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Autore: Elisir86    07/05/2016    1 recensioni
“Gilbert éramos amigos...” sussurrò sentendo il braccio congelare, “Appunto per questo che sono qui. Voglio darti il mio regalo...” l'albino si avvicinò ancor di più “...Un regalo speciale...” e l'alito freddo investì il viso dello spagnolo.
[FrUk - Spamano]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Depressione, alcool e limoni

 

 

 

Alfred prendeva grandi boccate d'aria come se faticasse a respirare, il petto si alzava e abbassava a un ritmo troppo veloce e le sue grandi e forti mani tremavano.

Stava inginocchiato nel bel mezzo del salotto con gli occhi sbarrati che si muovevano da una direzione all'altra nella strana ricerca di una spiegazione -che ovviamente la stanza non poteva dargli-.

Matthew lo aveva visto in quello stato solo una volta sei anni prima, subito dopo era seguito un periodo nero, fatto di assoluta apatia. In quel periodo si era ritrovato a dover lasciare da parte la sua natura mite ed a usare ogni minima fibra di se stesso per spronare il fratello.

In quel momento non era sicuro se il motivo fosse simile a quello precedente, ma era certo di non avere abbastanza forza per poter affrontare un'altra fase come quella.

Gli occhi di Alfred di un azzurro splendente si fissarono sulla figura del fratello minore, appena tornato dal lavoro, a ben vedere era l'unica figura salda nella sua vita. Si trascinò verso di lui, abbracciandogli le gambe e stropicciando gli eleganti pantaloni, alla ricerca di calore.

Matthew s'inginocchiò guardandolo con sguardo dolce, gli accarezzò i capelli e sorrise comprensivo, lasciando al maggiore tutto il tempo che gli serviva per metabolizzare le sue paure. Lui non era tipo di pretendere e non era nemmeno capace di porre le domande giuste nel momento giusto.

Alfred boccheggiò per alcuni attimi, la lingua pesante come se fosse stata di piombo e il palato secco. E per quanto sembrasse strano perfino il suo cervello si era improvvisamente spento, non riusciva più a formulare frasi. Riusciva solo a pensare a quei occhi verdi che come niente fosse erano tornati nella sua vita.

Infine quando parlò la sua voce era talmente flebile che perfino Matthew faticò a sentirlo “È tornato...”

 

@

 

Arthur aveva maledetto il mondo in tutte le lingue che conosceva, aveva augurato la morte a quei suoi orribili fratelli e si era messo a bere anche se non toccava alcool da due anni e mezzo.

Mentre beveva quel schifoso drink che bruciava la gola si era ritrovato circondato da risate perfide, da sussurri turbati e da singhiozzi disperati.

“Oh andate al diavolo!” aveva urlato -sbattendo il bicchiere- a quei ricordi che aveva faticato tanto a cancellare ma che Alfred aveva fatto riemergere. La barista aveva alzato il fine sopracciglio lanciandogli uno sguardo di fuoco, ma a quello era abituato, “Non hai qualcosa di più forte?” chiese con voce impastata.

“Forse dovrebbe smetterla...” borbottò la giovane riempiendogli comunque il bicchiere, Arthur guardò il liquido aumentare goccia dopo goccia “No...” mormorò “...finché non spariscono tutti...”

Lei avrebbe voluto chiedergli “Tutti chi?” ma lui aveva già perso l'interesse per ciò che lo circondava e si era immerso nelle sue paranoie mentali.

Arthur si portò una mano tra i capelli, ma perché Alfred era dovuto tornare nella sua vita?

Non bastavano i suoi fratelli per ricordargli quella vergognosa notte?

“Alfred...” improvvisamente si ritrovò a piangere.

 

@

 

Antonio era sicuro che non esistesse al mondo una persona più esuberante di Gilbert e invece Felciano Vargas lo era molto di più. Certo Feliciano parlava con innocenza e non con quella malizia sadica che invece accompagnava sempre il suo amico.

Il giorno prima si erano salutati lasciandosi i numeri di telefono “Vee, se vuoi fare un salto nel mio laboratorio a vedere la fotografia sei il ben venuto!”

Antonio aveva tutta l'intenzione di andarci e vedere quel bell'italiano, per quanto aveva capito era un artista appena uscito dagli studi ma era già abbastanza richiesto da potersi permettere anche una mostra in centro tutta pagata da se.

Feliciano gli aveva parlato di quanto amasse dipingere su tela anche se molti richiedevano sculture e di quanto suo fratello avesse fatto per convincerlo a frequentare un corso universitario ma che lui aveva categoricamente rifiutato di fare.

