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Autore: Shir    05/05/2016    1 recensioni
Fra le tante cose che Dipper Pines aveva progettato per la sua vita non aveva messo in conto l'idea di finire in un istituto psichiatrico. Ma i suoi non sono problemi gravi, solo una perdita di memoria dovuta al trauma di un incidente, o almeno questo pensava finchè strane allucinazioni iniziarono a comparire. Attraverso un viaggio nella sua mente tra situazioni paradossali nel suo Paese delle Meraviglie e ricerche condotte grazie all'aiuto di sua sorella Mabel, una delle poche persone che gli è permesso vedere, Dipper cercherà di scoprire la verità legata all'incidente, fantasia e realtà si scontreranno a discapito della sua sanità. Non gli resta altro che entrare nella tana del Bianconiglio
(accenni di Rick and Morty e Alice Madness Returns)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Cipher, Dipper Pines, Mabel Pines, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lentamente, il tepore del sole, che entrava dalla finestra appena coperta dalle tende di organza trasparente, risvegliò le membra addormentate e piano piano tutti i sensi ripresero possesso del suo corpo.
Dipper aprì debolmente gli occhi, sbattendo varie volte le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente circostante e, con un forte mal di testa che gli martellava l'interno del cranio, si alzò dal letto tirando su prima la schiena per poi scendere. Inizialmente dovette faticare per trovare il giusto equilibrio, ma dopo un po' riuscì a mettere saldamente i piedi a terra ed avere una chiara visuale della stanza attorno a sé; la sua stanza.
Osservò il blu spento della coperta e delle tende per poi spostarsi sulle pareti e il pavimento bianchi andando oltre, fino a vedere la scrivania di plastica blu con tutti i suoi libri e la sedia girevole.
Si non c'era dubbio, era la sua stanza. A quel punto  cercò di fare mente locale per tentare di ricordare cosa era successo prima; istintivamente portò la mano sopra la testa, per poi tirare un sospiro di sollievo nel ritrovare il suo cappello sulla propria testa a coprire quella voglia a forma di Grande Carro che si trovava sulla fronte.
Dipper si era sempre vergognato di quella voglia, la quale gli era valsa anche il soprannome che portava al posto del nome, ma per fortuna c'era sempre Mabel che-
Mabel, stava giocando con lei prima, ma ora dov'era? Cercò freneticamente attorno a sé, per poi notare un foglietto bianco sulla scrivania, si avvicinò e lo prese in mano, esami andò lo accuratamente, i brillantini indicavano certamente che era di sua sorella, quindi ne lesse il contenuto.
 
DipDopStai meglio ora? Sei svenuto e ho chiamato zio Ford, mi ha detto di lasciarti riposare e sono tornata a casa da zio Stan, ci vediamo domani!
 
Dipper tirò un sospiro di sollievo, per fortuna Mabel stava bene e il suo era stato solo un mancamento, ma lo collegò alla strana esperienza che aveva vissuto pochi attimi prima. Non aveva mai sentito di allucinazioni dove si era coscienti di essere in un allucinazione, ma era sicuro che quell'essere avrebbe perseguitato i suoi sogni per un bel po'.
Ma a quel punto si rese conto che gli si era posta davanti una scelta che avrebbe avuto grandi conseguenze nella sua vita. Se era vero che come aveva detto lo Stregatto quello era un modo per recuperare i suoi ricordi doveva andare fino in fondo e scoprire la verità dietro il suo trauma, ma dall'altra parte sentiva il bisogno e il dovere di dirlo a suo zio, se fosse stato un qualcosa di grave e non un modo per recuperare i ricordi si sarebbe messa davvero male per lui, avrebbe dovuto decidere in fretta, avrebbe dovuto fare cosa era giusto. Ma al contrario delle sue aspettative decise più velocemente di quanto pensasse; aveva fiducia nella medicina e nelle cure di suo zio, era certo che lui avrebbe risolto tutto.
