vivere per sempre.
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Nessuno spoiler per chi sta ancora leggendo la saga di The Mortal Instruments (ed è andato oltre Città Di Vetro) ma un grandissimo spoiler per chi sta solo guardando la Serie TV :)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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HIC ET NUNC
 
Ricorderai di avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi
Un rapido sospiro

- G. Ungaretti
 
 
Alec ricorda, ha una memoria di ferro che molte volte, negli anni del loro addestramento, Isabelle e Jace gli hanno invidiato particolarmente e hanno reso impossibile da non prendere in giro. Lui si limita ancora a guardarli con aria di sufficienza e a lasciarli fare con un sorriso accennato, quasi da immaginare.
Alec ricorda ogni singola cosa e non riesce a dimenticare fin da quando era bambino.
Ricorda la nascita dei suoi fratelli, il giorno in cui Jace si è fatto posto tra i Lightwood e anche quello in cui sono diventati parabatai, la prima volta in cui ha tirato un pugno a un ragazzo che non aveva trattato Izzy come meritava, ricorda soprattutto lo sguardo di sua sorella e la schiacciante consapevolezza che ce l’avrebbe fatta anche da sola.
Alec ricorda la prima volta in cui ha visto Clary, ricorda la gelosia che gli impediva di pensare ad altro, gelosia che poi si è trasformata in un affetto celato, particolare, difficile da decifrare e da cogliere, un po’ come lui.
Alec ricorda, e non vorrebbe, la prima volta in cui ha visto un viso che lo ha stravolto, quello di una persona che si è fermata per lui, l’ha studiato, compreso, aspettato, protetto, fatto uscire allo scoperto, liberato, ricorda tutto questo nello stesso modo in cui non dimenticherà mai il momento in cui l’ha perso: come fosse ieri quando in realtà sono passati tre mesi. Tre mesi di silenzi e di ricordi che iniziano a sbiadire, sentimenti che bruciano come acido all’interno dello stomaco perfino in quel bellissimo e soleggiato giorno di Giugno.
Alec ricorda e vorrebbe dimenticare l’ultima volta in cui ha visto Magnus ma semplicemente non può, è ancora tutto crudelmente davanti ai suoi occhi ogni volta che li chiude.
 
“Alec!” Magnus si ritrovò a urlare quel nome per l’ennesima volta quella notte.
Era riuscito a vedere il panico diffondersi sul volto del ragazzo non appena quei due demoni avevano deciso di attaccare nello stesso momento sia lo stregone che la sorella del ragazzo che si era come congelato.
Alec non era mai stato inutile sul campo di battaglia, il suo addestramento semplicemente glielo impediva  e nonostante combattesse in continuazione al fianco dei suoi fratelli non aveva mai perso la concentrazione, non aveva mai lasciato che le emozioni prendessero il controllo su ciò che doveva fare.
Alec era un soldato, uno dei migliori.
Ma quella notte, quella notte aveva permesso al sangue del suo sangue di rischiare la vita per un suo errore, per la sua paura di perdere Magnus.
Magnus che da quella notte di molto tempo prima ad Alicante era diventato un punto centrale nella sua vita, Magnus che aveva curato ferite invisibili agli occhi, Magnus che l’aveva rimesso in piedi nonostante ogni più piccola paura di Alec gli levasse il respiro, le aveva fatte proprie e le aveva date al fuoco, così, in uno schiocco di dita.
Il suo amore per Magnus l’aveva cambiato e, fino a quel giorno, il giovane Lightwood aveva sempre pensato l’avesse cambiato in meglio, che l’avesse reso più forte, che gli avesse dato ancora un altro motivo per essere uno Shadowhunter migliore.
Non era così e fu palese davanti ai suoi occhi nel momento in cui decise di ignorare deliberatamente e ancora un’altra volta quella voce per sbattere la porta della sua camera forte, come non faceva da tempo.
