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Autore: Dea Elisa    14/05/2016    2 recensioni
[Gomez/Morticia - La Famiglia Addams 2 (film 1993)]
«Che accade, mia terrificante compagna?» chiese prima di sollevarsi in piedi a raggiungerla.
«Avete trascorso deliziosi momenti, con la tata dei bambini?»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non credi che tuo marito faccia un po’ tanto gli occhi dolci alla nuova tata?» stava considerando Mammà, versando nel pentolone tante code di ratto quante ne richiedevano la ricetta del nuovo pudding al marciume di fogna, prelibatezza di una vecchia prozia.

Morticia non rispose, le braccia strette al petto e lo sguardo vacuo, oltre la porta della cucina, a captare spiccioli di discorsi provenienti dal corridoio.

«La stava portando a visitare la stanza dei giochi» continuò, e prelevò da un barattolo pieno di aloni un altro paio di code, facendo una smorfia di scetticismo nei confronti delle dosi riportate sulla ricetta. «Non capisco perché un tempo le donne fossero così fissate con la linea…» Si zittì, all’espressione rabbuiata della figlia. «Stacci attenta, cara, a quell’uomo.»

«A quella tata, vorrai dire.»

«Oh, non mi interessa quale miscela esplosiva finirà per mandarla gambe all’aria. Ma finché Pugsley e Mercoledì sono impegnati a carbonizzare i compiti delle vacanze, Gomez sarà l’unico interesse della signorina Jellinsky.»

«Vorrei aver scelto un’altra tata» sospirò.

«E io un altro tombino» mugugnò serrando il polveroso quaderno d’appunti. «Stasera ci dovremo accontentare di sbrinare qualcosa.»

 

Nemmeno il fuoco di una pira d’esecuzione avrebbe invece potuto scongelare la tensione che quella sera stirava ogni nervo di Morticia. Pettinava i suoi capelli seduta di fronte allo specchio, ma non era la sua immagine, quella che osservava dinnanzi a sé, bensì un manichino senza emozioni, che stava perdendo il proprio salutare aspetto cadaverico. Era una sfumatura rosea, quella sopra la gota di sinistra? L’indomani se ne sarebbero accorti tutti, maledizione.

I passi vivaci di Gomez accompagnarono la sua spazzola a lisciare le ultime ciocche già in ordine, quindi posò l’oggetto e attese che il viso del marito apparisse di fronte a lei, incorniciato dallo stesso specchio.

Il sorriso dell’uomo si spense prima di passare un braccio intorno alle sue spalle. S’inginocchiò accanto a lei, facendosi più vicino. «Cara mia, ti vedo meno pallida del solito.»

Quali premure riservate ad una moglie, dopo centinaia di piccole attenzioni dedicate ad una sconosciuta!

Gomez fece per baciarla dietro l’orecchio, ma lei si ritrasse, balzando in piedi e lasciando che le ampie maniche della camicia da notte svolazzassero seguendo i suoi movimenti.

«Che accade, mia terrificante compagna?» chiese prima di sollevarsi in piedi a raggiungerla.

«Avete trascorso deliziosi momenti, con la tata dei bambini?»

«Tish» sussurrò, la voce suadente e profonda.

Morticia voltò il capo, rigida e restia ad abbandonarsi al calore di quel corpo che l’attraeva così fermamente nonostante il tentativo di starne alla larga.

Era sempre così.

Quel fisico latino, quella camminata spavalda e atletica, quel dolce e cadenzato ritmo delle sillabe che uscivano dalle sue labbra.

Si sorprese a ritrovare i suoi occhi così vicini, nel suo silenzioso congiungersi a lei.

Prima che potesse girarsi completamente, le mani di Gomez si erano già appropriate del suo corpo, e stringevano i fianchi, la vita sottile, e premevano sul ventre piatto, e accarezzavano la pelle velata dal tessuto impalpabile, e scendevano a percorrere la linea dell’inguine, godendo del cambiamento che subiva il ritmo del respiro di quell’essere di cui in quel momento aveva ogni controllo.

Le mani di Morticia scattarono sulle sue, anche se non gli impedirono di proseguirne la danza. «Fai impazzire le donne» terminò la frase Morticia inspirando forte, quando Gomez iniziò a disegnare spirali sulla sua pelle con le unghie. «La nostra sala dei giochi…»

«È troppo lontana» prese a baciarle una spalla, e poi giù, fino al polso.

«Mammà vi ha visti…»

«Mi sono premurato di spiegarle la natura della camera come ripostiglio per scope e cianfrusaglie.»

«E scorpioni e ragni velenosi e polveri da sparo» tornò a sorridere Morticia. «Quello che raccontiamo a tutti.»

«Quello che raccontiamo a tutti» confermò Gomez, stringendo a sé il corpo della donna, ora perfettamente di fronte al proprio. «Cara, quando sospetti di me, mi fai ribollire il sangue.»

«Questo non ti concede ogni libertà di darmene l’occasione» replicò sfuggendo alle labbra del marito che cercavano le sue.

«Non averne timore. Tante altre cose infiammano ogni fibra del mio corpo.»

La trascinò fino al letto, su cui la lasciò di schiena, le gambe di entrambi ancora a terra.

«I tuoi capelli» li fece scorrere tra le dita. «I tuoi occhi, le labbra» le disegnò i contorni della bocca coi polpastrelli. «Ogni cellula del tuo corpo.»

«Oh, Gomez» sussurrò scaldandogli il viso di fiato, «J’ai été si stupide.»

L’uomo spalancò gli occhi alla pronuncia di Morticia e si avventò ad assaggiare la sua pelle morbida sopra i seni. «Dimmi come potrei desiderare un’altra donna. Dimmi come potrei osare sfiorare un altro viso, un altro corpo, un'altra anima infernale.»

Morticia fremette sotto di lui, estasiata delle sue rassicurazioni e trascinata nell’oblio della passione dalle dita di Gomez che uno dopo l’altro facevano scivolare i bottoni fuori dalle asole, schierate a difendere il diafano addome dai tentativi di violazione.

«Cara mia, io appartengo a te sola.»

E le parole divennero sospiri e grida, e lo sfiorarsi si tramutò in guerra a chi più poteva impossessarsi dell’altro.

   
 
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