XXX
IDOLI
“Ragazzi,
adesso basta”.
“Finiscila
di rompere le palle!”.
“Non
sto
rompendo le palle! È passata l’alba!”.
“E
con
ciò?”.
Koknos
e
Mavros si lanciarono un’occhiata divertita, voltandosi verso
il più giovane
della compagnia.
“Dovresti
imparare a divertirti. Non sei più un bambino. Cosa
penserebbe tuo padre?”
stuzzicò Mavros.
“Vuoi
davvero sapere cosa direbbe mio padre se mi sapesse qui? Mi urlerebbe
contro con
quel tono che come solo nei tuoi migliori growl sai fare!”.
“Davvero?
Mi
piacerebbe vederlo! E sentirlo!”.
“Io
no! Torniamo
a casa!”.
“Ormai
siamo qui. Ed entreremo all’Inferno”.
Il
più
giovane ruotò gli occhi e si arrese. Seguì i
gemelli oltre quelle porte e
rimase impassibile dinnanzi allo stupore di chi lo precedeva.
“Che
figata
di posto!” esclamò Koknos, udendo una serie di
grida di dolore.
Le
fiamme,
i dannati, i demoni..
“Questo
è
il posto ideale per scrivere una bella canzone..”
commentò Mavros “..dove sta
il palazzo del re?”.
“Che
sia
quella torre laggiù?” sorrise Mavros
“Andiamo”.
I
due
gemelli spalancarono le ali, prendendo il volo.
“Ma
scherzate?!” furono le parole del più giovane
“Ali d’angelo all’Inferno?! Siete
impazziti?!”.
Son
un
sospiro, fu costretto ad aprire a sua volta le ali, d’angelo,
e seguire i due,
che sfrecciarono rapidi per i gironi e le torture. I demoni alzarono lo
sguardo, notando quelle luci. I gemelli avevano raggiunto il palazzo e
si
incamminarono lungo esso.
“Lucifero!”
esclamò Mavros, riconoscendo il soggetto raffigurato in un
enorme dipinto, che
li fissava “Mio padre gli ha proposto diverse volte di
ridargli quegli occhi
demoniaci. Ma ha preferito tenersi quelli azzurri. Chissà
perché..”.
Gli
occhi
del quadro brillarono di colpo ed i gemelli sobbalzarono, poi ridendo.
Che
begli effetti speciali aveva quel posto! Demoni vari si erano
ammassati,
osservando quelle tre creature.
“Perché
non
ci attaccano?” si chiese Koknos.
“Sanno
chi
sono i nostri genitori. Ed hanno paura” gli rispose il
gemello “Certo
che..vivere in un posto come questo, crearlo, e rinunciarvi per una
villa con
la piscina è una cosa che non capisco”.
“Sono
tante
le cose che non capisci, Mavros..” si sentì
rispondere dal più giovane.
“Come,
scusa? Come ti permetti? Potrei ribaltarti con un solo ceffone, se solo
volessi, e osi darmi dello stupido?”.
“Non
ti ho
mai dato dello stupido! Ti offendi da solo!”.
“Chiedimi
perdono!”.
“Non
lo
farò mai. E prova a darmi quel ceffone, se ne hai il
coraggio”.
Il
gemello
dai capelli neri reagì e tentò di colpire chi
aveva di fronte, ma una mano lo
fermò. Il giovane si agitò, tentando di
liberarsi, e vide che a trattenerlo era
suo padre Arles.
“Non
mi
sarei mai aspettato di dovervi venire a riprendere QUI!”
commentò il Dio,
piuttosto irritato “Cosa vi è saltato in mente? Di
chi è stata l’idea?”.
“Andiamo,
papà! Siamo gli Angels Blood! Le nostre canzoni parlano di
angeli e demoni, era
nostro dovere vedere l’Inferno!”.
“Dovere?!
Siete fuori di testa?! Se vostra madre sapesse che son dovuto venire a
riprendervi in certi posti, andrebbe su tutte le furie”.
“Come
te?”.
“No,
molto
peggio!”.
Azazel
era
rimasto lungo il corridoio ad osservare la scena. Arles
obbligò Koknos e Mavros
a chinare il capo e chiedere perdono per l’intrusione. I due
giovani
obbedirono, pur protestando.
“E
ora a
casa! Tutti quanti!”.
“Svegliati!”.
Eris
spalancò le tende della camera, udendo uno strano rumore che
ormai conosceva.
Lucifero si era avvolto completamente nelle ali.
“Esci
da
lì!” ordinò lei “Abbiamo
ospiti!”.
Il
demone
non rispose, avvolgendosi ancora di più.
“Sono
i
tuoi fratelli! Ci sono degli angeli!”.
“Lo
so.
Solo loro scassano il cazzo prima di mezzogiorno ad un
demone!”.
“Esci!
È da
tantissimo che non li vedi!”.
Lucifero
si
srotolò leggermente e fissò l’orologio
a pendolo nella stanza. Ma erano solo le
sette del mattino! Lanciò un gemito di protesta e si arrese:
avrebbe dormito
più tardi.