Isabelle si trovava nell’infermeria dell’Istituto solo e unicamente per colpa sua quella notte e l’unica cosa di cui Alec era sicuro in quel momento era che non avrebbe mai più lasciato che le accadesse niente, non per colpa sua, non a causa di sentimenti che ad Alec erano scappati di mano.
“Alexander” si sentì richiamare di nuovo ma questa volta in maniera diversa, il tono di Magnus non era più agitato, era calmo, rilassante, era il genere di cosa a cui il cacciatore si era ormai abituato.
Alec si limitò a guardarlo.
Erano lontani e Magnus, solo guardando negli occhi quel ragazzo, riuscì a capire che non si trattava solo di una lontananza fisica, riusciva a sentire come dentro ad Alec il loro idillio, la loro fantasia di felicità e tranquillità si fosse rotta, riusciva a vederla cadere in pezzi proprio lì davanti a lui.
Continuarono a guardarsi per quelli che parvero secoli ad entrambi, fino a quando Alec non distolse lo sguardo senza neanche liberarsi dell’arco che aveva ancora in mano e delle faretra che portava sulle spalle.
Magnus non riuscì a sopportarlo.
“Isabelle sta bene, ha chiesto di te” gli comunicò senza accennare a distogliere lo sguardo da lui che invece continuava a guardare per terra.
Nessuna risposta.
“Alexan-”
“E’ Alec” disse secco il ragazzo, con un tono che lo stregone non gli aveva mai sentito nelle corde vocali “E’ Alec” ripeté.
Magnus si sentì d’un tratto tagliato fuori, gli parve di essere tornato indietro nel tempo, come se ogni piccolo momento avuto col cacciatore fosse stato solo frutto della sua immaginazione, un sogno forse, uno di quelli in cui lo stregone avrebbe voluto vivere per sempre.
“Alec” Magnus allargò le mani, accondiscendente, fece per continuare a parlare ma “Ho deciso che domani raggiungerò mio padre a Idris” gli comunicò secco, questa volta tornando a guardarlo in faccia. Magnus non riuscì a mascherare la scintilla di paura che gli invase gli occhi in quel momento, la lasciò andare completamente davanti ad Alec senza nessuna vergogna e si stupì di trovarne una gemella negli occhi blu del ragazzo.
Alec, il suo Alec allora non era del tutto sparito, era lì sotto, sepolto da qualche strana convinzione che gli stava mangiando il cervello.
“Ti stai punendo” gli disse Magnus, non era una domanda, era la semplice verità “Tendi a dimenticare che nelle tue vene non scorre solo sangue dell’Angelo ma anche sangue mondano, Alec” gli disse.
Il ragazzo lo guardò confuso e “E questo che vorrebbe dire?”.
Magnus scrollò le spalle e “Che ti è permesso sbagliare, che ti è permesso avere paura, che non sei una semplice macchina da guerra” spiegò “Hai avuto paura per me e per Izzy e allora?” domandò retorico “Sono questi i sentimenti che ti tengono in vita, quelli che ti danno un futuro, è amore e lo sai, sei ancora spaventato e sai da cosa lo capisco?” continuò avvicinandosi lentamente, con cautela “I tuoi più grandi sbagli li hai fatti guidato dalla paura, non ti serve andare a Idris, non ti serve provare ancora una volta che sei dedito alla tua causa, Alec, lo sappiamo tutti, è parte di te, è una delle cose che-” ma il ragazzo aveva smesso di ascoltarlo da tempo ormai quando “Futuro?” domandò e in quel tono Magnus colse che la fine era vicina “Io e te non abbiamo futuro e tu lo sai” gli disse con un accenno di tremore nella voce “Io invecchierò e tu non lo farai, che futuro potremo mai avere?” gli chiese, Magnus si rese conto che ad Alec mancava il fiato.
“Sarò solo un altro da aggiungere alla lista delle creature che ti hanno amato” lo disse stringendo forte l’arco che teneva tra le mani “Magari tra qualche secolo confonderai il mio nome con quello di un altr-” provò a parlare ma venne interrotto quando vide le mani di Magnus tingersi di fiamma “Basta!” disse alzando la voce “Riparleremo quando avrai smesso di offendere i miei sentimenti per te, quando sarai meno scosso e un po’ più lucido, magari” disse dandogli le spalle e dirigendosi verso la porta.
