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Autore: SagaFrirry    09/05/2016    4 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXX

IDOLI

 

“Ragazzi, adesso basta”.

“Finiscila di rompere le palle!”.

“Non sto rompendo le palle! È passata l’alba!”.

“E con ciò?”.

Koknos e Mavros si lanciarono un’occhiata divertita, voltandosi verso il più giovane della compagnia.

“Dovresti imparare a divertirti. Non sei più un bambino. Cosa penserebbe tuo padre?” stuzzicò Mavros.

“Vuoi davvero sapere cosa direbbe mio padre se mi sapesse qui? Mi urlerebbe contro con quel tono che come solo nei tuoi migliori growl sai fare!”.

“Davvero? Mi piacerebbe vederlo! E sentirlo!”.

“Io no! Torniamo a casa!”.

“Ormai siamo qui. Ed entreremo all’Inferno”.

Il più giovane ruotò gli occhi e si arrese. Seguì i gemelli oltre quelle porte e rimase impassibile dinnanzi allo stupore di chi lo precedeva.

“Che figata di posto!” esclamò Koknos, udendo una serie di grida di dolore.

Le fiamme, i dannati, i demoni..

“Questo è il posto ideale per scrivere una bella canzone..” commentò Mavros “..dove sta il palazzo del re?”.

“Che sia quella torre laggiù?” sorrise Mavros “Andiamo”.

I due gemelli spalancarono le ali, prendendo il volo.

“Ma scherzate?!” furono le parole del più giovane “Ali d’angelo all’Inferno?! Siete impazziti?!”.

Son un sospiro, fu costretto ad aprire a sua volta le ali, d’angelo, e seguire i due, che sfrecciarono rapidi per i gironi e le torture. I demoni alzarono lo sguardo, notando quelle luci. I gemelli avevano raggiunto il palazzo e si incamminarono lungo esso.

“Lucifero!” esclamò Mavros, riconoscendo il soggetto raffigurato in un enorme dipinto, che li fissava “Mio padre gli ha proposto diverse volte di ridargli quegli occhi demoniaci. Ma ha preferito tenersi quelli azzurri. Chissà perché..”.

Gli occhi del quadro brillarono di colpo ed i gemelli sobbalzarono, poi ridendo. Che begli effetti speciali aveva quel posto! Demoni vari si erano ammassati, osservando quelle tre creature.

“Perché non ci attaccano?” si chiese Koknos.

“Sanno chi sono i nostri genitori. Ed hanno paura” gli rispose il gemello “Certo che..vivere in un posto come questo, crearlo, e rinunciarvi per una villa con la piscina è una cosa che non capisco”.

“Sono tante le cose che non capisci, Mavros..” si sentì rispondere dal più giovane.

“Come, scusa? Come ti permetti? Potrei ribaltarti con un solo ceffone, se solo volessi, e osi darmi dello stupido?”.

“Non ti ho mai dato dello stupido! Ti offendi da solo!”.

“Chiedimi perdono!”.

“Non lo farò mai. E prova a darmi quel ceffone, se ne hai il coraggio”.

Il gemello dai capelli neri reagì e tentò di colpire chi aveva di fronte, ma una mano lo fermò. Il giovane si agitò, tentando di liberarsi, e vide che a trattenerlo era suo padre Arles.

“Non mi sarei mai aspettato di dovervi venire a riprendere QUI!” commentò il Dio, piuttosto irritato “Cosa vi è saltato in mente? Di chi è stata l’idea?”.

“Andiamo, papà! Siamo gli Angels Blood! Le nostre canzoni parlano di angeli e demoni, era nostro dovere vedere l’Inferno!”.

“Dovere?! Siete fuori di testa?! Se vostra madre sapesse che son dovuto venire a riprendervi in certi posti, andrebbe su tutte le furie”.

“Come te?”.

“No, molto peggio!”.

Azazel era rimasto lungo il corridoio ad osservare la scena. Arles obbligò Koknos e Mavros a chinare il capo e chiedere perdono per l’intrusione. I due giovani obbedirono, pur protestando.

“E ora a casa! Tutti quanti!”.

 

“Svegliati!”.

Eris spalancò le tende della camera, udendo uno strano rumore che ormai conosceva. Lucifero si era avvolto completamente nelle ali.

“Esci da lì!” ordinò lei “Abbiamo ospiti!”.

Il demone non rispose, avvolgendosi ancora di più.

“Sono i tuoi fratelli! Ci sono degli angeli!”.

“Lo so. Solo loro scassano il cazzo prima di mezzogiorno ad un demone!”.

“Esci! È da tantissimo che non li vedi!”.

Lucifero si srotolò leggermente e fissò l’orologio a pendolo nella stanza. Ma erano solo le sette del mattino! Lanciò un gemito di protesta e si arrese: avrebbe dormito più tardi.