Si diresse verso l'uscita della sua stanza per andare a cercare un qualsiasi medico,  doveva liberarsi di quel peso che lo affliggeva; imboccò il corridoio che portava all'ascensore, accelerando il passo vicino la camera blindata, ma poco dopo il mal di testa riprese a martellare più forte di prima, non lasciandogli più scampo. Si accasciò al muro mentre sentiva che i sensi lo abbandonavano ancora una volta, tutto attorno a lui diventava sfocato fino a perdere i colori e la lucentezza, avvolgendolo ancora una volta nel suo mondo fatto di menzogne e allucinazioni.
 
Appena aprì gli occhi si ritrovò nella medesima natura verde e lussoreggiante dell'altra allucinazione, ma quella volta non era completamente immerso in quella realtà naturale. Si trovava di fronte un bivio e i cartelli non indicavano direzioni precise, era piuttosto singolare. "Da questa parte", "sopra", "sotto", "destra", "di qua", "di là" erano solo alcuni dei vari esempi di indicazioni astratte che si trovò davanti, ma ciò non gli chiariva dove dovesse andare e cosa dovesse fare, ma soprattutto come uscire da lì; doveva andare da Ford e dirgli di quelle allucinazioni al più presto, era pericoloso per lui continuare andare andare vanti senza-
《Dove devi andare, ragazzo?》
La stessa voce acuta dell'altra volta interruppe il suo flusso di pensieri, costringendolo a girarsi verso la sua fonte e alzare lo sguardo per cercarlo. Lo trovò appollaiato sul ramo di un albero con il suo solito sorriso, come se volesse farsi gioco di lui, forse realmente era così. 
Dipper storse un po' il naso, non gli piaceva essere preso in giro e nemmeno avere a che fare con quell'essere, ma era la sua unica guida in quella pazzia.
《Da nessuna parte in particolare, mi basta andare da qualche parte. Che direzione devo prendere?》
Lo Stregatto chiuse il grande occhio e iniziò a ridacchiare seriamente divertito, ma poi divenne una risata vera e propria e l'adolescente si sentì davvero preso in giro.
《Cosa c'è da ridere?》
Sbottò lui contro lo strano gatto, ma quello non diede cenno di fregarsene del suo cambio di umore, ma la risata cessò quasi subito dopo, offrendo al ragazzo una brillante spiegazione.
《Se non ha importanza dove devi andare perchè dovrebbe averne che direzione prendi?》
In effetti il ragionamento non faceva una piega, non era per niente una constatazione stupida, anzi. Dipper si vergognò profondamente per essersi arrabbiato pur avendo torto, oltre a sentirsi enormemente stupido per non averci pensato lui.
《Se cerchi il Bianconiglio però devi andare a destra》
Bianconiglio? Di cosa stava parlando? Era vero che nella storia Alice era finita nel Paese delle Meraviglie seguendo il Bianconiglio nella sua tana, ma lui non aveva avuto nessuna esperienza del genere. Ma come al solito lo Stregatto venne in suo aiuto.
《Non ti viene proprio in mente niente? Chi inseguivi prima di arrivare qui?》
Mabel. il suo Bianconiglio era Mabel. Era lei che stava inseguendo quando si era ritrovato per la prima volta nel Wonderland, che si trovasse anche lei lì, nelle sue fantasie? Probabilmente il suo cervello prendeva tutti gli elementi a lui cari per avvicinarlo ulteriormente alla verità, doveva essere per forza così.
《Quindi se vado  a destra dovrei trovare Mabel?》
《No, ma puoi chiedere di lei al Cappellaio Matto》
Certo, aveva senso. O almeno aveva senso la mancanza di senso. Guardò ancora una volta le indicazioni, ora che sapeva dove andare poteva chiedere allo Stregatto senza problemi.
《Quindi dove devo andare?》
Lo strano gatto mosse un po' la coda aprendo e chiudendo la mano che si trovava alla fine di essa, per poi inclinare la testa di lato con la medesima espressione di sempre.
《Te l'ho detto prima, devi andare a sinistra》
Dipper sbattè le palpebre confuso e non poco, no, qualcosa non andava.