Gli
angeli
sorrisero, vedendolo arrivare. Erano Rahael, Gibrihel, Urihel e
Vereheveil.
“Ma
voialtri non potreste passare ad orari più
consoni?” si lamentò Lucifero,
invitando gli ospiti in salotto e provando un piacere estatico quando
Eris gli
porse il caffè.
“Non
pensiamo troppo agli orari” gli rispose Urihel.
“Non
è
vero. Lo fate apposta”.
“Sì..è
vero”.
Il
gruppo
si sorrise. gli angeli sorseggiarono un po’ di tè,
guardandosi attorno. Era la
prima volta che entravano nella dimora del fratello maggiore ed erano
piuttosto
incuriositi.
“Scusate
il
casino” sbottò il demone, notando con fastidio un
mucchio di libri sparsi per
il pavimento.
“Innanzitutto..”
iniziò a parlare Vereheveil “..siamo davvero
stupiti nell’apprendere che Eris è
ancora qui”.
“Perché?”.
“Non
so.
Non ti immaginavamo da storia fissa”.
“Non
è una
storia fissa. Non siamo sposati. E lei va e viene quando ha voglia.
È una Dea,
si concede altri incontri al di fuori di me e lo stesso faccio
io”.
“Ma
vive
qui”.
“Già..”.
“Ed
altrettanto ci stupisce..” si unì Rahael
“..che tu sia una specie di sacerdote.
Sacerdote di Arikien”.
“Vedi
di
usare i termini corretti, fratellino. Io parlo agli umani di mio
nipote, senza
inventarmi nulla, e loro mi ascoltano. Non chiedo soldi per farlo e non
cerco
di convertire la gente”.
“E
la
figura malvagia di questa religione chi è? Tutte le
religioni hanno il bene ed
il male”.
“Arikien,
Keros ed Eleonore rinchiudono in sé entrambi i lati. Spetta
alla gente
scegliere il lato che vuole vedere”.
“E
quando
muoiono? I mortali, intendo. Quando muoiono, dove vanno?”.
“Dove
desiderano. I desideri degli umani sono piuttosto limitati.
C’è chi vuole
rivedere tutti i cari che ha perso, chi vuole cibo, alcol e sesso e chi
vuole
un luogo di pace. Non ci sono molte altre alternative. Qualcuno
rinasce..si
asseconda la loro immaginazione. Del resto, non penso sia possibile
creare un
Paradiso universale per tutti”.
“Scherzi?!”.
“No.
Il
Paradiso, da cui voi provenite, è la cosa più
pallosa che abbia mai provato
nella mia vita”.
“Ed
i
malvagi? Come vengono puniti?”.
“Ci
sono
molti meno peccati da punire. Le persone che compiono azioni degne di
essere condannate,
vedono il secondo volto di Ary, Keros ed Eleonore. E questo
è sufficiente,
credetemi..ma ci stiamo organizzando per creare un posticino
appropriato per
coloro che compiono gesti indicibili”.
“Ok..se
lo
dici tu. E non ti annoi?”.
“No.
Non mi
annoiavo all’Inferno all’inizio. Ma poi son
trascorsi più di 7000 anni..”.
“Anche
Mihael mi pare felice. Siamo passati a trovarlo ieri sera..”.
“Mihael,
l’arcangelo del sole,andate a trovarlo dopo il tramonto e
scassate le palle a
me subito dopo l’alba. Ma il sadico non dovrei essere
io?”.
“In
realtà..” proseguì Gibrihel
“..siamo qui anche per discutere di una cosa
delicata”.
“Lo
supponevo. Che volete?”.
Attorno
ad
un tavolino basso, Lucifero allargò le braccia lungo tutto
il divano ed allungò
le gambe sul bancone. Di fronte, gli angeli restavano seduti composti,
leggermente rigidi come sempre. Erano a disagio, non potevano negarlo,
dinnanzi
al fascino che il loro fratello maggiore era ancora in grado di
esercitare.
“Ci
sono
giunte voci su qualche cambiamento all’Inferno”.
“Cambiamenti?”
si stupì il demone.
“Sì.
Girano
voci, in cielo, che non sia solo Azazel a detenere il governo. Sarebbe
una voce
corretta?”.
“Ed
io che
ne so? Non ci vado mai da quelle parti!”.
“Sei
sicuro?”.
“Assolutamente”.
“E
non hai
modo di contattare i tuoi vecchi colleghi di lavoro per chiedere loro
spiegazioni?”.
“Non
comando più su di loro. Non ne avrei alcun
diritto”.
“Capisco..”.
“Ma
di che
vi preoccupate? Dopotutto..in cielo non vi sono le truppe di rimpiazzo?
Camael e
compagnia bella”.
“In
effetti
sì, ma preferiremmo conoscere il nostro nemico”.
“Suppongo
che al momento giusto lo conoscerete..”.
Lucifero
si
versò un po’ di vino, udendo un suono familiare di
catena all’ingresso.
