Sono trascorsi quasi due anni, eppure l'aria ancora si ricorda del suo odore.
Elena non può fare a meno di pensarlo, non può fare a meno di pensare.
Spegnerebbe il cervello come fosse una candela, serrerebbe le palpebre come fossero saracinesche, metterebbe a tacere tutte le voci che abitano la sua testa, tutti i mormorii che le si sono incastrati nel cranio.
Andate a dormire, gli dice. Ma le voci non l'ascoltano, come bambini disobbedienti.

Elena conserva ciocche di capelli nerissimi: le usa come segnalibri. Non piega le sue pagine ferite, perché teme possano farsi del male. E se i libri si fanno male, smetteranno di volerle bene. Dove andrebbe a dormire Elena se non la ospitassero più, nelle notti senza sonno?

C'era un tempo in cui dormiva a casa di Nina, in un minuscolo letto assieme a lei, i capelli nerissimi sul cuscino, sulle sue guance, nella sua testa, e ora soltanto nei suoi libri, che come l'aria ancora si ricordano di lei.
 

C'erano poi altri tempi in cui Nina non dormiva, e Elena rimaneva sveglia tutta la notte a cantare per lei.
Ma ormai Nina ha smesso di dormire, ed Elena di cantare perché la sua voce è dispersa: Nina non l'ha portata con sé perché non entrava nel bagagliaio.
Ma se si concentrano entrambe, in qualunque libro si trovino, riescono ad udirne un pallido, scarno mormorio.

Angolo autrice
D'accordo, ci ho ripreso gusto col genere nonsense; probabilmente continuerò ad intasare questa categoria per non so quanto ancora. Immagino che smetterò quando riuscirò a dare un senso effettivo a quello che mi passa per la testa, ma fino ad allora mi accontenterò di queste minuscole flashfic.
Spero vivamente che vi sia piaciuta.
Alla prossima, B x.