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Autore: _joy    04/05/2016    8 recensioni
Sono passati quasi tre anni da quando Hermione e Caspian hanno salutato il Mondo Magico: dopo aver sconfitto Lilliandil e Ramandu, la coppia di sovrani ha riportato la pace a Narnia e il regno prospera sotto la loro guida.
E Narnia ama alla follia la piccola Rosalind, quasi quanto i suoi adoranti genitori.
Nulla sembra poter turbare questa pace, ma presto nere nubi si addenseranno nel cielo di Narnia, minacciando proprio la sua Erede...
[Seguito di: LE CRONACHE DI NARNIA E DI HOGWARTS]
[CASPIAN/HERMIONE]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aslan, Caspian
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Dopo la grande paura, la regina di Narnia si costrinse a un forzato e sgradito riposo, cercando al contempo di essere presente nelle giornate della figlia e di placare l’apprensivo marito.
 
Persino i suoi amati libri quasi non riuscivano a distrarla: Hermione non era abituata all’inattività e la situazione le pesava molto.
Eppure ne andava della vita di suo figlio e questo faceva sì che non esistessero discussioni sull’argomento.
I suoi sforzi furono premiati: il riposo diminuì i fastidi legati alla gravidanza e le perdite di sangue che avevano terrorizzato i sovrani non si ripresentarono.
All’avvicinarsi dei tre mesi di gestazione i sintomi più pesanti iniziarono ad affievolirsi e Hermione poté alzarsi sempre più frequentemente.
Quando alla fine il medico di corte le permise di lasciare le stanze reali giurò che, se fosse dipeso da lei, non ci sarebbe più tornata.
«Stai scherzando, spero!» commentò Caspian mentre scendevano insieme lo scalone principale, abbracciati.
La mano del re carezzò delicatamente la schiena della moglie.
«Nemmeno per sogno!» esclamò lei, battagliera.
«Peccato» ridacchiò lui «Avevo una mezza idea di proporti una festa privata, ora che stai meglio… Pensavo che potremmo lasciare Rosalind con Dora e Cornelius, mentre io e te…»
Non terminò la frase e la moglie si fermò di botto.
«Ma allora torniamo subito in camera nostra!» esclamò a voce alta, facendo scoppiare a ridere il marito e un’incauta guardia che la aveva sentita e che quasi si strozzò di fronte all’occhiataccia del suo superiore in grado.
 
 
Narnia accolse con gioia il ritorno della sua regina.
I Lord la festeggiarono durante il Consiglio e l’apparizione dei sovrani al balcone del palazzo fu salutata da grida di gioia del popolo.
Hermione era pallida, ma radiosa.
Ogni giorno sentiva che le sue forze crescevano.
All’inizio del quarto mese di gestazione, con il ventre appena arrotondato, si sentiva meravigliosamente bene: era piena di energie e vitalità.
Persino inseguire Rosalind – cosa che preoccupava non poco Caspian – non era più un problema e talvolta i servitori osservavano con occhi benevoli la principessa che sgambettava in giro e sua madre che la inseguiva sollevando le gonne fino alle ginocchia per non inciampare.
Rosalind, grazie alle cure della madre e alla ritrovata serenità del padre, sembrò dimenticare i malumori che nell’ultimo periodo l’avevano resa capricciosa e scostante.
Tutti, a palazzo, associarono la tranquillità alla passata paura della bambina per non aver accanto la mamma e continuarono a tollerare con gioia il carattere vulcanico della principessa.
 
*
 
E poi accadde.
Senza preavviso, senza nulla che la annunciasse, un’ombra oscura si distese sul castello, monito di come la vita sa essere imprevedibile.
 