“Torna
a
casa” ordinò Arles, davanti alla porta
“Non sei figlio mio, non è mio compito
sgridarti o altro. Non sono affari miei”.
“Grazie”
mormorò il più giovane della compagnia, mentre
Koknos e Mavros protestavano.
Entrando,
il ragazzo sospirò. Tentò di fare piano, credendo
i suoi genitori ancora a
dormire. Levò gli stivali neri, ma le catene che aveva su
tutto il vestito
tintinnarono.
“Espero..”
udì, scandito lentamente.
Quella
voce..che ci faceva sveglio a quell’ora? Non era normale! Che
Arikien o Azazel gli
avessero raccontato la sua “gita”
all’Inferno? O altro ancora? Avvertì un
brivido lungo la schiena, quando il suo nome venne ripetuto, questa
volta con
maggiore convinzione. Prese coraggio ed entrò nella stanza.
Vi stupì di trovare
degli angeli seduti di fronte a Lucifero, che appena lo vide entrare
gli indicò
il mucchio di libri in terra.
“Ah..”
si
stupì il giovane “..sei arrabbiato per
quello?”.
“C’è
altro
che dovrei sapere?” rispose il demone, bevendo ancora un
po’ ed arricciando la
coda.
“No..avrei
riordinato dopo il concerto, prima che ti svegliassi.
Promesso”.
“Che
hai
combinato per creare un casino simile? Ci hai tirato le
bombe?”.
“Stavo
giocando. E sono finito contro la libreria”.
“Con
cosa
stavi giocando?! Con un dinosauro?!”.
“No..giocavo
con quel simpatico telecomando senza fili che TU odi tanto e che
maledici ogni
volta che provi ad usare. Prevede che ci si muova”.
“E
non hai
rimesso al suo posto lo schermo..”.
“Avrei
riordinato al ritorno. Ora, scusami, vorrei cambiarmi..”
“Ti
hanno
accompagnato a casa Koknos e Mavros?” riprese Lucifero
“Ho percepito la
presenza di Arikien”.
“Sì,
mi ha
riportato a casa Arikien. I gemelli..si sono trattenuti con delle fan e
quindi
ho dovuto aspettarli. Per questo ho fatto così
tardi”.
“E
tu?”.
“Io
che
cosa? Te l’ho appena detto: ho dovuto aspettarli”.
“Non
hai
delle fan?”.
“Siamo
fra
i gruppi più famosi del Mondo, certo che ne ho. Ma ho un
esame, ed ho occupato
il mio tempo in altro modo”.
Lucifero
gli lanciò una strana occhiata, che il giovane conosceva ma
che ignorò.
“Scusate
la
maleducazione” si inchinò leggermente il ragazzo,
porgendo la mano agli angeli
“Sono Espero, perdonatemi per l’abito non molto
normale, ma ero ad un
concerto..”.
“Chi
suonava?” domandò Vereheveil, osservando con attenzione quel ragazzo, che
vestiva come ci
si aspettava dal membro di un gruppo metal.
“Io”
ghignò
il giovane.
“Davvero,
Stella della Sera?” gli sorrise l’angelo.
Lo
squadrò
per bene, incrociando quello sguardo. Per qualche istante,
l’angelo ne fu stordito
ed affascinato. Quel ragazzo pareva proprio un angelo, non fosse per
quei
capelli neri e dritti come quelli di Lucifero. Aveva un fisico
aggraziato,
quasi androgino, e brillava, anche se non intensamente come il demone.
“Ora
devo
cambiarmi, fare una doccia e correre
all’Università, scusate. Ho un esame..”
interruppe Espero.
“Vai
pure”
lo congedò l’alato.
“Sarà
mio
piacere parlare con voi quando rientrerò, se ci sarete
ancora”.
“Fai
colazione, almeno!” sbottò Lucifero.
“Non
ho
tempo. Mangerò in facoltà. E..papà! ti
prego! Vino alle otto di mattina?!”.
“Veramente
sono le nove e mezza”.
“Che?!”.
Espero
fissò il suo orologio da polso e lo scosse, mentre segnava
l’ora sbagliata.
“È
tardissimo”
gemette “Devo andare!”.
“Ti
serve
la moto?”.
“Non
ho la
patente..”.
“Nemmeno
io!”.
“Papà..”.
“Ok,
fai
come vuoi!”.
Il
ragazzo
salutò di nuovo gli angeli e fece per uscire.
“Espero..”
lo fermò di nuovo il padre.
“Che
c’è?!
Sono tardi!”.
“Buon
compleanno”.
“Che..?”.
Il
demone
si voltò e fissò il figlio, che rimase qualche
istante perplesso e poi
realizzò.
“È
oggi!”.
“Sì,
e vedi
di non dimenticarti di venire stasera, dopo la fatica che ho fatto per
accontentarti”.
“Hai
prenotato il locale che ti avevo chiesto?”.
“Sì”.
“Davvero?!
Io..io ti adoro! Ora però devo andare..”.
“Vai,
vai!
Dai un bacio a tua madre”.
Espero
sparì,
legandosi i capelli distrattamente, tentando di avere un aspetto
presentabile.