Non fece in tempo a uscire che Alec scoccò una freccia in modo da bloccare la porta, quando Magnus si voltò, Alec stava ancora stringendo l’arco tra le mani e fu in quel momento che lo vide piangere per la seconda volta da quando lo conosceva.
Erano lacrime silenziose, come la sua intera personalità, scendevano lente sporcando l’azzurro di quegli occhi grandi.
“Andrò ad Idris da mio padre, il mio futuro è già scritto da tempo” gli disse serio, glaciale “E tu non ne fai parte” aggiunse sapendo che solo in quel modo Magnus l’avrebbe lasciato andare. Lo stregone rimase a fissarlo per qualche secondo, gli occhi liquidi e poi si voltò, fece esplodere la freccia che bloccava la porta e uscì da quella stanza.
Quella fu l’ultima volta che Alec lo vide.
La mattina dopo, di partenza per Idris, le parole della sera precedente bruciavano ancora come acido nella sua bocca.

 
È tornato da Idris per rimanere per poco tempo, così si è ripromesso e così continua a ripetere a sé stesso anche mentre cerca di agganciare alla camicia i gemelli che Jace gli ha regalato per il matrimonio. È nella sua vecchia camera all’Istituto e quasi si meraviglia di come i suoi ricordi non le rendessero per niente giustizia, forse anche perché negli ultimi mesi di permanenza lì lui le sue notti e le sue mattine le aveva passate altrove, in un letto più caldo e comodo del suo, tra mura che non l’hanno mai fatto sentire un estraneo, cullato da un profumo che potrebbe riconoscere in mezzo a milioni.
Ricorda ancora come sia stato difficile riuscire a dormire le prime notte ad Idris, ricorda di essersi ritrovato a guardare il soffitto per ore, esausto ma incapace di riposare, in pezzi e incapace di ricomporsi. Ha risolto il problema dopo settimane, suo padre, dopo aver notato quei cerchi viola sotto i suoi occhi non gli aveva chiesto spiegazioni, non si era interessato a cosa turbasse il suo primogenito, si era limitato a scoprirgli l’avambraccio e disegnare una runa che lo avrebbe aiutato.
Si guarda allo specchio e i suoi occhi sembrano quasi rimproverarlo per quei pensieri, sbuffa  maledicendo poi la cravatta che non riesce a sistemare.
“Alec” si sente richiamare, si volta tenendo tra le mani ancora i due lembi di tessuto per ritrovarsi davanti ad Isabelle, bella da non crederci in un vestito verde scuro che la fascia delicatamente e le scopre la schiena lasciando alla vista moltissime delle sue rune.
Si sorridono.
Isabelle gli è mancata come l’aria, Alec non riuscirà mai a negarlo, è partito lasciandola in convalescenza, è partito per proteggerla dai suoi sbagli e vederla così bella e sorridente quella sera gli fa quasi credere di aver fatto la scelta giusta, quasi.
“Non riesco a sistemarla” grugnisce il ragazzo indicando la cravatta ancora priva di nodo. Isabelle ridacchia e “Lascia fare a me” gli sposta le mani tirandogli un piccolo schiaffo sul dorso, Alec la osserva creare un nodo perfetto. Rialza gli occhi verso suo fratello e “Sei agitato?” gli domanda.
Alec la guarda stranito ma allo stesso tempo sente le guance avvampargli “Perché dovrei?” domanda fingendo una disinvoltura che in realtà non ha mai avuto.
Isabelle lo guarda alzando un sopracciglio e “Senza calcolare il fatto che nostro fratello oggi si sposa” inizia sarcastica “Sai che hanno invitato anche Magnus, vero?”.
Alec non lo sente nominare a voce alta da quando è partito nonostante molte delle notti che ha passato a Idris le ha passate svegliandosi di soprassalto con un unico nome incastrato tra le labbra e due iridi feline stampate nel cervello.
