Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Tomi Dark angel    05/05/2016    0 recensioni
SPOILER CIVIL WAR:
Cosa è realmente accaduto nel breve periodo in cui Visione ha "recluso" Wanda in casa sua?
VisionexWanda
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Visione, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da quando è nato, pochi anni addietro, Visione ha sempre saputo come comportarsi al cospetto degli esseri umani: gentilezza, educazione, rispetto quando occorre. È uno schema dettagliato, preciso, designato da equazioni e calcoli minuziosamente studiati. La vita è un tema d’algebra, una variabile mutevole ma a volte facile da calcolare. Per quanto Visione rispetti la vita, il suo lato cybernetico non può impedirsi di studiarne matematicamente gli aspetti, decretandone le sfaccettature con ferma freddezza.
Poi però qualcosa è cambiato, e la vita si è presa la sua rivincita attraverso un volto gentile di ragazza, i cui occhi chiari giacciono vivi di sfaccettature ed emozioni indecifrabili, spalancati su un mondo violento che mai iridi tanto innocenti dovrebbero guardare.
La ragazza non è facile da decifrare. Al contrario degli altri, è lontana da qualsiasi possibile equazione, variabile o calcolo approssimativo. È qualcosa di diverso, di mutevole come il clima primaverile, imprevedibile come il più violento dei temporali. Visione ha provato più volte a scansionarla, a parlarle, ma ogni volta che la guarda, che osserva da lontano come lei muova gli occhi sempre bassi, le mani sottili e nervose, le gambe lunghe e affusolate, qualcosa cambia e il cyborg non riesce più a ragionare lucidamente. C’è un guasto nei suoi meccanismi? La Gemma della Mente sta reagendo nel modo sbagliato? Se Scarlett Witch lo stesse stregando, se ne accorgerebbe. Cosa c’è di sbagliato, allora? Perché i suoi calcoli funzionano con tutti, a cominciare dallo stesso, imprevedibile Tony Stark, ma non con lei?
Da quando si è accorto che la sola presenza della ragazza quasi lo instupidiva, Visione ha cercato di prendere educatamente le distanze. Parla con lei formalmente, non restano mai da soli, la osserva da lontano come il più sporco dei ladri, quando lei non se ne accorge. Perché lo fa? Non ne ha idea e, per quanto provi a calcolarne il motivo, ogni possibile equazione risulta impossibile.
Adesso però, qualcosa cambia di nuovo e Visione è costretto a restare da solo con lei. La blocca in casa, le impedisce di uscire come un barbaro carceriere. Tony gli ha chiesto di farlo per preservare le vite altrui, ma stranamente, per quanto illogico appaia, Visione ha paura di quello che potrebbe succederle fuori. Non ha mai parlato molto con Wanda, ma una cosa è certa: non ha mai desiderato che lei lo odiasse. Ora invece è lei a evitarlo, chiusa a chiave nella sua stanza dopo avergli scoccato uno sguardo di pura inquietudine. Non è arrabbiata con lui, semplicemente lo disprezza perché in quel momento, Visione rispecchia il suo ultimo errore, lo stesso che è costato la vita a tanta gente.
Wanda è chiusa in quella stanza da due giorni. Visione avverte il suo battito cardiaco, dapprima lento e regolare, poi sempre più accelerato, infine di nuovo lento. Il respiro non è mai cadenzato, sbalza più volte come se Wanda trattenesse a stento le lacrime, e Visione non sa cosa fare perché lui con le equazioni è bravo, ma con l’imprevedibilità di quella ragazza no. Forse portarle qualcosa da mangiare come offerta di pace è una buona idea. Gli esseri umani lo fanno, per quanto Visione ritenga illogico tale gesto.
