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Autore: Come What Klaine    14/05/2016    8 recensioni
Artù e Merlino sono coinquilini.Un giorno qualcosa cambia per entrambi,ma qualcosa li trattiene.Entrambi hanno in testa un'altra persona,conosciuta in un gioco di ruolo,di cui non sanno il nome e che non hanno mai visto. Artù pensa al suo Stregone,Merlino pensa al suo Re.
***
TheKing:
Forse non te lo dico abbastanza spesso, ma grazie per esserci. Sei diventato una presenza costante nella mia vita e non hai idea di quanto sia importante per me. Quanto tu sei importante. So che può sembrare assurdo dal momento che ci parliamo da poco più di quattro mesi, non ci siamo mai visti, non so la forma del tuo viso, il colore dei tuoi capelli o dei tuoi occhi, non so se quando sorridi spuntano le fossette sulle tue guance, non so com’è stare fra le tue braccia, non so neanche come sono le tue braccia. Santo cielo non so neanche il tuo nome...Ma c’è una cosa che so. So che ci sei, so che mi posso fidare di te, e ogni volta che vedo un tuo messaggio, ogni volta che parlo con te, dimentico tutto ciò che mi ha infastidito durante la giornata (continua...)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Salve a tutti :D
E' la prima volta che scrivo e pubblico in questo fandom e sono super emozionata! 
 
Allora questa fanfiction è nata così all'improvviso, mentre pensavo di scriverla basata su 'A Cinderella Story', ma poi ho cambiato idea.

Non ho nulla di prefissato, solo qualche scena in mente, quindi scriverò 'a sentimento', senza seguire alcuna scaletta. Comunque saranno pochi capitoli, un 5-6. 
Gli aggiornamenti saranno una volta a settimana, salvo imprevisti ovviamente!


Il rating momentaneamente è giallo, ma potrebbero esserci variazioni! :DDD 
 
Trama: Merlino e Artù sono coinquilini da poco più di un mese. Sin dall'inizio non si sono risparmiati battibecchi e deliri. (Quello che delira è soprattutto Artù) ma, nonostante ciò, il loro è un buon rapporto, seppur distaccato. E poi qualcosa cambia. Abbassano le difese e riescono a vedersi sotto una luce diversa. Ma nessuno dei due fa un passo avanti per avere qualcosa in più, in quanto entrambi hanno un'altra persona nei loro pensieri. 
Una persona che hanno conosciuto su un gioco di ruolo, di cui non sanno il nome e che non hanno mai incontrato. 
Ma le persone che li tengono in sospeso, sono proprio loro stessi. 




 
CAPITOLO I.


 
Merlino si svegliò a causa di un rumore assordante proveniente dalla cucina. 
Grugnì e affondò la faccia nel cuscino, coprendosi le orecchie con le due estremità. L’ennesimo deng deng lo fece sobbalzare.
Dannato asino con voglia di pancake alle sette del mattino. 
Se ne fosse valsa la pena, avrebbe sopportato quel rumore, ma no. Il suo caro coinquilino Artù era una frana ai fornelli, ma era ostinato ad essere l’unico a doverci stare.
 
Dopo tre giorni che stava lì, Merlino aveva provato a preparare la cena. Non appena Artù era rientrato, aveva urlato indignato in modo così forte e improvviso che Merlino era balzato in aria, facendo cadere del sugo sul bancone e sul piano cottura, combinando un disastro. Artù aveva gridato ancora più forte, rimproverandolo per aver osato mettere le sue mani ossute sulla sua cucina. Merlino aveva tentato di giustificarsi, facendogli notare che se non avesse urlato in quel modo, lui non si sarebbe spaventato e non avrebbe fatto cadere alcunché. Artù lo aveva letteralmente fulminato con lo sguardo e lo aveva zittito con un gesto della mano.
 
“Ascolta, tu sei davvero un bravo ragazzo, Merlino, non lo metto in dubbio. Ma forse non sono stato abbastanza chiaro quando ho detto che alla cucina ci penso io” aveva detto, sforzandosi di essere cortese.
“Stai in questo appartamento da pochi giorni, quindi devi abituarti alla nuova routine, lo capisco. Siccome non ci siamo capiti bene e mi sembri anche simpatico, posso chiudere un occhio sulla faccenda” continuò. Merlino lo aveva guardato con occhi sgranati e la fronte aggrottata, chiedendosi come diavolo era capitato nell’appartamento di un simile individuo.
 