Gli angeli sorrisero, vedendolo arrivare. Erano Rahael, Gibrihel, Urihel e Vereheveil.

“Ma voialtri non potreste passare ad orari più consoni?” si lamentò Lucifero, invitando gli ospiti in salotto e provando un piacere estatico quando Eris gli porse il caffè.

“Non pensiamo troppo agli orari” gli rispose Urihel.

“Non è vero. Lo fate apposta”.

“Sì..è vero”.

Il gruppo si sorrise. gli angeli sorseggiarono un po’ di tè, guardandosi attorno. Era la prima volta che entravano nella dimora del fratello maggiore ed erano piuttosto incuriositi.

“Scusate il casino” sbottò il demone, notando con fastidio un mucchio di libri sparsi per il pavimento.

“Innanzitutto..” iniziò a parlare Vereheveil “..siamo davvero stupiti nell’apprendere che Eris è ancora qui”.

“Perché?”.

“Non so. Non ti immaginavamo da storia fissa”.

“Non è una storia fissa. Non siamo sposati. E lei va e viene quando ha voglia. È una Dea, si concede altri incontri al di fuori di me e lo stesso faccio io”.

“Ma vive qui”.

“Già..”.

“Ed altrettanto ci stupisce..” si unì Rahael “..che tu sia una specie di sacerdote. Sacerdote di Arikien”.

“Vedi di usare i termini corretti, fratellino. Io parlo agli umani di mio nipote, senza inventarmi nulla, e loro mi ascoltano. Non chiedo soldi per farlo e non cerco di convertire la gente”.

“E la figura malvagia di questa religione chi è? Tutte le religioni hanno il bene ed il male”.

“Arikien, Keros ed Eleonore rinchiudono in sé entrambi i lati. Spetta alla gente scegliere il lato che vuole vedere”.

“E quando muoiono? I mortali, intendo. Quando muoiono, dove vanno?”.

“Dove desiderano. I desideri degli umani sono piuttosto limitati. C’è chi vuole rivedere tutti i cari che ha perso, chi vuole cibo, alcol e sesso e chi vuole un luogo di pace. Non ci sono molte altre alternative. Qualcuno rinasce..si asseconda la loro immaginazione. Del resto, non penso sia possibile creare un Paradiso universale per tutti”.

“Scherzi?!”.

“No. Il Paradiso, da cui voi provenite, è la cosa più pallosa che abbia mai provato nella mia vita”.

“Ed i malvagi? Come vengono puniti?”.

“Ci sono molti meno peccati da punire. Le persone che compiono azioni degne di essere condannate, vedono il secondo volto di Ary, Keros ed Eleonore. E questo è sufficiente, credetemi..ma ci stiamo organizzando per creare un posticino appropriato per coloro che compiono gesti indicibili”.

“Ok..se lo dici tu. E non ti annoi?”.

“No. Non mi annoiavo all’Inferno all’inizio. Ma poi son trascorsi più di 7000 anni..”.

“Anche Mihael mi pare felice. Siamo passati a trovarlo ieri sera..”.

“Mihael, l’arcangelo del sole,andate a trovarlo dopo il tramonto e scassate le palle a me subito dopo l’alba. Ma il sadico non dovrei essere io?”.

“In realtà..” proseguì Gibrihel “..siamo qui anche per discutere di una cosa delicata”.

“Lo supponevo. Che volete?”.

Attorno ad un tavolino basso, Lucifero allargò le braccia lungo tutto il divano ed allungò le gambe sul bancone. Di fronte, gli angeli restavano seduti composti, leggermente rigidi come sempre. Erano a disagio, non potevano negarlo, dinnanzi al fascino che il loro fratello maggiore era ancora in grado di esercitare.

“Ci sono giunte voci su qualche cambiamento all’Inferno”.

“Cambiamenti?” si stupì il demone.

“Sì. Girano voci, in cielo, che non sia solo Azazel a detenere il governo. Sarebbe una voce corretta?”.

“Ed io che ne so? Non ci vado mai da quelle parti!”.

“Sei sicuro?”.

“Assolutamente”.

“E non hai modo di contattare i tuoi vecchi colleghi di lavoro per chiedere loro spiegazioni?”.

“Non comando più su di loro. Non ne avrei alcun diritto”.

“Capisco..”.

“Ma di che vi preoccupate? Dopotutto..in cielo non vi sono le truppe di rimpiazzo? Camael e compagnia bella”.

“In effetti sì, ma preferiremmo conoscere il nostro nemico”.

“Suppongo che al momento giusto lo conoscerete..”.

Lucifero si versò un po’ di vino, udendo un suono familiare di catena all’ingresso.