Velocemente, il cyborg prepara qualcosa da mangiare. L’ultima volta ha cucinato un piatto a base di paprika, e a Wanda è piaciuto. Il tutto prima, che lei scoprisse di essere praticamente prigioniera. Per quei brevi istanti di vicinanza, Visione ha creduto di impazzire: Wanda profuma di vento e fiori, di pace e libertà. È uno spirito indomito, che lentamente si spegne e muore se tenuto sottochiave. Per quanto ancora è giusto isolarla così, come una bestia feroce pronta a staccare la mano a chiunque tenti di toccarla? Quella non è Wanda.
Una volta preparato un vassoio ricolmo di cibo, Visione raggiunge la stanza di Wanda. La porta è socchiusa, ma c’è silenzio all’interno, oltre al profumo di lei che permea insistente ogni angolo, ogni centimetro d’aria. Visione vorrebbe bussare perché l’ultima volta che è entrato senza farlo Wanda si è arrabbiata con lui, ma un movimento leggero lo distrae, cristallizzandolo sul posto.
Visione non è mai stato una creatura illogica. Agisce per puro spirito di giustizia, calcolando probabilità e possibilità, futuro e presente attraverso una mente cybernetica che di emotività non ha nulla. O almeno, così dovrebbe essere.
Quando Visione spinge appena la porta per sbirciare all’interno, una parte del cervello (o dei circuiti) non fa che ripetergli che le sue azioni sono altamente illogiche e stupide: non ha senso comportarsi come un ladro, non ha senso sbirciare così, non ha senso essere tanto inappropriati. Eppure, nonostante tutto, Visione lo fa perché c’è di mezzo Lei, e quando è così tutto cambia, a cominciare dal mondo che lo circonda.
Wanda Maximoff è lì, al centro della stanza, ed è la cosa più bella che Visione abbia mai visto. Oltre le meraviglie della Terra e dell’universo c’è altro, una magia non spiegata insita in alcune creature umane, che nella loro aggraziata semplicità appaiono più splendide del bacio argentato della luna, più irraggiungibili di qualsiasi utopia. Wanda è questo adesso. Una magia reale, incalcolabile, incomprensibile per la mente ma chiara agli occhi.
Nuda, con un accappatoio abbandonato al suolo, laddove ancora umido giace, coprendole soltanto i piedi piccoli e aggraziati.
Un corpo del genere, Visione non l’ha mai visto: è lontano dalla flessuosa possanza di quello di Natasha, lontano dai muscoli delineati di Maria Hill, lontano da qualsiasi possibile paragone. Il corpo di Wanda è quanto di più femminile esista, come una statua scolpita nel marmo e nell’acqua, nell’aria e nella terra. Ha fianchi stretti, spalle piccole, curve morbide, seno alto e pieno di cui Visione riesce solo a intravedere il profilo. La schiena è una serpe sinuosa e affascinante che dolcemente scivola verso il fondoschiena tornito di giovane donna, laddove sbocciano le gambe flessuose come giunchi.
Visione potrebbe restare lì per ore a fissarla, a scoprire in lei nuove meraviglie dettate da quei centimetri di pelle morbida e curve dolci. Più la guarda, più nota altri dettagli, altre magie ipnotiche, altri particolari inspiegabili per la scienza e per la sua stessa mente di cyborg ormai illogico.
Poi però, i suoi occhi osservano meglio e allora vedono ciò che non ci dovrebbe essere: cicatrici lunghe, sottili, intrecciate e caotiche che come demoni maledetti deturpano sgraziati la dolcezza di quella pelle morbida di madreperla. Ferite del genere, Visione non le ha mai viste, e sono la cosa più triste che gli sia mai capitato di osservare. Avere davanti un’opera d’arte deturpata, fatta a pezzi da barbari che nella loro incoscienza hanno stretto al petto la più splendida delle farfalle col solo intento di spezzarle le ali.
