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Autore: Yellow Canadair    13/05/2016    5 recensioni
La ciurma di Cappello di Paglia si cerca confusa tra le onde. Franky piange senza ritegno davanti ai pochi rottami della sua creatura inghiottita dall'oceano. Hanno i vestiti strappati, sono stati travolti da travi e da onde, stringono i pochi oggetti scampati alla tragedia su un relitto che galleggia con loro. I ragazzi si fanno coraggio tra i flutti, cercano senza fortuna due dispersi. La notte morde con il suo freddo, il giorno bacia con la sua lingua rovente. Il sale spacca la pelle, la fame urla fra le viscere.
Stremati, approdano su una terra che esala umidi sospiri, le luci dell'ultima casa brillavano sul colle buio. E mentre i pirati dipanano il mistero di una Marine impazzita, un suono di cornamusa riempie l'aria...
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciurma di Shanks, Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nuovo personaggio, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

Una nuova partenza

 

– Davvero? Wooow!! – esclamò Rufy, seduto davanti al camino della casa di Pipe quella sera, dopo le vicissitudini della giornata. – Perché non l’hai fermato?? Potevamo portarlo con noi! –

– Abbiamo già il nostro morto che cammina in ciurma, basta e avanza! – lo rimbeccò Nami suonandogli un pugno in testa.

– Quindi – continuò a raccontare Chopper in equilibrio su una sedia a dondolo – Non è stato un comune nemico a far affondare la Sunny! Anzi, Calander ha detto che lo spirito non riusciva a distruggerla! –

– Era praticamente inevitabile che naufragassimo. Non dipendeva né dalla qualità della nave né dall’abilità del carpentiere o del navigatore. – concluse Nico Robin sorseggiando del tè al finocchietto.

– Sentito?? – gridò festoso Rufy rivolgendosi al cyborg. – Hai messo in difficoltà uno coso soprannaturale! Ho il miglior carpentiere del mondo! – urlò il capitano nelle orecchie di Franky, che faceva del suo meglio per nascondere i singhiozzi; ma stavolta erano lacrime di felicità.

– Sapevo che non poteva esser stata colpa nostra! – dette manforte Usopp indicandosi.

– Però qualcosa non torna. – ragionò Sanji. – Noi prima di naufragare abbiamo visto Skye. Ci stavamo dirigendo verso l’isola. –

– No. – lo corresse Nami facendo cenno negativo con l’indice. – Quella che abbiamo visto non era sicuramente Skye: il profilo della montagna su cui siamo è molto caratteristico, ti posso assicurare che non è la stessa isola su cui stavamo puntando. –

Zoro ruggì basso, piuttosto seccato dalla figura fatta contro la ciurma del Rosso e dal fatto che fosse stato uno spirito, qualcosa di intangibile (e impossibile da tagliare), ad avere la meglio su di loro. In più, non c’era traccia di alcolici in quella casa, e sì che l’avevano ribaltata come un calzino adesso che non c’era più l’inquietante presenza di Yama a frenarli.

Ripensò all’eventualità di riuscire a fendere anche uno spirito come quello di Skye, ma alla fine arrivò solo alla conclusione che serviva comunque che lo spirito si palesasse, per poterlo squarciare. Ci avrebbe lavorato su.

Quanto a Pipe, non sembrò prendersela molto per la morte del padrone di casa. Un paio di volte aveva chiesto a Brook dove fosse, e lo scheletro aveva risposto: “È andato via.” e lei: “Tornerà?”, ma alla risposta negativa dello scheletro non aveva continuato con le domande.

Suonava la cornamusa, andava in giro in sella al suo cavallo di bronzo, e poi se ne tornava in cucina dove Sanji provvedeva sempre a prepararle qualcosa di buono nonostante le scarse materie prime. I suoi discorsi erano ancora senza troppa logica, ogni tanto i suoi occhi diventavano vacui e chissà in quali meandri della sua mente si era persa, però almeno con i suoi nuovi coinquilini sembrava felice. Era andata con Brook a fare una passeggiata dietro la casa, prima del tramonto, e da lì avevano visto il fumo del rogo preparato dalla ciurma di Shanks.

– Fuoco… – aveva mormorato la ragazza, stringendosi al pianista.

– Non ti preoccupare, Pipe. – l’aveva rincuorata lo scheletro. – Finirà presto. – aveva concluso, conoscendo il significato di quelle pire.