Avevano passato mezz'ora dentro alla sala mensa degli operai davanti a quel disgustoso caffè in un bicchiere di plastica, a ridere e a parlare come se fossero amici da tempo. Sarebbero andanti avanti per ore, se lo sentiva, se non fosse stato per il fratello di Feliciano -di cui non si ricordava il nome- che lo aveva chiamato per tornare a casa.

Quando aveva visto Feliciano uscire dalla sala ridendo spensierato dopo un saluto veloce, Antonio si era improvvisamente ritrovato in un mondo grigio.

Perciò quella sera intorno alle otto si era vestito con abiti informali e se ne era andato verso l'indirizzo di quel laboratorio.

Solo che il locale non era esattamente come se lo era immaginato, era una piccola casetta a schiera, di quella fatte con mattoncini rossi e un recito di un color caramello intorno al pezzo di giardino.

La stradina che portava alla casa era una cozzaglia di ciottoli che sembravano non essere mai stati toccati da anni, ma all'entrata -proprio sotto a quel piccolo tettuccio di tegole di legno- vi stava un splendido alberello di limone, impiantato dentro a un enorme vaso di terracotta finemente decorato.

Antonio si prese il tempo di ammirare l'unica pianta che stava in quel giardino -che per carità era ben curato e con aiuole piene di fiori- il profumo dei frutti era inebriante.

“Cazzo fai?” una voce irritata gli fece salire i brividi lungo la schiena, si girò di scatto sfoderando il suo sorriso migliore -quello che faceva sciogliere anche il ghiaccio- si portò una mano tra i riccioli mentre focalizzava il giovane davanti a se.

Stava dentro casa e aveva aperto per metà la finestra, le spalle nude erano appena incurvate per poter vedere meglio l'intruso.

Era molto simile a Feliciano a parte i capelli più scuri e gli occhi di un verde che ricordava tanto i limoni acerbi.

Il viso era fermo in una smorfia strafottente e le sopracciglia increspate formavano una ruga in mezzo alla fronte e gli davano un aria davvero incazzata.

“Allora, che cazzo fai nel mio giardino, coglione?” la voce non era per niente dolce, e ogni parola sembrava essere sputata a forza dalle sue labbra.

Il sorriso di Antonio scemò di poco “Lei deve essere il fratello di Feliciano, io sono un suo amico.” allungò la mano “Antonio!” si presentò, l'altro non considerò affatto la mano e lo sguardo freddo e per niente rassicurante fisso sul suo viso.

“E allora? Vedi di spostare i tuoi fottuti piedi dalla mia proprietà stronzo, oppure te lo faccio capire a calci in culo!” fu la lapidaria risposta che ricevette prima di vederlo chiudere di nuovo la finestra.

 

Ah…

 

@

 

Darren si era lasciato cadere sulla poltrona girevole di suo fratello maggiore e dopo aver girato un paio di volte in tondo sotto lo sguardo freddo di Allistor decise di poter alzare le gambe e posare i piedi sulla disordinata scrivania.

“Io ci rinuncio!” aveva affermato ignorando completamente il fratello che stava fumando di rabbia “Stare dietro a quel moccioso...” sbuffò prendendo un fermacarte di una forma indefinita “...mi sta sfibrando.”

“Quel moccioso è nostro fratello” la voce calma di Dylan giunse da un angolo seminascosto dove stava cercando di prendere un libro. Darren alzò gli occhi al cielo “Fratello che abbiamo trascurato per anni durante le superiori...”

Dylan gli lanciò uno sguardo tagliente “E come risultato lui si messo a bere e si è fatto quel tatuaggio…” prese un libro a caso dalla libreria possibile che suo fratello fosse così disordinato?

Allistor sbuffò “Sciocchezze! Lo abbiamo ignorato anche in questi sei anni! Possiamo farlo benissimo anche ora!” diede una manata sulle gambe di Darren facendolo sobbalzare dal dolore.

“Lui ha ignorato noi in questi anni...” Dylan non fece una piega quando sentì gli sguardi penetranti dei due sulla sua schiena, “...E credo che sia ora di smetterla con questa stupida invidia verso Arthur...”

Allistor fece schioccare le dita delle mani mettendo in mostra quei muscoli esagerati “Non sono invidioso di quel fuscello...” iniziò aggrottando le crespe sopracciglia rosse e fulminando il minore con i suoi occhi di un verde menta, ancora una volta Dylan non cambiò espressione: il viso pallido circondato da un caschetto di capelli color amaranto, le sopracciglia folte distese che formavano due archi perfetti che sovrastavano due sfere di color glauco. “Si che lo sei.”.

