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Autore: Sick_Unicorn    08/05/2016    1 recensioni
One shot per la festa della mamma dedicata ad una donna che, anche se non biologicamente, per me è stata la mamma di John
AUGURI A TUTTE LE MAMME!!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Mother's Day , Mimi

8 Maggio 1980

Yoko e Sean erano usciti presto quella mattina e sarebbero tornati la sera, volevano passare la festa della mamma insieme e, ovviamente, John non era invitato com’era successo a Yoko per la festa del papà. John era felice di stare solo a casa, senza Sean che zampettava per casa trascinando i giocattoli più rumorosi del mondo ovunque forse avrebbe trovato pure l’ispirazione per comporre qualcosa di nuovo.
Si svegliò verso le dieci trovando sul tavolo della cucina un cornetto alla crema caldo ed un biglietto della moglie e del figlio dove lo avvisavano che sarebbero tornati verso le dieci di sera perché sarebbero andati a cena insieme. John alzò le spalle ed iniziò a mangiare la sua colazione accendendo la TV per vedere se c’era qualcosa di interessante, come al solito soltanto programmi stupidi e telegiornali dove parlano a raffica di brutte notizie. Una di queste attrasse la sua attenzione.
Era stata investita una giovane donna madre di un figlio piccolo, una lacrima solcò la guancia di John al pensiero di quanto quella vicenda assomigliasse a quella della morte di sua madre, riusciva a capire quali sentimenti provasse il figlio della donna, che ora stavano inquadrando sul luogo dell’incidente, mentre cercava di non piangere anche se gli era impossibile.
Era da tanto che non andava a trovare Julia al cimitero, ai tempi dei Beatles ci andava con Paul ogni festa della mamma in modo che entrambi potessero andare dalla loro amata mamma. Da quando stava a New York era andato solo una volta a Liverpool per trovare la sua mamma al cimitero e questa cosa gli dispiaceva tantissimo.
Il servizio continuava, intervistarono una donna, la zia del bambino, che disse che da quel giorno sarebbe stata lui con il bambino visto che anche il padre era assente e la povera creatura aveva soltanto sei anni. Sei anni, la stessa età in cui anche lui era andato a vivere dalla zia Mimi visto che né il padre né la madre erano capaci di occuparsi di lui.
Quel servizio, fece capire a John cose che lui non aveva mai capito in quasi quarant’anni di vita. Aveva sempre detto che Julia era la sua mamma, e biologicamente parlando era così, ma Julia l’aveva cresciuto? Julia aveva curato le sue ginocchia sbucciate? Julia l’aveva visto diventare un uomo? No, Julia non c’era e con lui c’era Mimi che, anche se non era la donna che l’aveva partorito, si era presa cura di lui senza chiedere nulla in cambio. Anche Mimi era la sua mamma e, in tutti questi anni, non aveva mai avuto gli auguri che meritava da quel suo nipote scapestrato.
Spense la TV ed andò al telefono componendo il numero di casa della zia, comunicò al centralino di Liverpool con chi voleva parlare e rimase in attesa sentendo il telefono che squillava. La zia, appena avrebbe sentito New York, avrebbe capito che era lui a chiamarla.
-Pronto? John sei tu? -. Rispose Mimi sbadigliando. In Inghilterra erano le tre del pomeriggio e la donna, dopo aver sistemato al cucina dopo il pranzo, si era appena poggiata sul letto per riposare un po ma, appena aveva sentito il telefono, era subito corsa a rispondere. Poteva essere qualcosa di importante ed in effetti lo era perché suo nipote era sempre importante.
-Si Zia, come stai? -. Chiese John sedendosi sulla poltrona in salotto con l’apparecchio poggiato sulle gambe e la cornetta all’orecchio.
-Bene, tu? Come mai questa chiamata? -. Rispose Mimi che ormai aveva rinunciato al suo risposino pomeridiano.
-Bene… volevo farti gli auguri-. John sorrise in attesa della reazione della zia davanti a questa sua voglia di fargli gli auguri il giorno della festa della mamma.
Mimi rimase sorpresa da questa uscita del nipote, sapeva perfettamente che giorno fosse ed era la prima volta che John le faceva gli auguri e lei non se gli era mai aspettati visto che, ufficialmente, lei non era sua mamma, però non poteva nascondere che aveva sempre sperato che al nipote venisse questa dolce idea.
-Da quando mi fai gli auguri per la festa della mamma? Io non sono tua mamma John-. Chiese la donna curiosa, voleva capire il perché di questo cambiamento che le faceva davvero tanto piacere.
-Beh- rispose John ripensando a quel servizio –oggi ho guardato il telegiornale e parlavano di un caso simile a quello di mamma, la donna aveva un figlio di sei anni che ora verrà affidato alla zia e mi sono ricordato che anche io a sei anni sono venuto a vivere da te anche se nel mio caso mamma non era ancora morta ma non era capace di badare a me… ho pensato che ho pensato sempre a Julia della festa della mamma ma che lei, alla fine, non è stata la donna che mi ha cresciuto e che mi ha visto diventare un uomo perché tutto questo l’hai fatto tu… sei stata tu la mia mamma Mimi, non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per quel piccolo bambino solo al mondo che è diventato un uomo forte grazie a te, ma penso che farti gli auguri oggi possa essere un primo passo per farlo. Auguri Mimi, ti voglio tanto bene-. John aveva le lacrime agli occhi mentre diceva queste cose e la stessa cosa succedeva alla zia. Anche se erano lontani milioni di chilometri, loro si sentivano così vicini in quel momento ed era quella la cosa importante.
Passarono tutto la mattina e gran parte del pomeriggio a parlare di ricordi, della loro vita ed era come se John non fosse mai partito da Liverpool, fin quando Mimi non si rese conto che era ora di cena e salutò il nipote con la promessa che quel Natale sarebbe andata a New York per passarlo con lui e la sua famiglia.
Quando si salutarono ed attaccarono il telefono, entrambi erano pieni di una nuova energia tanto che John riuscì ad abbozzare una nuova canzone senza problemi e Mimi decise di andare a fare una bella passeggiata per Liverpool dopo cena, una cosa che non faceva da quando John era partito per New York. Era l’amore che gli legava quell’energia, un amore che solo una mamma ed un figlio possono avere sia biologici sia non biologici.
 
Quel Dicembre la Zia Mimi non andò a New York per passare il Natale con suo nipote ma per andare al suo funerale, un pazzo aveva portato via il suo bambino la sera del nove Dicembre riportandolo tra le braccia della sua Julia nel paradiso. Nonostante il dolore per questa perdita, Mimi era felice di aver ricevuto gli auguri per la festa della mamma da John in quell’ultimo anno di vita del nipote. John era andato via considerando Mimi, per la prima volta, la sua mamma ed era questa la cosa che manteneva la donna in vita.
  
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