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Autore: emmax5    09/05/2016    2 recensioni
Salve, per gli appassionati Calzona che non hanno ancora visto l'ultimo episodio andato in onda, ovvero quello in cui si decide l'affidamento di Sofia, stiano lontani da qui! SPOILER!
Per gli altri ho cercato di immaginare cosa potrebbe succedere, il finale che vorrei. LA storia è stata MODIFICATA e REVISIONATA rispetto alla pubblicazione di ieri, forse sono riuscita a capire che cosa mancava. Inutile dire che recensioni e suggerimenti sono ben accetti...buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Sofia Robbins Sloan Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ore 6:27
 
- Mamma! Mammina!-
Apro faticosamente gli occhi e mi ritrovo davanti il faccino ben sveglio e sorridente di Sofia.
Sorrido e allungo le braccia verso di lei invitandola ad entrare nel lettone con me.
Sale sul materasso e saltellando mi raggiunge al caldo sotto le coperte.
La stringo forte a me inspirando a pieni polmoni il suo profumo di bambina, di amore, di casa.
Nessuno potrà mai più provare a portarmela via.
Da quasi una settimana sono la sua mamma “esclusiva” e ancora non riesco ad abituarmi allo scoppio di felicità che sento nel petto quando ogni mattina la vedo, quando ogni sera le do la buonanotte.
Non si apprezza mai davvero qualcosa fino a quando non si sta per perderla.
Lascio la mia mano accarezzare i suoi capelli corvini ed incredibilmente lisci godendomi ogni secondo di questo momento madre figlia.
- Sono le sei e mezza del mattino, come mai sei già in piedi?-
Alza il visino e mi guarda quasi accennando delle scuse per avermi svegliata.
Fa spallucce e mi sorride.
- Mi sono svegliata da sola, e poi ho fame. –
Una delle preoccupazioni più frequenti delle mamme con cui vengo a contatto è che i loro figli non mangino mai abbastanza, fortunatamente Sofia non ha mai avuto questo problema, deve aver ereditato il suo buon appetito da Mark, e anche il buongusto nel mangiare visto che sa esattamente cosa le piace e cosa no.
- Hai così tanta fame da non riuscire ad aspettare ancora qualche minuto, o ce la fai a stare ancora un po’ nel lettone con la mamma?-
Socchiude appena gli occhi senza smettere di guardarmi e un brivido mi percorre la schiena, ho visto quello sguardo milioni di volte, è lo sguardo di chi sa esattamente quello che vuole ma si diverte a tenerti sulle spine, uno sguardo che serve a torturare dolcemente chi ti ama prima di dargli il sollievo della resa.
E’ uno sguardo da Callie.
Sofia risponde alla mia domanda scostando la coperta che le impedisce di muoversi come vorrebbe e poi si lancia sul mio petto stringendomi le braccia al collo.
Mi sciolgo.
Amo immensamente la mia bambina.
Rispondo al suo abbraccio e le lascio un bacio sulla fronte mentre la cullo piano.
- Mamma?-
Alza nuovamente il viso verso di me e capisco dalla sua espressione seria che sta chiedendo la mia massima attenzione, che farà una domanda che pretende una risposta.
- Dimmi, tesoro.-
- Dov’è la mamma?-
Il sangue mi si gela nelle vene e la mia bocca si apre come se fosse pronta a dare una risposta che però non arriva.
Sospiro guardando il soffitto.
- Ne abbiamo già parlato tesoro, per adesso non puoi vedere la mamma perché il giudice ha deciso che devi stare con me. Non sei contenta di stare con la mamma?-
Annuisce ma quando vedo il suo labbro inferiore sporgere leggermente in fuori capisco che la mia risposta non l’ha soddisfatta.
- Mi manca la mamma. Tra quanto torna?-
Mi alzo a sedere poggiando le spalle alla testiera del letto mentre aiuto Sofia a sedersi sulla mia gamba per essere viso a viso.
- Lo so piccola, so che ti manca la mamma ma dovrai aspettare un bel po’ di tempo. Mi dispiace tanto tanto, credimi.-
La accolgo tra le mie braccia e la stringo sperando che basti un abbraccio a consolarla, poggia la testa sul mio seno e si lascia coccolare, è una bambina intelligente e forte, incredibilmente forte.
- Ma la buona notizia è che mentre aspettiamo che il tempo passi possiamo mangiare quello che vogliamo, quindi, cosa vuoi per colazione?-
Si libera dal mio abbraccio, sorride e alza le mani verso il cielo gridando : - Muffin al cioccolato!-
Rido di cuore del suo entusiasmo, della sua felicità e del suo cuore di bambina a cui basta un dolce per dimenticare l’amaro della vita.
Alzo le braccia verso il cielo e rispondo al suo grido.
- E Muffin al cioccolato siano!-
 
