Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Caramell_    08/05/2016    7 recensioni
- Che ne dite, torniamo a casa?
E Dean si gira a guardare Cas, gli lascia la mano sulla spalla. E Cas inclina piano il collo, annuisce.
- Torniamo a casa
[Destiel - SPOILER 11x20]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Chuck Shurley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: Sono davvero fiera di me; un pomeriggio, una storia. Il caffè fa miracoli. Spero sia qualcosa per cui valga la pena perdere del tempo. Ho finito di scriverla proprio ora, il mal di testa non aiuta. Ma, beh, al lettore l'ardua sentenza.
Un avvertimento, però, per chi non l'avesse letto nella presentazione, per chi non segue la programmazione americana c'è uno SPOILER enorme, perciò attenzione.
Buona lettura.
 

























Ho un “mi manchi” sulla punta dell’orgoglio.
pisnilab

 

 

 

 

 

 

ATTO I

 

 

 

 

 

Quindi, si, ok, Dio. Sta parlando con Dio. Dean Winchester sta parlando con Dio. Quello vero, però. Dio, sul serio. Fico. No, un attimo. Merda. Dio. Nel senso di, Dio Dio. Merda. Ok, tutti calmi. Non c’è nulla di strano. No, ok. Non è nulla di diverso dal normale. Insomma, angeli, e demoni e mostri e alieni e roba così. Perciò. Però, merda. Dio. Forte. Due Winchester e Dio. Non una cosa che si vede tutti i giorni. Suo padre creperebbe di invidia, se solo li vedesse. Tutti dovrebbero. Perché, cavolo. Dio. Bene, si.
Sono a cavallo. Dovrebbe essere tutto sistemato. Cioè, che cazzo, Dio. Dovrebbe smettere di ripeterlo, davvero.
Però. È un tipo strano. Beh, non dovrebbe nemmeno essere un tipo, in realtà. Ma Dean si accontenta con poco. È solo che sembra, normale. Uno di quei musicisti mezzi senzatetto, mezzi drogati che trovi il venerdì sera nei bar lungo le autostrade. Che diavolo, Dio.
Comunque. Dean non capisce un tubo, di certe cose. Più perché non gli interessano. Stupido non è. Vuole solo, ecco, portare a termine il loro compito, cosa che, più o meno, si trasforma sempre in qualcosa come salviamo il culo piumato di qualcuno ma, ehi, è il loro lavoro, che il suddetto culo sia piumato o meno. In quel caso, però, il culo che hanno da salvare è davvero un culo piumato o, almeno, lo è a grandi linee. Cas non è mai stato un angelo convenzionale. È sempre stato un imbecille, però. Un imbecille meraviglioso, ok. Punto a suo favore.
Dicevamo. Cas e il suo culo piumato. No, no. Dio, si. Dio. È davanti a loro. Ed è tutto un dobbiamo salvare il mondo e uccidere Amara e riportare tutto in ordine e uccidere gente e dacci una mano maledetto figli-No, ok. Solo, no.
Un attimo. Cas. Merda, Cas. Possono salvare Cas, adesso. Nel senso che possono riportarlo a casa. Nel senso che Dean può di nuovo-Cas.
Quindi.
- Ci aiuterai? – chiede e Dio o Chuck o come diavolo si fa chiamare adesso gli lancia uno sguardo obliquo, ridacchia.
- Sono qui per questo
Santo cielo, ancora non ci crede. Dio. Cas. Dio che è seduto là davanti, parla con loro. Dean guarda Sam. Sembra troppo calmo, troppo poco eccitato. Annuisce.
Va bene. Merda, va più che bene. È come vincere alla lotteria, anzi di più, molto di più.
- Ho una sola condizione, però
- Una condizione?
E Dean ridacchia. Una condizione. Ok.
- Già
Sam allarga le braccia, solleva un angolo della bocca.
- Quello che vuoi
Guardano tutti e due Dean. E Dean inarca un sopracciglio.
- Accettate un mio regalo. Entrambi
Sam inclina la testa a sinistra. Dean non sa che pensare. Un regalo, bene. Da Dio. Per fermare Amara e salvare Cas. Questa volta va di lusso ad entrambi.
Davanti a loro Dio sorride, per bene stavolta. Un sorriso enorme. Ma Dean non riesce ad abituarsi. A Dio, alla sua faccia da uomo. In generale.
È tutto apposto. Un regalo. Affare fatto.
E Dio scompare.