Erano rimasti a lungo, seduti nell’erba, a guardare i fili di fumo che si fondevano con le nuvole basse del cielo grigio, senza dire una parola. Il sole non era che un’ombra rossastra oltre le nuvole dell’orizzonte, e colorava di rosa e di oro le nuvole ad ovest, dove sembrava che si diradassero. Alla fine Pipe si era addormentata, e Brook l’aveva riportata in braccio alla villa appena in tempo: una pioggia fitta e sottile aveva cominciato a cadere sulle ceneri dei roghi, risparmiando a Shanks e ai suoi la fatica di spegnere completamente i fuochi.

 

~

 

Le ancore della Red Force furono issate di buona lena al suono di vecchie canzoni marinaresche il mattino successivo, dopo una lunga festa che era durata fino a notte fonda. Nonostante il lugubre compito di dare una sepoltura a tutti i morti di Skye, Rockstar e Yasopp erano riusciti a forzare le casseforti trovate in paese e si erano impossessati di tutto ciò che vi avevano trovato dentro, mettendo dopo vent’anni la parola fine alla ricerca del tesoro dell’isola. Ci era voluta un’intera giornata per costruire un montacarichi e portare tutto in superficie, ma alla fine i pirati erano riusciti nel loro scopo.

– Non hai nemmeno salutato Rufy? – domandò Benn Beckman accendendo una sigaretta, affacciato sul cassero di poppa, mentre guardava per l’ultima volta il Profilo del Poeta e la casa che sorgeva sulle sue pendici.

– Tanto ci rivedremo presto! – sorrise il capitano, che invece dava le spalle all’entroterra.

I due pirati rimasero ad osservare per qualche istante Yasopp, intento a raccontare dei dettagli quanto successo a Dressrosa a Ftoros, il medico di bordo; il cecchino si era incuriosito molto leggendo le cronache di quei giorni sui giornali, e finalmente aveva potuto chiedere al figlio maggiori dettagli.

Alla maggior parte della ciurma andava invece benissimo il solo resoconto del quotidiano, però questo a Yasopp non importava.

– Sei sicuro che accetterà il tuo regalo? – domandò il Vice ignorando Ftoros che decideva di addormentare il suo interlocutore con una siringa.

– Non è un regalo. – lo corresse Shanks. – È un prestito. Un altro prestito. – sghignazzò. – Del resto, come farebbe a diventare un grande pirata e a restituirmi il cappello, se rimane senza mezzi su un’isola deserta? –

 

~

 

Il mattino dopo Rufy uscì dal portone per andare a caccia di qualche succulento cinghiale e trovò, sui gradini all’ingresso della villa, un grande sacco di iuta con un fiocco rosso cremisi con dentro tanti, tanti, tanti anonimi prismi trasparenti. Un bigliettino recitava “da Shanks”, e sotto c’era scarabocchiato un omino con la lingua di fuori.

– Shanks mi ha regalato… dei cubetti di ghiaccio? – mormorò deluso Rufy.

Meno male che intervenne Nami a evitare che se li mangiasse o che li desse a Sanji per cucinare. – Testone che non sei altro!! – gridò estasiata. – Questi sono… i diamanti della concessione!! Il tesoro dell’Isola di Skye!! –

– Ma no, i diamanti li conosco! – protestò Cappello di Paglia. – Brillano molto di più! Come quelli dei tesori! Questi sono proprio cubetti di ghiaccio…

Nami non lo stava più ascoltando: era caduta in ginocchio davanti al sacco e vi aveva immerso le braccia fino ai gomiti: – Sono diamanti grezzi…! Ce ne saranno almeno… cinquanta chili!! –

 

~

 

– E se lo rifiutasse? – azzardò Benn Beckman mentre il profilo dell’isola spariva all’orizzonte.

Shanks si strinse nelle spalle. – I diamanti sono comunque dei sassi. Affondano benissimo. –

 

~

 

– Rufy, aspetta un istante prima di sbarazzartene… – lo pregò Sanji. – È vero che noi ce la caveremmo comunque, e che tra qualche settimana Franky avrà finito la barca che ci porterà via da Skye, però… – guardò serissimo Pipe, che puliva la cornamusa in un angolo canticchiando “Dei vermi strisciano dentro, dei vermi strisciano fuori…

– Ti rendi conto che Pipe non potrà vivere qui da sola, vero? – disse il cuoco.