 
Ore 9:14
 
Guardo nuovamente il tabellone degli interventi per assicurarmi che sia tutto in ordine, devo eseguire tre operazioni; due sono abbastanza semplici me la dovrei cavare con tre ore totali, il terzo è un intervento di chirurgia fetale e richiederà un po’ più di tempo e attenzione.
Meredith ha due interventi, Amelia uno davvero molto lungo e complesso a cui tutti gli specializzandi sicuramente vorranno assistere, Richard due interventi, April e Miranda uno.
Dopo la decima volta che leggo la lista finalmente mi rassegno.
Il nome Torres non appare da nessuna parte.
Mi passo una mano tra i capelli cercando di impedire al mio sguardo di cercare qualcosa che non c’è.
Callie manca dal giorno del verdetto, non ho sue notizie e non ho il coraggio di chiedere a Meredith, infondo è una cosa che non mi riguarda.
- Dottoressa Robbins?-
Il suono della sua voce mi colpisce come un secchio di acqua gelata, mi volto sperando di essermi sbagliata ma i miei timori si rivelano presto fondati.
Penny non ha una bella cera, è stranamente pallida e i suoi occhi sono segnati da occhiaie che non si sforza neanche troppo di nascondere.
- Sono stata assegnata a lei per oggi.-
Non riesco a staccarle gli occhi di dosso mentre cerco di impedire alla mia parte umana e sentimentale di prevalere sulla parte professionale.
Penny è tornata a lavoro dopo due giorni dal verdetto, ormai deve mancare poco alla sua partenza ma immagino che debba finire le sue ore di tirocinio prima di scappare dalla parte opposta del paese, ammesso che abbia ancora intenzione di accettare la borsa di studio.
Questa donna ha cercato di portare via mia figlia, ha cercato di prendere il mio posto nel suo cuore ed io oggi dovrò essere talmente professionale da non colpirla al petto con un bisturi in sala operatoria.
- Hai già visionato i preoperatori?-
Annuisce spostando lo sguardo sul tablet che tiene tra le mani.
- Bene, allora ci vediamo in sala 3 tra mezz’ora.-
Prima di scendere in sala devo passare dalla mamma di Mattias che aspetta di essere rassicurata, se sarà necessario le spiegherò l’intera procedura di nuovo, non è un intervento difficile ma per una mamma è importante anche mettere un cerotto e sarà sicuramente utile anche a me per calmare i nervi.
 