Visione si accorge di essere rimasto immobile troppo a lungo solo quando Wanda si volta di scatto, fissandolo in viso con occhi sbarrati e labbra schiuse. Con una torsione del polso, scatena la sua ira spingendo Visione fuori dalla stanza, spedendolo a schiantarsi contro il muro del corridoio. Il vassoio cade a terra, sparpagliando cibo sul pavimento, rompendo il piatto e il bicchiere mentre Visione scrolla il capo per riprendersi e rimproverarsi: cosa stavi facendo?
-Ti ho già detto mille volte di bussare!- esclama lei arrabbiata. Quando apre la porta è in accappatoio, così piccola e fragile nonostante l’espressione gelida che le schiarisce le iridi e stira le labbra in una smorfia. Visione la fissa dal basso, la mente ancora offuscata dall’immagine del suo corpo nudo, sottile, aggraziato più della rugiada.
-Cosa vuoi? Volevi che restassi qui, e l’ho fatto. C’è altro?-
Wanda occhieggia il vassoio, poi torna a fissare Visione, l’espressione ammorbidita, gli occhi di nuovo tristi così come sono sempre stati da quando ha ucciso per sbaglio quelle persone nel Wakanda. Con un gesto aggraziato della mano, richiama a sé il vassoio, raccogliendo ordinatamente il cibo, risollevando il piatto e unendone minuziosamente i pezzi fin quasi a rinsaldarli tra di loro. L’acqua, fuoriuscita dal bicchiere, si innalza e dolcemente si raccoglie nelle mani chiuse a coppa, dalla quale Wanda beve senza vergogna, quasi sorridendo allo sguardo ipnotizzato di Visione.
Non è la magia ad essere inspiegabile, ma lei. Lei, con i suoi gesti illogici. Lei, che prima lo spedisce in volo attraverso il corridoio e poi quasi gli sorride, gratificando ingiustamente i suoi sforzi. Nessun essere umano è tanto imprevedibile, tanto impossibile da decifrare. Visione vorrebbe capirla, ma per quanto si sforzi, al momento non riesce a capire nemmeno se stesso.
È logico sbirciare attraverso l’uscio socchiuso della stanza di una ragazza?
È logico comportarsi in modo tanto avventato, come un animale che ascolta solo i suoi istinti?
È logico sentirsi rincuorati all’occhiata nuovamente gentile che lei gli riserva, perdonando un gesto che in altre circostanze sarebbe stato rimproverato molto più duramente?
-Volevi dirmi qualcosa?-
Visione si rialza lentamente, fissandola. Già, cosa dovrebbe dire?
-Mi scuso per il mio comportamento.- afferma semplicemente, perché è questa la cosa giusta da dire. Si è comportato in modo invadente e illogico, stupido e avventato, e Wanda è solo stata gentile a spingerlo semplicemente fuori dalla stanza mentre si rivestiva.
-Non importa.- risponde lei semplicemente. Entra nella stanza senza chiudere la porta, appoggia il vassoio sul letto e lo fissa. Lungo le spaccature del piatto e del bicchiere vi sono delle venature rosso acceso, segno che Wanda sta ancora usando la magia per tenere insieme i pezzi.
A Visione basta questo per capire: un piatto e un bicchiere spaccati, pezzi a malapena riuniti. È questa la risposta, è questa una delle tante sfaccettature di Wanda Maximoff: lei si limita a tenere insieme i pezzi di se stessa, fingendo di essere integra quando in realtà non lo è. Ma cosa tiene insieme i pezzi? Disperazione, paura, rabbia, senso di colpa? Niente di tutto questo. Cosa allora? Più Visione la guarda, più avverte il serio bisogno di capirla.
