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Autore: Carol2000    08/05/2016    2 recensioni
Heather Wilson è all'apparenza una sedicenne come tutte le altre, ma in realtà c'è qualcosa di diverso in lei.
All'inizio del secondo anno scolastico si trasferisce in un nuovo istituto: l'Atlantic High School, dove fa amicizia con un bizzarro gruppo di ragazzi.
Durante il corso dell'anno si accorge di alcune insolite coincidenze, che le spingono a documentarsi e scopre così lo strano mistero legato a quel maestoso e antico edificio.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Blaineley, Heather, Sierra | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Cody/Sierra, Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Da qualche tempo mi sentivo strana, come se un'insolita forza si fosse impadronita dei miei arti e li avesse fatti suoi.
Ogni mattina mi svegliavo e contemplavo l'oceano spumeggiante, mi veniva così spontaneo che non ci facevo più caso.
Da qualche settimana avevo compiuto sedici anni, l'età che i miei genitori avevano stabilito per mandarmi via di casa.
Quando tentai di comprenderne le ragioni, loro mi risposero solamente che avevo bisogno di una scuola migliore e che mi preparasse per il mondo del lavoro.
Il college era a un'ora da casa nostra, così loro sarebbero venuti ogni tanto a trovarmi.
Proprio in quel momento mi trovavo in macchina con loro, intenti a discutere per chissà quali futili motivi.
Io non li stavo nemmeno ascoltando, la musica che fuoriusciva dalle mie cuffie era molto più interessante delle loro ciarle.
Mia madre si voltò verso di me e mi rivolse un sorriso tirato, poi mi appoggiò una mano sul ginocchio e parlò.
"Vedrai, sono sicura che la Atlantic High School ti piacerà moltissimo".
Quella donna aveva molto in comune con me: i capelli corvini, gli occhi scuri e dalla forma affusolata.
Era di origini orientali, giapponesi per essere precisi e ci teneva sempre a puntualizzare che cinesi e giapponesi non fossero la medesima cosa.
Mio padre, invece, proveniva dall'Italia e aveva una folta chioma bionda, in contrasto con i suoi occhi castani.
Io e lui non parlavamo molto, giusto il "buongiorno" e la "buonanotte".
Dopo una quindicina di minuti giungemmo a destinazione: un edificio completamente candido si stagliava in mezzo ad un giardino immenso, ricolmo di pioppi e cespugli di rose rosse.
Le finestre erano così numerose da occupare la gran parte della struttura, poi il tutto era completato da un portone di legno alto e stretto.
Il tetto era nero come la pece, sul quale erano appollaiati corvi e insoliti gabbiani.
Nel complesso aveva un che di inquietante, ma tutto sommato era meglio della mia vecchia e fatiscente scuola.
Quando scesi dall'auto, notai che mia madre aveva le lacrime agli occhi.
Mi strinse in un abbraccio così forte da farmi mancare il respiro, mio papà si limitò ad una stretta veloce e molto sbrigativa.
"A presto Heather! Mi raccomando, non seminare zizzania come tuo solito".
Aggiunse la donna.
"Sì mamma, farò la brava".
Mi voltai e mi diressi verso il cancello, mentre udii il rombo del motore che si faceva sempre più lontano.
«ci siamo».
Pensai, mentre attraversavo il varco dorato, che poi si richiuse con un gesto molto meccanico.
Senza farmi troppe domande, giunsi fino alla segreteria dove domandai dove si trovasse la mia aula.
"Classe seconda F".
Una donna sulla cinquantina, con i capelli raccolti in una crocchia e vispi occhi cerulei mi rivolse un sorriso e prese l'elenco delle classi.
"Al quinto piano, l'ultima aula sulla destra".
Imprecai mentalmente contro tutte quelle rampe fastidiose, il fatto che non ci fosse un ascensore mi irritava ancora di più.
Arrivai stremata a destinazione e mi appoggiai per qualche secondo al muro per riprendere fiato, poi proseguii con la perlustrazione.
Quando mi ritrovai davanti a quella porta bianca e azzurrina, il mio cuore perse un battito e appoggiai lentamente una mano sul pomello.
Aprii l'uscio con calma, finché una voce non spezzò quel silenzio quasi assordante.
"Entra mia cara, non ti succede nulla!"
Esclamò un'anziana signora con i capelli rossicci e il viso solcato da una ragnatela di rughe, costei era così minuta di statura da dover tenere un cuscino sopra la sedia.
"Presentati piccina, non essere timida".
La sua voce mi ricordava quella che di solito appartiene alle fate dei film.
"Mi chiamo Heather, Heather Wilson".
La donna mi sorrise e indicò un banco in ultima fila, affiancato ad un altro vuoto.
"Quello sarà il tuo posto per la prima metà dell'anno, il tuo vicino di banco oggi è in ritardo...come sempre".
Mentre camminavo mi sentivo gli sguardi di tutti i compagni addosso, come se stessero tentando di esaminarmi.
Davanti a me erano sedute due ragazze: una dalle forme prominenti e dai lucenti capelli dorati, l'altra dalla pelle ambrata e una chioma castana.
Qualcosa in tutto quel trambusto non mi convinceva, come se ci fosse qualcosa fuori posto.
La professoressa prima di spiegare la lezione del giorno, mi annunciò di chiamarsi Ingrid Leonard e di insegnare letteratura, storia e geografia.
Mentre la signora si accingeva a spiegare, la porta si spalancò e udii qualche risatina di sottofondo.
"Bene signorino Nelson, vedo che finalmente si è degnato di venire".
Il giovane le rivolse un sorriso sghembo e si avviò verso il suo posto, guardandomi con un'aria confusa.
"Questa panterona chi è?non ricordo di averla mai vista".
Tutti scoppiarono a ridere, mentre uno strano rossore si impadroniva delle mie gote.
"È la tua nuova compagna e si chiama Heather, ti raccomando di trattarla bene".
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e fece finta di aprire il libro, per poi scrivere qualcosa sul tavolo.
"Piacere di conoscerti, Heather".
Il suo tono irrisorio mi irritava alquanto.
"Senti, vedi di abbassare le ali e di cominciare a portarmi un po' rispetto, razza di buzzurro!"
"Sono anche felice di conoscerti, che vuoi di più?se ti interessa saperlo mi chiamo Duncan".
Abbozzai un sorriso e tornai a seguire la lezione, sarebbe stata una giornata molto lunga.
  
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