Gli angeli, rimasti soli con il fratello maggiore, lo fissarono, con
aria
interrogativa.
“Che
avete?” alzò un sopracciglio Lucifero.
“Che
frustrazione quando i figli non crescono come vorremmo, eh?”
rise Gibrihel.
“Ma
quanto
sei simpatico..”.
“Perché
non
ci hai detto che hai un figlio?”.
“Credi
che
ami sbandierare al mondo dell’Anticristo? E poi pensavo che
il cielo lo
sapesse. Ad ogni modo, tranquilli: non ha alcun marchio strano addosso.
Niente
strani numeri o segni particolari. È un ragazzo normale,
come potete vedere.
Fin troppo umano, per i miei gusti”.
“Quanti
anni fa?”.
“Diciotto”.
“Ed
è
all’università?!”.
“Ha
fatto
letteralmente carte false. Vi è entrato l’anno
scorso”.
“Che
cosa
studia?” volle sapere Vereheveil.
“Economia
e
politica”.
“Cosa
c’è
di più malvagio di politici e finanzieri?” rise
Urihel.
“Vi
sbatto
tutti fuori di casa, se non la finite di sfottere!”.
“Mi
pare un
bravo ragazzo..” sorrise Rahael “..con la testa
sulle spalle. Non serviva lo
sgridassi per dei libri fuori posto!”.
“Vi
sono
dei libri, lì in mezzo, che preferirei non fossero toccati.
Li ho portati via
dall’inferno, li ho scritti con le mie mani..”.
“E
allora
puoi stare tranquillo..” sorrise Vereheveil “..se
sono scritti a mano da te,
nessuno sarà mai in grado di leggerli”.
“Divertente..”.
“Scrivi
da
cani. Lo hai sempre fatto, anche da angelo..con tutti quegli strani
riccioli e
sbavature..”.
“Già..vero.
Cambiando argomento..se volete, questa sera vi do l’indirizzo
della festa.
Tanto paga papà..”.
“I
giovani
non vogliono i vecchi alle loro feste”.
“In
realtà..ha invitato un sacco di persone ed ha detto che
vuole anche che ci sia
io. So che Ary ci sarà assieme ad
altri
da quel lato della famiglia. Non so chi esattamente. Ha fatto le cose
in
grande. Del resto..diciotto anni sono diciotto anni! Anche se
ufficialmente ne
compie ventuno, come Koknos e Mavros. I loro fan sono convinti che
siano tre
gemelli o qualcosa del genere..”.
“Sono
degli
idoli?”.
“Sì.
Idoli
di fanciulle adoranti e ragazzi invasati che cantano le loro canzoni
agitando
le chiome”.
“Questo
non
dovrebbe dispiacerti”.
“No,
per
niente. Solo che mi aspettavo un altro atteggiamento. I gemelli di
Arikien son
sempre sulle copertine, che fanno le star. Lui tiene un profilo
più basso..”.
“Fa
il
misterioso. Aumenta la sua fama così”.
“Può
darsi.
Comunque io ero devo andare a lavorare. Ci vediamo stasera”.
“Solo
una
domanda..Michael sa di questo giovane, suppongo..” lo
fermò Gibrihel.
“Certo”
sorrise Lucifero “Lui è stato il prima che lo ha
saputo, quando Eris mi ha
detto di essere incinta. Lui mi conosce bene, ha intuito subito che
qualcosa
fosse cambiato. Inoltre, voi lo sapete, non sono bravo a trattenere
l’entusiasmo”.
“Quindi
non
è stato un..incidente?”.
“No,
piccolo angelo curioso. Io ed Eris desideravamo un erede ed il suo
arrivo è
stato molto gradito”.
“E
Mihael
approvava la cosa?”.
“Perché
non
avrebbe dovuto?”.
“Sarebbe
prerogativa del cielo fermare l’Anticristo..”.
“Quando
è
nato, è stato il primo che ha saputo che era maschio.
Seguito a ruota da tutti
coloro che occupavano il tempio di Arikien, a cui ho chiesto di
indossare
qualcosa di azzurro. Siamo andati a festeggiare assieme. Penso di
averlo abbracciato
come uno stupido in più di un’occasione”.
“Mi
fa
piacere sapere che hai provato una simile gioia..”.
“Sei
sarcastico, Gibrihel. Lo percepisco. Ma non importa. Ora devo proprio
andare..”.
L’eleganza
era una prerogativa per Espero, che si presentò al suo
compleanno vestendo in
modo impeccabile. Sfoggiò un sorriso, vedendo suo padre
vestito in modo
altrettanto elegante.
“Quanta
gente hai chiamato?” domandò Lucifero
“Percepisco un sacco di persone”.
“Entriamo
e
lo vedrai di persona..” gli rispose il figlio.
“Prima
vorrei..chiarire un punto”.
“Parla..”.
“Io..so
cosa mi nascondi”.
“Ah..ok..ecco..ti
giuro che ho cercato di fermare Koknos e Mavros, ma non mi hanno
ascoltato
e..”.