Una mattina, prima dell’alba, Hermione fu svegliata da un bussare insistente alla porta.
Assonnata, gettò un’occhiata a Caspian che dormiva beato, quindi si alzò gettandosi uno scialle sulla veste da notte.
Aprì la porta e trovò una delle cameriere che si torceva le mani, nervosa.
«Che succede?» domandò subito, preoccupata.
«Maestà…» balbettò la ragazza «Maestà… mi dispiace…»
«Che succede?» chiese ancora Hermione, alzando la voce «Rosalind? Sta male?»
Fece per uscire ma la cameriera la trattenne.
«No, no, Maestà! La principessa sta bene!» disse.
Poi, facendosi coraggio, aggiunse:
«Solo che… che è morto, Maestà»
Poi, di fronte all’occhiata angosciata della regina, spiegò meglio:
«Il dottor Cornelius è morto»
 
 
Caspian era scioccato.
Il suo precettore, che era stato mentore e guida, non c’era più.
Se ne era andato serenamente, nel sonno, lasciando sulla scrivania un’incompiuta lettera per un amico studioso che voleva ultimare il giorno successivo.
Ma non ci fu una nuova alba per Cornelius.
Il dotto uomo lasciò la vita in punta di piedi, senza disturbare.
Hermione, addoloratissima per la perdita dell’anziano maestro, si diceva che lui ne sarebbe stato felice.
Non voleva essere un peso per gli altri e vedere le sue capacità di movimento limitarsi sempre più lo umiliava.
Invece se ne era andato senza soffrire, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, senza pesare sui suoi cari e senza lasciarli nell’angoscia di vederlo intrappolato in un corpo che non lo accompagnava più.
La regina sapeva che questo era un dono di Aslan… ma era comunque molto triste.
Eppure, non poté abbandonarsi alla disperazione, in quanto fu spaventata dalla reazione del marito.
 
Il re, saputa la notizia, si era chiuso nel suo studio e non ne era uscito né per mangiare, né per attendere ai suoi doveri e neppure dietro le insistenze di Hermione.
La regina aveva rispettato il più possibile il desiderio del re di restare solo con il suo dolore, ma, dopo aver messo a letto un’inconsolabile Rosalind che le era rimasta testardamente attaccata tutto il giorno, scese nello studio per cercare suo marito.
Trovò la stanza immersa nel buio, tanto che si chiese se Caspian non fosse uscito.
Poi, quando gli occhi si abituarono all’oscurità, riuscì a localizzarlo.
Il re sedeva immobile nella sua poltrona, con il capo abbandonato contro lo schienale di velluto.
Hermione mosse un paio di passi nella stanza, rabbrividendo.
Le grandi finestre erano rimaste aperte: evidentemente il re non si era alzato per accostarle.
L’aria della notte era pungente e la regina si mosse come un’ombra, facendo attenzione a non inciampare.
Lo studio le era molto familiare per via delle ore felici che vi aveva trascorso con Caspian, quindi si diresse senza esitazione verso le finestre, poi alla scrivania per cercare la pietra focaia.
Caspian non diede segno di accorgersi dei movimenti di lei, che pian piano riuscì ad accendere una candela.
Con quella in mano attraversò la stanza, accendendo tutte le altre candele, quindi rivolse la sua attenzione al camino.
La legna era predisposta e la regina attese con pazienza finché non riuscì ad accendere un ceppo.
Quindi tese brevemente le mani alle fiamme, poi si alzò e si diresse verso la scrivania.
 
Caspian teneva gli occhi chiusi e aveva la fronte aggrottata, come se provasse dolore.
Hermione ripose la candela, quindi intrecciò le dita con quelle del marito e prese a massaggiarle.
«Hai le mani fredde, amore» mormorò «Lascia che te le scaldi io»
Il re non rispose, ma Hermione massaggiò e scaldò le sue dita, quindi baciò le nocche una ad una.
Si protese poi per prendere l’altra mano e bisbigliò:
«Sai, a volte mi manca la mia bacchetta… Con quella avrei acceso il fuoco in un attimo e tu non staresti congelando. È una grossa tentazione, lo ammetto… Risolveremmo un sacco di piccoli problemi, se io usassi la magia»
Di fronte all’immobilità del marito represse un sospiro e continuò a massaggiargli il dorso delle mani.
Quando finì trattene l’elegante mano del re tra le sue e disse a bassa voce:
«Caspian, parlami. Non posso sopportare di vederti così»
 
Lui aprì gli occhi a fatica.
Si fissarono a lungo, in silenzio, quindi Hermione aprì le braccia e lui si lasciò stringere a lungo.
 
