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Autore: _mary_laura_    09/05/2016    0 recensioni
E se volare via fosse l'unica soluzione?
-I temi trattati possono turbare-
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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ALI
Quando stamattina mi sono alzata, non sapevo che mi sarei trovata su uno scoglio di una decina di metri, in balia del mare in burrasca.
Eppure eccomi qui. Come può essere imprevedibile, confusa, ingiusta la vita.
Non mi sono mai chiesta: - Perché a me? Cosa ho fatto di male io?-
Strano no? Forse. Con una testa come la mia ce lo si sarebbe aspettato… Ma no, ho voluto sorprendere. Ho voluto sorprendermi. Le mie gambe, penzolanti nel vuoto, ogni tanto vengono raggiunte dalle onde che rombando, tentano di portarmi con loro. No, no… Non ancora. Aspettate il momento opportuno.
Rido.
Che c’è da ridere?
Nulla, in fondo. O forse sì. Rido perché ho scoperto me stessa… E ho scoperto che me stessa è nulla, è un mucchio di bugie. Che ciò che sono è in realtà un collage di immagini che non mi appartengono, come quelli che nei film fanno dei delinquenti per rintracciarli. Rido perché ho scoperto che in questi diciassette anni ho sempre abitato un involucro vuoto, come uno scrigno che in realtà non contiene nulla. Che perdita di tempo. Perché la natura si è data tanto da fare con me se poi sono quella che sono? Non poteva, che so, impiegare le sue energie dotando di cervello chi non ne ha?
Un’onda più forte delle altre mi fa perdere aderenza sulla roccia, facendomi scivolare ancor più verso il bordo. Lancio un gridolino di paura, poi mi puntello coi palmi delle mani e mi tiro nuovamente a sedere. Ho i pantaloni e parte della maglietta fradici. Che importa? Le nuvole dense e nere sopra di me annunciano pioggia.
Il mio sguardo si posa sulla linea d’orizzonte, perfettamente regolare anche con questo tempo. Fin da piccola ho sempre avuto paura del mare, con tutta quell’acqua che pare non dover finire mai, con le buche che ti ingannano trascinandoti sotto, con quegli strani animaletti pieni di denti e spine.
Sono l’unica della mia famiglia con questa fobia. Una famiglia di uomini pescatori e di donne di casa, dove io spicco come un fenomeno da baraccone. Con disprezzo i miei parenti mi additano, mormorando tra loro:-Eccola là, la rivoluzionaria. Vuole fare il medico lei… Te lo dico io come va a finire quella…-
Poco mi importa dei loro insulti, del loro voler tramandare le tradizioni a tutti i costi. Se fossero solo loro…
L’unica ragazza tra seconde, terze e quarte dello scientifico della città. Quando ho detto ai miei che volevo continuare la scuola mi hanno riso in faccia. –Tu al liceo non ci vai, hai capito?! Che pensi? Che sei meno di tua sorella, che già lavora?-
E io al liceo mi ci ero iscritta lo stesso. Con l’aiuto dei nonni, gli unici ai quali ho mai voluto veramente bene, ma che così si sono guadagnati l’esilio dalla nostra famiglia…
Eppure, sebbene siamo negli anni settanta del ventesimo secolo, una ragazza del mio ceto sociale in una scuola quasi esclusivamente maschile non è vista di buon occhio. Quanta gente dice che per prendere bei voti mi vendo a qualcuno!
Un gabbiano si appollaia a qualche metro da me e mi fissa inclinando la testa, lo imito e lui grida per poi volare verso terra. Gli uccelli sembrano fatti per essere liberi da tutti e da tutto, sospinti verso le loro mete dal vento. Vorrei costruire anche io delle ali come le loro, per volare incontro al luogo ove li conduce il loro istinto. Ignari di qualsiasi cosa. Andare davvero dove mi porta il cuore. Una sfida quasi impossibile. Ma oggi ci sono riuscita. E mi ha portata qua.
Un tuono mi fa sobbalzare ed io mi alzo. E’ il momento. Devo essere coraggiosa. I miei piedi si avvicinano al bordo scivoloso della roccia ed io trattengo il fiato in un modo che fa quasi male.
Un ultimo sguardo al mare, al cielo. Una lacrima solitaria.
Faccio un passo in avanti ed allargo le braccia mentre cado nel vuoto.
Le mie ali ora sono pronte.
   
 
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