《Prima avevi detto a destra.》
Lo Stregatto sbattè più volte la palpebra allargando ulteriormente il suo sorriso, la sua espressione enigmatica non lasciava trapelare nulla, era snervante non avere una minima idea di cosa stesse pensando quell'obbrobrio.
《Tutte le strade conducono per dove vuoi andare》
Disse semplicemente con voce melliflua, per poi sparire subito dopo, prima lasciando solo la testa, poi solo l'occhio e la bocca e infine nemmeno quelli. Il moro sospirò, oramai aveva perso le speranze con quella creatura, con lui non si poteva proprio ragionare. Un po' titubante andò a destra sperando che lo conducesse proprio dove voleva.
 
Non aveva trovato ostacoli per la stradina, solo prati verdi con qualche sprizzo di colore qua e là dato dai fiori, tutto sommato era piacevole passeggiare con l'arietta fresca e lo splendido paesaggio che lo avvolgeva.
Finalmente dopo qualche minuto di cammino giunse in prossimità di una casa, la forma era piuttosto strana, nulla a che vedere con le case a cui era abituato. Sembrava un cottage inglese con il tetto di paglia, ma la forma sembrava più ricordare un ammasso informe di mattoni; scendendo lungo il lato della casa notò un cancelletto di legno di betulla che conduceva ad un giardino, probabilmente era lì che il tea party si stava svolgendo. 
Il giardino era completamente invaso dal fumo e i commensali stavano cantando allegramente in un orrenda cacofonia di voci. Dipper si addentrò nella coltre di fumo, non era un fumo nocivo, era più un fumo aromatizzato, infatti aveva un piacevolissimo odore di tea e limone.
Una volta che il fumo si diradò di trovò di fronte ad una tavola imbandita con ogni sorta di dolce e molte teiere e tazze piene; i macaroons, i pasticcini, i biscotti e i cupcake erano di molteplici colori e sembravano avere un aspetto invitante.
Alzò lo sguardo sui commensali e si stupì nel trovare volti conosciuti, come aveva fatto a non distinguere le loro voci in lontananza? Al tavolo erano seduti Stan, Wendy e Soos, ognuno vestito in modo bizzarro.
Wendy indossava la solita camicia verde a quadri e da sopra un gilet beige che si intonava con le orecchie da lepre che le spuntavano dalla testa; il vestiario di Soos era cambiato totalmente invece: indossava una camicia bianca e da sopra di essa un cardigan grigio e sopra la testa portava un basco dello stesso colore che lasciava scoperta una delle due orecchie da ghiro. Quello che invece era cambiato di meno era proprio Stan, indossava il suo solito vestito da lavoro, ma al posto del fez rosso portava una alta tuba nera fasciata di rosso alla base.
《Altro tea, Ghiro?》
《Certo Lepre!》
《Buon Non Compleanno a tutti》
Dipper non si aspettava di certo che quello che avrebbe trovato sarebbe stato un qualcosa di sensato, ma non si aspettava nemmeno quello. Si guardò ulteriormente intorno per vedere se vi era traccia di Mabel, ma incrociò sfortunatamente lo sguardo di Wendy che lo catturò completamente e lo incatenò al suo.
Nonostante la cotta per la ragazza era bella che passata, il moro non riusciva ancora a resistere al fascino della giovane donna dagli occhi color smeraldo e i capelli rossi. Lei gli rivolse n sorriso alzando la tazza da tea e rivolgendosi a tutti gli altri, lui compreso.
《Abbiamo un nuovo ospite, forza, festeggia con noi!》
E così come gli aveva intimato così aveva fatto, si sedette al posto di capotavola opposto al Cappellaio, che presumibilmente era il prozio Stan, prendendo parte anche lui ai festeggiamenti.
《Hey amico, anche per te oggi è il tuo Non Compleanno?》
Gli chiese Soos mettendosi in bocca un pasticcino al cioccolato e divorandolo voracemente.
il ragazzo parve pensarci anche, da quello che ricordava tutti i giorni tranne il proprio compleanno erano considerati Non Compleanni, per cui decise di stare al gioco, doveva sapere dove si trovava Mabel.