*
 
Il giorno dopo, per la prima volta, il cameriere personale del re si vide sollevare dalle mansioni quotidiane da una regina con gli occhi cerchiati, che lo congedò con poche parole.
«Oggi penso io ad aiutare Sua Maestà» disse brevemente «Vai pure, grazie»
L’uomo rimase sconcertato, ma la regina fu irremovibile.
Decise di non svegliare il marito, perché la notte prima aveva faticato molto per convincerlo ad andare a dormire.
Inoltre, il sovrano si era rigirato nel letto, mormorando frasi sconnesse, per gran parte della notte.
Hermione chiese che accompagnassero Rosalind nelle camere regali e accolse la figlia nel salottino.
Fortunatamente, la bambina era ben sveglia e non espresse desiderio di giocare nel lettone dei genitori; chiese però dove fosse il padre.
«Tesoro, papà è molto triste» le disse Hermione, accarezzandole i capelli «Lo sai che il dottor Cornelius non è più con noi, te l’ho spiegato ieri...»
La bimba annuì, seria.
«Anche io sono triste, mamma» rispose «Dora dice che non posso più andare nella sua stanza a parlare con lui»
«Purtroppo no, piccola. A tutti noi dispiace tanto… Ma sai che legame speciale aveva con papà»
«Sì… ma papà non può farci niente, giusto?» obiettò Rosalind.
Hermione sospirò.
«Purtroppo no, piccola»
«Ma papà può fare un sacco di cose!» tentò lei «È grande e forte e Aslan gli vuole bene!»
«Certo, tesoro, Aslan vuole tanto bene a papà e a noi, ma questo non significa che possa esaudire ogni nostro desiderio»
«E perché? Se papà è triste…»
«Oh, tesoro, amare qualcuno non significa fargli dei regali. Significa stargli vicino. La vita non è sempre facile e non tutti i giorni sono uguali… Ma per questo è così bella. Se la vita non finisse, non sarebbe così preziosa. E Aslan lo sa bene. Ricordi quanto ti ho raccontato che si sacrificò per salvare Edmund il Giusto?»
Roz annuì, circospetta.
Quella storia le faceva un po’ paura, a dir la verità.
Immaginava il bellissimo leone che da solo andava a cercare la Strega Bianca e le veniva sempre da piangere.
«Perché Aslan non viene da papà?» chiese ora «Così lo conosco anche io!»
Hermione sorrise.
«Lo hai già conosciuto, Roz. Solo che eri piccolissima e non lo ricordi… Ma lui veglia sempre su di te»
Rosalind arricciò il nasino.
«Tu sei sempre con me» argomentò «Io però Aslan non lo vedo»
La regina la abbracciò.
«Verissimo, ma ecco un’altra delle bellezze dell’amore: chi ti ama non deve per forza esserti accanto per volerti bene»
 
*
 
Dopo due giorni, Hermione decise che ne aveva abbastanza.
 