 

Il mondo, in quel periodo, è tutto un grosso, enorme casino. Dean però pensa a Jesse, a Cesar. Due cacciatori che ce l’hanno fatta. Anche senza di loro, senza Chuck.
Non ha detto tutto, a Dio. Di Cas. Non che questo cambi qualcosa, comunque.
- Dobbiamo salvare un amico
- Un amico?
- Un angelo
- Lo so
A Dio piacciono le sedie girevoli. Ok, è strano. Non fa che muoversi in tondo. Ogni tanto scrolla le spalle. Cazzo. Dio nel loro salotto/cucina/qualcosa di simile/stanza per dormire. Quella è una giornata niente male.
- Sai anche chi-
- Uno dei miei angeli peggiori, devo ammetterlo – sembra compiaciuto, però. Dio è compiaciuto, signori. Hallelujah – Terribilmente umano rispetto agli altri. Su di lui ho buttato giù una capitolo intero. Forse di più. Uno dei miei pochi successi. Ne vado molto fiero.
- Di Cas?
Si volta verso di loro. Sam non gli toglie gli occhi di dosso. Dean è parecchio scombussolato, al momento. Proviamo più tardi.
- Sapete che ho scritto un libro? Me l’avete insegnato voi. Mi ha portato via un po’ di tempo. Non pensavo che fosse così difficile. Ci siete un po’ tutti là in mezzo. Anch’io – e Dio piega il busto, si sbilancia col petto – C’è anche Castiel – dice – Davvero un bel nome, sono fiero di me. Anche Cas, però, non è affatto male.
Dean deglutisce, forse arrossisce un po’. Giusto un minimo, sulle orecchie.
- Lo riporterai indietro?
Sam lo vede annuire – Un’ultima volta – sentenzia.
D’accordo.

 

Non è Dean a salvare Castiel, comunque. È Sam. Con un piccolo aiuto, certo. Lui e Dio – merda, Dio, sul serio – glielo riportano in spalla, coperto di sangue, mezzo morto. Sono tutti coperti di sangue. Tranne Chuck. Ma lui non conta, perciò.
Dean corre loro incontro come se ne valesse della sua vita. Ha il corpo così leggero che non si meraviglierebbe se riuscisse a volare. Gli fanno male le spalle, le braccia. Inciampa sui suoi stessi piedi e non riesce a respirare. Amara è morta. Probabile. Ma chi se ne importa.
Cas è ridotto uno schifo. Ha lividi ovunque, i vestiti strappati, la faccia spaccata.
Dean gli prende il viso tra le mani. Un po’ di sangue fresco gli finisce sulla guancia. E poi Cas solleva la testa, le palpebre, lo guarda per un attimo, sospira.
- Ciao, Dean – e Dean quasi piange dalla gioia. Lo fa, cazzo, lo fa. Dio, grazie. Cas ha gli occhi di sempre, quelli che lo fanno sembrare un bambino curioso, blu e adoranti e bellissimi. E Dean se lo tira addosso, l’abbraccia. Gli incide un poco la carne con le unghie.
- Ciao, Cas – e ogni cosa, adesso, va al suo posto.

 

- Te ne vai, non è vero? – Sam è un poco meno sconcertato di Dean. Beh, più o meno. Riesce a parlare con Chuck per più di dieci minuti senza andare in iperventilazione, questo si. Non che sia una cosa da niente, perché, e che cazzo.
Non sembra proprio Dio, comunque. Su questo Dean ha ragione. Ha più l’aria di un ragazzo, uno capitato laggiù per caso, così potente da non riuscire a controllarsi. Non è possibile giudicarlo, dopotutto. Ma Chuck è un brav’uomo. Dio è tutta un’altra cosa.
- Non servo più, adesso
Sam guarda oltre la sua spalla. Hanno messo Cas a letto. Dean non lo molla un attimo – Grazie, sul serio – dice e Chuck scuote la testa.
- Sono diventato quello che avrei sempre voluto essere – sospira – Metatron aveva ragione. Siete la mia opera migliore
Poi Chuck segue il suo sguardo, gli volta le spalle e ridacchia piano – Forse sono stato ingiusto – guarda il suo angelo perfetto – ma lo meritano. Che sia ingiusto, a questo punto, non conta niente.
- Questo è tutto quello che posso lasciarvi, Samuel – dice alla fine, guarda Sam negli occhi e sorride – Mollare non è poi così male – e Sam annuisce e ride, piano e pensa che, dannazione, è l’ora di smetterla, cominciare a vivere.
E Dio gli fa l’occhiolino, scocca un ultimo sguardo a suo fratello, a Cas – D’ora in poi – bisbiglia – ci sono io

 