《Sì》
Rispose lui semplicemente con voce imbarazzata mentre tutti gli altri acclamavano.
《Ma come è piccolo il mondo, anche per noi oggi è un Non Compleanno》
Esclamò suo zio versandosi una tazza di tea senza staccare lo sguardo dal ragazzo, facendo finire il tea anche fuori dalla tazza e sul tavolo a macchiare la tovaglia bianca. Tutti portarono alto le tazze per brindare a quella festa e Dipper fece altrettanto, ma ad ogni loro movimento frenetico del braccio cadeva sempre più tea. 
L'adolescente bevve il suo tea tenendo gli occhi puntati sui commensali, per poi incontrare nuovamente lo sguardo di Wendy che gli rivolse la parola.
《Non è un Non Compleanno senza l'indovinello del giorno!》
Dipper la guardò spaesato; un indovinello? in cosa consisteva?
《Hai ragione Lepre!》
Concordò Soos mettendo in bocca un cupcake decorato con delle praline e fragole mentre Stan si sfregava le mani, come se non vedesse l'ora di fare qualcosa. Bevve l'ennesima tazza di tea tutta di un sorso e una volta finita, con parecchia nonchalance, la gettò all'indietro, lasciando che si frantumasse sul pavimento.
《Bene Dipper. Dimmi, cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?》
Dipper non rimase tanto sorpreso dall'indovinello senza senso quanto dal fatto che suo zio, in quel caso però era più corretto chiamarlo Cappellaio Matto, lo aveva chiamato per nome senza che lui glielo avesse rivelato. Pensandoci affondo, anche lo Stregatto aveva fatto la stessa cosa, che anche lui lo conoscesse nella vita reale?
《Come sai il mio nome?》
《Rispondi e basta ragazzo》
Tirò di poco indietro la testa per la sorpresa, l'esortazione era più simile ad un ammonimento. Cosa mai potevano aver in comune un corvo e una scrivania? Lui si ricorda di aver visto il film e una cosa del genere gli suonava familiare, ma la risposta non arrivava; se ci fosse stata Mabel di sicuro avrebbe saputo rispondere a quell'indovinello.
Dipper ci ragionò un po' su e disse di getto la prima cosa che gli era venuta in mente.
 《Contengono entrambi la lettera "r"?》
I tre restarono per qualche secondo senza dire niente, come se stessero metabolizzando la sua risposta...  Per poi scoppiare in una grassa e divertita risata. Il diciassettenne iniziò davvero ad infuriarsi, cosa c'era di divertente in tutto quello? Ogni secondo che passava lì aveva sempre più voglia di tornare a casa.
《Cosa diamine c'è da ridere? Se non è questa la soluzione ditemela voi》
Sbottò alla fine il ragazzo esasperato mentre gli altri cercavano di calmarsi, facendo scemare sempre di più le loro risate e strafogandosi di tea che cadeva per terra e sul tavolo. Appena il Cappellaio si fu calmato  prese parola.
《Ti lasciamo ragionare ancora un po' ragazzo.》
Alzò lo sguardo sugli altri commensali che annuirono trovandosi d'accordo, dopo di ché passò lo sguardo su Dipper, la sua espressione non era più allegra e giocosa ama aveva assunto dei connotati seri e da lì la rabbia del ragazzo iniziò a scomparire, trasformandosi alla fine in ansia.
《Dipper, ci sono cose molte serie di cui dovremmo parlare》
Esordì il proprio discorso l'uomo anziano, mettendo le mani sul tavolo e incrociandole fra di loro; anche Wendy e Soos assunsero un atteggiamento serio, tutti gli sguardi erano puntati su Dipper, facendo crescere ulteriormente la sua ansia.
Di cosa diamine potevano dover parlare? Che fosse un'altra stupidata e quella era solo una scena che si sarebbe  conclusa con una bella risata?