 
Ore 16:34
 
Tre interventi portati a termine con successo, tre bambini che staranno bene e tre mamme che questa notte potranno finalmente dormire tranquille.
Finisco di insaponarmi le mani e apro l’acqua calda.
Sono sopravvissuta, non credevo fosse possibile ma sono sopravvissuta anche a questa giornata in compagnia di Penny e adesso devo solo andare a prendere Sofia e portarla alla nuova gelateria che hanno aperto vicino casa, una promessa è una promessa e io non ho nessuna intenzione di deludere mia figlia.
Strofino le mani con energia creando bolle di sapone che svolazzano un po’ovunque e poi le metto sotto l’acqua corrente.
Penny si è comportata bene, ha svolto il suo lavoro, è stata attenta quando mi sono sforzata di insegnarle qualcosa e cosa più importante non ha parlato di Callie.
L’aria in sala operatoria non era buona, abbiamo operato quasi nel silenzio totale e per Karev questo è una specie di piccolo miracolo.
Tutti sanno quello che è successo, tutti sanno com’è andata a finire e tutti bene o male si sentono imbarazzati perché sono stati costretti a scegliere da che parte stare, ma adesso è tutto finito, questa era l’ultima prova.
Chiudo l’acqua e prendo uno degli asciugamani.
- Nel caso te lo stessi chiedendo, non sta molto bene.-
Per poco non mi prende un infarto.
Alzo la testa e vedo il volto di Penny accanto al mio nel riflesso dello specchio.
Ha ancora la bandana e tortura le sue dita ballando da un piede all’altro.
Forse ho parlato troppo presto.
- Scusami?-
Deglutisce e fa un passo verso di me.
- Ho detto che Callie non sta molto bene, anzi, a dirla tutta sta da schifo. Non si alza dal letto da cinque giorni, si rifiuta di mangiare e non fa altro che piangere.-
Non posso credere che abbia il coraggio di dirmi una cosa del genere, non posso neanche credere che abbia la faccia tosta di rivolgermi la parola dopo tutto quello che mi ha fatto passare.
Callie sta male, ovvio, non poteva essere altrimenti, ma non è una cosa che mi riguarda, è stata lei a voler arrivare a questo punto, a voler dare inizio ad una guerra.
Stringo l’asciugamano tra le mani, forse se le terrò impegnate riuscirò a non stringerle intorno al collo di Penny.
- Bhè, francamente non credo che sia una cosa che mi riguardi e soprattutto non credo che tu abbia il diritto di proferire una sola parola su questo argomento.-
Penny abbassa la testa e vedo qualcosa cadere a terra, sta piangendo.
- Arizona, non volevo che andasse in questo modo, non avrei mai creduto che sareste finite in tribunale, non lo avrei fatto, non farei mai del male a Callie, io la amo. -
Le sue lacrime non riescono a intenerirmi, ne ho versate troppe a causa sua, anzi, le sue lacrime non fanno altro che aumentare la mia rabbia, lancio l’asciugamano a terra e in due passi copro la distanza che ci divide.
Prima che me ne accorga la mia mano ha afferrato il suo mento costringendo i suoi occhi a incontrare i miei.
- Oh si, ti dispiace. Ti dispiace perché le cose non sono andate come credevi. Eri certa che il fatto che Callie sia la mamma biologica di Sofia sarebbe stato più che sufficiente per avere l’affidamento, ma come vedi, non è così. Hai cercato di portare mia figlia via da me per sempre! Non sei stata abbastanza ragionevole da fare un passo indietro, non ti sei preoccupata del fatto che Sofia, la bambina che dici tanto di amare, avrebbe comunque perso una madre, una parte di se stessa. Non l’hai fatto perché non sei sua madre, io lo sono. Callie ha fatto una scelta, che ne paghi le conseguenze.-
Sento il suo respiro farsi più veloce e i suoi occhi accendersi di una strana luce.
Afferra la mia mano e con una forza sorprendente mi spinge lontano da lei mandandomi contro il lavandino.
Poggio entrambe le mani sul lavandino e la guardo.
Sono pronta a farla a pezzi con le mie mani, è l’occasione che aspettavo.
Sto per lanciarmi contro di lei ma le sue mani protese in avanti come a chiedere una tregua mi fermano.
- Non voglio fare a botte con te, peggiorerebbe solamente la situazione e non risolveremmo nulla. Voglio solo parlare, concedimelo e non ti importunerò mai più, lo giuro.-
La guardo negli occhi soppesando la sua proposta, sembra sincera, ho una gran voglia di mandarla a tempo indefinito in terapia intensiva ma sono costretta ad ammettere che ha ragione, peggiorerebbe solamente le cose.
Potrei semplicemente andarmene e lasciarla piangere all’infinito ma so che è abbastanza decisa, non mi darebbe tregua.
Niente di quello che dirà potrà cambiare le cose e Sofia rimarrà comunque al mio fianco, quindi le faccio cenno con la mano di proseguire.
Penny fa un respiro profondo e passa le mani sulla maglietta della divisa.
- Ho sbagliato. Ho sbagliato, ne sono consapevole, so che avrei dovuto fare un passo indietro, forse avevo davvero la certezza che avremmo vinto noi, avevo tante certezze, le ho perse tutte. Voglio bene a Sofia, l’adoro ma tu sei sua madre, non ho mai detto il contrario, non l’ho mai pensato ma tutti abbiamo il diritto di provare ad essere felici. Credevo di poter essere felice con Callie, di poterle rendere felici, era tutto quello che volevo. Ora non so cosa fare, so di essere in qualche modo la causa del dolore della donna che amo e non lo sopporto. Non posso sopportare di vederla così, di sentirla piangere fino a che non si addormenta sfinita, di vedere i suoi occhi spenti, di rinunciare per sempre al suo meraviglioso sorriso.-
E’ come se avessi un frullatore nel petto, riesco a visualizzare Callie piangere, riesco a sentire il suo dolore, la sua disperazione ma non posso, non posso tornare indietro, non posso pensare a lei, cederei, devo pensare solo a Sofia, solo a noi.
Io avevo messo in conto di poter perdere la mia bambina, ero quasi certa che sarebbe successo nonostante mi dimostrassi forte delle mie certezze e motivazioni davanti agli altri, se fossi stata io a perdere Callie si sarebbe preoccupata per me?
No.