Dean non fa che bere caffè. È sempre appoggiato agli stipiti della cucina , beve in silenzio, torna da Cas. Questa volta l’ha spaventato a morte. Appena si sveglia, lo pesta a sangue. Imbecille. Sconsideratissimo coglione. Dean giura che non lo lascerà più solo, gli starà perennemente appiccicato al culo, non lo perderà più di vista.
Quella dove stanno non è casa loro. Hanno preso la stanza più economica di un motel fuori mano. La cucina non è nemmeno una cucina, la camera da letto nemmeno una camera.
Cas è così piccolo che sprofonda tra le lenzuola. Dean lo fissa un altro po’, va a farsi un altro caffè. Sam lo raggiunge quando è quasi salito del tutto. Appoggia i fianchi al tavolo di legno vicino al divano. Scricchiola.
- Chuck se n’è andato – dice. Dean, solo, annuisce. Guarda colare il caffè mentre si riempie per bene la tazza.
- Potremmo fermarci – spara ad un certo punto – Sai, dopo, dopo tutto questo
Sam lo guarda con tanto d’occhi – Dean
- Era solo un idea, comunque. Potremmo, ecco, tornare a casa e portare Cas con noi. Sempre che tu, beh, sempre che tu sia d’accordo.
- Dean
- Voglio tenerlo d’occhio, comunque. Prendermi cura di lui per un po’. Avrà bisogno di una mano. E poi Cas è uno di famiglia adesso e non-
- Dean
- Cosa?
Sam solleva gli angoli della bocca, ammorbidisce la fronte – va bene – sussurra – davvero
Dean sembra felice come un ragazzina. Ridacchia. Si gratta un angolo della testa e abbassa gli occhi e Sam capisce, come sempre.
- Ecco, per quanto riguarda Cas, io-
Sam scuote la testa – continua ad andare bene, Dean – dice – non farmelo ripetere ancora.
E Dean ride – ok – sputa fra i denti. Finisce il suo caffè, ha un sorriso che gli spacca in due la faccia, e torna da Cas.

 

 

 

 

ATTO II

 

 


Cas ha perso le ali. Di nuovo. È successo la mattina dopo che s’è svegliato. Dean gl’ha fatto il bagno. S’è fatto aiutare da Sam. L’hanno calato dentro la vasca bianca di quello che ormai è diventato il loro motel. Spogliarlo non è stato nemmeno così difficile. Cas li ha lasciati fare. Sam l’ha retto per le spalle e Dean gli ha slacciato piano la camicia e gli ha slegato i bottoni. Gli hanno lasciato le mutande addosso e Sam ha sussultato, triste, quando gli ha visto la schiena.
- Dean
Cas ha degli squarci enormi lungo le scapole. Cicatrici rosse tagliuzzate ai bordi e quando le vede Dean quasi scoppia a piangere.
L’acqua nella vasca è calda quanto basta. Cas è seduto con la schiena appoggiata al bordo e Dean gli appoggia le mani sulle spalle e sulla pelle e gli sciacqua bene le ferite, prova a non toccarlo più del necessario. Sente Cas tremare un poco e le ciglia gli si riempiono di lacrime – mi dispiace – sussurra – mi dispiace – Cas rimane fermo, con gli occhi chiusi, rannicchiato come un bambino. Dean appoggia la fronte tra le sue ossa. Fa freddo, lì dentro, e Cas è ancora nudo, con le ginocchia appiccicate al petto e però loro rimangono così, vicini. Il respiro di Dean gli si infrange addosso e l’acqua calda gli accarezza le spalle.
È solo dopo che si accorgono di star piangendo. Entrambi.

 

Castiel non riesce a dormire. Adesso deve, se no il giorno dopo non fa che sentirsi male. Ha perso le ali. Poco altro c’è, di peggio. Dean e Sam gli hanno lasciato tutti e due i letti, la camera vuota. Dormono sul divano letto in salotto, quello bucato vicino al tavolo. Castiel ha provato a protestare, ma Dean gl’ha infilato una mano tra i capelli e gli ha ordinato di smetterla di fare l’idiota – sei ferito, ne hai bisogno – ha unito i letti, ma Castiel non ha chiuso occhio.
La schiena fa un male terribile, brucia come se l’avessero pugnalato. Non riesce a sopportare i vestiti, il cotone sulla pelle. Lo distrugge, aver fatto le cose che ha fatto. Si affoga frenetico nelle coperte, stringe forte le palpebre, fa stridere i denti.
Poi sente un rumore, una porta che si sposta e i materassi che si curvano, il solco fra i letti che si separa un poco.
- Scusa, Cas, non riesco a dormire
- È ok, Dean. Rimani qui
S’addormentano vicini, le fronti che si toccano e le mani lontane, i capelli intrecciati. Castiel sente il naso di Dean sfiorargli caldo una guancia. E comprende, finalmente, il dono che Dio gl’ha lasciato.