 

“Torna a casa” ordinò Arles, davanti alla porta “Non sei figlio mio, non è mio compito sgridarti o altro. Non sono affari miei”.

“Grazie” mormorò il più giovane della compagnia, mentre Koknos e Mavros protestavano.

Entrando, il ragazzo sospirò. Tentò di fare piano, credendo i suoi genitori ancora a dormire. Levò gli stivali neri, ma le catene che aveva su tutto il vestito tintinnarono.

“Espero..” udì, scandito lentamente.

Quella voce..che ci faceva sveglio a quell’ora? Non era normale! Che Arikien o Azazel gli avessero raccontato la sua “gita” all’Inferno? O altro ancora? Avvertì un brivido lungo la schiena, quando il suo nome venne ripetuto, questa volta con maggiore convinzione. Prese coraggio ed entrò nella stanza. Vi stupì di trovare degli angeli seduti di fronte a Lucifero, che appena lo vide entrare gli indicò il mucchio di libri in terra.

“Ah..” si stupì il giovane “..sei arrabbiato per quello?”.

“C’è altro che dovrei sapere?” rispose il demone, bevendo ancora un po’ ed arricciando la coda.

“No..avrei riordinato dopo il concerto, prima che ti svegliassi. Promesso”.

“Che hai combinato per creare un casino simile? Ci hai tirato le bombe?”.

“Stavo giocando. E sono finito contro la libreria”.

“Con cosa stavi giocando?! Con un dinosauro?!”.

“No..giocavo con quel simpatico telecomando senza fili che TU odi tanto e che maledici ogni volta che provi ad usare. Prevede che ci si muova”.

“E non hai rimesso al suo posto lo schermo..”.

“Avrei riordinato al ritorno. Ora, scusami, vorrei cambiarmi..”

“Ti hanno accompagnato a casa Koknos e Mavros?” riprese Lucifero “Ho percepito la presenza di Arikien”.

“Sì, mi ha riportato a casa Arikien. I gemelli..si sono trattenuti con delle fan e quindi ho dovuto aspettarli. Per questo ho fatto così tardi”.

“E tu?”.

“Io che cosa? Te l’ho appena detto: ho dovuto aspettarli”.

“Non hai delle fan?”.

“Siamo fra i gruppi più famosi del Mondo, certo che ne ho. Ma ho un esame, ed ho occupato il mio tempo in altro modo”.

Lucifero gli lanciò una strana occhiata, che il giovane conosceva ma che ignorò.

“Scusate la maleducazione” si inchinò leggermente il ragazzo, porgendo la mano agli angeli “Sono Espero, perdonatemi per l’abito non molto normale, ma ero ad un concerto..”.

“Chi suonava?” domandò Vereheveil, osservando con  attenzione quel ragazzo, che vestiva come ci si aspettava dal membro di un gruppo metal.

“Io” ghignò il giovane.

“Davvero, Stella della Sera?” gli sorrise l’angelo.

Lo squadrò per bene, incrociando quello sguardo. Per qualche istante, l’angelo ne fu stordito ed affascinato. Quel ragazzo pareva proprio un angelo, non fosse per quei capelli neri e dritti come quelli di Lucifero. Aveva un fisico aggraziato, quasi androgino, e brillava, anche se non intensamente come il demone.

“Ora devo cambiarmi, fare una doccia e correre all’Università, scusate. Ho un esame..” interruppe Espero.

“Vai pure” lo congedò l’alato.

“Sarà mio piacere parlare con voi quando rientrerò, se ci sarete ancora”.

“Fai colazione, almeno!” sbottò Lucifero.

“Non ho tempo. Mangerò in facoltà. E..papà! ti prego! Vino alle otto di mattina?!”.

“Veramente sono le nove e mezza”.

“Che?!”.

Espero fissò il suo orologio da polso e lo scosse, mentre segnava l’ora sbagliata.

“È tardissimo” gemette “Devo andare!”.

“Ti serve la moto?”.

“Non ho la patente..”.

“Nemmeno io!”.

“Papà..”.

“Ok, fai come vuoi!”.

Il ragazzo salutò di nuovo gli angeli e fece per uscire.

“Espero..” lo fermò di nuovo il padre.

“Che c’è?! Sono tardi!”.

“Buon compleanno”.

“Che..?”.

Il demone si voltò e fissò il figlio, che rimase qualche istante perplesso e poi realizzò.

“È oggi!”.

“Sì, e vedi di non dimenticarti di venire stasera, dopo la fatica che ho fatto per accontentarti”.

“Hai prenotato il locale che ti avevo chiesto?”.

“Sì”.

“Davvero?! Io..io ti adoro! Ora però devo andare..”.

“Vai, vai! Dai un bacio a tua madre”.