Avevano appena finito di pranzare; Sanji continuava a dimostrarsi un cuoco eccezionale e dalle risorse infinite, per riuscire a tirare fuori dei manicaretti di prim’ordine da una cucina spoglia e disorganizzata come quella. Una volta andati via i pirati di Shanks, anche i Mugi avevano visitato la cittadina sotto terra, ma finita l’esplorazione era rimasto ben poco da fare e si erano ritirati nella grande casa perché, intanto, aveva ricominciato a piovere. Nico Robin era stata portata via a forza e ora erano tutti riuniti attorno al fuoco, chi seduto per terra e chi ancora al tavolo, dove si giocava a carte tra le briciole del pranzo.

Rufy non aveva pensato al destino della suonatrice, una volta che Yama era morto. Aveva notato che Pipe si comportava in maniera strana, ma non vi aveva mai dato troppo peso. Aveva incontrato tante persone svanite in vita sua! Non gli sembrava che questo, per loro, fosse un problema. Però, ora che Sanji glielo faceva notare, si ricordò della dispensa quasi vuota, e del fatto che Pipe non fosse mai uscita a catturare qualcosa da mangiare come facevano lui e Zoro.

– Rufy. – tuonò lo spadaccino. – Bisognerà lasciarla in una città.

– Potremmo affidarla a qualcuno che conosciamo, no? – propose Nami.

– Già, ma prima dovremmo riuscire ad andarcene di qui. – disse Usopp in tono depresso. Pipe, con la forza del pensiero, gli fece arrivare vicino un cuscino e un mestolo di legno, per consolarlo.

Usopp guardò stranito i due oggetti, che fluttuavano davanti al suo naso per poi depositarsi con delicatezza sulla tovaglia.

– Pipe può recuperare la Sunny. – sussurrò afferrando il mestolo.

Franky tirò su la testa dal tavolo, tutti si voltarono a guardare il cecchino.

Brook intervenne: – Può spostare solo le cose che ha toccato in precedenza. Non ha mai nemmeno visto la nostra Thousand Sunny.

Ma Usopp scosse la testa, deciso: – La Sunny no… ma l’Albero Adam sì! – sorrise raggiante. – Franky! – esclamò. – La Mini Merry II è fatta con lo stesso materiale della Sunny, no? Hai usato lo stesso albero!

Il carpentiere intuì dove volesse andare a parare il cecchino. – Sì, ho usato lo stesso legno per entrambe…! –

– Non ci sono limiti di peso, per spostare gli oggetti, vero, Pipe? – chiese ancora il cecchino.

– Non credo, sposta tranquillamente un cavallo di bronzo… non pesa quanto la Sunny, ma… – rispose per lei Brook.

– E allora che stiamo aspettando? – gridò Cappello di Paglia.

 

~

 

Per un bravo carpentiere come Franky non fu difficile costruire lì per lì una piccola zattera, che fu attaccata dietro alla Mini Merry II e trascinata da essa fino al punto in cui Nami stimò essere affondata la Thousand Sunny. In questo modo tutta la ciurma poteva assistere all’esperimento di cui Pipe era protagonista.

Più difficile fu spiegare alla suonatrice di cornamusa il suo ruolo nell’operazione: Sanji e Nico Robin ci si misero con impegno e pazienza, e alla fine riuscirono a far capire alla ragazza che dallo stesso albero erano state ricavate due navi, una grande e una piccola, e lei doveva recuperare dal fondo del mare quella più grande.

– Lei non penserà di “recuperare la Sunny” – disse Nami a Rufy – Dovrà pensare di “recuperare l’Albero Adam”. –

– Anche se di fatto sono la stessa cosa. – completò Zoro, forse semplificando eccessivamente.

– Ci siamo attaccati a un cavillo tecnico, insomma. – concluse Chopper.

Era il momento.

Era mezzogiorno, nonostante il sole fosse coperto da un denso strato di nuvoloni bigi.

Rufy, Zoro con Chopper sulle ginocchia, Pipe e Brook si trovavano sulla Mini Merry II, e rimorchiavano Franky, Nami, Robin, Usopp e Sanji che erano sulla barca costruita il giorno precedente.

Siccome sul mare faceva ancora più freddo che sull’isola, tutti si erano messi addosso i vestiti più caldi che avevano trovato nei malmessi guardaroba della villa: maglioni, golfini, camicie da lavoro di flanella, grandi gonne lunghe fino ai piedi, scialli di lana, e Nami addirittura era avvolta in una grande coperta. Era un po’ strano vedersi coperti da così tanti strati (e Sanji reputava che fosse un terribile spreco, per le sue dee), però il clima dell’isola, dopo le recenti piogge, era diventato ancora più rigido.