Ah sì. L’agenzia lo aveva fatto passare per il perfetto coinquilino. Educato, di buona famiglia, rispettoso, disponibile e incredibilmente amichevole. 
L’unica caratteristica che Merlino aveva riscontrato era ‘di buona famiglia’ che nel suo personale caso, corrispondeva a ‘viziato e arrogante’.
 
“Già, ma se tu non sei a casa, io cosa mangio?”
Artù aveva scrollato le spalle, indifferente. Come se la cosa non fosse affatto un suo problema.
“E’ raro che io non sia a casa, ma in caso puoi ordinare qualcosa”
“Sono, uhm, un po’ a corto di soldi. Non ho ancora trovato un lavoro e ho dovuto pagare il trasloco e le due mensilità di affitto che ha richiesto l’agenzia..” ammise, mordicchiandosi imbarazzato il labbro inferiore.
“Puoi metterlo sul mio conto. C’è una trattoria qui vicino in cui sono cliente. Il numero è attaccato al frigo”
 
Merlino in quel momento lo aveva ringraziato perché, nonostante la sua strana mania di possessione della cucina, si era mostrato così generoso e comprensivo. Proprio un tesoro di ragazzo.
Peccato che quel pensiero era durato all’incirca due minuti. 
“Oh e Merlino, pulisci questo disastro. Mi aspetto che quel piano cottura brilli come venti minuti fa”.
 
E tanti saluti a qualsiasi pensiero positivo.
 
Merlino, riflettendoci su, era giunto alla conclusione che forse aveva esagerato e che non doveva essere facile neanche per lui trovare un nuovo equilibrio. Mai giudicare alla prima impressione, giusto?
Il problema fu che Artù si mostrò esattamente come Merlino aveva pensato in tante altre occasioni. Ad esempio quando Merlino stava per montare una mensola su cui sistemare i libri e Artù era entrato in camera come un uragano, guardandolo scioccato.
“Hai idea di quanto mi sia costato questo intonaco?! Non puoi farci dei buchi!” 
“E io dove li metto tutti questi libri?” 
“C’è una libreria nel salone. Posso liberarti uno scaffale”
 
O quando Merlino aveva per sbaglio messo prima l’ammorbidente del detersivo. Artù si era lanciato in una predica su quanto i suoi vestiti fossero delicati e per questo richiedevano un lavaggio a parte rispetto ai suoi. 
“Ma era per risparmiare luce e acqua” 
“Non è un problema”
“Forse non lo è per te”
“Merlino, tu preoccupati solo di pagare l’affitto, le bollette non sono un problema. Me ne occupo io”
 
A volte era dannatamente irritante. L’attimo prima era arrogante e autoritario e l’attimo dopo si mostrava gentile. Merlino sospettava che soffrisse di bipolarismo, ma non ebbe mai il coraggio di chiederglielo. Ci teneva a restare tutto d‘un pezzo. Questo non lo fermò, però, dal rispondere a tono ad Artù e i suoi deliri. 
 
Quella convivenza fra alti e bassi, punzecchiamenti, insulti e piccoli scambi di opinioni assolutamente amichevoli andava avanti da un mese e dieci giorni. E il fatto che entrambi si trovassero con ancora due braccia, due gambe, tutte le dita dei piedi e delle mani, la testa e i genitali al loro posto era davvero un buon segno. 
 
“Dovremmo vincere un premio. Miglior coinquilini di sempre” aveva scherzato Merlino, beccandosi un’occhiataccia da parte di Artù.
 
 
Merlino allungò una mano verso il comodino, prese il cellulare e si collegò su facebook con il profilo fake. Era un profilo che aveva creato per un gioco di ruolo, dopo che la sua amica Freya lo aveva assillato per giorni e giorni, quasi implorandolo. Merlino, sull’orlo dell’esasperazione, aveva accettato, e per quanto gli scocciasse ammetterlo, il gioco non era affatto male.
L’obiettivo era costruire un nuovo regno a Camelot, un regno pacifico e attento ai bisogno del popolo. Ognuno aveva un suo ruolo e il suo era quello dello stregone. 
 