Pur capendo il dolore di Caspian, non sopportava di vederlo così spento e apatico.
Il giorno prima il re si era presentato in Consiglio, ma non aveva aperto bocca per tre ore consecutive.
I Lord, rammaricati, si scambiavano osservazioni banali cercando di capire come procedere con la seduta.
Così, quella mattina, Hermione si alzò, si vestì e andò a occuparsi della figlia, per poi portarla con sé negli appartamenti reali.
Appena vide il padre, che era seduto su un divano e fissava il caminetto spento, Rosalind gli corse incontro e gli si arrampicò sulle gambe.
Caspian la rimise dritta e i due si guardarono in silenzio.
«Papà» disse poi lei, seria «Non devi essere triste, perché poi anche la mamma è triste. E anche io!»
Il re fece un sorriso stanco.
«Hai ragione, tesoro. Ma, sai… A volte la vita è difficile per gli adulti…»
«Ma tu sei il re» fece lei «Tu puoi fare tutto!»
Caspian le accarezzò i capelli, mentre Hermione si sedeva al suo fianco.
«Magari» bisbigliò «Mi piacerebbe poter fare tutto, ma…»
«Non credo ti piacerebbe, sai?» intervenne sua moglie «Non siamo fatti per avere un potere del genere. Hai già la responsabilità della tua gente, del tuo regno. Vorresti avere il potere di decidere della vita?»
Caspian la circondò con il braccio e affondò il viso tra i capelli voluminosi di lei.
«Saggia come sempre» mormorò «Per fortuna ho te, amore mio»
Rosalind richiamò subito la sua attenzione, tirandogli un lembo della camicia.
«Papà, ho pensato una cosa» fece, seria «Secondo me il dottor Cornelius si dispiace se ti vede triste. La mamma dice che dal cielo lui ci vede… e non vuole vedere che stai male, secondo me»
Il re si trovò a battere le palpebre a una certa velocità di fronte all’argomentazione della figlia, quindi la abbracciò stretta.
«Tutta la madre» disse poi, facendo ridere Hermione.
«Ma… Cornelius è in cielo insieme ai nonni?» chiese dopo un po’ Rosalind.
Il re annuì.
«E con gli amici della mamma? Quelli che hanno combattuto insieme a lei? O ci sono due cieli diversi?»
Hermione baciò la guancia della figlia, che sembrava pensierosa.
«No, tesoro» rispose «C’è un solo cielo. Proprio come c’è un solo Aslan»
 
*
 
Quello stesso giorno Caspian tornò a svolgere i suoi compiti a pieno ritmo.
Malgrado il dolore, sapeva di non potersi abbandonare a cupi pensieri o alla solitudine.
Hermione non glielo avrebbe permesso. A ragione.
La vita di un re non è mai la sua.
Cornelius glielo aveva ripetuto così tante volte…
E il sovrano scoprì, con il passare delle settimane, che l’attività e la vita di tutti i giorni lenivano la pena.
Non la cancellavano, come non riempivano il vuoto lasciato dalla presenza dell’anziano maestro, ma la rendevano sopportabile.
 
Hermione gli rimase sempre accanto, fedele, forte e discreta.
Rosalind prese invece l’abitudine di salire le scale della torre di Cornelius e di nascondersi nelle sue stanze.
Volle che il re le mostrasse il passaggio segreto da cui il maestro lo aveva fatto scappare da Miraz, anni prima, e portò nella sua stanza alcune mappe celesti, che vennero incorniciate e appese alle pareti.
Ma soprattutto per lei, che era così piccola, il passere del tempo fece sbiadire il ricordo: il mondo di Rosalind era colorato e vivace, pieno dell’amore dei genitori.
La morte e l’abbandono erano sentimenti estranei, impossibili da capire.
Eppure c’era una frase bellissima che Rosalind a volte si ripeteva e che trovava bella, talmente bella che l’aveva ripetuta anche al papà, facendolo sorridere.
La stessa frase era stata incisa sulla tomba di Cornelius e Rosalind, quel giorno, si era sentita molto importante e saggia ad averla pensata.
 
Era una frase di un mago potente e anziano, che la mamma aveva conosciuto nel suo magico mondo.
Si chiamava Albus Silente e una volta aveva detto:
In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.

*

Carissimi, malgrado il tetro umore del capitolo (dipendente dall'umore da sovraccarico di lavoro) io sono felice, felicissima di essere qui, ad aggiornare finalmente questa storia!
Quanto mi sono mancati Hermione e Caspian! E anche voi, ogni giorno!
Grazie se avrete ancora pazienza con la vostra Joy, ritardataria ma affezionata!
Buona lettura!
J

   
 
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