Lucifero
fissò il figlio, alzando un sopracciglio.
“..ok..”
si
corresse Espero “..ero curioso pure io e per un po’
mi sono fatto trascinare
e..”.
Altro
sguardo.
“Mi
arrendo. Tu sai tutto, vero?” abbassò le braccia
il ragazzo.
“Tu
che
dici?” inclinò la testa il demone.
“Non
ti
riferisci alla piccola gita di ieri..”.
“No..”.
“E..non
hai
niente da dirmi?”.
“Che
dovrei
dirti? Piuttosto..perché me lo hai tenuto
nascosto?”.
“Perché
l’Inferno è la tua creazione. Ma so che hai fatto
di tutto per garantirmi un
futuro non legato ad esso. Ed io invece..”.
“Com’è
successo esattamente?”.
“Non
so. Un
paio di anni fa ho deciso di farci un giro. Avevo la sensazione che..mi
chiamasse! La strada la conoscevo, me l’avevi mostrata tu
quando ero piccolo.
La meraviglia che ho provato è stata unica. Era come se
tornassi in un luogo
che a lungo avevo conosciuto e che avevo dimenticato. E quel luogo mi
accoglieva, mi avvolgeva. Azazel è stato molto gentile, si
può dire..”.
“Azazel
ha
capito il tuo potere, la portata di esso”.
“Può
darsi..”.
“Quindi
l’università è una
copertura?”.
“Sto
studiando veramente. Però è comodo dire che sono
in facoltà mentre invece sono
all’Inferno a..regnare su di esso. Assieme ad Azazel,
ovviamente”.
“Che
è
deciso a lasciarti del tutto il comando, non appena dimostrerai di
essere
pronto. O almeno così mi ha detto”.
“Non
volevo
lo sapessi..ancora. Mi rovini la sorpresa!”.
“Ma
perché?”.
“Pensavo..fossi
deluso. Io sto facendo quel che tu non vuoi più
fare!”.
“Io
temevo
che tu fossi una specie di finto umano e invece..scopro che hai preso
in giro
me, tua madre, metà della tua famiglia e perfino Azazel, a
cui hai detto che io
sapevo tutto”.
“Mi
farò
perdonare..”.
“E
di cosa?
Sei figlio mio..non potevo aspettarmi niente di diverso. Goditi la
festa. E
questo è per te”.
“Cos’è?”
mormorò il ragazzo, scuotendo il pacchetto.
“Un
orologio. Di quelli seri. Così non farai tardi. Il diavolo
è sempre puntuale”.
Entrando
nella sala, padre e figlio vennero accolti dalle grida della gente.
Lucifero
continuò a camminare, mentre il festeggiato veniva
circondato. Il demone si
accorse di star camminando a testa in giù, sul soffitto, e
capì che il Dio
delle illusioni come sempre si divertiva a deformare la
realtà. Osservando gli
invitati, capì che non aveva alcun motivo di celare il suo
vero aspetto. Era
circondato da angeli, demoni e divinità. Il ragazzo aveva
fatto le cose davvero
in grande! La stanza ruotò un paio di volte, mentre si
alzava la musica.
Raggiunse Mihael al bancone del bar e sorrise, nel vederlo stranamente
vestito
elegante. Il maggiore si ordinò da bere e Mihael propose un
brindisi.
“Ai
figli, che
crescono e prendono la propria strada”.
“Pensavo,
Miky, che ti saresti divertito. Ero curioso. Volevo vederti con altri
mocciosi
a seguito..”.
“Mi
sono
preso cura di mio nipote Koknos. E mi sono divertito..solo che sono
stato
attento”.
Il
demone
ghignò. Mosse leggermente le spalle, facendo volare qualche
piuma scura. Mihael
trovava ancora strano vedere il fratello con le ali di due tipi.
“Ed
io,
Lucy, pensavo che ti saresti stufato presto della vita di famiglia e
saresti
fuggito altrove”.
“E
invece..pensa come sono ancora in grado di stupire! E pensa
te..sopporto
perfino i suoi sottoposti! Compreso quello con la lira, che suona
assurdità”.
“Però
non
l’hai sposata..non hai sposato Eris”.
“Quello
mai! Non fa per me. Anche se Hera scassa le palle
continuamente..”.
“Hera
come
suocera..”.
“E
Zeus
come suocero. Preferirei spararmi in bocca..”.
“Posso
capirti. Ma..un figlio solo? Ti basta?”.
“Dammi
tregua, Miky. Non sono come Ary, che sfiora la sua donna e la
ingravida. Peggio
di Zeus! E poi uno è più che
sufficiente..”.
“L’adolescenza..”.
“Se
ero
pure io così alla sua età..mi sono chiare davvero
molte cose!”.
“Ciao,
zio
Mihael” interruppe Espero “Quando arriva
Koknos?”.
“Dovrebbe
arrivare a momenti, assieme a suo padre” gli ripose Mihael,
ancora ridendo per
la frase del fratello.
“Grazie..”.