-Quelle cicatrici.- dice alla fine, seppur rimproverandosi mentalmente per la sua scortesia. –Dove te le sei procurate?-
Wanda arrossisce e abbassa lo sguardo. –Solitamente le copro con la magia. Non avresti dovuto vederle.-
-Coprire delle ferite nasconde solo una parte di te stessa. Le nostre cicatrici, così come le nostre ferite ancora aperte, sono nient’altro che una mappa dei nostri trascorsi, del nostro passato, di ciò che siamo realmente. Perché ti nascondi?-
Wanda lo fissa come se lo vedesse per la prima volta. –Non voglio spaventare ulteriormente gli altri. Le mie cicatrici sono orribili, così come è orribile ciò che ho fatto e ciò che sono. Me le hanno procurate ai laboratori dell’Hydra, quando mi hanno potenziata. Le aveva anche… anche Pietro.-
Visione inclina il capo, senza capire. –Ti ritieni mostruosa?-
Wanda scrolla le spalle. –Ha importanza?-
-Sì, se non ti dispiace.-
Wanda non risponde, evita di guardarlo. La risposta è chiara, e aleggia tra loro come un’anima fugace, leggiadra e asfissiante al tempo stesso.
No. Visione non lo accetta. È famoso per la sua pazienza, per la sua gentilezza, per la sua ingente dose di sopportazione, ma pensare che Wanda sia una creatura orribile dopo ciò che ha visto spezza ogni sua logica serenità.
-Permetti?- chiede, avvicinandosi. Non l’ha mai fatto sugli altri, e non sa se riuscirà davvero a farlo adesso su Wanda, che lo fissa in viso quasi studiandolo mentre Visione solleva una mano e la appoggia delicata sulla sua fronte fresca, liscia e pallida come quella di una bambola. È un gesto avventato, un gesto che Visione non dovrebbe permettersi se solo desidera continuare a mantenere intatta la sua razionalità. Dovrebbe starle lontano, e normalmente lo farebbe, ma ora, solo per questa volta e soltanto con lei, Visione vuole essere umano. Vuole essere con lei, come lei. Solo ora, solo per un istante. Solo per dimostrarle davvero come la vede lui.
Lentamente, partendo dalla mano calda di Visione ancora appoggiata sulla fronte di Wanda, una scarica di luce piove come cascata sulla pelle di lei, travolgendo l’accappatoio, scivolandole lungo le braccia e le gambe, il busto e il collo. Centinaia di cristalli sfaccettati la toccano, riplasmandola, snudando le sue cicatrici, rimodellandosi su di lei come acqua che lentamente si solidifica in ghiaccio brillante, lucente come polvere di stelle. Ed è allora che l’abito prende forma, morbido e bellissimo come un sogno, irreale più di qualsiasi fugace immaginazione.
Quando Visione scosta la mano, Wanda si scopre ad indossare un vestito aderente, morbido, di un azzurro chiarissimo che quasi sfocia nel bianco. Sembra brillare di tenue luce cristallina, come se ogni sua fibra fosse costruita di polvere di stelle. Ha un bustino stretto, maniche aderenti che si allargano in prossimità dei gomiti in ampie ali di farfalla e una gonna luminosa, leggera come l’aria, con un lungo strascico di sogni, simile a coda di cometa che sfreccia nel cielo. Poi, c’è lo spacco. Sulla schiena, laddove abbondano le cicatrici, segno della sua diversità, delle sue colpe, del suo essere una sopravvissuta.
Stupefatta, Wanda si accarezza il ventre coperto dall’abito. Visione scosta la mano, si ritrae quasi spaventato e la fissa di sottecchi, aspettandosi una qualsiasi imprevedibile reazione. Wanda potrebbe infuriarsi, cacciarlo di nuovo dalla stanza, spedirlo stavolta fuori dalla finestra. Forse ha esagerato, forse non doveva neanche toccarla. La mano gli brucia ancora, ma Visione non ne conosce il motivo.