Isabelle lo osserva distogliere lo sguardo e perdere il respiro per un attimo.
È in difficoltà e ai suoi occhi, agli occhi di chi lo ha visto crescere e lo ama incondizionatamente, è estremamente chiaro.
Magnus lo ha sempre confuso, dall’inizio ha portato quello sguardo negli occhi azzurri di Alec, Magnus gli ha sconvolto la vita, Isabelle ha visto suo fratello diventare un’altra persona grazie allo stregone, non migliore – non esiste nessuno migliore di suo fratello – ma felice, felice come non lo era mai stato.
Non passa giorno in cui non si incolpa di quello che è successo a quei due, durante tutto il primo mese di lontananza di Alec ha cercato di convincerlo a tornare in tutti i modi che le venivano in mente e ha continuato, con tanta tenacia, fino a quando Jace non le ha detto di smetterla.
“Alec deve sbattere la testa contro le cose per capirle” le aveva detto sicuro, parlando di Alec con la stessa sicurezza che avrebbe usato per parlare di se stesso, Izzy quasi riusciva a vedere quel filo sottile che collega i due ragazzi quando “Tornerà” le aveva detto “E rimarrà perché nessuno al mondo riesce a farlo ridere tranne Magnus, l’hai notato?” aveva riso tranquillo.
Così Izzy aveva lasciato il suo spazio a suo fratello.
“Ehi” lo richiama “Andrà tutto bene” gli dice poggiando una mano sulla sua spalla.
Alec la guarda, si perde negli occhi scuri di sua sorella e non riesce a credere neanche a una parola che esce dalla sua bocca.
Magnus gli manca come potrebbe mancargli l’aria, niente potrebbe andare per il verso giusto.
 
Clary è bellissima, Alec non si è mai fermato ad osservarla per bene ma quel giorno non gli serve, la bellezza della ragazza è talmente palese in quel momento che solo uno stupido non se ne accorgerebbe.
La cerimonia è appena iniziata.
Sono in una radura e tutto è incredibilmente delicato, dalla luce del sole alle decorazioni.
Se ne sta in piedi dietro Jace, pronto a sostenere il suo parabatai in uno dei giorni più importanti della sua vita, riesce a sentire il suo nervosismo irradiarsi anche nelle sue di vene e incredibilmente lo vede tremare.
Alec si ritrova a sorridere piano prima di poggiare una mano sulla spalla di Jace e tranquillizzarlo mentre ormai Clary è quasi arrivata all’altare accompagnata da Simon.
Jace stringe la mano del suo parabatai e Alec lo vede sorridere radioso.
Se solo Alec prova a ripensare al passato, ai tempi in cui credeva di essere tremendamente e perdutamente innamorato di Jace, un po’ gli viene da ridere.
Gli viene da ridere per tutta quell’ingenuità, per aver confuso ciò che provava  per Jace con amore, due sentimenti completamente diversi ora che li conosce entrambi.
Se il sentimento che sentiva per Jace era del verde di quella radura, caldo e rassicurante, colore di casa, il sentimento che era cresciuto nel suo petto per Magnus era il rosso di un incendio divampato improvvisamente, fiamme indomabili e violente ma magnifiche, mozzafiato.
Clary arriva all’altare e Alec riesce a leggere nei suoi occhi, mentre guarda Jace, lo stesso identico colore, la stessa sfumatura intensa di rosso, di passione e di un amore che è stato messo alla prova più di una volta. È bellissima nel suo abito oro e nei suoi capelli rossi raccolti in un’acconciatura tutta trecce che le scopre il viso dolce e la fa sembrare quasi una creatura fatata – decisamente più bella, meno letale e poi si, decisamente meno stronza – Alec si ritrova a pensare.
Segue il rituale con attenzione ma quando deve porgere lo stilo a Jace qualcosa cattura il suo sguardo e inevitabilmente lo distrae, in uno degli ultimi posti c’è lui.
