Sospirava, Gertude, e sognava un destino diverso, uno in cui non sarebbe rimasta la figlia zitella dei coniugi Pratt, a far conti per donne già sposate, sentire le loro voci che si abbassavano quando parlavano di lei e a desiderare  il bellissimo Teddy McSwiney.

Ma, d’altronde, chi in quella cittadina non lo desiderava? Era forte, bello, altruista… forse anche intelligente!

 Certo, non aveva un soldo in banca e neanche una casa sua; gli piaceva frequentare quei sporchi vagabondi, ma se fosse stata sua moglie, ci avrebbe pensato lei a raddrizzarlo.
Lo avrebbe servito e riverito, in tavola sempre un pasto caldo e abbondonate, una casa pulita e in ordine e avrebbero lavorato insieme nel negozio dei suoi.
Lui avrebbe aiutato il padre con la legna da bruciare e avrebbero parlato dei risultati sportivi della stagione seduti in veranda mentre lei e sua madre preparavano gustosi manicaretti guarniti di amore e tanta salsa. Aveva già deciso i nomi dei figli che avrebbero avuto: almeno due, un maschio e una femmina.
Con pazienza sarebbe persino riuscita a staccarlo da quella famiglia invadente che aveva: lo avrebbe fatto solo per il suo bene, ovviamente.
 
Si morse il labro inferiore: ah, quanto lo desiderava… quando lo vedeva togliersi la maglietta zuppa di sudore doveva trattenersi per non sorridere estasiata.
 
Gertrude però non era stupida, era pettegola, superficiale, lamentosa ma non stupida, per questo quando  William Beaumont era tornato dal suo soggiorno nelle grandi città più in voga, riportandosi dietro dei modi e dei vestiti alla moda, aveva ritenuto opportuno indirizzare le propri attenzioni su quest’ultimo.
In fondo, William non era male, certo non aveva quel fisico, ma aveva una posizione, dei modi garbati ed aveva quel fascino da attore hollywoodiano che tanto le piaceva.
 
Sì, lo aveva puntato, ma lui non aveva puntato lei… almeno finché un abito molto provocante e scollato lo aveva attirato verso di lei come un orso verso il miele, rimanendo intrappolato in una Gertrude, non nuova ma più consapevole di sé.
 
Tutti la guardavano come se fosse un’altra persona, non riuscendo a vedere al di là dei propri nasi: Getrude era sempre stata così, solo che anni di abiti sciatti e di repressioni cittadine, l’avevano costretta ad interpretare la parte della zitella bruttina.
Era una bomba di sensualità e di desideri repressi pronta ad esplodere grazie all’aiuto di Myrtle Dunnage.
Quella sera al ballo, Gertrude sperava, oltre che conquistare il suo William, di vedere Teddy per mostrargli che anche lei aveva qualcosa da donare.
Era brava a dissimulare:  diede a vedere di star cercando William nella stanza quando, oltre a lui, cercava anche il Teddy dei suoi più intimi desideri passati. Voleva dargli uno smacco, ma lui non c’era.
Poco male, si disse, così avrebbe potuto concentrarsi solo sulla sua preda.
 
Gertrude Pratt non era destinata a rimanere sola, non lo avrebbe permesso.
 
Amava William? Non si era posta il problema:  amava i suoi gesti così altolocati, il suo aplomb e, perché no, anche il suo viso. L’amore, quello del cuore, sarebbe venuto, forse,  con il tempo… non poteva pretendere di più.
 

Si dice che l’abito non fa il monaco, in questo caso l’abito fece una sposa.



Note:
Innanzitutto è da dire che i personaggi, l'ambientazione non sono di mia invenzione, ma sono di chi ha il copyright... non ho intenti di lucro, solo di divertirmi nello scrivere di Gertrude, una della grandi rivelazioni del film.
Sì, perché se ho amato l'interpretazione della Winslet, il suo personaggio mi ha lasciato indifferente; Gertrude (Sarah Snook) da povera succube del suo aspetto e delle malignità si è rivelata... nulla, non voglio fare spoiler gratuiti :)

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