《Ci sono persone che ti vogliono ostacolare nella tua ricerca, per questo la tua mente ha creato un meccanismo autonomo. Quelle persone non vogliono assolutamente il tuo male, anzi, ma non possono tenerti nella campana di vetro per sempre, devi andare oltre e trovare la tua verità.》
Qualcuno gli stava impedendo di guarire, come poteva questo fargli del bene? Molte più domande si formavano nella sua mente, molte più domande che necessitavano di altrettante risposte. Se prima pensava che la cosa migliore fosse andare a cercare aiuto per quei sogni strani ora invece pensava che fossero l'unico modo per raggiungere la verità. 
Avrebbe dovuto indagare e fare ricerche, ma non sapeva nemmeno da dove partire; una cosa era certa, sarebbe stato difficile trovare la verità che nessuna gli voleva dire.
《Avanti, dì qualcosa, questo tea party è diventato un po' morto》
Lo esortò ancora una volta il Cappellaio, ma prima che potesse dire qualcosa si sentì in lontananza un terribile ruggito che fece rimbombare gli alberi e la natura circostante, persino le tazze e le teiere tremarono per un breve momento.
Il Ghiro, la Lepre e il Cappellaio si alzarono di scatto, puntando i loro volti verso il cielo, come e stessero aspettando di vedere qualcosa o che quel qualcosa arrivasse. Stan si girò di scatto all'indietro verso Dipper, sembrava piuttosto allarmato.
《Dipper, nasconditi sotto al tavolo e mi raccomando, non fidarti di nessuno》
《Jabberwok sta arrivando!》
Aveva urlato Soos per lo spavento, si era alzato all'improvviso un vento, probabilmente era dovuto a questo Jabberwok, da come erano spaventti Dipper ipotizzò che fosse un mostro di grandi dimensioni.
Senza farselo ripetere due volte si nascose sotto il tavolo, per poi sentire un enorme tonfo che fece tremare la terra pochi attimi dopo. Un terrore folle pervase completamente il suo corpo, facendogli scendere brividi freddi per tutta la spina dorsale.
Che ci faceva un mostro simile nella sua mente e cosa mai poteva rappresentare? Forse era l'essenza di tutte le sue paure e i suoi timori? O forse il suo lato oscuro? Non poteva saperlo con certezza, sapeva solo che doveva vedere almeno come era fatto.
Prese un respiro profondo e si fece coraggio, strisciò carponi verso il limite del tavolo, alzando di poco la tovaglia, decisione della quale si pentì subito.
Era un una mostruosità più orribile dello Stregatto, aveva il corpo che ricordava quello di un drago, ma un collo lunghissimo e una testa piccola, una bocca a pesce e due enormi occhi rossi che prendevano buona parte della faccia mentre un paio di ali nere come il resto del corpo campeggiavano sulla schiena.
Abbassò il lembo di tovaglia e si rannicchiò su se stesso per lo spavento, ora doveva solo uscire.
Pensò a cosa avesse visto quella volta e alle parole di so zio, ma soprattutto al pensiero che quella cosa sia lì per ostacolarlo, sapeva che non ce l'avrebbe nemmeno fatta a confrontarlo che lo avrebbe ucciso subito, o almeno nella sua mente. Si concentrò sul tornare a casa, il corridoio dove era svenuto e iniziò a sentire un impulso, per poi iniziare a ripetere un mantra che lo avrebbe accompagnato nel mondo reale finno a che non avrebbe raggiunto la verità.
Non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessu- 
 
《Hey Robbie, secondo te da quanto è qua?》
《Non lo so, da quel che mi hanno detto era svenuto anche prima》
《Se lo prendiamo a calci si sveglia?》
《Vuoi farti licenziare Gideon?》
Le voci giungevano ovattate alle sue orecchie, i sensi si risvegliavano e così pure il suo corpo, le membra riprendeva no sensibilità e i audi occhi si aprirono piano, ma stavolta non ci mise tanto a focalizzare i volti e l'ambiente attorno a sé. Si ricordava di essere svenuto in corridoio, ma non pensava che sarebbe stato ritrovato dagli inservienti, ma soprattutto non avrebbe pensato che sarebbe stato ritrovato da Robbie e da Gideon, perché nessuno dei due era degno del titolo di inserviente. Robbie era abbastanza negligente, spesso andava in giro senza un motivo e lasciava la sua postazione, Gideon... bhe...