Avrebbe preso nostra figlia e sarebbe partita insieme alla sua nuova ragazza senza voltarsi indietro, lei sa quello che vuole e quando lo ottiene non chiede mai scusa.
- Immagino che tu adesso ti senta meglio, ho ascoltato le tue scuse anche se francamente non so che farmene e torno a ripeterti che Callie era perfettamente al corrente dei rischi che stava correndo ma non si è fermata. Quanto soffra e quello che provi non sono cose che mi riguardano. Spero che tu sia abbastanza intelligente da mantenere il giuramento che hai fatto, perché se ti azzardi di nuovo ad aprire questo discorso, se ti azzardi anche solo a rivolgermi la parola o guardarmi storto, giuro su mia figlia che ti farò vedere come picchia la figlia di un militare ed è un’esperienza che non ti consiglio. Ora scusami ma ho una bambina che aspetta che sua madre la porti a mangiare il gelato come le ha promesso.-
La guardo fissa negli occhi per accertarmi che abbia capito e quando la vedo abbassare lo sguardo capisco che la nostra discussione è finita.
Raccolgo l’asciugamano da terra e lo butto nel cesto dei panni sporchi poi senza guardarla mi avvio verso l’uscita afferro la maniglia e apro la porta.
Sento la porta opporre resistenza poi chiudersi nuovamente davanti a me, con mia grande sorpresa vedo la mano di Penny poco sopra la mia testa spingere sul legno per non farmi uscire.
Sento il suo corpo alle mie spalle e vedo il suo viso affacciarsi sopra la mia spalla.
- So che la ami ancora Arizona. Lo so dal tono di voce che usi quando le parli, dai tuoi occhi che si illuminano non appena entra nella stanza, dal fatto che le rispondi sempre al telefono anche quando sei in sala operatoria, dal fatto che continui a comprare i suoi cereali preferiti nonostante tu non li mangi e non dirmi che lo fai per Sofia perché lei odia i cereali. Ho visto la tua faccia quando ci hai sorprese nello stanzino, la ami, forse non lo sai, lo neghi persino a te stessa ma la ami talmente tanto da volermi fare a pezzi. Sono certa che ami tua figlia ma non dirmi che quando la guardi non vedi Callie, quella bambina è una parte di te ma è anche tutto quello che ti rimane di Callie e tu non sei riuscita a lasciarla andare. Sarebbe stata bene con noi, ma tu non l’hai lasciata perché non vuoi lasciare andare Callie.-
Per un momento rimango paralizzata, se mi avessi picchiata mi avrebbe fatto meno male, ogni parola che ha detto è stata un pugno in faccia, allo stomaco, al petto.
Cosa ne sa lei di me? Di Callie? Del nostro amore?
Crede che gli otto anni che abbiamo passato insieme si possano dimenticare facilmente, che tutto quello che abbiamo passato si possa cancellare solo perché è arrivata lei?
Cosa ne sa di cosa è Sofia per me?
Come si permette di accusarmi…
- Arizona, parliamoci chiaro, quando due si lasciano uno va avanti e l’altro rimane a soffrire come un cane ma questo non è il vostro caso. Avrei potuto accettare il fatto che tu ami ancora Callie, lo capisco, la amo anche io, la amo davvero, è come se fosse inevitabile amarla, sei la sua ex moglie, probabilmente la storia più importante della sua vita, ma quello che non riesco ad accettare è che lei ami  te.-
Sento il mio cuore fare una capriola, ho paura che abbia smesso di battere non lo sento più.
Non so dove voglia arrivare Penny, ma sta giocando sporco e non posso sopportare che si permetta di giocare ulteriormente con noi, con le nostre vite.
Apro la bocca per risponderle a tono ma lei capisce le mie intenzioni e anticipa le mie mosse posandomi due dita sulle labbra.
Prende fiato e torna a posare i suoi occhi pieni di lacrime nei miei.
- Non sono stupida, posso sembrare ingenua, ma non sono stupida. Callie mi ama, lo so, ma non come vorrei, non come ama te. Dentro un cassetto del suo comodino ho trovato la foto del vostro matrimonio, in mezzo alle sue cose ci sono ancora cose che ti appartengono, dice sempre che deve ridartele o buttarle ma non lo fa mai, l’ho sorpresa più volte a cercare il tuo nome sul tabellone degli interventi proprio come ho visto fare a te oggi, la collana con il cuore che vi siete scambiate è appesa al porte gioie che le ho regalato come se dovesse tornare ad essere indossata…-
La spingo cautamente lontana da me.
E’ evidentemente in preda alla paranoia, i sensi di colpa devono averla fatta impazzire.
- Quello che hai detto non dimostra niente, Callie è disordinata e pigra per natura..-
- Sai più di una volta dopo aver fatto l’amore l’ho sorpresa con lo sguardo perso nel vuoto come se stesse cercando di scacciare via un pensiero fastidioso, ho cercato di ignorare tutti questi segnali, ho cercato forse inconsciamente di allontanarla da te, di farla partire con me per chiudere una volta per tutte questa storia. Lontana dagli occhi, lontana dal cuore. Ma ieri stava piangendo come fa ininterrottamente da quando ha perso Sofia, era sfinita, sull’orlo del sonno o della follia, non lo so, sono entrata nella stanza completamente buia e l’ho abbracciata era semiaddormentata, mi ha stretta forte e poi ha sussurrato il tuo nome prima si scivolare nel sonno.-
Eccolo, eccolo!
Sento nuovamente il cuore battere forte e prepotente contro il costato, sto tornando a vivere.
Era morta e non lo sapevo, ma so che sto tornando a vivere.
- Io parto tra tre giorni e non credo che Callie farà niente per fermarmi, non riesce neanche a guardarmi in faccia e poi quella contro di te è una guerra che non ho più la forza di combattere. Sono sfinita. Hai vinto Arizona, hai vinto in tutti i sensi. Ora il consiglio che ti do è quello di correre da lei e riportarle sua figlia ma soprattutto riportarle tutto l’amore che avevate perché dovete combattere ma non l’una contro l’altra ma l’una per l’altra. Amala anche per me. Non buttare tutto via per una questione di orgoglio, il vostro è il tipo di amore che capita solo una volta nella vita. Buona fortuna, vi auguro tutta la felicità di questo mondo.-
Si asciuga il viso si sforza di sorridermi e poi, senza darmi il tempo di trovare qualcosa da dire, apre la porta e se ne va.
 