-Non aver mai paura di mostrare ciò che sei.- sussurra alla fine. –Non temerti mai e non osare crederti mostruosa. Guardati adesso, per piacere. Guardati, e dimmi ciò che vedi.-
Wanda si volta verso lo specchio appeso alla parete accanto. Si osserva, gli occhi sbarrati, le mani ancora sul ventre. Sembra non riconoscersi. –Sono… sembro bellissima.-
-E pensi che sia davvero l’abito a renderti tale?-
-Prima non lo ero.-
-Perciò mi stai dicendo che addosso a un’altra, l’effetto sarebbe lo stesso?-
Wanda esita, non sa cosa rispondere. –Non lo so.-
-Credo di saperlo io. Per una volta, so qualcosa che ti riguarda perché posso dirti ciò che vedo. L’abito può impreziosire un essere vivente, ma non fa miracoli. Sei tu a migliorare la veste che indossi, non il contrario. Senza di te, quel vestito sarebbe un inutile straccio, così come tu saresti nulla se privata delle tue cicatrici, le stesse che rendono la tua storia. Sono le piccole imperfezioni a rendervi le creature meravigliose che siete. La perfezione sa essere affascinante, ma è scarsamente mutevole. Per quanto vi riguarda invece, è un’altra storia.-
Wanda lo fissa, gli occhi socchiusi improvvisamente brillanti di lacrime. Visione pensa allora di aver sbagliato tutto, perché gli umani piangono quando sono tristi, e il suo intento non è mai stato questo. Wanda merita di sorridere, merita il sorriso fino alla fine dei suoi giorni perché quando è felice le si illuminano gli occhi, e brillano più del vestito che indossa, più delle stelle sulle loro teste, più del sole e della luna.
-Io… mi dispiace, non volevo…-
Ma Wanda lo sorprende ancora. Piccola, sorprendente ragazza, imprevedibile più di qualsiasi altra creatura, misteriosa più dell’universo. Con ancora indosso l’abito e un fragile sorriso che come un fiore le sboccia sulle labbra, Wanda lo abbraccia. Lo fa di slancio, con semplicità di bambina, disarmante al punto da lasciare Visione fermo e immobile come una statua. Il piccolo corpo di Wanda è fragile, caldo anche attraverso la sottile stoffa dell’abito, e preme contro il suo con dolcezza genuina, schiudendogli la vista su qualcosa di nuovo e mai esplorato, qualcosa che Visione non ha mai compreso appieno.
Essere abbracciati è una bella sensazione. È caldo, è dolce, è gentile. Visione è abituato a combattere, abituato a prese mortali dove si frantumano ossa e si sfracellano organi. Wanda però lo tocca diversamente, abbracciando senza stringere. Visione non si è mai sentito così bene.
-Grazie.- sussurra lei contro il suo petto, e la sua voce è così sottile, così tremante, che Visione si sorprende a ricambiare l’abbraccio con la sola intenzione di proteggerla ora e per sempre come il più bello dei tesori. Forse è sbagliato e poco logico, ma va bene, è quello che vuole, è ciò di cui ha bisogno.
Dolcemente, Wanda si scosta da lui, gli occhi brillanti come polvere di stelle, il viso rasserenato e non più triste come lo è stato nei giorni trascorsi. L’ombra della morte è sparita, dissipata da un raggio di serenità che la ragazza trova solo lì, tra le braccia di uno strano cyborg con una gemma al centro della fronte.
Sollevandosi sulle punte dei piedi e aggrappandosi alle sue spalle, Wanda stiracchia la schiena, fa scivolare le mani lungo il collo e il mento, su fino alle guance, laddove i palmi si posano leggeri in una carezza mentre le labbra baciano gentili la fronte di Visione, laddove svetta la gemma che lo rende vivo, reale. La gemma che lo rende Visione, così come le cicatrici la rendono Wanda.
 
Angolo dell’autrice:
Lo so, ho scritto la peggiore delle cavolate, ma devo ammettere che le scene tra Visione e Wanda mi sono entrate nel cuore e ho sempre amato questa coppia, anche nel fumetto, perciò abbiate pietà! Un bacione e a presto!
Tomi Dark Angel
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel