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Autore: Sandra Sammito    11/05/2016    7 recensioni
Da quando Stiles è stato paralizzato da quattro ragazzi sconosciuti, vive in un mondo parallelo, in cui lui si chiama Dylan O'Brien e in cui i suoi amici, in realtà, fanno parte di una serie TV chiamata Teen Wolf. Riuscirà a tornare alla vera normalità in cui viveva?
Tratto dal primo capitolo:
«Scott, io non capisco cosa stia…»
«Tyler.»
«Dannazione! Perché “Tyler”?»
«Perché è il mio nome? Tyler Garcia Posey?»
AVVERTENZA: Potrebbe esserci la presenza di SPOILER!
Genere: Comico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. LA BELVA IN AGGUATO
 
Stiles e Malia, durante quella placida notte, pur desiderando profondamente il contatto fisico tra loro, dovettero rinunciare poiché Stiles s’impuntò di risolvere l’enigma prima dell’indomani. Leggeva e rileggeva quella frase e, nonostante chiedesse un parere a Malia, gli fu impossibile averlo poiché ella sembrava piuttosto stralunata e persa nei pensieri. “Devo pensarci sempre io” diceva tra sé e sé Stiles. “Ah! Se non ci fossi io”.
Malia, curiosa di esplorare il luogo, girovagò nei dintorni, mascherando la sua presenza. E Stiles rimase solo, seduto sugli scalini della roulotte di Dylan. Haldoln Armei sha eth Marcho. Riuscì a decifrare solo “sha” e “eth”, i quali dovevano essere “has” e “the”, ma il resto era l’abisso. Facendo riferimento a quelle due paroline, doveva trattarsi di qualcuno che aveva qualcosa. La sua decrittazione, però, fu interrotta da dei singhiozzi provenienti dall’interno della roulotte. Era Britt e stava piangendo. Stiles era combattuto: avrebbe voluto entrare e consolarla, ma poi credette che per lei sarebbe stato peggio e che, a maggior ragione, il suo cuore sarebbe scoppiato in mille pezzi. Si limitò a sentirla piangere con un nodo al petto, rammaricandosi di ciò che le disse, il quale alla fin fine non fu altro che la verità assoluta.
La sua testa cominciò a traballare intorno all’una di notte e i suoi occhi spossati si chiusero lentamente per poi riaprirsi e concentrarsi nuovamente sul fogliettino di carta. Ben presto, però, il sonno prese totalmente il sopravvento.
 
Un urlo.
Un urlo straziante fece sobbalzare Stiles, destandolo. Accanto a lui anche Malia si svegliò dal sonno a causa di quelle grida. I due si guardarono accigliati, intuendo che qualcosa non andasse. Tutti lo udirono, nessuno lo ignorò. Stiles si alzò rapidamente per seguire i lamenti, ma quando Malia tentò di seguirlo, lui la fermò dicendole: «Non è il caso che tu venga. Piuttosto nasconditi e non farti vedere. Loro penseranno che tu sia Shelley e questo complicherebbe le cose». Stiles andò via senza lasciare a Malia altre spiegazioni. Lei, risentita, decise di dar retta al suo ragazzo e si nascose dietro la roulotte quando, dalle altre, uscì della gente per accorrere sul luogo.
Stiles raggiunse i lamenti e sul posto trovò il cadavere di una ragazza, riversa sul terreno e con gli occhi aperti e spenti a fissare il cielo. Accanto a lei, in piedi, ci stava colei che gridò, allarmata per la terribile scoperta. Holland tremava, non riusciva a distogliere lo sguardo dal cadavere che incontrò nel suo cammino, dalla ragazza defunta che, nella troupe, era la sua truccatrice personale. Il petto della ragazza era lacerato da graffi profondi, da cui traboccava il sangue ormai coagulato. Stiles guardò prima il cadavere e poi Holland, così prese il fogliettino di carta e, analizzando il termine “Haldoln”, capì immediatamente che fosse l’anagramma di “Holland”.
«Fate passare. Fate largo!» imprecò Russell, spingendosi nella calca per controllare cosa fosse accaduto. Sbiancò in viso non appena si rese conto da cosa fu causato quel clangore. Ci pensarono due attori a prendere Holland per le braccia e ad accompagnarla lontana da lì.
«Chiamate un’ambulanza» ordinò Russell che, piuttosto riluttante, si chinò sul corpo per analizzare le ferite e chiudere gli occhi inerti della ragazza.
«Allora è vero che c’è una belva in giro» disse un uomo, con gli occhi sgranati dalla paura.
«Russell, non siamo più al sicuro!» esclamarono altri. «Dobbiamo andarcene e lasciare il posto nelle mani di chi sa occuparsi di bestie inferocite.»
Stiles, seppur osservando i tagli da lontano, era già consapevole da cosa fossero stati causati, e non era un lupo qualsiasi. Tra loro c’era un licantropo ostinato a uccidere e non era certo di voler scoprire chi fosse, perché c’erano ben altri problemi da risolvere prima. Tornò alle roulotte e Malia uscì allo scoperto non appena sentì il suo odore.
«Andiamo» disse Stiles a Malia.
«Cos’è successo?»
«Una ragazza è morta e sono certo che sia stato un licantropo.»
«C’è un licantropo? Qui?»
«È Holland.»
«Chi è Holland? È lei il licantropo?»
«No, no. Guarda qui.» Stiles mostrò il foglietto a Malia e le spiegò cosa scoprì. «Holland è la ragazza che ha trovato il corpo e sembra proprio che sia lei la nostra chiave. Dobbiamo andare da lei.»
 