 
 
Ore 18:55
 
Sofia ha la faccia completamente imbrattata di gelato ma non se ne preoccupa, è felice.
Pistacchio, cioccolato e panna.
Pistacchio è il gusto preferito di Callie.
Penny ha ragione, non posso guardare Sofia senza vedere Callie.
E se avesse ragione anche su tutto il resto?
Amo ancora Callie?
In quale pezzo del cuore che hai distrutto si nasconde il mio amore per te Callie?
Sapere che hai pronunciato il mio nome nel sonno è abbastanza per dire che mi ami ancora?
Ho già fatto questo discorso decine di volte, e ogni volta sono tornata da te.
Ogni volta mi hai abbandonata.
Una persona dovrebbe imparare dai propri errori.
Forse non siamo destinate a stare insieme nonostante l’amore che proviamo.
Potrò mai smettere di amarti?
No, probabilmente no, ma posso scegliere di accontentarmi di quello che ho senza soffrire più del necessario.
Ho Sofia, non potrei essere più felice.
Carezzo la testa della mia bambina mentre finisce di mangiare la cialda del suo gelato.
Mastica lungamente l’ultimo pezzo del cono come se volesse prolungare il più possibile il piacere della promessa mantenuta, si pulisce alla meglio le mani con un tovagliolo di carta e si volta verso di me.
- Mamma?-
- Non chiedere un altro gelato perché conosci le regole signorina. Già non va bene che tu lo abbia mangiato prima di cena ma è un’occasione speciale, non esagerare.-
Getta il tovagliolo nel cestino che ha accanto e torna a guardarmi senza prendersela troppo per quello che le ho detto.
- Non vedrò anche Penny per tanto tempo?-
La guardo sorpresa.
Questa bambina è decisamente troppo perspicace.
- No tesoro, Penny partirà per New York, non credo che la rivedremo.-
Dirlo ad alta voce mi da finalmente la dimensione della realtà, Penny sta per uscire definitivamente dalle nostre vite.
Capitolo chiuso.
- Anche la mamma va a New York?-
- No amore, non credo che la mamma andrà a New York.-
Meglio dare risposte brevi magari cercare di distrarla con qualcosa come un altro gelato.
- Ma se io non ci sono e Penny va via, mamma sta da sola?-
Potrei comprare l’intera gelateria, o magari farle il lavaggio del cervello, forse smetterebbe di essere la voce della mia coscienza.
Mi rivolge nuovamente lo sguardo alla Callie e io mi sento morire.
Continua a guardami in attesa di una risposta e io non so che dire ma so cosa fare.
La prendo per mano e ci avviamo verso la macchina.
 