Rinunciò a trovare quel libro di diritto sulle proprietà terriere posando per la prima volta lo sguardo sui fratelli “E quel livido?” chiese indicandosi una guancia.

Darren increspò la fronte congiungendo le sopracciglia -meno spesse di quelle dei fratelli ma comunque abbastanza voluminose- si accarezzò la parte lesa dove non era servito niente il fondotinta per nascondere quel bollo blu. “Ho incontrato Alfred...” borbottò “...E il suo pugno.” Allistor scoppiò a ridere di gusto, “Non è divertente!” Darren si sentiva offeso, parecchio, “È diventato più alto e grosso di te! E ti posso assicurare che è ancora parecchio incazzato per quella merda di scherzo!”

Dylan tornò a portare la sua attenzione sulla libreria, era sicuro che nemmeno con due giorni di ricerca in quel caos sarebbe riuscito a trovare il libro che gli interessava.

“Cosa ti aspettavi? Che ti salutasse cordiale come se nulla fosse?” Darren mise il broncio gonfiando le guance “Pensavo che dopo sei anni si potesse voltare pagina e invece ne lui ne Arthur sono disposti a farlo...”

Allistor si accarezzò il mento “Nemmeno io lo fare...” gli occhi fissi sulla finestra ad osservare l'orizzonte.

 

@

 

Francis guardò per l'ennesima volta i volti dei modelli senza in realtà vederli, il suo pensiero era rivolto tutto a quello che era capitato quel pomeriggio.

Alfred era scappato dal lavoro subito dopo la fuga di mister sopracciglia senza dare spiegazioni o scuse. Lo aveva chiamato per una decina di volte, ma lui non aveva risposto.

Si portò le mani alle tempie massaggiandole, stava per avere un'emicrania e forse il giorno successivo non sarebbe riuscito ad uscire dal letto.

Il cellulare suonò facendolo sobbalzare, guardò il display c'era un messaggio da parte di Antonio.

 

Ho voglia di agrumi.

 

Il sopracciglio biondo saettò in alto, non era un loro messaggio in codice -e poi avevano smesso da tempo, insomma robe da adolescenti!-, e l'ultima volta che Antonio gli aveva scritto qualcosa del genere -“Ho voglia di cioccolato” se non sbagliava- era perché si era invaghito di una cameriera.

Francis sospirò quando ricevette un secondo messaggio da parte dell'amico.

 

Tu te ne intendi di arte?

 

Il biondo si morse l'interno della guancia sinistra, era un bene che Antonio avesse messo da parte la sua cotta per Emma per qualche altra bella ragazza.

Digitò il numero dell'iberico, forse era giunto il momento di parlare del filo rosso... “Antonie! Che ne dici di una cena a casa mia?”

 

 

Un'ora più tardi Antonio era seduto di fronte a Francis, con una bistecca sul piatto e un bicchiere di vino tra le mani.

“...Mi ha praticamente minacciato. Quando ormai stavo per andarmene Feliciano ha aperto la porta tutto preoccupato solo per chiedermi scusa per suo fratello, mi ha spiegato che era stanco per via del lavoro...” sorrideva allegro al ricordo “Mi ha invitato alla sua mostra la prossima settimana!”

Francis lo ascolta preoccupato, forse Anotnio non si era reso conto di nulla, ma i suoi occhi brillavano quando parlava di quel Feliciano e il sorriso diventava più dolce. Il francese non sapeva se dirlo o meno ad alta voce, ma era sicuro che l'amico si fosse innamorato.

Innamorato di un uomo.

Lui che era etero e che mai aveva guardato un altro ragazzo in vita sua.

“...E mi ha chiesto di invitare anche i miei amici...perciò visto che io di arte non so praticamente nulla mi chiedevo se potevi venire tu...” Francis sorrise malizioso “Oui...Verrò ma solo per conoscere questo artista...”

...Di vedere chi ti ha rubato il cuore...

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

 

Più corto del solito e so che non spiega nulla o forse si, ma dopo settimane di doppio turno sul lavoro e visite da parenti, sono riuscita a godermi una giornata a casa.

 

E finalmente Antonio ha conosciuto Romano e ma chissà se capirà presto che è lui la sua anima gemella...

 

Ok, ora vi saluto

Un bacione

 

Elisir

  
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