– Sei pronta, Pipe? – mormorò Brook, seduto accanto alla ragazza sul sedile posteriore dell’imbarcazione.

Pipe si alzò in piedi, nel silenzio surreale del mare liscio come l’olio.

Si aggiustò la cornamusa sulla spalla sinistra, badando che le tre canne che andavano verso l’alto fossero ben allineate tra loro e che le nappine di stoffa rossa non si fossero impigliate.

Portò la canna della cornamusa alla bocca e cominciò a soffiare.

Highland Cathedral. – mormorò Sanji all’orecchio di Nami.

Poi tornarono muti ad ascoltare quella triste melodia, mentre il mare rimaneva piatto.

Brook tirò fuori un vecchio tamburo trovato nella casa di Pipe e l’accompagnò mentre suonava.

Usopp li guardava incantato, cercando di imprimersi quell’immagine nella testa: era uno spettacolo emozionante, due suonatori eccezionali che stavano improvvisando un concerto solo per loro in equilibrio sul mare grigio.

Uno era alto, magro, vestito elegantemente con giacca e pantaloni di sartoria dalla foggia antiquata, e le trine della camicia ondeggiavano al ritmo del vento e dei movimenti che facevano vibrare la vecchia pelle del suo strumento.

L’altra era minuta, avvolta in caldi vestiti di lana pesante, con la gonna in tartan verde e blu e uno scialle dello stesso colore chiuso sulla spalla destra con una grande fibbia d’oro, che spiccava sulla camicia di battista bianca. I suoi capelli erano acconciati in una treccia, con qualche ciocca che disordinata che sfuggiva nella brezza che sfiorava il mare, ma la testa era protetta dal freddo da un berretto di lana che ricadeva floscio da un lato.

All’improvviso un punto del mare a una decina di metri alla loro destra cominciò ad agitarsi e ribollire tenue.

– Guardate! – esclamò Rufy.

Pipe soffiò con più forza e, pian piano, dall’acqua fredda uscirono prima i pennoni, poi le sartie lerce di alghe, quindi i malandati mandarini, poi l’osservatorio dal tetto sfondato e il cassero, e poi il ponte, con il manto erboso fradicio e marcio, e infine una grande polena sorridente, il cui colore giallo vivo non si era scrostato neanche un po’, per chissà quale miracolo. Dal ventre squarciato faceva capolino lo Shark Submerge III, incastrato tra le travi spezzate.

Tra la cornamusa e il tamburo si sentiva un cupo gorgoglio, come di un cyborg in lacrime.

 

~

 

Una settimana dopo, la ciurma dei pirati di Cappello di Paglia diceva addio senza rimpianti all’Isola di Skye su una rinnovata Thousand Sunny. Portavano con loro Pipe e una buona cinquantina di chili di diamanti grezzi, gentile concessione di Shanks il Rosso. All’inizio Rufy non aveva voluto accettarli, ma i suoi amici erano riusciti a farlo ragionare: se non servivano a loro, erano indispensabili per assicurarsi che Pipe vivesse tranquilla e al sicuro quando l’avrebbero salutata. Nami non era molto d’accordo, almeno all’inizio, ma poi sembrò convincersi.

Mentre le due ragazze stavano aiutando Pipe a fare i bagagli, era spuntato fuori dai suoi armadi un oggetto interessante.

– Il mio abito da sposa! – aveva sorriso Pipe correndo ad afferrare la stoffa bianca che l’archeologa reggeva tra le mani.

– Ma… – Nami era interdetta. Era un completo bianco, logoro e strappato. Non era fatto di tulle o di taffetà come gli abiti da sposa che aveva visto lei in giro per i negozi, era solo una camicetta di cotone bianco con il colletto a righe blu, a mezze maniche.

Pipe intanto se l’era appoggiato addosso e si guardava allo specchio, fiera.

Le due donne si erano guardate tristemente: non era un abito da sposa, se non nella mente della povera Pipe.

Era un’uniforme da Marine. In fondo all’armadio c’erano anche dei pantaloni bianchi fatti con la stessa stoffa, vecchi e rigidi di sale.

 

~

 

Dopo che Nico Robin e Chopper gli avevano rivelato che lui non c’entrava nulla con il naufragio, e soprattutto dopo il recupero della suo amato brigantino, Franky era rinato: era tornato ad essere il cyborg dinamico e chiassoso che conoscevano tutti, ed era un piacere guardarlo mentre eseguiva delicatissimi lavori di carpenteria sulla tapina Thousand Sunny. Usopp gli dava volentieri una mano, e spesso anche Rufy e Zoro si univano ai lavori per far ritornare il loro brigantino agli antichi splendori.

