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Autore: bisy    06/05/2016    1 recensioni
Se state cercando una one-shot qualunque su una qualunque ragazza dagli sporgenti canini, non aprite questa storia.
Ok, scherzo, apritela e magari recensite, se non venite morsi ;) L'unica premessuccia è che il finale potrebbe lasciare delusi coloro che si aspettavano qualcosa di usuale riguardo a certi stereotipi sui vampiri (confesso che non convince al 100% nemmeno me, ma chi se ne frega, siamo qui per imparare e passare il tempo in modo creativo).
Ho optato per una shot "Incompiuta", in quanto ritengo possa avere sviluppi alternativi e, chissà, ricevendo qualche dritta/critica/insulto/minaccia di morte potrei modificare in futuro la storia sulla base di questi.
P.s. Sono felicissima di essere tornata sul sito dopo la lunga assenza (come se importasse a qualcuno XD)
E niente, mi volatilizzo(?). Buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Opulentissimi vezzi adornavano il grande salone degli specchi. La luce, anch'essa partecipe del gioco, guizzava con malizia in giro per il pavimento. O era il soffitto? Ad ogni modo, di tanto in tanto s'impantanava in un abito di dama o in un frac di fumatore di pipa. Schierati in capannelli a seconda della freccia o croce che denotava il cerchio della sessualità, i conviviali rentiers cinguettavano amabilmente o s'intrecciavano in cupe grancasse vocali, seduti od in precario equilibrio sui tacchetti, chi con un bicchiere in mano, spesso quello di troppo, chi intento ad articolare erudite banalità recensendo libri ancora in voga. La fiacchezza si faceva sentire negli archetti dei violinisti, ma ciò non costituiva oggetto di critiche da parte dell'esigua cerchia d'intenditori di musica, i quali si affaccendavano dietro alle gonne o giacevano su divanetti foderati in pizzo, soffocando le risate in cuscini di seta. Nottetempo ci sarebbe stato il ballo di gala e tutti avrebbero dovuto sfoggiare le loro doti stilistiche e di danzatori. In generale, il livello qualitativo del vestiario pareva non essere al di sotto dell'eccesso ed il buongusto palesemente aveva optato per la festa del palazzo accanto.

La luce, che fin dall'inizio si pavoneggiava in fulminei volteggi, si soffermò sul viso della bella Cornelia, accendendo l'incarnato pallido di cipria e marcando l'arco asimmetrico delle sue labbra écru. Lo sguardo obnubilato dal brandy si soffermava distrattamente sui presenti e le palpebre stanche s'incuneavano sulla pieghetta dell'orbita, livide e tremolanti. Un borghesuccio col callo dello scrittore le porse un vassoietto con tonica e qualche sfiziosità, sedendosi accanto all'estatica fanciulla ebbra d'alcol e frustrazione.
«Posso offrirle qualcosa?»
Tacitamente sollevò una mano svogliata, sul cui guanto macchiato per un istante si specchiarono le fiammelle delle candele.
Dopo un po' soggiunse: «Niente, grazie. Solo della compagnia, signor...?»
«Thomas Worclives. In realtà questo è il mio nome d'arte, scovato fra le scartoffie di un letterato fallito che si è suicidato col veleno qualche anno fa. Sa che gli fece effetto proprio quando avvicinò la stilografica al foglio per mettere il punto alla fine dell'ultima frase? Un macabro dettaglio, me ne rendo conto... spero di non averla turbata. Visto che sembra interessata, aggiungo l'ultimo: il frego tracciato dal movimento del braccio abbandonato era identico alla sua firma vista al contrario.»
«Le piace così tanto fare dell'umorismo sugli insuccessi degli altri? Non potrebbe espiare le sue incapacità impegnandosi in altri ambiti?»
«Lei intende al di fuori dei libri? Non potrei mai. E comunque, non creda d'aver colto nel segno facendo appello all'invidia di un uomo di lettere sottopagato.»
«Non mi sembra che abbia la schiena rotta per il troppo star curvo sullo scrittoio, se mi permette, signor Worclives.»
«Non si direbbe che in una figura tanto delicata e docile come la sua si celi un simile tagliente spirito.»
Dopo essersi allontanato, amareggiato dal pesante silenzio di lei, l'incompreso vagabondò in cerca di grazie più eloquenti e si lasciò alle spalle il fascino abbagliante di quella bellezza esausta.
Cornelia dischiuse la bocca in un sorriso e ancora una volta la luce non fu presente che per lei. Appena prima che si aprissero le danze, alle dieci e mezza, s'issò sulle gracili gambe malferme, indossò un coprispalle di flanella rossa e si diresse barcollando verso casa.
L'idea era quella di immergersi in una vasca colma di tiepida schiuma e dormire fino al pomeriggio seguente. Ma ciò che accadde in seguito risultò gravido di un avverso fato.

Alla fine del rinfresco troppo a lungo prolungatosi, gli allestimenti ed i tavoli lasciarono rapidamente il centro della sala splendente e vitrea come le immagini che rimbalzavano da una superficie riflettente all'altra, vivace ed irrequieta come la lucida trasparenza che si muoveva secondo le moltitudini di punti di vista. Tutto il meccanismo fino ad allora arrancante parve innestarsi con fulgore e potenza: non vi era realtà che non danzasse incessantemente.
Festanti cori di ubriachi stonavano arie di opere liriche francesi e italiane mentre i sobri si disponevano in riga con le rispettive accompagnatrici -tutte meno sobrie- per avviare formali baciamano in sincronia. E poi passerelle, corsette civettuole, inciampi fra i fili degli stivaletti e cadute che il lieve impatto fra suolo e tessuto aggravava in muti ematomi.
In tutto questo la luce si fermò, forse per concedersi del riposo, forse per contemplare con distacco quel mare frusciante in sguaiata tempesta.
La folata temporalesca che aveva spento tutte le candele fece rabbrividire gli astanti, i quali esternarono in grida la sorpresa. Un chiarore lunare viscido e intenso sfondò la coltre di nubi ed un attimo dopo vi venne nuovamente affogato, spirando in un tuono che generò uno scossone violento fin lungo le fondamenta dell'edificio.

Una bambina indicò atterrita la sagoma che si stagliava contro il muro vicino all'ingresso: una creatura immonda, ammantata d'ombroso odio, levitava sul pavimento con movenze feline, e le sue pupille non brillavano di nero, bensì di bruciante scarlatto.
Cornelia aveva scelto la sua prima vittima mentre tornava a casa, ispirata dall'imminente diluvio. La luce continuava a seguirla, rendendo il buio più tetro e la paura più distinta. Il suo mutamento era avvenuto in pochi secondi, in quanto i canini le si erano già sviluppati nel corso della serata.
Nettamente più affilati, ora si aprivano in ghigni e la luce, fedele alleata, provvedette a mostrarli agli spettatori che si disperdevano in caotico terrore cercando una salvezza impossibile.
Worclives venne attanagliato dall'agonia mentre essi affondavano nella sua pelle compatta e, appena prima che l'umanità lasciasse il posto alla sua parte più bestiale, voltò la testa grondante sudore e rivolse l'ultima lode al fascino della ragazza che più non vedeva davanti a sè.
«Lei è una magnifica assassina.» 

Due ore dopo, l'esercito di vampiri infestò le ville ed i castelli in prossimità del palazzo e non lasciò indenne un solo uomo, donna o bambino, accrescendosi in numero fino all'alba e restituendo le residue energie alla luce mortale.

   
 
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