Espero sparì, legandosi i capelli distrattamente, tentando di avere un aspetto presentabile. Gli angeli, rimasti soli con il fratello maggiore, lo fissarono, con aria interrogativa.

“Che avete?” alzò un sopracciglio Lucifero.

“Che frustrazione quando i figli non crescono come vorremmo, eh?” rise Gibrihel.

“Ma quanto sei simpatico..”.

“Perché non ci hai detto che hai un figlio?”.

“Credi che ami sbandierare al mondo dell’Anticristo? E poi pensavo che il cielo lo sapesse. Ad ogni modo, tranquilli: non ha alcun marchio strano addosso. Niente strani numeri o segni particolari. È un ragazzo normale, come potete vedere. Fin troppo umano, per i miei gusti”.

“Quanti anni fa?”.

“Diciotto”.

“Ed è all’università?!”.

“Ha fatto letteralmente carte false. Vi è entrato l’anno scorso”.

“Che cosa studia?” volle sapere Vereheveil.

“Economia e politica”.

“Cosa c’è di più malvagio di politici e finanzieri?” rise Urihel.

“Vi sbatto tutti fuori di casa, se non la finite di sfottere!”.

“Mi pare un bravo ragazzo..” sorrise Rahael “..con la testa sulle spalle. Non serviva lo sgridassi per dei libri fuori posto!”.

“Vi sono dei libri, lì in mezzo, che preferirei non fossero toccati. Li ho portati via dall’inferno, li ho scritti con le mie mani..”.

“E allora puoi stare tranquillo..” sorrise Vereheveil “..se sono scritti a mano da te, nessuno sarà mai in grado di leggerli”.

“Divertente..”.

“Scrivi da cani. Lo hai sempre fatto, anche da angelo..con tutti quegli strani riccioli e sbavature..”.

“Già..vero. Cambiando argomento..se volete, questa sera vi do l’indirizzo della festa. Tanto paga papà..”.

“I giovani non vogliono i vecchi alle loro feste”.

“In realtà..ha invitato un sacco di persone ed ha detto che vuole anche che ci sia io. So che Ary ci sarà assieme ad  altri da quel lato della famiglia. Non so chi esattamente. Ha fatto le cose in grande. Del resto..diciotto anni sono diciotto anni! Anche se ufficialmente ne compie ventuno, come Koknos e Mavros. I loro fan sono convinti che siano tre gemelli o qualcosa del genere..”.

“Sono degli idoli?”.

“Sì. Idoli di fanciulle adoranti e ragazzi invasati che cantano le loro canzoni agitando le chiome”.

“Questo non dovrebbe dispiacerti”.

“No, per niente. Solo che mi aspettavo un altro atteggiamento. I gemelli di Arikien son sempre sulle copertine, che fanno le star. Lui tiene un profilo più basso..”.

“Fa il misterioso. Aumenta la sua fama così”.

“Può darsi. Comunque io ero devo andare a lavorare. Ci vediamo stasera”.

“Solo una domanda..Michael sa di questo giovane, suppongo..” lo fermò Gibrihel.

“Certo” sorrise Lucifero “Lui è stato il prima che lo ha saputo, quando Eris mi ha detto di essere incinta. Lui mi conosce bene, ha intuito subito che qualcosa fosse cambiato. Inoltre, voi lo sapete, non sono bravo a trattenere l’entusiasmo”.

“Quindi non è stato un..incidente?”.

“No, piccolo angelo curioso. Io ed Eris desideravamo un erede ed il suo arrivo è stato molto gradito”.

“E Mihael approvava la cosa?”.

“Perché non avrebbe dovuto?”.

“Sarebbe prerogativa del cielo fermare l’Anticristo..”.

“Quando è nato, è stato il primo che ha saputo che era maschio. Seguito a ruota da tutti coloro che occupavano il tempio di Arikien, a cui ho chiesto di indossare qualcosa di azzurro. Siamo andati a festeggiare assieme. Penso di averlo abbracciato come uno stupido in più di un’occasione”.

“Mi fa piacere sapere che hai provato una simile gioia..”.

“Sei sarcastico, Gibrihel. Lo percepisco. Ma non importa. Ora devo proprio andare..”.

 

L’eleganza era una prerogativa per Espero, che si presentò al suo compleanno vestendo in modo impeccabile. Sfoggiò un sorriso, vedendo suo padre vestito in modo altrettanto elegante.

“Quanta gente hai chiamato?” domandò Lucifero “Percepisco un sacco di persone”.

“Entriamo e lo vedrai di persona..” gli rispose il figlio.

“Prima vorrei..chiarire un punto”.

“Parla..”.

“Io..so cosa mi nascondi”.

“Ah..ok..ecco..ti giuro che ho cercato di fermare Koknos e Mavros, ma non mi hanno ascoltato e..”.