Holland era seduta su una sedia pieghevole, consolata dai due attori che l’avevano trascinata via. Lei beveva dell’acqua con lo zucchero per riprendersi dallo shock. Ma, non appena vide Stiles, avvicinarsi sempre di più, perse nuovamente il colorito in viso e il bicchierino che teneva in mano, le scivolò.
«Ehi ragazzi, potete lasciarmi solo con Holland per favore?» chiese Stiles, poggiando una mano sulle spalle di Holland, la quale la squadrò indignata. I ragazzi ubbidirono e andarono via, dopo aver dato le loro ultime consolazioni alla ragazza.
«Che cosa vuoi? Non è il momento adatto per continuare la tua scenetta melodrammatica» lo avvertì Holland, sbuffando e roteando gli occhi.
«Non mi credi. Ma aspetta di vedere questo.». Stiles si voltò e mormorò: «Malia! Puoi uscire».
Malia sbucò da dietro una macchinetta del caffè e li raggiunse. Holland, non appena la vide, si alzò lentamente dalla sedia, con la bocca aperta e piena di stupore.
«Shelley? Sei tornata!» strepitò sommessamente.
Malia non rispose, anzi, alzò un sopracciglio, esaminando Holland dal capo in giù.
 «Cioè la ragazza che assomiglia a Lydia è l’indizio di Lydia? È più facile a dirsi che a capirlo» sbottò Malia.
«Non c’è niente da capire. Ti spiegherò con calma un’altra volta» le rispose Stiles.
«O dio. Shelley? Anche tu con questa storia?» domandò Holland, tediata.
«Punto primo: non sono Shelley. Punto secondo: Lydia è più simpatica.»
«Vorresti dirmi che sei Malia e che anche tu sei uscita da Beacon Hills e sei apparsa qui?» chiese Holland, indifferente.
«Proprio così. Vedo che non abbiam bisogno di presentazioni.»
«Sì, certo. Come no» disse Holland, riaccomodandosi sulla sedia.
«Be’, se non fossi Malia, come spiegheresti questi?». Malia si avvicinò repentinamente a Holland, raggiungendo il suo viso di pochi centimetri, e tinse le sue pupille di un blu acceso.
Holland ebbe un tuffo al cuore e scivolò dalla sedia, emettendo un leggero mugolio. Si portò una mano sulla bocca, continuando a scrutare quegli occhi da coyote mannaro e scosse la testa, incredula. Stiles, nel frattempo, sogghignò perché stavolta Holland non aveva altre scusanti per non credere alla sua storia.
«Tu… Tu…»
«Sì, io-sono-Malia» scandì la ragazza, interrompendo lo shock di Lydia.
«Non perdiamoci in chiacchere» sopraggiunse Stiles. «Holland. Sai chi è Lydia, no? Chi meglio di te d’altronde! Ecco. Mi ha lasciato questo foglietto con su scritto questo indizio che è risultato essere un anagramma. Sono venuto da te perché la prima parola, ricostruita, forma il tuo nome. Ho pensato che potresti aiutarci a decifrarlo interamente. Ti scongiuro. Aiutaci» implorò Stiles, cingendo le mani.
Holland guardò il fogliettino di sbieco, intimorita e tremante.
«Abbiamo solo quarantottore, prima di rimanere intrappolati qui per sempre» specificò Malia.
«Guarda. La prima parola è il tuo nome, il secondo non lo capisco. Poi has the e il resto è un punto morto. Capisci qualcosa?» chiese Stiles. Holland, con titubanza, afferrò il fogliettino e lesse l’anagramma. Era concentrata, si notava sui suoi occhi lo stesso impegno che Lydia applicava in ogni cosa, quello sguardo attento e persuasivo che aveva da esprimere molto più delle parole. Holland prese fiato e Stiles lo trattenne, in attesa di ricevere delle risposte.
«Chi è che ha ucciso Ramona?». Questo fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Holland.
Stiles buttò via l’ossigeno trattenuto e si rabbuiò. «Ramona è la ragazza… be’ sì, quella che hai rinvenuto?»
Holland annuì, fissando Malia con un terrore manifesto.
«Noi pensiamo che si tratti di un licantropo» disse Stiles.
«E sapete chi è?» chiese Holland, non levando ancora gli occhi da Malia. Quest’ultima, ovviamente, ricambiò gli sguardi, chiedendosi ripetutamente cosa avesse da guardare ancora.
«No, per ora voglio scoprire come andremo via di qui. Perciò, potresti…» Stiles indicò il fogliettino, dimostrando impazienza.  
«È strano. Perché io penso di sapere chi sia» disse Holland.
«E chi è?» chiese Malia.
Holland esitò un momento e poi rispose. «Tu.»
Stiles trasalì, tanto meno Malia che fece un’espressione disgustata e turbata. «C-cosa? No. Io so controllarmi. Non ho mai ucciso nessuno» cercò di discolparsi la ragazza.
«Li ho sognati. Ho sognato i tuoi occhi stanotte, blu come un oceano illuminato dal sole. Ci inseguivi, a me e a… Stiles. L’avevi ferito alla caviglia. E quando mi sono svegliata, mi sono ritrovata ai piedi di Ramona» raccontò Holland, con tono piatto.
«Hai visto Malia o hai visto solo gli occhi blu?» chiese Stiles.
«Che importa? Erano uguali ai suoi.»
«Ma era un sogno. Non puoi basarti su un sogno» aggiunse Malia.
«Sì, ma a quanto sembra qui l’unico licantropo o mutaforma sei tu» inveì Holland.
Malia si zittì, Stiles non sapeva come prendere in mano la situazione.
«Stiamo calmi. Qui nessuno ha ucciso nessuno. Malia non farebbe mai una cosa del genere. Sa controllarsi ormai» dichiarò Stiles. «Piuttosto tu. Soffri di sonnambulismo? Ti è mai capitata una cosa del genere?»
«No, è la prima volta. Ed è proprio per questo che dovete lasciarmi stare» disse Holland, restituendo il foglietto a Stiles. «Mi tiro fuori da questa storia e non mettetemi in mezzo perché giuro, lo giuro, vi denuncio a tutti e vi faccio rinchiudere in gattabuia.»
Holland girò i tacchi e scappò via più in fretta che poteva. Malia aveva la bocca asciutta e guardava Stiles, come per supplicarlo di non credere alle parole di Holland. E Stiles lo dedusse istantaneamente.
«Tranquilla. Ti credo. So che non hai ucciso quella ragazza» si affrettò ad aggiungere.
«Dovrebbero sgombrare la zona. È pericoloso stare qui» ammise Malia, mentre si incamminavano verso le roulotte.
«Dovrebbero. Ma, sapendo come vanno certe cose, temo che aspetteranno che accada qualche altra disgrazia per convincersi del tutto della gravità della situazione» disse Stiles. «Ma c’è una persona che non dovrebbe stare qui e devo avvertirla.»
 
