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Autore: _Giulyetta_    04/05/2016    1 recensioni
Un passo insicuro e tremolante.
Un altro. Un altro ancora.
Ogni passo lo portava sempre più vicino all'inferno. Al suo inferno.
Il timore di quello che sarebbe sicuramente accaduto anche quel giorno lo faceva stentare a continuare.
Il pensiero di scappare, di nascondersi lo assaliva anche quella mattina, eppure non riusciva. Qualcosa lo teneva attaccato a quel percorso che assomigliava sempre di più al patibolo.
L'ansia cresceva, la paura lo faceva soffocare.
"Un anno, ancora un anno e poi basta" era tutto quello che riusciva a pensare. Un anno e poi tutto sarebbe finito... Oppure no.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Un passo insicuro e tremolante. 
Un altro. Un altro ancora. 
Ogni passo lo portava sempre più vicino all'inferno. Al suo inferno. 
Il timore di quello che sarebbe sicuramente accaduto anche quel giorno lo faceva stentare a continuare.
Il pensiero di scappare, di nascondersi lo assaliva anche quella mattina, eppure non riusciva. Qualcosa lo teneva attaccato a quel percorso che assomigliava sempre di più al patibolo.
L'ansia cresceva, la paura lo faceva soffocare. 
"Un anno, ancora un anno e poi basta" era tutto quello che riusciva a pensare. Un anno e poi tutto sarebbe finito... Oppure no.


Il cancello della scuola. Eccolo. 
Loro erano lì anche quella mattina, sicuramente lo stavano aspettando. Erano in quattro, probabilmente Matt era assente anche quel giorno.
Sguardo basso e passo leggero: ecco cosa serviva, eppure non bastava mai. La voglia di essere invisibile era tanta, ma quella era la realtà, non un videogioco.
Trattenne il respiro e oltrepassò il cancello. Non l'avevano notato, stentava a crederci. Continuava a camminare e a trattenere il fiato. Gli stava mancando l'aria ma non importava, la paura era più forte.
-Tsk, quel marmocchio oggi non si fa vedere!- una voce aspra e acida. Era quella di Andrew. Parlava di lui. Continuò a camminare.
-... O forse è già passato e non l'abbiamo visto?- 
"Merda!" Pensò. Istintivamente il passo si fece un po' più veloce, il battito cardiaco accelerò. Ricominciò a respirare pesantemente. Iniziò a sudare freddo, lui odiava sudare freddo. Le mani in tasca iniziarono a stringere qualcosa di inesistente.
Il suo unico desiderio era quello di passare inosservato... Sì, inosservato... Che bella parola.
-Bah, sapete? Chissenefrega! Stamattina non sono dell'umore giusto, non voglio andare a cercarlo. Andiamo da quell'altro!-
Dopo aver sentito quelle parole poté tirare un respiro di sollievo. Per quella mattina lo avrebbero risparmiato. Tuttavia gli si formò un groppo in gola per Gim. 
Gim era l'altro "sfigato" che veniva preso di mira. Il fatto di avere dei grandi occhiali e di essere un ragazzo maldestro era, per loro, un valido motivo per prendersela con qualcuno. 
Eppure Nicky non portava nessun paio di occhiali. E allora perché se la prendevano con lui? Solo perché era diverso? Solo perché gli piaceva mettere un po' di mascara e una linea di matita? Solo perché gli piaceva vestire di nero e avere una ciocca di capelli davanti agli occhi?
Ma che ragionamenti erano questi? Nicky non riusciva a capire, forse era troppo stupido, come continuavano a ripetergli quei cinque idioti. 
-Nicholas Harvey?-
-Presente- rispose all'insegnate con un filo di voce mentre entrava in classe.
Andò a sedersi nel solito posto vicino alla finestra che, puntualmente, trovava libero. Ormai era detestato da tutta la scuola. Nessuno osava sedersi al suo banco, neanche fosse infestato da una qualche specie di germe altamente infettivo e letale.
Il fatto di avere il "posto privato" era l'unico aspetto positivo che riusciva a trovare nella sua vita. 
Si preparò ad un'altra noiosissima lezione che non avrebbe ascoltato come suo solito. Preferiva disegnare sul suo quaderno, piuttosto che seguire. 
Andava in terza media ma non si preoccupava affatto degli esami, al contrario dei suoi compagni che erano agitatissimi.
Lui si fidava delle sue capacità: contava di uscire da quell'inferno con almeno un otto, e poi sarebbe andato al liceo dimenticandosi di quei tre anni infernali e cambiando vita. 