Il
ragazzo
si voltò verso Lucifero che, con il bicchiere alla labbra,
lo salutò con gli
artigli che gli spuntavano sulla piega delle ali da demone.
“Quanto
adoro quelle ali” sorrise il figlio “E anche la
coda”.
“Hanno
la
loro comodità..” ammise il padre, mentre Espero
gli rubava il bicchiere e dava
un assaggio.
“Ah!”
gemette il giovane “Bevi questa roba da tutta una vita? Ed
hai ancora il
fegato? Sul serio?!”.
Il
demone
ridacchiò, mentre il ragazzo si voltò verso gli
invitati, accigliandosi
leggermente. Aveva notato Camael, assieme ad un giovane angelo.
“Quello
non
l’ho chiamato” protestò il festeggiato.
“Vuoi
che
lo mandi via?” si propose il padre.
“No.
Lascia
che gli angioletti si divertano in mezzo alle tentazioni..”.
“Chi
è il
moccioso che ha a fianco?” si chiese Mihael, non
riconoscendolo.
“Un
angelo
nuovo” spiegò Espero “Pare che sia
apparso per sostituirti. Camael lo sta
addestrando..”.
“Un
angelo
nuovo? Pensavo che i miei poteri fossero passati del tutto a Camael. Un
angelo
in più servirebbe nel caso ci fosse un demone in
più, per riequilibrare la
faccenda. Ma non mi risultano demoni in più. Io mica sono
diventato un
demone!”.
“Non
guardare me” ghignò Lucifero.
“Sarà
qui
per controllare tutti questi diavoli” fu l’ipotesi
di Mihael, ordinando a sua
volta da bere.
“Gli
darei
fuoco, se potessi” fu invece la frase che
pronunciò Espero, con un sorriso
stampato sul volto “A lui ed al suo allievo
impiccione”.
L’arcangelo
ed il giovane alato parvero percepire quelle parole e si voltarono,
salutando
il festeggiato da lontano con un’allegria del tutto falsa.
“Auguri”
gridò Camael.
“Grazie..”
gridò di rimando Espero, ancora sorridendo, aggiungendo
sottovoce uno “Sparati”
rivolto ad entrambi.
Lasciando
Mihael e Lucifero piuttosto perplessi, il ragazzo non
restituì il bicchiere al
padre e tornò a sparire fra la gente.
Arles
aveva
preso posto accanto agli altri cavalieri e le loro famiglie, raggiunto
da Keros
ed Eleonore. Il mezzo demone fu salutato da un inchino rispettoso da
parte di
Asmodeo, che ancora ricordava di essere stato sconfitto e non ci teneva
a farsi
di nuovo picchiare. Tutti molto eleganti, fissavano il palco centrale,
osservando il festeggiato, raggiunto da Koknos e Mavros.
“Benvenuti”
salutò Espero, accostandosi al microfono.
“E
allora?”
gridò Mavros, interrompendo ed afferrando quello stesso
microfono “Facciamo un
po’ di casino o no? Non vi sento! È una
festa!”.
Keros
si
voltò verso il Dio delle Illusioni, che sorrise. Mavros
somigliava molto al
padre. Stesse spalle, stesso viso. Ma con gli occhi di Eleonore, unica
cosa che
aveva in comune con il gemello Koknos, che invece somigliava del tutto
a Keros.
Il gemello aveva i capelli solo leggermente più dritti del
padre ed il fisico
lievemente più importante, eredità della parte
celtica della famiglia.
“Grazie
per
aver portato i vostri strumenti, come richiesto” riprese
Espero, quando la
folla si fu un po’ calmata “Stasera, vogliamo
suonare con tutti voi. Ce lo
concedete?”.
Scese
il
silenzio, per qualche istante, ma poi si udì un vociare
d’approvazione.
“E
chi non
sa suonare..che balli!”.
Altre
grida
d’approvazione e brindisi a casaccio. Espero
sollevò il bicchiere al cielo e
ghignò.
“Come
dicevo..” parlò ancora “..vi ringrazio
per essere qui. Tutti quanti. Dal
Paradiso, all’Inferno, agli strati intermedi, se mi concedete
il termine. Nello
specifico, ci tenevo a ringraziare due persone in particolare, in
questo giorno
importante. Vi prego, non diventate rossi, non nascondetevi..ringrazio
i miei
genitori”.
Il
ragazzo
indicò il tavolo a cui sedevano Lucifero ed Eris, invitando
i presenti a fare
un applauso.
“Grazie,
mamma e papa, per aver creato un figone allucinante come me!”.
Gli
invitati risero ed applaudirono ancora.
“E
grazie
per avermi fatto avvicinare alla musica. Ed a molte altre cose..che non
posso
dire, perché ci sono gli angeli..e i bambini”.
Altra
risata, Eris nascose un po’ il viso dietro la mano,
arrossendo.
“Papà..mi
faresti l’onore di venire qui e suonare con me? Solo io e te,
come
riscaldamento per la serata”.