 
 
 
 
Ore 19:22
 
 
 
Faccio cenno a Sofia di fare silenzio posandomi l’indice sulle labbra chiuse lei sorride e mi fa ok con la manina.
Potrei fare l’ennesimo errore, mi ostino ad insistere, la follia non è forse fare sempre la stessa cosa aspettandosi un risultato diverso?
Non è solo quello che voglio, quello di cui ho bisogno, è la certezza di quello che deve essere, non posso scappare.
Giro la chiave nella serratura e apro la porta cercando di non fare rumore.
In casa regna un disordine pazzesco, piatti e bicchieri sono sparsi un po’ ovunque,  sul divano ci sono dei panni e un paio di cartoni della pizza e tante, tantissime bottiglie vuote.
Forse ho sbagliato a portare Sofia con me, sarei dovuta venire da sola.
Mi chiudo la porta alle spalle.
- Tesoro, aspetta qui per un secondo ok? Torno subito.-
Sussurro talmente piano da avere il dubbio di aver parlato ma Sofia annuisce, ha capito quello che le detto.
Mi dirigo verso la stanza da letto, la porta è accostata.
La sagoma che scorgo nel letto è immobile ma la percepisco respirare, tiro un enorme sospiro di sollievo e mi avvicino lentamente.
Il sole non è ancora tramontato e nell’appartamento c’è ancora abbastanza luce da non rendere necessario accenderne altre.
Callie sembra addormentata, ha gli occhi coperti dalla mascherina blu che usa per dormire durante il giorno, nelle mani stringe un fazzoletto molto usato.
Faccio quasi fatica a respirare, vederla in questo stato è una tortura soprattutto quando so di essere la causa di tutto il suo dolore.
Le mie dita tremano leggermente quando le poso sulla sua spalla.
Nessuna reazione.
La scuoto un po’ sussurrando piano il suo nome e lei sembra cominciare a riprendere conoscenza.
Rimane immobile come ad accertarsi che quello che sta accadendo sia vero.
- Callie?-
Mette una mano sulla mascherina e prima di tirarla su pronuncia il mio nome.
Tremo forte, sento gli occhi riempirsi di lacrime quando finalmente incrociano i suoi.
Ha gli occhi gonfi e arrossati, il viso segnato dal pianto ininterrotto i capelli in disordine, ma è perfetta.
Bellissima.
La amo, la amo ancora e forse più di prima ma ero troppo impegnata ad odiarla per accorgermene.
La amo, Penny aveva ragione, spero solo che abbia ragione anche sul resto.
- Che ci fai qui? Sofia sta bene?-
Salta improvvisamente fuori dal letto e mi guarda, mi guarda facendomi una domanda di cui sa già la risposta.
- Mamma!-
Non faccio neanche in tempo a voltarmi per vederla entrare, Sofia è già volata tra le braccia di Callie.
- Sofia! Amore mio, amore mio! La mia bambina!-
La solleva da terra stringendola forte a se e piange, piange di gioia, sono lacrime che mi piacciono.
Scosta Sofia per guardarla, le passa una mano sul viso, la copre di baci, quasi la soffoca abbracciandola ma Sofia risponde con entusiasmo a tutte le sue effusioni.
- Mi sei mancata così tanto! Sembri cresciuta! Oddio, credevo che non ti avrei più rivista…credevo-
Ricomincia a piangere e torna a stringerla.
I suoi occhi incrociano i miei, sono tornati ad essere pieni di luce e il sorriso è tornato sulle sue labbra.
Le sorrido di rimando cercando di asciugarmi il viso, ma nuove lacrime nascono di continuo, potremmo non smettere mai.
- Grazie. Grazie Arizona. Mi hai appena ridato la vita. -
 