Finite le lezioni ripose nello zaino quaderni e astuccio. Fu l'ultimo ad uscire dall'aula.
"Ma tu guarda che novità!" Pensò sarcastico. 
Attraversò il corridoio silenzioso senza essere disturbato. Questo era strano. No, sicuramente Andrew e gli altri lo stavano cercando. Quella mattina lo avevano risparmiato, molto probabilmente adesso gli avrebbero dato una doppia razione di quello che gli spettava. 
Si strinse nelle spalle e continuò a camminare con la testa china, il cappuccio della felpa sulla testa, i capelli davanti agli occhi.
-Ehy, ehy... Parli del diavolo...- Sentì una voce alle sue spalle. Si fermò. Rabbrividì. E adesso che avrebbe fatto?
-Che ne dici se andiamo a fare una bella passeggiata dietro la scuola?- sentì qualcuno mettergli un braccio intorno alle spalle. Non poteva rifiutare, se lo avesse fatto sicuramente lo avrebbero portato là con la forza e poi... No, molto probabilmente non ci sarebbe un "e poi", ci sarebbe solo una parola: Fine. 
Si lasciò trascinare in quel luogo. Quello era uno dei posti più tetri che avesse mai visto. In realtà non era un posto molto grande. Tra la parete della scuola e il muro alto tre metri che circondava l'edificio scolastico c'erano circa due metri di distanza. Due metri pieni di polvere e rifiuti. Foglie secche ovunque, cicche di sigarette che potevano essere lì da anni, lattine vuote e pezzi di plastica. Era talmente sporco che sarebbe stato impossibile viverci anche per un topo di fogna. 
I muri erano di color bianco sporco ed erano imbrattati da scritte assurde e prive di senso. 
Un posto veramente inospitale. 
-Si può sapere dove sei stato questa mattina?- lo mise con le spalle al muro -non hai idea di quanto ci hai fatto preoccupare- continuò con un finto broncio e continuando a premere sulle spalle di Nicky. 
Il ragazzo che stava parlando era Andrew, il capo della gang, colui che aveva rovinato quei tre anni alle scuole medie. 
Aveva un fisico scolpito ed era leggermente abbronzato, il classico surfista sono-figo-bello-biondo-e-libero in miniatura: aveva comunque 14 anni. 
Strinse ancora di più le spalle della sua vittima e ghignò quando lo vide fare una smorfia di dolore. 
Dietro di lui c'erano Tom, Patrick e Phill che ridevano. 
Il primo era un seguace di Andrew solo perché lo temeva. Non l'avrebbe mai ammesso, ma era disposto a tutto pur di non farlo arrabbiare con lui. 
Il secondo invece era un "armadio a due ante", il classico tutto muscoli e niente cervello, per questo era stato bocciato un anno. Poi aveva scoperto la Magica Arte Dei Bigliettini. Era ignorante, ma se si trattava di barare in una verifica, allora diventava più astuto di una volpe. 
Phill, tra i tre, era il più odioso. Se decideva di dare fastidio ad una persona, continuava ad assillarla finché quella non collassava. "Il mio passatempo preferito" diceva. Evidentemente aveva un concetto di divertimento molto diverso da quello dei "ragazzi normali". 
Andrew mollò la presa, si mise le mani sui fianchi e si girò verso i tre.
-Che ne dite, dovremmo fargliela pagare?- il suo tono era altezzoso. I tre ragazzi gli risposero con delle risate leggermente soffocate. 
-Bene...- continuò il capo girandosi verso il povero ragazzo -...dobbiamo mostrarti cosa accade a quelli che tentano di scappare-
La prima cosa che Nicky avvertì fu un dolore lancinante all'altezza dello stomaco. Si accasciò a terra. 
La ginocchiata che Andrew gli aveva rifilato era più forte del solito, doveva essere davvero arrabbiato. 
-Cosa? Ti pieghi subito? Ho appena iniziato, così non è divertente!- lo sollevò di peso e lo colpì ancora allo stomaco. Nicky tossì. Sì, i colpi erano più forti. Il dolore si moltiplicava sempre di più. La voglia di piangere dal dolore aumentava, ma per nulla al mondo avrebbe pianto davanti a loro.
Andrew lo lasciò cadere a terra a peso morto. Iniziò a tiragli calci, non importava dove, dovevano solo andare a segno. 
Dopo qualche colpo ben assestato e l'ennesimo lamento del povero ragazzo, Andrew si fermò, aveva il fiatone. 
-Spero che tu abbia imparato la lezione, loser!- disse l'ultima parola con tutta la cattiveria che aveva in corpo. Andrew era così: crudele e perfido fino al midollo.
-Grande boss, sei il migliore!- lo lodarono i tre. 
Dopo essersi dati un cinque se ne andarono. 
Nicky riuscì, a fatica, a sedersi contro la parete sporca. Fece qualche respiro profondo, ma sentiva dolore anche ai polmoni. 
Ecco, iniziò a piangere, iniziò a sfogarsi. Il dolore era tanto, insopportabile. Strinse i denti cercando di sopprimerlo almeno un po', ma fu un tentativo vano. 
Tossì ancora un po' di volte. Si passò una mano sulla bocca: era sporca di sangue. Se la portò al cuore e pianse più forte. Rivolse lo sguardo al cielo mentre iniziava a piovere ed urlò. Urlò tutto il suo dolore. Sopportava quella situazione da troppo tempo.

Da quell'episodio sono passati due anni e, anche se l'ambiente è cambiato, la situazione è ancora la stessa.

   
 
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