Lucifero
si
guardò attorno, sconcertato nel vedere tanti demoni chiamare
il suo nome. Passo
proprio accanto a quei demoni che lo volevano morto e lo disprezzavano,
ghignando a tutti
quanti loro. Lilith
distolse lo sguardo.
“Adoratori
di idoli..” commentò qualche angelo, scuotendo la
testa.
Padre
e
figlio si fissarono, uno accanto all’altro.
“Vediamo
un
po’ cosa proponi ai miei ospiti” mormorò
Espero.
“Vediamo
un
po’ se riuscirai a starmi dietro, cucciolo”
ghignò Lucifero.
“Che
strumenti vuoi?”.
“Tutti”.
“Eh..?”.
Il
demone
sorrise, divertito. Il figlio lo fissò, senza ben capire
cosa avesse in mente.
Il padre mosse le dita, lentamente, come sfiorando fili e tasti
invisibili. La
gente mormorò, perplessa, ma poi nell’aria si
udì un suono. Dapprima era debole
e lento, un pianoforte lontano ed il lieve vibrare di corde di violino.
Poi
quel suono si moltiplicò, assieme ad i movimenti delle mani
di Lucifero. Si
udirono altri archi ed iniziarono le percussioni, assieme agli
strumenti a
fiato. Il ritmo era sempre più veloce, con sempre
più strumenti. Aprendo
entrambi i palmi delle mani, il diavolo fece rallentare il tutto. Per
qualche
secondo fu silenzio, Espero lo guardò, chitarra elettrica
fra le mani, ed
annuì. Lucifero sollevò entrambe le braccia e la
musica ricominciò, più
incalzante, e il figlio ne seguì le note con il suo
strumento e cantando. Gli
invitati si fissarono. Gli angeli si sorrisero: non tutti loro
cantavano e
basta, e ricordavano bene la gioventù del loro fratello
maggiore. Uno dopo
l’altro, gli abitanti del cielo si univano a quel canto, in
un coro degno del
Paradiso. Keros e Mihael erano fra quelle voci, con Arles che li udiva
ammirato, incapace di cantare così magnificamente.
L’ultimo tono, lungo e
imponente, lo cantò pure Lucifero. Poi tutta la musica
iniziò a scemare, e si
concluse tutto con delle semplici note di pianoforte.
“Ti
è
piaciuta la tua canzone, Espero?” domandò il padre
ed il figlio annuì.
“Ora
lascia
che sia io a farti una dedica, anche se di canzoni su di te ne hanno
scritte un
sacco!”.
Koknos
e
Mavros si scambiarono uno sguardo d’intesa e mostrarono a
tutti le loro ali d’angelo.
Il primo le aveva argento, il secondo rosso cupo, come i loro padri.
Inaspettatamente, anche Espero fece lo stesso.
“Oh..”
commentò Lucifero “..le ali di mio figlio. Temevo
di non rivederle più!”.
Erano
d’angelo, piumate, di un colore che sfumava fra il nero ed il
blu, come quelle
del genitore. Ma un altro dettaglio attirò
l’attenzione dei presenti: un
tatuaggio sul petto del ragazzo. Era complicato, un sigillo fra cui
spiccavano
dei riccioli, intrecciati a formare un numero che angeli e demoni
conoscevano
bene: 666.
“Ci
siamo
modernizzati” spiegò Espero “La chiave
dell’Inferno ora è sulla mia pelle, non
trovate sia comodo?”.
Gli
angeli
sobbalzarono ed i demoni lanciarono grida di approvazione per il loro
signore,
che spalancava le braccia, lieto di udire tali ovazioni. Mihael parve
turbato.
Lui, assieme a Lucifero, si era staccato volutamente dal destino che lo
incatenava a lottare e lo costringeva a partecipare
all’Apocalisse. Ma quel
ragazzo rimetteva in discussione alcune cose. 666..il marchio della
bestia..
L’ombra
di
colui che un tempo era il re dell’Inferno si muoveva lenta,
alle spalle di
Espero. Come avvolgendolo, ricordava a tutti che avrebbe difeso la sua
prole ad
ogni costo, e che nessuno doveva osare azzardarsi a tentare di fargli
del male.
Il giovane non lo notava, distratto dalle grida dei demoni e dal tifo
dei
presenti.
“Venisse
la
fine del mondo..” si chiese l’arcangelo guerriero
“..lotteresti a fianco di tuo
figlio?”.
“Quando
verrà la fine del mondo ci penserò” si
limitò a dire Lucifero, proponendo un
brindisi al festeggiato “Per ora penso solo al fatto che,
qualsiasi scelta
compia, io sarò qui a guidarlo e sostenerlo”.
“E
se lui
non volesse più la tua guida?”.
“Di
certo
non lo maledirò. O lo scaccerò dalla mia
casa..”.
“Non
mi
piace quando fai questi discorsi”.
“Immagino.
Ma
sai..di una cosa sono certo: io ora so in che cosa credere. Io credo
nella
vita. Nel cambiamento. Nella dualità di luce ed ombra. Credo
che, qualsiasi
cosa riservi il futuro, si cadrà e ci si
rialzerà. A volte con facilità, a
volte con più fatica. Ma ci si rialzerà..e si
volerà ancora. Venga pure la
fine. Non sarà mai la fine, ci sarà sempre un
nuovo inizio”.