Lucifero fissò il figlio, alzando un sopracciglio.

“..ok..” si corresse Espero “..ero curioso pure io e per un po’ mi sono fatto trascinare e..”.

Altro sguardo.

“Mi arrendo. Tu sai tutto, vero?” abbassò le braccia il ragazzo.

“Tu che dici?” inclinò la testa il demone.

“Non ti riferisci alla piccola gita di ieri..”.

“No..”.

“E..non hai niente da dirmi?”.

“Che dovrei dirti? Piuttosto..perché me lo hai tenuto nascosto?”.

“Perché l’Inferno è la tua creazione. Ma so che hai fatto di tutto per garantirmi un futuro non legato ad esso. Ed io invece..”.

“Com’è successo esattamente?”.

“Non so. Un paio di anni fa ho deciso di farci un giro. Avevo la sensazione che..mi chiamasse! La strada la conoscevo, me l’avevi mostrata tu quando ero piccolo. La meraviglia che ho provato è stata unica. Era come se tornassi in un luogo che a lungo avevo conosciuto e che avevo dimenticato. E quel luogo mi accoglieva, mi avvolgeva. Azazel è stato molto gentile, si può dire..”.

“Azazel ha capito il tuo potere, la portata di esso”.

“Può darsi..”.

“Quindi l’università è una copertura?”.

“Sto studiando veramente. Però è comodo dire che sono in facoltà mentre invece sono all’Inferno a..regnare su di esso. Assieme ad Azazel, ovviamente”.

“Che è deciso a lasciarti del tutto il comando, non appena dimostrerai di essere pronto. O almeno così mi ha detto”.

“Non volevo lo sapessi..ancora. Mi rovini la sorpresa!”.

“Ma perché?”.

“Pensavo..fossi deluso. Io sto facendo quel che tu non vuoi più fare!”.

“Io temevo che tu fossi una specie di finto umano e invece..scopro che hai preso in giro me, tua madre, metà della tua famiglia e perfino Azazel, a cui hai detto che io sapevo tutto”.

“Mi farò perdonare..”.

“E di cosa? Sei figlio mio..non potevo aspettarmi niente di diverso. Goditi la festa. E questo è per te”.

“Cos’è?” mormorò il ragazzo, scuotendo il pacchetto.

“Un orologio. Di quelli seri. Così non farai tardi. Il diavolo è sempre puntuale”.

 

Entrando nella sala, padre e figlio vennero accolti dalle grida della gente. Lucifero continuò a camminare, mentre il festeggiato veniva circondato. Il demone si accorse di star camminando a testa in giù, sul soffitto, e capì che il Dio delle illusioni come sempre si divertiva a deformare la realtà. Osservando gli invitati, capì che non aveva alcun motivo di celare il suo vero aspetto. Era circondato da angeli, demoni e divinità. Il ragazzo aveva fatto le cose davvero in grande! La stanza ruotò un paio di volte, mentre si alzava la musica. Raggiunse Mihael al bancone del bar e sorrise, nel vederlo stranamente vestito elegante. Il maggiore si ordinò da bere e Mihael propose un brindisi.

“Ai figli, che crescono e prendono la propria strada”.

“Pensavo, Miky, che ti saresti divertito. Ero curioso. Volevo vederti con altri mocciosi a seguito..”.

“Mi sono preso cura di mio nipote Koknos. E mi sono divertito..solo che sono stato attento”.

Il demone ghignò. Mosse leggermente le spalle, facendo volare qualche piuma scura. Mihael trovava ancora strano vedere il fratello con le ali di due tipi.

“Ed io, Lucy, pensavo che ti saresti stufato presto della vita di famiglia e saresti fuggito altrove”.

“E invece..pensa come sono ancora in grado di stupire! E pensa te..sopporto perfino i suoi sottoposti! Compreso quello con la lira, che suona assurdità”.

“Però non l’hai sposata..non hai sposato Eris”.

“Quello mai! Non fa per me. Anche se Hera scassa le palle continuamente..”.

“Hera come suocera..”.

“E Zeus come suocero. Preferirei spararmi in bocca..”.

“Posso capirti. Ma..un figlio solo? Ti basta?”.

“Dammi tregua, Miky. Non sono come Ary, che sfiora la sua donna e la ingravida. Peggio di Zeus! E poi uno è più che sufficiente..”.

“L’adolescenza..”.

“Se ero pure io così alla sua età..mi sono chiare davvero molte cose!”.

“Ciao, zio Mihael” interruppe Espero “Quando arriva Koknos?”.

“Dovrebbe arrivare a momenti, assieme a suo padre” gli ripose Mihael, ancora ridendo per la frase del fratello.

“Grazie..”.