Magnus è lì e Alec non riesce a fare altro che perdersi qualche secondo ad osservarlo.
I capelli neri sono decorati di qualche sfumatura del colore che Alec aveva in mente solo pochi momenti prima, il suo completo è elegante e lo veste perfettamente, nel momento in cui gli sguardi dei due si incontrano Alec vede lo stregone spalancare gli occhi.
“Alec” si sente richiamare da Jace che sembra essere addirittura leggermente compiaciuto dal comportamento del suo parabatai “Mi daresti una mano a sposarmi, che dici?” gli domanda facendo ridere tutti.
Alec si ritrova a sentire le guance andargli a fuoco e “S-si scusa” balbetta porgendogli lo stilo e guardandolo disegnare la runa che lo unirà per sempre a Clary mentre, addosso, sente uno sguardo felino che gli era mancato come l’aria.
 
“Alec!” si sente richiamare dalla voce di Jace, si congeda da Izzy e Simon e si avvicina al ragazzo che lo guarda con un sorriso che non ha mai smesso di esistere dall’inizio di quella giornata.
Alec è davvero felice per lui nonostante senta una piccola morsa alla bocca dello stomaco, sta guardando in faccia la realtà per la prima volta dopo tanto tempo, ciò che ha Jace in quel giorno lui non riuscirà mai ad averlo.
“Jace” gli sorride “Clary?” gli domanda.
Il ragazzo gli sorride e “Sta parlando con sua madre e con Luke” gli dice passando una mano sulle spalle del suo parabatai attirandoselo più vicino “Dimmi che hai in mente di andare a parlare con Magnus” gli dice senza tanti preamboli, dritto al punto come gli è sempre piaciuto fare.
Jace sente suo fratello irrigidirsi al suono di quel nome sotto la sua presa, lo vede scuotere la testa impercettibilmente e “Sai che non posso” gli dice.
Jace lo guarda alzando un sopracciglio e “Non puoi?” gli domanda guardandolo come fosse pazzo. Alec alza gli occhi al cielo e “E’ complicato, ok? Lo sai” sbotta come al solito.
Jace lo guarda scuotendo la testa e “Alec?” lo richiama “Oggi ho sposato la donna che amo e tu sai meglio di chiunque altro come fosse complicato, per davvero, tra di noi, l’ho sposata e credo sia l’idea migliore che lei abbia mai avuto” gli dice allargando le spalle.
“Tra di voi è diverso, Jace” replica Alec ferito.
Crede che a lui non importi?
Crede che non stia soffrendo come un cane in quel momento?
Crede che per lui sia facile guardare Magnus da lontano senza potersi avvicinare?
“Ah si?” gli domanda Jace, deciso a colpire tutti quanti i nervi di Alec, li conosce come il palmo della sua mano, farlo scattare per qualsiasi cosa è sempre stata la sua specialità.
“Tu e Clary invecchierete insieme, quando morirai non-” ma si ferma, non riesce neanche continuare una frase del genere.
“Io e Clary non invecchieremo insieme, Alec” lo riprende come se stesse parlando con un bambino “Io e lei vivremo insieme, sono due modi completamente diversi di vedere la vita, non credi?” gli domanda sarcastico per poi diventare incredibilmente serio quando “Ti meriti di vivere con qualcuno che ti ama come ti ama Magnus, Alec, non con una seconda scelta che rimpiangerai per tutta la vita, non da solo” gli dice guardandolo dritto negli occhi. Alec sente lo stomaco contrarsi e cerca di parlare ma Jace lo interrompe per “Guardalo” indicandogli lo stregone “Lo vedi quel ragazzo accanto a lui? Si vocifera sia il suo ripiego per te, hai intenzione di mettere in moto il cervello e fare qualcosa o no?” gli sussurra all’orecchio prima di spingerlo nella direzione di Magnus.
Quando Alec si volta per cercarlo, Jace è di nuovo accanto a Clary e gli sta facendo un occhiolino.