Probabilmente aveva scelto quel lavoro proprio per la possibilità di prendersela con qualcuno senza che potesse rispondere talmente che era a vile e codardo, Dipper non aveva il minimo rispetto per lui.
《Guarda Gideon, si è svegliato》
《Hey smemorato, hai scordato anche dove sta camera tua? Oppure trovavi più comodo il pavimento》
Senza nemmeno degnare loro lo sguardo e la parola si alzò e oltrepassò Robbie, ma quest'ultimo lo prese per la maglia tirandolo di nuovo verso di loro, facendolo sbattere contro il muro; non si stava mettendo per niente bene per lui.
《Hey...》
La voce cupa e minacciosa di Robbie giunse alle sue orecchie con lo stesso effetto di una mano che faceva strusciare le unghie sulla lavagna, per non parlare del fatto che il suo sguardo prometteva botte su botte e purtroppo Gideon non era da meno.
《Credi di poterci snobbare così ragazzino?》
《Cerchi botte smemorato?》
Contro due di loro non avrebbe potuto niente, soprattutto se uno di questi era Robbie, che per la cronaca era più alto e grande di lui, nonostante le lezioni di box di zio Stan non aveva una minima speranza. 
Ma arrivò un aiuto inaspettato, sia per il tempismo sia da chi venne, infatti tutto si sarebbe immaginato tranne che la persona nella camera blindata facesse un qualcosa per lui. Si sentì l'enorme porta tremare sotto i colpi inflitti ad essa dalla persona all'interno, sembrava come un cane che tentava di liberarsi dalla catena alla quale era imprigionato.
Le facce dei suoi aggressori cambiarono improvvisamente, da prima che avevano il controllo della situazione  a ora che erano totalmente terrorizzati dal fatto che quella belva potesse uscire da un momento all'altro; si allontanarono di scatto dalla loro vittima per poi iniziare a correre urlando per il terrore, i loro passi e le loro urla rimbombavano per i corridoi fino a scemare mano mano.
Dipper osservò la scena come se fosse stato uno spettatore esterno e non avesse avuto nulla a che fare con la vicenda, come se non stesse accadendo a lui, non era lui quello che stava per essere picchiato, non era lui quello che era stato maltrattato dagli inservienti. Nonostante il timore iniziale che gli aveva sempre procurato quella stanza, si avvicinò piano, a spalle larghe e a passo deciso, non indietreggiò nemmeno quando aprì lo sportello e mostrò i suoi occhi da rettile e, anche se quello sguardo lasciava comunque un senso di inquietudine, scrutò meglio ciò che riusciva riusciva a vedere di quell'uomo.
Notò una ciocca bionda scendergli sulla fronte che entrava in forte contrasto con la pelle olivastra, quindi non eccessivamente scura, Dipper pensò che probabilmente i capelli erano tinti, ma lo strano accostamento di colori gli dava un tocco di personalità. Il ragazzo a quel punto  si fece coraggio prendendo un grosso respiro, per poi prendere parola .
《Grazie... credo》
Disse quasi in un soffio accarezzandosi il braccio, mentre l'altro sbattè varie volte le palpebre, come se stesse cercando di registrare quello che era successo. Subito dopo l'uomo al di là della porta blindata si alzò sulle punte, almeno era quello che Dipper pensava, mostrando il suo inquietante sorriso; i denti erano bianchi e dritti, ma sembrava che le due estremità della bocca andassero da un orecchio all'altro. Per un momento Dipper pensò che assomigliasse a quello dello Stregatto e a quel punto si chiese se già prima non  avesse incontrato quel''individuo.
《Dipper!》
Una voce lo richiamò dal fondo del corridoio, sembrava essere spaventata, quasi disperata, ma soprattutto non era certamente una voce nuova alle orecchie di Dipper.