 

Dean gli ha dato un suo pigiama e Cas ci affoga dentro. Fanno colazione, tutti e tre. Cas li guarda un poco ciascuno. A Sam pare pallido come un cadavere.
- Come ti senti, Cas?
- Sto bene, più o meno – prova a fare un sorriso, ci riesce solo per metà – cosa è successo?
- Abbiamo visto Dio
Cas annuisce, sbircia Dean da sotto le ciglia – l’ho visto anch’io, Dean
- Ci ha aiutati a trovarti, anche a salvare il mondo, più o meno
Cas morde il polsino della manica destra del pigiamone in cui è imbacuccato e il cotone gli lascia scoperta una spalla. Dean dà un ultimo sorso al suo caffè e allunga una mano, gli copre la pelle nuda – era di Bobby, all’inizio – si giustifica e Cas stringe gli occhi, si rannicchia sulla sedia. Sam lo trova un quadretto niente male.
- Che ne dite, torniamo a casa?
E Dean si gira a guardare Cas, gli lascia la mano sulla spalla. E Cas inclina piano il collo, annuisce.
- Torniamo a casa

 

 

 

 

ATTO III

 

 

 


Continuano a dormire insieme, Dean e Cas. Dean si muove un sacco, da addormentato. Allunga le braccia, e le gambe e a volte lo prende anche a calci, e poi si rannicchia al suo fianco , intreccia le loro gambe. Castiel ha imparato a dormire con qualcun altro, a risparmiare spazio, a cercare calore nel sonno. Dorme pochissimo, come prima, ma ora ha Dean.
- Dean? – chiama ogni tanto – dormi? – e Dean gli risponde, nel buio, sempre, tra respiri spezzati e brividi di freddo – sono qui, Cas
- Scusa
- È tutto ok – sbadiglia – vuoi che, ti prepari qualcosa magari? – e Cas muove un poco le gambe, il busto, si appiccica alla schiena di Dean, gli afferra la maglietta con le unghie.
Scuote la testa. S’addormenta dispiaciuto, felice.

 

- A te cosa ha dato, Sam?
- Scusami?
- Dio, intendo. Aveva detto che avremmo dovuto accettare un suo regalo. Tutti e due. A te cosa ha dato?
- La stessa cosa che ha dato a te
- Cioè, cosa?
- Oh signore

 

Cas prepara la colazione ogni mattina. Si sveglia molto prima di lui, lascia che si raffreddi la sua parte del letto. Fa i pancake, a volte le uova. Sono le uniche cose che ha imparato a fare, da umano. Dean e Sam le mangiano sempre, non si lamentano. Cas decide che vuole imparare a fare una torta.
Dean lo trova in cucina che sono le sette del mattino. Ha addosso una delle sue felpe, i piedi nudi, i suoi pantaloni. Gli vanno così lunghi che ha dovuto arrotolarseli intorno alle caviglie.
Tutto quello sa troppo di casa, di famiglia e a volte Dean ha paura, esce un po’, rimane alla finestra, si fa attraversare dal vento, beve.
Vivono tutti e tre assieme e hanno orari diversi. Sam dorme fino a tardi, poi prende a studiare – è la mia strada, Dean – ha detto, ma Dean lo sapeva già. Sam è sempre stato un piccolo, grande uomo di successo.
Dean, invece, ha una specie di lavoro in centro. Ripara auto rotte, modifica quelle da rivendere. Ha ancora quella cosa in testa, quella cosa di Chuck.
Cas hai capelli sparati in tutte le direzioni, gli occhi un poco stanchi, le guance morbide. Dean lo guarda muoversi per la loro cucina, sfregare i piedi sui tappeti, lasciare orme umide sul pavimento.
- Dean
- Mnh?
- Va tutto bene?
- Tutto bene Cas, davvero. Solo, vieni qui.
E Cas va, e Dean se lo stringe al petto, sui polmoni e Cas affonda il naso nel suo collo, gli sorride sulla pelle. Forse Dean capisce allora, o quando poi succede che s’abitua tanto, troppo a Cas, ai suoi piedi freddi, al suo sonno tranquillo, alle sue scapole rosse e spaccate, che non riesce più a farne almeno, ma comunque capisce, così.
E gli lascia un bacio tra i capelli. Lo stringe, forte, fino a che non gli fanno male le braccia.

 

- Vederti felice
- Come?
- È quello che Chuck mi ha lasciato. Quando ti ha riportato Cas, ha dato qualcosa anche a me
- Lo so, Sam. Ho capito
- Ho sempre pensato che fossi il più lento della famiglia
- Come, scusa?
- Non mi sono mai sbagliato
- Che bastardo
- Si, ti voglio bene anch’io, Dean
- Se non te ne volessi, t’avrei già ammazzato
- Lo so
Lo so.




















 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Caramell_