 
Sente un vuoto allo stomaco rischiare di risucchiarlo per tutto il tempo che impiega a raggiungere Magnus. Tiene lo sguardo fisso sulle spalle dello stregone che sta parlando indisturbato con quel ragazzo davanti a lui, Alec non lo riconosce e questo basta a fargli stringere le mani così forte da sentire le sue nocche scricchiolare.
È quasi arrivato, è a due passi da Magnus quando lo stregone si gira e lo vede.
Immediatamente tutto attorno a loro è silenzioso, lento, lontano quasi inesistente, Alec riesce a vedere i muscoli della mascella di Magnus guizzare e gli occhi spalancarsi proprio come sente la sua salivazione ridursi a zero e un suono infernale nel cervello che gli impedisce di pensare a qualsiasi altra cosa che non sia un “Ciao” prepotente che zittisce immediatamente il fiume di parole con il quale l’altro ragazzo stava investendo Magnus.
Entrambi guardano Alec.
Magnus è semplicemente spaesato, lui che è sempre stato così difficile da cogliere impreparato prima di Alec, unicamente prima di Alec.
Perché Alec ha cambiato tutto, ha dato una nuova definizione alla parola amore nel dizionario di Magnus, l'ha colorata di un azzurro inconfondibile e indimenticabile, lo stesso che sta guardando adesso impietrito, senza fiato e con il cuore infranto ma più leggero.
Perché Alec è lì, è tornato ed è proprio davanti a lui e, cavolo, è davvero bellissimo.
L’altro ragazzo lo guarda semplicemente come se fosse pazzo, come se si fosse perso il momento della conversazione in cui lo shadowhunter si è presentato, per questo si limita a guardarlo ancora qualche secondo con un’evidente espressione confusa in volto prima di “Credo che andrò a riempire di nuovo il mio bicchiere” dire sparendo decisamente ancora molto confuso.
Magnus osserva l'altro ragazzo allontanarsi senza nessun tipo di emozione negli occhi per poi voltarsi di nuovo verso l'arciere.
"Alec" lo saluta con un cenno della testa, un sorriso tirato che non coinvolge minimamente gli occhi.
Alec sente la schiena riempirsi di brividi, i pensieri offuscarsi, è sbagliato, non è quello il modo in cui dovrebbe chiamarlo, non è quello il tono della voce che dovrebbe usare, Alec pare quasi non riconoscerlo. Il ragazzo scuote la testa e "Alexander" sussurra più a se stesso che allo stregone che, naturalmente, lo sente e "Goditi la festa" gli dice eccessivamente formale decidendo di ignorare il tonfo del suo cuore nel riconoscere alcuni piccoli dettagli nel viso dello shadowhunter.
Non ha tagliato i capelli dall'ultima volta che si sono visti e il suo labbro inferiore si storce ancora verso destra quando è nervoso, è leggermente screpolato, come lo era i primi tempi della loro relazione.
I suoi occhi sono ancora il più grande e bel libro aperto che Magnus abbia mai visto.
Ma lui non dovrebbe avere questi pensieri, lui non dovrebbe neanche parlarci.
Nell'esatto momento in cui fa per andarsene sente la mano di Alec afferrargli delicatamente il braccio e fermarlo.
Quando si volta il ragazzo ha la confusione e il panico nel viso e,  prima che Magnus possa anche solo avere almeno un pensiero razionale, Alec prende fiato e "Mi manca la tua voce" gli dice "Mi manca la tua voce dedicata a me,  mi manca il modo in cui mi parlavi, come fossi l'unico di certi toni, di certe parole" dice senza riconoscersi,  senza neanche sapere da dove ha tirato fuori quelle parole.  E se lui è sorpreso, Magnus lo è ancora di più,  la sua espressione è contrariata, confusa, é arrabbiato ma piú con se stesso che con Alec.
Perché non sembra siano passati mesi per Magnus, forse solo qualche minuto.
"Tu mi hai lasciato" lo accusa "Mi hai detto di non avere posto per me nel tuo futuro, adesso cosa vuoi?".