Il ragazzo si voltò verso Lucifero che, con il bicchiere alla labbra, lo salutò con gli artigli che gli spuntavano sulla piega delle ali da demone.

“Quanto adoro quelle ali” sorrise il figlio “E anche la coda”.

“Hanno la loro comodità..” ammise il padre, mentre Espero gli rubava il bicchiere e dava un assaggio.

“Ah!” gemette il giovane “Bevi questa roba da tutta una vita? Ed hai ancora il fegato? Sul serio?!”.

Il demone ridacchiò, mentre il ragazzo si voltò verso gli invitati, accigliandosi leggermente. Aveva notato Camael, assieme ad un giovane angelo.

“Quello non l’ho chiamato” protestò il festeggiato.

“Vuoi che lo mandi via?” si propose il padre.

“No. Lascia che gli angioletti si divertano in mezzo alle tentazioni..”.

“Chi è il moccioso che ha a fianco?” si chiese Mihael, non riconoscendolo.

“Un angelo nuovo” spiegò Espero “Pare che sia apparso per sostituirti. Camael lo sta addestrando..”.

“Un angelo nuovo? Pensavo che i miei poteri fossero passati del tutto a Camael. Un angelo in più servirebbe nel caso ci fosse un demone in più, per riequilibrare la faccenda. Ma non mi risultano demoni in più. Io mica sono diventato un demone!”.

“Non guardare me” ghignò Lucifero.

“Sarà qui per controllare tutti questi diavoli” fu l’ipotesi di Mihael, ordinando a sua volta da bere.

“Gli darei fuoco, se potessi” fu invece la frase che pronunciò Espero, con un sorriso stampato sul volto “A lui ed al suo allievo impiccione”.

L’arcangelo ed il giovane alato parvero percepire quelle parole e si voltarono, salutando il festeggiato da lontano con un’allegria del tutto falsa.

“Auguri” gridò Camael.

“Grazie..” gridò di rimando Espero, ancora sorridendo, aggiungendo sottovoce uno “Sparati” rivolto ad entrambi.

Lasciando Mihael e Lucifero piuttosto perplessi, il ragazzo non restituì il bicchiere al padre e tornò a sparire fra la gente.

Arles aveva preso posto accanto agli altri cavalieri e le loro famiglie, raggiunto da Keros ed Eleonore. Il mezzo demone fu salutato da un inchino rispettoso da parte di Asmodeo, che ancora ricordava di essere stato sconfitto e non ci teneva a farsi di nuovo picchiare. Tutti molto eleganti, fissavano il palco centrale, osservando il festeggiato, raggiunto da Koknos e Mavros.

“Benvenuti” salutò Espero, accostandosi al microfono.

“E allora?” gridò Mavros, interrompendo ed afferrando quello stesso microfono “Facciamo un po’ di casino o no? Non vi sento! È una festa!”.

Keros si voltò verso il Dio delle Illusioni, che sorrise. Mavros somigliava molto al padre. Stesse spalle, stesso viso. Ma con gli occhi di Eleonore, unica cosa che aveva in comune con il gemello Koknos, che invece somigliava del tutto a Keros. Il gemello aveva i capelli solo leggermente più dritti del padre ed il fisico lievemente più importante, eredità della parte celtica della famiglia.

“Grazie per aver portato i vostri strumenti, come richiesto” riprese Espero, quando la folla si fu un po’ calmata “Stasera, vogliamo suonare con tutti voi. Ce lo concedete?”.

Scese il silenzio, per qualche istante, ma poi si udì un vociare d’approvazione.

“E chi non sa suonare..che balli!”.

Altre grida d’approvazione e brindisi a casaccio. Espero sollevò il bicchiere al cielo e ghignò.

“Come dicevo..” parlò ancora “..vi ringrazio per essere qui. Tutti quanti. Dal Paradiso, all’Inferno, agli strati intermedi, se mi concedete il termine. Nello specifico, ci tenevo a ringraziare due persone in particolare, in questo giorno importante. Vi prego, non diventate rossi, non nascondetevi..ringrazio i miei genitori”.

Il ragazzo indicò il tavolo a cui sedevano Lucifero ed Eris, invitando i presenti a fare un applauso.

“Grazie, mamma e papa, per aver creato un figone allucinante come me!”.

Gli invitati risero ed applaudirono ancora.

“E grazie per avermi fatto avvicinare alla musica. Ed a molte altre cose..che non posso dire, perché ci sono gli angeli..e i bambini”.

Altra risata, Eris nascose un po’ il viso dietro la mano, arrossendo.

“Papà..mi faresti l’onore di venire qui e suonare con me? Solo io e te, come riscaldamento per la serata”.