Stiles entrò dentro la roulotte di Dylan, seguito da Malia, e trovò Britt seduta sul divano, pensosa. Questa gli gettò un’occhiata furiosa contro non appena li vide entrare.
«Britt, dobbiamo parlare» iniziò Stiles.
«Cos’è successo là fuori? Ho sentito un trambusto» chiese Britt.
«Ecco, appunto. È successa una cosa per cui ti implorerei di andare via da qui, prima che sia troppo tardi.»
«Non girarci. Dimmi che succede.»
«È stata uccisa una ragazza a sangue freddo» rispose Malia.
Stiles la fulminò con uno sguardo. «Ti ringrazio per la tua sensibilità» le disse.
«Cosa? C’è stato un omicidio?» si allarmò Britt.
«Be’, sì, diciamo. Per questo motivo devi andartene. Questo posto non è sicuro. Ti ho cacciata nei guai facendoti venire qui, dovevo impedirtelo quando ne ho avuto la possibilità.»
Britt guardò il ragazzo, risentita. «Non crederò mai a ciò che mi hai detto ieri? Lo sai, no?»
«Britt, ti prego. Non voglio essere colpevole della rottura della relazione tra te e Dylan. Non lo conosco, ma credo che s’infurierebbe a morte con me.»
«Sembra uno tranquillo» aggiunse Malia, che aveva conosciuto Dylan di presenza a Beacon Hills. «E non faceva che parlare di Britt. Ora ho capito che sei tu. Gli manchi e non vede l’ora di poter tornare da te.»
Britt scosse la testa e cominciò a singhiozzare. «Io… Non ce la faccio. È così patetico.»
«Dylan ha bisogno di trovare il tuo conforto quando tornerà e non potrai respingerlo» le disse Stiles.
«Sempre se, entro quarantott…» Malia fu interrotta da un pizzicotto di Stiles, poiché stava per dire la frase meno consona alla circostanza. Malia lo sbranò con gli occhi, ma Stiles cercò di non farsi intimorire.
«Okay. Vado via. La lontananza mi servirà a riflettere» asserì Britt, alzandosi dal divano e cominciando a preparare il borsone.
Stiles sbuffò, più rilassato. Per lo meno era riuscito a convincerla a farsi da parte per la sua incolumità.
 