"Tu non mi hai inseguito" gli dice Alec "Hai lasciato che me ne andassi" continua sapendo bene di sfidare lo stregone, i suoi occhi da gatto infatti sembrano prendere fuoco per qualche secondo prima che "E quindi sarebbe colpa mia?" domandi "Mi sei sembrato abbastanza chiaro quella notte" lo accusa guardandolo negli occhi.
Alec deglutisce, a vuoto, prima di "Ho capito tante cose a Idris" dirgli "Ho capito di non essere l'unico ad aver paura del nostro futuro, ho capito che la maggior parte degli incubi che facevi di notte riguardavano me, ho capito di essere in grado di ferirti e che per questo ti spavento, ma, per l'Angelo" prende fiato "Magnus, tu non hai idea della paura che avevo io di te" dice quasi vomitando quelle parole.
"Avevi?" Domanda lo stregone, confuso.
"Ad Idris ho anche capito che non me ne importa niente del futuro se ció che ho con te,  qui ed ora mi fa sentire in questo modo. Non mi fai piú paura, Magnus, perché ho capito che non ho scelta, non potró mai amare nessuno come amo te" gli dice stupendosi anche di se stesso per essere riuscito a concludere quel discorso senza perdersi in inutili giri di parole, il vino deve avere sicuramente aiutato.
Magnus lo guarda incredulo, fermo.
"Sei impossibile" gli dice allargando le braccia e scuotendo la testa,  gli occhi non hanno piú del fuoco al loro interno.
"Quella notte non mi hai fermato solo perché anche tu hai paura, di me, del futuro, di te soprattutto e io ho sbagliato a lasciarti andare una volta, non commetteró di nuovo lo stesso errore" conclude.
Magnus si prende qualche secondo per guardarlo prima di "Odio gli shadowhunters" mentire in faccia al ragazzo  che strabuzza gli occhi e prova a replicare, Magnus riesce già a sentirlo inciampare nelle sue parole e per questo decide di fermarlo nella maniera piú efficare che gli viene in mente.
Afferra Alec per la giacca, stringe una mano dietro la sua nuca e lo bacia.
Si rendono conto - e si ricordano soprattutto - di essere in mezzo alla gente solo quando sentono dei fischi e degli schiamazzi,  la voce chiarissima di Jace che "Modestamente, sono un genio!" e loro due non possono vederlo ma Clary lo ha azzittito piantandogli una mano in faccia in maniera giocosa.
Continuano a baciarsi, persi in un mondo che hanno finalmente ritrovato, un mondo che entrambi credevano perso e soprattutto non riuscivano a ricordare cosí bello.
Forse perché, in realtà, prima cosí bello non lo era davvero, forse quei pochi mesi di lontananza non avevano fatto altro che confermare loro di appartenere l'uno all'altro senza via d'uscita, in ogni giorno, in ogni attimo.
Magnus si allontana solo per riprendere fiato e "Non ti azzardare mai piú a fare una cosa del genere, Alexander" gli dice serio ma tutto ció che Alec trova, effettivamente, in quegli occhi, é dolcezza "Non lo fare e ti giuro che smetteró di avere paura" gli dice prima di baciarlo di nuovo.
Alec sorride nel bacio e stringe i fianchi dello stregone a se, perdendosi per quel corpo che é mancato tanto.
Si distacca e "Per la cronaca" dice sorridendo ancora come un idiota "Avresti potuto trovare qualcuno di piú carino per sostituirmi" commenta Alec.
Magnus lo guarda confuso e "Come scusa?" gli domanda incerto.
É chiaro.
Alec scuote la testa, ride e si gira giusto in tempo per vedere Jace e Simon guardare nella sua direzione mentre si battono il pugno.
Alec torna a guardare Magnus, solo per qualche secondo, si perde nei suoi occhi felini ed ha l'ennesima conferma che ció che per lui conterà piú di tutto sarà il presente che vivrà al fianco dell'uomo che ha imparato ad amare, finalmente nel modo giusto.

 




 
  
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