Un duro lavoro toccò a Nico Robin: tutti i libri della loro biblioteca erano diventati un ammasso irrecuperabile di fanghiglia, e dovette suo malgrado abbandonarli a Skye. Per fortuna la casa di Pipe era ben provvista di tomi, e fu la stessa suonatrice di cornamusa a trasportarli, in un trenino ordinato, fin dentro la nave dei suoi amici.

Compito simile toccò a Chopper: le bende erano recuperabili, ma dovette sbarazzarsi di erbe e medicine che conservava nell’infermeria della Sunny. Anche Sanji dovette ammettere che la maggior parte delle sue scorte erano diventate cibo per pesci.

Nami per poco non scoppiò a piangere: il suo lavoro di due anni era da rifare completamente perché le mappe nautiche avevano preso poco bene quel periodo prolungato di ammollo. Sanji le fece però notare che, per fortuna, ne aveva fatte plastificare la maggior parte e, seppure danneggiate, erano recuperabili.

L’unico felice era Zoro: i liquori si erano conservati perfettamente e lui potè ricongiungersi con gioia al suo sakè.

Brook ritrovò fra i corridoi della Sunny quel che rimaneva del suo povero violino, ma si rifiutò di lasciarlo: lo mise da parte e si ripromise di cercare un bravo liutaio sulle isole successive.

– Non preoccupatevi! – li tranquillizzò Franky – Mettiamo in sicurezza la nave per la navigazione e alla prossima isola faremo una suuuper-spesa per sistemare tutti gli interni!

– Dovremo tornare fino a Water Seven? Dallo zietto Iceburg? – chiese Rufy. Da un lato gli sarebbe dispiaciuto compiere un passo all’indietro così lungo, ma dall’altro gli avrebbe fatto piacere tornare a salutare i ragazzi della Galley-La Company.

– No, non sarà necessario. – rispose Cutty Flam – I migliori carpentieri del mondo sono lì, certo, ma ci sono tanti super-cantieri in giro per la Rotta Maggiore! Non avremo problemi a rinnovare la Sunny rimanendo nel Nuovo Mondo!

– Rotta, capitano! – chiese Nami guardando il suo log-pose, che nel frattempo aveva registrato il magnetismo di Skye e puntava dritto alle prossime tre isole.

– Andiamo dal Fumoso! – sorrise invece impavido Rufy.

– Da Smoker!? – replicarono tutti in coro. Che razza di meta era??

– O dal nonno. – ragionò Cappello di Paglia piazzandosi un indice nel naso. – Oppure da quel tizio strano che ti conosce, Robin… –

– Ma perché vuoi andare dalla Marina a tutti i costi?? – pianse Usopp.

– Pipe era una Marine, no? – sorrise il capitano. – Sono i suoi amici. È da loro che deve tornare!

– Guardiamarina Pipe! – sorrise la ragazza facendo il saluto militare.

– Appunto. – si compiacque Rufy. – Che stiamo aspettando? Andiamo! –







Dietro le quinte...

È finita!! È finita!!! È finita!!!  

Grazie! Grazie a tutti quanti! A chi ha recensito, a chi ha suggerito, a chi semplicemente ha letto. Grazie a tutti voi e scusate per la lunga attesa per questi ultimi due capitoli. 

Spero che la storia vi sia piaciuta, mi piacerebbe sentire le vostre opinioni... l'ambientazione com'è stata? E il personaggio di Pipe vi è piaciuto, con tutti i suoi richiami alla Scozia e alle Highlands? E l'isola di Skye (ispirata... alla zona tra Frosinone e Latina)? E Yama come cattivo della storia? Ovviamente non è stato un cattivo potente come Crocodile, Ener, Rob Lucci, ma un cattivo abbastanza blando, però con la sua bella dose di bastardaggine... almeno spero! E la ciurma di Shanks? Era un sacco che volevo gestirla di nuovo, dopo le storie "Le Schiave" e "L'uomo che tornava dal mare", e spero di essere riuscita a renderla bene! 

Un messaggio agli altri autori di cui seguo le storie: mi sto rimettendo in carreggiata, recupererò i capitoli arretrati quanto prima! Scusatemi!!

Ancora grazie a tutti coloro che mi hanno seguita fin qui (eroi!!).

Buon fine settimana,

Yellow Canadair

 

  
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