Lucifero si guardò attorno, sconcertato nel vedere tanti demoni chiamare il suo nome. Passo proprio accanto a quei demoni che lo volevano morto e lo disprezzavano, ghignando  a tutti quanti loro. Lilith distolse lo sguardo.

“Adoratori di idoli..” commentò qualche angelo, scuotendo la testa.

Padre e figlio si fissarono, uno accanto all’altro.

“Vediamo un po’ cosa proponi ai miei ospiti” mormorò Espero.

“Vediamo un po’ se riuscirai a starmi dietro, cucciolo” ghignò Lucifero.

“Che strumenti vuoi?”.

“Tutti”.

“Eh..?”.

Il demone sorrise, divertito. Il figlio lo fissò, senza ben capire cosa avesse in mente. Il padre mosse le dita, lentamente, come sfiorando fili e tasti invisibili. La gente mormorò, perplessa, ma poi nell’aria si udì un suono. Dapprima era debole e lento, un pianoforte lontano ed il lieve vibrare di corde di violino. Poi quel suono si moltiplicò, assieme ad i movimenti delle mani di Lucifero. Si udirono altri archi ed iniziarono le percussioni, assieme agli strumenti a fiato. Il ritmo era sempre più veloce, con sempre più strumenti. Aprendo entrambi i palmi delle mani, il diavolo fece rallentare il tutto. Per qualche secondo fu silenzio, Espero lo guardò, chitarra elettrica fra le mani, ed annuì. Lucifero sollevò entrambe le braccia e la musica ricominciò, più incalzante, e il figlio ne seguì le note con il suo strumento e cantando. Gli invitati si fissarono. Gli angeli si sorrisero: non tutti loro cantavano e basta, e ricordavano bene la gioventù del loro fratello maggiore. Uno dopo l’altro, gli abitanti del cielo si univano a quel canto, in un coro degno del Paradiso. Keros e Mihael erano fra quelle voci, con Arles che li udiva ammirato, incapace di cantare così magnificamente. L’ultimo tono, lungo e imponente, lo cantò pure Lucifero. Poi tutta la musica iniziò a scemare, e si concluse tutto con delle semplici note di pianoforte.

“Ti è piaciuta la tua canzone, Espero?” domandò il padre ed il figlio annuì.

“Ora lascia che sia io a farti una dedica, anche se di canzoni su di te ne hanno scritte un sacco!”.

Koknos e Mavros si scambiarono uno sguardo d’intesa e mostrarono a tutti le loro ali d’angelo. Il primo le aveva argento, il secondo rosso cupo, come i loro padri. Inaspettatamente, anche Espero fece lo stesso.

“Oh..” commentò Lucifero “..le ali di mio figlio. Temevo di non rivederle più!”.

Erano d’angelo, piumate, di un colore che sfumava fra il nero ed il blu, come quelle del genitore. Ma un altro dettaglio attirò l’attenzione dei presenti: un tatuaggio sul petto del ragazzo. Era complicato, un sigillo fra cui spiccavano dei riccioli, intrecciati a formare un numero che angeli e demoni conoscevano bene: 666.

“Ci siamo modernizzati” spiegò Espero “La chiave dell’Inferno ora è sulla mia pelle, non trovate sia comodo?”.

Gli angeli sobbalzarono ed i demoni lanciarono grida di approvazione per il loro signore, che spalancava le braccia, lieto di udire tali ovazioni. Mihael parve turbato. Lui, assieme a Lucifero, si era staccato volutamente dal destino che lo incatenava a lottare e lo costringeva a partecipare all’Apocalisse. Ma quel ragazzo rimetteva in discussione alcune cose. 666..il marchio della bestia..

L’ombra di colui che un tempo era il re dell’Inferno si muoveva lenta, alle spalle di Espero. Come avvolgendolo, ricordava a tutti che avrebbe difeso la sua prole ad ogni costo, e che nessuno doveva osare azzardarsi a tentare di fargli del male. Il giovane non lo notava, distratto dalle grida dei demoni e dal tifo dei presenti.

“Venisse la fine del mondo..” si chiese l’arcangelo guerriero “..lotteresti a fianco di tuo figlio?”.

“Quando verrà la fine del mondo ci penserò” si limitò a dire Lucifero, proponendo un brindisi al festeggiato “Per ora penso solo al fatto che, qualsiasi scelta compia, io sarò qui a guidarlo e sostenerlo”.

“E se lui non volesse più la tua guida?”.

“Di certo non lo maledirò. O lo scaccerò dalla mia casa..”.

“Non mi piace quando fai questi discorsi”.

“Immagino. Ma sai..di una cosa sono certo: io ora so in che cosa credere. Io credo nella vita. Nel cambiamento. Nella dualità di luce ed ombra. Credo che, qualsiasi cosa riservi il futuro, si cadrà e ci si rialzerà. A volte con facilità, a volte con più fatica. Ma ci si rialzerà..e si volerà ancora. Venga pure la fine. Non sarà mai la fine, ci sarà sempre un nuovo inizio”.