 
Ore 21:36
 
Callie rimbocca le coperte a Sofia e rimane a guardarla per un tempo che sembra infinito.
La capisco, so cosa sta provando e spero che nessuna di noi due debba passarci mai più.
Credo di aver visto Callie così felice solo il giorno della nascita di Sofia, ma in fondo oggi è come se per Callie sua figlia fosse nata per la seconda volta.
La guardo mentre le lascia un leggero bacio sulla fronte, mi avvicino aspettando il mio turno, Callie si sposta e mi lascia lo spazio necessario per permettermi di baciare Sofia, le carezzo piano la testa e la bacio di nuovo.
Io sono sua madre, non posso privarla di una delle sue mamme, di una parte di lei.
Mi avvio verso la camera da letto per recuperare la borsa che ho abbandonato su una poltrona entrando e sento Callie seguirmi.
Mi infilo la giacca del completo e recupero la borsa.
- Domani mattina riportamela in ospedale. Mi fido di te Callie, spero che tu non scappi durante la notte portandomela via, sistemeremo le cose, faremo dei nuovi turni, nessuna di noi due potrebbe vivere senza di lei.-
I nostri occhi si incrociano di nuovo, terra che si perde nel mare, tutta la sofferenza, le accuse e le scuse, tutto viene espresso in un solo ed unico incrocio di sguardi, perché noi parliamo così, non ci servono parole, le parole ci confondono creano distanza, noi  parliamo con l’anima.
- Sofia non andrà da nessuna parte. Io non andrò da nessuna parte.-
Annulla la distanza che ci separa e posa una mano sul mio viso con una delicatezza disarmante, quasi avesse paura che io possa svanire sotto le sue dita.
-Quello che hai fatto per me oggi, nonostante tutto, nonostante noi…-
Lascia scorrere la mano sulla mi guancia, passa per il mento si ferma sotto il mio orecchio.
- Tu non andrai da nessuna parte. Mai più, non te lo permetterò.-
I frammenti di cuore che vagano per il mio petto finalmente sembrano trovare un senso, si uniscono come i pezzi di un magnifico puzzle senza nessun rumore, senza nessun dolore.
-Sapevo di aver dato inizio ad una cosa sbagliata, lo sapevo ma non sono riuscita a fermarmi e in questi giorni ho capito perché, volevo scappare da te, volevo sopravvivere, rompere qualsiasi legame, spezzare tutti i fili che ci uniscono. C’è qualcosa, non so se esiste il destino, se posso chiamarlo così, ma mi spinge verso di te sempre nonostante tutti i miei sforzi. Perdonami. Perdonami per tutto quello che ho fatto, detto, per aver cercato di andare via, ti ho promesso che non l’avrei fatto, ho promesso che ti avrei amata per tutta la vita. Perdonami, permettimi di mantenere le mie promesse.-
La guardo negli occhi e vedo solo tanta luce, vedo solo la bellezza di quello che ci unisce, la dolcezza del dolore che ci siamo date a vicenda e capisco che ogni passo è servito solo ad arrivare dove siamo, in questa stanza, di nuovo una di fronte all’altra, di nuovo con una distanza da coprire, un domani che ci attende, tante promesse da mantenere ma non per dovere ma sono per la voglia di combattere l’una per l’altra, ancora, sempre.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo quando li riapro mi godo la sensazione di gioia immensa che mi da scoprire che è ancora davanti a me, di nuovo pronta a combattere.
Annuisco, sorrido, piango, riallaccio tutti i fili che avevamo rotto assicurandoli con un doppio nodo portandomi più vicina a lei.
Ancora un secondo per arrenderci serenamente all’inevitabilità di quello che sta accadendo e le sue labbra si posano sulle mie, finalmente,è passata un’eternità dall’ultima volta, eppure è come se non fosse passato un solo giorno perché ogni giorno in cui non  abbiamo fatto questo piccolo gesto, non è stato degno di essere vissuto, ricordato.
Potrebbe essere tutto sbagliato ma non mi importa, faremo altri mille tentativi finchè non andrà come deve, ci faremo a brandelli e poi riuniremo i pezzi, è inevitabile.
E’ l’amore che capita una volta nella vita.
Non posso scappare, posso solo ricominciare con più impegno ed amore, tanto ogni strada, ogni passo, ogni lacrima che sia di gioia o dolore mi riporta da te, sempre.
Se il destino esiste, il mio ha il tuo nome Callie.

  
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