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Autore: piumetta8    09/05/2016    1 recensioni
Con una gamba rotta, Emmalin vede sfumare il suo sogno di diventare una giocatrice di hockey professionista. Nessuno sembra capirla o avere la chiave giusta per starle accanto...A parte una persona speciale.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Claudia Joy Holden, Emmalyn Holden, Gen. Michael Holden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno, in famiglia e tra gli amici, sembrava capire fino in fondo quanto quell'incidente l'avesse distrutta. Non era esagerata o melodrammatica: semplicemente l'hockey era il suo sogno, la sua vita, il suo tutto.

Emmalin Holden, all'ultimo anno dell'high school, si sentiva persa senza quello sport che era la sua più grande vocazione. Certo sarebbe andata lo stesso al college, i suoi avevano messo da parte i soldi fin da quando era bambina e i suoi punteggi SAT erano lodevoli, tuttavia non sarebbe stato lo stesso. Non senza quella borsa di studio che l'avrebbe resa così fiera di poter dire di avercela fatta da sola, e che adesso non avrebbe più ottenuto.

Benché i movimenti fossero limitati dalla gamba rigida ed ingessata, la ragazza sprofondò la faccia livida contro il cuscino sperando di riuscire, almeno, ad attutire i suoi singhiozzi di fallimento disperati.

Era spaventata e non soltanto da quel futuro, immaginato sempre liscio e roseo, che adesso si trasformava in una gigantesca incognita. Aveva paura anche dell'operazione: delle viti e dei bulloni che avrebbero praticamente supportato un ginocchio falso , quei sei mesi di inattività che avrebbero pregiudicato le sue possibilità di tornare sul ghiaccio.


Era stata una notte lunga, il sonno popolato da incubi e spesso interrotto da spasmi dolorosi perché, accidentalmente ed inconsapevolmente, aveva mosso la gamba nel modo sbagliato. Quando finalmente la stanchezza aveva prevalso, verso l'alba, Emmalin si era assopita fino a tarda mattina.

Aveva afferrato le stampelle e si era messa in piedi cercando di iniziare normalmente la giornata: era sempre stata indipendente e odiava dipendere dagli altri così le leziose premure di cui l'avevano circondata dopo l'infortunio, non facevano altro che irritarla.

Claudia Joy si era annunciata con un lieve ticchettio alla porta e poi era entrata con il vassoio della colazione in mano.

"Hai passato una notte tranquilla, tesoro?"

La sua voce era dolce e preoccupata al contempo. Emmalin aveva sbuffato, ricadendo sul letto.

"Come pensi che sia stata mamma? Non riuscivo a trovare una posizione comoda, a girarmi su un fianco, inoltre il gesso mi dava un grande prurito. Quindi ho passato una notte orribile!"

Ringhiò Emmalin. Claudia Joy aveva imparato a rispettare la suscettibilità di sua figlia e non aveva insistito, le si era avvicinata e le aveva lasciato un bacio tra i capelli spettinati.

"Ti lascio riposare un altro po' allora. Io ho lezione tra poco ma se hai bisogno di qualsiasi cosa papà resta a casa! Ti voglio bene Kiddo."

Emmalin aveva impiegato più del previsto a vestirsi e a fare colazione poi, con la sua consueta cocciutaggine, aveva impugnato le stampelle ed era arrivata a metà scala. Scendere quei primi gradini appoggiandosi ad una gamba sola le erano costati una fatica encomiabile e la giovane, stremata e preoccupata di poter aggravare la sua situazione qualora avesse perso l'equilibrio e fosse ruzzolata di sotto, alla fine capitolò.

"Papà!"


Il generale Holden era scattato immediatamente al richiamo della figlia e, senza perdere nemmeno un secondo, era corso fuori dal suo studio trovandola a reggersi con entrambe le mani alla ringhiera. Michael aveva fatto i gradini a due a due ed aveva recuperato le stampelle porgendole alla ragazza. I loro rapporti erano migliorati di molto da quando il generale aveva ammesso quanto simili fossero lui e la sua secondogenita ed Emmalin sapeva, adesso, di capirsi molto meglio con lui che con sua madre. Se Amanda era stata la preferita di Claudia Joy, lei era di certo la cocca di papà

"Puoi aiutarmi, per favore?"

Michael aveva passato una mano attorno alla vita sottile della ragazza e poi la sollevò, facendo attenzione alla gamba tesa. La portò in braccio fino al divano. Dopo essersi assicurato che stesse comoda, le sfiorò una gota.

"Siamo qui per te, tesoro!"

Era una dichiarazione d'amore incondizionato ed Emmalin aveva capito di poter mostrare anche i suoi limiti, di dover delegare ad altri quando proprio non ce la faceva. Aveva camuffato un sorriso con uno sbuffo per timore che l'emozione le facesse spuntare le lacrime.

"Grazie papà!"

   
 
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