“Molto zen..”.

“Beviamoci su. Meglio!”.

Koknos, Mavros ed Espero iniziarono a suonare e cantare uno dei loro pezzi. Keros osservò suo figlio con orgoglio, trovando incantevole quella voce. il figlio di Arles possedeva una tonalità ben diversa dagli altri due, molto più profonda, e la sfruttava. Alcuni invitati si unirono al trio, suonando a loro volta. C’era chi ballava, chi cantava, chi rideva sotto l’effetto dell’alcol e chi restava serio, immobile. Alcuni angeli non si mossero, nonostante l’insistenza di chi li circondava. Stranamente, fra queste statue piumate non figuravano Gibrihel ed Uriel. Rahael rideva, osservandoli mentre ballavano come degli imbecilli, bevendo al tavolo assieme a Mihael. Anche Atena ed i suoi cavalieri si stavano divertendo a fare gli scemi.

“Se verrà la fine del mondo..” domandò Kanon, avvicinandosi al gemello “..noi dovremmo saperlo, giusto?”.

“E chi lo sa?” ammise Arles “Io ho il mio mondo, le mie influenze. Ma se altri decidono di distruggere, non posso saperlo. Diciamo che preferisco concentrarmi sul qui e ora. E sulle persone di cui mi importa e che credono in me”.

“Non sei molto misericordioso come creatore..”.

“Nessun creatore è misericordioso..”.

“Bene..dunque..che accadrà ora? Tu che cosa hai visto?”.

“Ora? Ora ho intenzione di farmi un paio di drink”.

“Parlo del futuro, idiota!”.

Il Dio delle illusioni sorrise. Keros ascoltava con attenzione, curioso. Le sue ali d’argento brillavano nel buio del locale, seppur lievemente. Alla base del collo, leggermente scoperto, si intravedeva il drago rosso che si era fatto tatuare, come segno d’unione con il figlio di Ares. Arles lo avvicinò e, con un bacio, lo fece brillare con più intensità. Eleonore discuteva con Sarah, la sua gemella, ignorando per una volta i discorsi seri. Nell’aria, musica ispirata al mondo celtico.

“Cosa ho visto?” inclinò la testa il Dio dalle ali rosso sangue “Ho visto tante piccole cose. I cavalieri, come è facilmente intuibile, invecchieranno. Ho visto la morte del mio amico Aiolos. Non sarà in battaglia ed in giovane età bensì una dipartita dolce, serena, da anziano. Io lo andrò a salutare e lui mi dirà di non essere triste, perché ha vissuto ben più a lungo del previsto. Andrò a trovarli tutti, nei campi elisi, un giorno. E saranno felici. Ho visto i miei figli, Iravan ed Iravat, con indosso gli abiti sacerdotali e da primo ministro. E poi..chi lo sa. Saremo noi, in questo grande universo..”.

“E se..gli donassi la vita eterna?”.

“A chi? Ai miei colleghi gold?”.

“Sì. Potresti farlo..”.

“Non so quanti di loro vorrebbero..”.

Arles si voltò verso i cavalieri, che si stavano divertendo. Ci avrebbe fatto un pensierino..

“E tutta la faccenda degli angeli e dei demoni?” interruppe il silenzio Keros.

“Non sono sotto la mia giurisdizione” alzò le spalle Arikien “Però..quando inizieranno le danze mi piacerebbe assistervi. Quel ragazzo, Espero, ha scelto volutamente di staccarsi dalla vista del mio occhio. Gesto coraggioso”.

“Oppure stupido”.

“Chi lo sa? Io lo vedo come un cerchio, qualcosa che viene e va, che inizia e finisce e poi ricomincia. Ma ora è inutile pensarci. Tutto ha un inizio ed una fine, prima o poi. E questa, per ora, non so se sia la fine o un nuovo inizio. Ma facciamo un brindisi, e che la vita ci sorrida, mio mezzo demone!”.

 

FINE

 

 

Sì, è la fine! :) grazie a tutti per aver seguito questa storia fino alla fine, averla commentata e gradita! È stata una gran fatica anche se è nata di getto, in davvero poco tempo (era conclusa già a marzo, ma non potevo postare tutti i capitoli in una volta!). Siete contenti? Niente finale assurdo o deprimente, niente stragi XD Vi dico subito che no, non ci sarà il numero 4! Non saprei per quale altro motivo rievocare i saint e della fine del mondo non mi pare il caso di scrivere XD Forse prenderanno vita delle piccole storie parallele su vari OC (Keros, Espero etc..) ma al momento non ci penso! Si vedrà

   
 
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