“Molto
zen..”.
“Beviamoci
su. Meglio!”.
Koknos,
Mavros ed Espero iniziarono a suonare e cantare uno dei loro pezzi.
Keros
osservò suo figlio con orgoglio, trovando incantevole quella
voce. il figlio di
Arles possedeva una tonalità ben diversa dagli altri due,
molto più profonda, e
la sfruttava. Alcuni invitati si unirono al trio, suonando a loro
volta. C’era
chi ballava, chi cantava, chi rideva sotto l’effetto
dell’alcol e chi restava
serio, immobile. Alcuni angeli non si mossero, nonostante
l’insistenza di chi
li circondava. Stranamente, fra queste statue piumate non figuravano
Gibrihel
ed Uriel. Rahael rideva, osservandoli mentre ballavano come degli
imbecilli,
bevendo al tavolo assieme a Mihael. Anche Atena ed i suoi cavalieri si
stavano
divertendo a fare gli scemi.
“Se
verrà
la fine del mondo..” domandò Kanon, avvicinandosi
al gemello “..noi dovremmo
saperlo, giusto?”.
“E
chi lo
sa?” ammise Arles “Io ho il mio mondo, le mie
influenze. Ma se altri decidono
di distruggere, non posso saperlo. Diciamo che preferisco concentrarmi
sul qui
e ora. E sulle persone di cui mi importa e che credono in me”.
“Non
sei
molto misericordioso come creatore..”.
“Nessun
creatore è misericordioso..”.
“Bene..dunque..che
accadrà ora? Tu che cosa hai visto?”.
“Ora?
Ora
ho intenzione di farmi un paio di drink”.
“Parlo
del
futuro, idiota!”.
Il
Dio
delle illusioni sorrise. Keros ascoltava con attenzione, curioso. Le
sue ali
d’argento brillavano nel buio del locale, seppur lievemente.
Alla base del
collo, leggermente scoperto, si intravedeva il drago rosso che si era
fatto
tatuare, come segno d’unione con il figlio di Ares. Arles lo
avvicinò e, con un
bacio, lo fece brillare con più intensità.
Eleonore discuteva con Sarah, la sua
gemella, ignorando per una volta i discorsi seri. Nell’aria,
musica ispirata al
mondo celtico.
“Cosa
ho
visto?” inclinò la testa il Dio dalle ali rosso
sangue “Ho visto tante piccole
cose. I cavalieri, come è facilmente intuibile,
invecchieranno. Ho visto la
morte del mio amico Aiolos. Non sarà in battaglia ed in
giovane età bensì una
dipartita dolce, serena, da anziano. Io lo andrò a salutare
e lui mi dirà di
non essere triste, perché ha vissuto ben più a
lungo del previsto. Andrò a
trovarli tutti, nei campi elisi, un giorno. E saranno felici. Ho visto
i miei
figli, Iravan ed Iravat, con indosso gli abiti sacerdotali e da primo
ministro.
E poi..chi lo sa. Saremo noi, in questo grande universo..”.
“E
se..gli
donassi la vita eterna?”.
“A
chi? Ai
miei colleghi gold?”.
“Sì.
Potresti farlo..”.
“Non
so
quanti di loro vorrebbero..”.
Arles
si
voltò verso i cavalieri, che si stavano divertendo. Ci
avrebbe fatto un
pensierino..
“E
tutta la
faccenda degli angeli e dei demoni?” interruppe il silenzio
Keros.
“Non
sono
sotto la mia giurisdizione” alzò le spalle Arikien
“Però..quando inizieranno le
danze mi piacerebbe assistervi. Quel ragazzo, Espero, ha scelto
volutamente di
staccarsi dalla vista del mio occhio. Gesto coraggioso”.
“Oppure
stupido”.
“Chi
lo sa?
Io lo vedo come un cerchio, qualcosa che viene e va, che inizia e
finisce e poi
ricomincia. Ma ora è inutile pensarci. Tutto ha un inizio ed
una fine, prima o
poi. E questa, per ora, non so se sia la fine o un nuovo inizio. Ma
facciamo un
brindisi, e che la vita ci sorrida, mio mezzo demone!”.
FINE
Sì,
è la fine! :) grazie a tutti per aver
seguito questa storia fino alla fine, averla commentata e gradita!
È stata una
gran fatica anche se è nata di getto, in davvero poco tempo
(era conclusa già a
marzo, ma non potevo postare tutti i capitoli in una volta!). Siete
contenti?
Niente finale assurdo o deprimente, niente stragi XD Vi dico subito che
no, non
ci sarà il numero 4! Non saprei per quale altro motivo
rievocare i saint e
della fine del mondo non mi pare il caso di scrivere XD Forse
prenderanno vita
delle piccole storie parallele su vari OC (Keros, Espero etc..) ma al
momento
non ci penso! Si vedrà