Stanford stava lì, alla fine del corridoio, che immobilizzato dal terrore e le mani a imbuto vicino la bocca chiamava il ragazzo a gran voce. Dipper girò lo sguardo verso di lui in modo confuso, non capiva da dove nascesse la paura dell'uomo, poi si ricordò che era di fronte la camera blindata e riportò lo sguardo su i essa per poi ritrovare di nuovo quegli occhi ambrati con le pupille sottili; fu però un breve attimo, pochi istanti dopo l'uomo della camera chiuse lo sportellino. 
A quel punto il moro si diresse verso la fine del corridoio con passo incerto, le parole del Cappellaio ancora gli rimbombavano nella mente: come era possibile che non poteva fidarsi di nessuno? Per quale motivo gli impedivano di trovare la verità?
Non poteva certamente chiedere ciò a suo zio, non sapeva di chi poteva realmente fidarsi, doveva per cui usare la stessa filosofia di vita insegnatagli proprio da Ford; "non fidarti di nessuno", gli aveva detto e così avrebbe fatto.
Una volta che gli fu vicino l'uomo potè tirare un sospiro di sollievo, mise una ano sulla testa del ragazzo come per tastare di persona che stesse bene.
《Come ti senti ora?》
Che doveva dire? Che era svenuto un'altra volta? No, sarebbe stato molto più cauto di così, avrebbe anche lui tenuto i suoi segreti, anche lui avrebbe detto delle bugie bianche per fare del bene, il suo bene.
《Sto bene, grazie》
Rispose lui semplicemente abbozzando un sorriso mentre l'uomo anziano tirò un sospiro di sollievo; stava bene, l'importante per lui era quello.
《Bene, mi fa piacere》
Si passò pensieroso una mano nei capelli grigi, poi sotto gli occhiali, passando le mani prima sugli occhi e poi sulle tempie, massaggiando con cura e lentamente. Da quella reazione Dipper capì che si era davvero spaventato e non poco, che fosse così pericoloso l'uomo al di là della camera blindata? 
Dopo aver preso un respiro profondo, Ford mise una mano sulla spalla di Dipper per poi iniziare a parlargli con un tono più serio di prima, sembrava essere un avvertimento.
《Per qualsiasi motivo non devi più avvicinarti a quella porta né tanto meno parlare con la persona al suo interno, è un manipolatore, potrebbe convincerti ad aprirgli la porta. Ti prego Dipper, promettilo.》
Il mistero si infittiva, per quale motivo non gli aveva parlato prima della camera? Perchè non avvertirlo già dal principio della pericolosità di quell'individuo? Se prima poteva darsi l'illusione che almeno il suo prozio, il suo mentore, il suo idolo, potesse aiutarlo ora non ne era più tanto sicuro. Avrebbe dovuto compiere delle indagini per suo conto, impegnarsi per trovare la verità, la verità dentro di sé, quella che il suo cervello stava tentando di riportare alla mente con quella serie di allucinazioni.
Ma era certo che non poteva fare tutto da solo, c'era una persona di cui si poteva fidare ciecamente e quella era Mabel, sua sorella non lo avrebbe mai abbandonato. La prospettiva di quell'indagine in effetti era eccitante, solo lui e sua sorella assieme, come quando erano bambini, come era sempre stato. 
《Sì, te lo prometto》
L'uomo sentì di poter tirare un sospiro di sollievo. Levò la propria mano dalla spalla del ragazzo e a mise sulla schiena, come per esortarlo a camminare affianco a lui e a seguirlo.
《Che ne dici di andare a cenare? Morty già ti aspetta al tavolo.》
il ragazzo annuì accennando ad un altro sorriso e, lentamente, si diressero nella sala mensa.
 
 
 
((Secondo capitolo! Hahah, non è che sia molto soddisfatta del tea party, ma va bene così per il momento, avrò tempo di rifarmi.
Alla prossima,
Shir
p.s Si ringrazia Bill per la correzione <3
  
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