Alle 16:00 del pomeriggio Britt lasciò la location, salutando Stiles e Malia con distacco, e chiedendo al ragazzo di salutare gli altri per lei. Dopodiché la roulotte di Dylan entrò nel silenzio. Stiles guardava il fogliettino e Malia guardava Stiles.
«Mi hai dato un pizzicotto!» esclamò Malia.
«Ho dovuto, tesoro. Stavi per rovinare tutto.»
«Tesoro? Da quando mi chiami tesoro?»
«Non ti piace? Dylan chiama così a Britt. Mi ci ero abituato a questo nomignolo e…» Stiles si fermò quando vide l’espressione crucciata di Malia. «… ma a te non si addice proprio» completò, sorridendole buffamente.
«È da sdolcinati.»
«Però è carino. Cucciola ti piace?»
«Mi fa pensare ai cani» sbottò Malia, con repulsione.
«Ma i cuccioli di cane sono carini.»
«Vuoi ancora continuare con questa storia o vuoi che liberi il coyote che c’è in me?»
«No, ora smetto, cucciola» scherzò Stiles, facendole una linguaccia.
Malia, in risposta, stava per dargli un altro schiaffo della lunga serie, ma Stiles la fermò appena in tempo. La guardò negli occhi e, dopo averle sorriso, si gettò sulle sue labbra, prima che lei potesse controbatterlo e insultarlo nel modo romantico con cui solo lei riusciva a trattarlo.  


 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Perdonate il ritardo, ma sono stata impegnata con lo studio e
il lavoro. Spero che mi perdoniate.
Fatemi sapere cosa ne pensate. A proposito ci tenevo a ringraziare le
persone che seguono la storia e che la recensiscono.
Non me l'aspettavo per niente e ne sono entusiasta!
Detto questo v'informo che il prossimo capitolo verrà pubblicato
in settimana (ammesso che non sopraggiungano altri impegni).
Grazie per la lettura.
Sandra Sammito
   
   
 
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