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Autore: AliceMiao    11/05/2016    1 recensioni
Un attacco da parte dei licantropi distrugge il palazzo del vampiro Stephen e i suoi abitanti, tra cui la compagna e la figlia di soli quattro anni. Stephen viene catturato e usato come cavia in laboratorio, ma un giorno la sua vita cambierà in meglio.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Prisoner Capitolo 1
Ero morto?  Probabilmente no, perché non sentivo pace e tranquillità, come mi avevano sempre detto che ci sarebbe stata dopo la morte. Mi dicevano che avrei sentito la pace, che tutti i miei problemi si sarebbero risolti, che mi sarei sentito bene. Ma non mi sentivo così. Un dolore acuta mi assaliva la gamba destra e il braccio sinistro come se non ci fosse un domani e non riuscivo ad aprire gli occhi. Le palpebre erano pesanti e gli arti non volevano rispondere ai miei comandi e muoversi. Da fuori arrivava il rumore della pioggia forte e il suo insistente picchiettio contro il verro di una finestra che doveva trovarsi alla mia destra. Mentre ascoltavo quel suoni sprofondai nuovamente nell'incoscienza.

"Papà! Papà guarda!". La voce di Elisabeth mi giunse alle orecchie mentre leggevo 'Sogno di una notte di mezza estate'. Sorridendo chiusi il libro. "Cosa c'è Elisabeth?".
"Ho catturato una farfalla! Guarda che bella!". Tra le mani aveva una farfalla dalle ali azzurre e nere, che si sarebbe potuta descrivere con una sola parola: bellissima.
"È davvero bella piccola mia! Ora liberala però, altrimenti muore". "Davvero? E come mai?".
Sorrisi e la presi in braccio, mentre la farfalla volava via. "Perché se non volano le farfalle muoiono". Elisabeth mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò."Ti voglio bene papà!". La strinsi a me e alzai gli occhi verso il cielo, ringraziando chiunque ci fosse lassù per avermi dato una famiglia.

Dopo non so quanto tempo mi svegliai di nuovo. Stavolta non sentivo più il dolore alla gamba e al braccio. Mi resi conto di aver recuperato un po' di energia, così aprii gli occhi. 
Ero in una stanza piuttosto semplice, con una scrivania, un armadio e il letto su cui ero disteso io.
Provai a mettermi seduto, ma una mano mi bloccò. Guardai alla mia destra e vidi una ragazza, più o meno della mia età. Capelli lunghi e neri, leggermente ondulati che facevano da cornice a un volto dalla carnagione leggermente abbronzata, abbellito da due meravigliosi occhi azzurri. Sembrava abbastanza alta e indossava un top senza maniche nero e un paio di jeans corti blu, mentre ai piedi aveva dei sandali con un leggero tacco. Sul braccio destro aveva un braccialetto con un ciondolo a forma di zampa di gatto; al collo portava una collana lunga, con ciondolo piuttosto grande a forma di chiave. Ma la cosa che mi colpì furono i denti: era una vampira come me
"Sta giù, non sei ancora abbastanza in forze". Aveva usato un tono molto autoritario con me, come quello che usano i medici. Magari lo era.
"Dove sono?".
"A casa mia. Mi dici come hai fatto a ridurti così?".
"Sono stati i lupi mannari. Mi hanno catturato ". Sembrava una ragazzina, non volevo spaventarla, così decisi di non scendere nei dettagli.
"Oh. Strano, sono secoli che qui non ci sono lupi mannari".
"Dove siamo esattamente?". 
"Londra, perché?"
Londra? Sul serio? Oh. Mio. Dio. Il mare mi aveva trasportato dalla Scozia fino a Londra? Quanto tempo avevo passato in mare? Ma soprattutto, quanti anni avevo passato rinchiuso là dentro?
"Che anno è? Lo so, è una domanda stupida, ma ti prego rispondimi ".
Lei sembrò perplessa, ma poi rispose: "2016".
2016. Non 1650. "Va tutto bene?".
Scossi la testa. "No non va tutto bene! Sono stato per 400 anni prigioniero dei lupi! Come fa ad andare tutto bene?!". Stavo strillando, ma non potevo fare altrimenti. Mi sembrava di impazzire!
Sentii le sue mani sul mio petto, mentre cercavo con tutto me stesso di alzarmi. 
"Va tutto bene. Va tutto bene. Va tutto bene". La sua voce delicata mi arrivò alle orecchie e fu come se mi avessero drogato per calmarmi. Mi calmai quasi subito anche per un altro motivo: la sua voce. Solo in quel momento me ne resi conto, ma quella ragazza aveva una voce quasi identica a quella della mia compagna, morta secoli prima insieme a mia figlia.
"Shhh va tutto bene. È finita ora, non devi avere più paura". 
La guardai negli occhi e lì vidi la sicurezza che cercavo. Sentivo che con lei sarei stato al sicuro.
Annuii leggermente, prima di rilassarmi. "Ho sete...". Lei sorrise, come se si aspettasse che l'avrei detto e si avvicinò alla scrivania. Afferrò una caraffa per l'acqua, solo che al suo interno c'era sangue. Prese anche un bicchiere e, dopo aver i versato del sangue, lo avvicinò alla mia bocca.
"Mandalo giù piano, il tuo stomaco non si è ancora rigenerato completamente". Obbedii e bevvi, anche se mi ci volle tutto l'autocontrollo possibile per non afferrare il bicchiere e ingoiarlo in meno di un secondo.
"Ancora uno... Per favore". Lei scosse la testa e posò il bicchiere di nuovo sulla scrivania, insieme alla caraffa.
"Per ora basta, il tuo corpo non è in grado di riceverne molto alla volta. Più tardi te ne darò un altro, promesso". Annuii.
"Sembra che te ne intenda di cure mediche. Sei una dottoressa per caso?". Lei sorrise.
"Esatto. Dirigo l'ospedale per vampiri di Londra e mi occupo in particolare di quei vampiri che riescono miracolosamente a sfuggire da attacchi di lupi mannari".
"Come mai mi hai portato a casa tua e non in ospedale come gli altri?".
"Perché era il posto più vicino. Non avresti resistito fino all'ospedale nelle condizioni in cui eri e ho dovuto togliere il veleno in fretta. Ora riposa", disse uscendo.
"Aspetta, come ti chiami?".
Lei sorrise. "Tsubaki. Tu?".
"Jamie". E sprofondai nel buio.

Note: i capitoli saranno in prima persona d'ora in poi. Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao 
   
 
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