Un’altra cosa bella del gioco era l’interazione con gli altri personaggi. 
E poi c’era il suo partner in crime. Il Re. 
Avevano iniziato a parlare nella chat di gruppo, pianificando le varie missioni e lasciandosi prendere un po’ la mano, tanto che gli altri membri non facevano che lamentarsi dei loro discorsi, invitandoli a parlarne in privato. E così fecero. E da quel momento in poi non si limitarono a parlare del gioco. 
Parlavano di tutto, si lamentavano degli studi, raccontavano ricordi e aneddoti felici, ma anche quelli più dolorosi,  come quando Merlino aveva dovuto affrontare il divorzio dei suoi genitori, e l’essere stato preso di mira dopo aver fatto coming-out al liceo. 
 
Ma c’era una cosa che non sapevano l’uno dell’altro. Il nome. 
Era strano parlare con quasi uno sconosciuto, ma allo stesso tempo era così naturale aprire la chat e scrivere, dalla cosa più inutile come ‘ehi, oggi ho visto un cane accucciato sulle gambe del suo padrone e sembrava che stesse leggendo il giornale’, alle cose più profonde e personali. 
Entrambi sapevano che potevano essere aperti e parlare di ciò che volevano, senza essere giudicati.
Pian piano Merlino sentì qualcosa dentro lui cambiare. E sorprendentemente anche il suo re provava lo stesso. Dopo due mesi i loro discorsi divennero più profondi, emersero parole di affetto reciproco, ma era così strano e destabilizzante. Non avevano saputo dare un nome a quel qualcosa, la maggior parte delle volte neanche ne parlavano, ma per il momento andava bene così.
 
 
 
The_Sorcerer: 

Dici che è normale voler uccidere il tuo coinquilino di prima mattina?
 
TheKing:
 
Dipende da quanto è grave la situazione. E poi...dove la trovi la forza di commettere un coinquilicidio di prima mattina?
 
The_Sorcerer:
 
Avete ragione, Sire. Siete un re così saggio.
 
TheKing:
 
Solitamente sei tu ad essere saggio. E’ bello avere questo privilegio di tanto in tanto ;) 
 
TheKing:
 
E comunque, buongiorno!
 
The_Sorcerer:
 
Buongiorno a te :3
Scusa, ho scordato le buone maniere per un attimo
 
TheKing:
 
Dovrei metterti alla gogna per questo, lo sai vero? 
 
The_Sorcerer:
 
Non credete sia una decisione un po’ drastica, sire?
 
TheKing: 
 
Mmh, forse potresti farti perdonare..
 
The_Sorcerer:
 
Qualunque cosa per voi, sire.
 
TheKing:
 
Valgono anche le proposte indecenti? ;)
 
The_Sorcerer:
 
Credo che la dolce donzella che presto diventerà Regina abbia qualcosa da ridire
 
TheKing:
 
Bé, non deve venire a saperlo.. E poi perché non puoi essere tu il mio re?
 
The_Sorcerer: 
 
Siamo a Camelot, sire. E io sono uno stregone! Non credo che la cosa sia ben vista
 
TheKing:
 
Sono il Re! Posso fare ciò che voglio, quindiii posso fare di te il mio re :D 
 
The_Sorcerer:
 
Mi state forse chiedendo di sposarmi?
 
TheKing:
 
Pff, seriamente?! Pensi che ti farei una proposta così? Meriti molto di più. 
 
The_Sorcerer:
 
Stiamo ancora scherzando..?
 
TheKing:
 
Non stavo scherzando affatto.. Ma sì, c’è del vero nelle mie parole. Meriti il meglio. Sei una persona straordinaria. 
 
The_Sorcerer:
 
Qualcuno si è svegliato di buon umore stamattina! E..grazie, davvero. Apprezzo molto le tue parole, e anche tu sei straordinario
 
TheKing:
 
Lo so :D 

Forse non te lo dico abbastanza spesso, ma grazie per esserci. Sei diventato una presenza costante nella mia vita e non hai idea di quanto sia importante per me. Quanto tu sei importante. So che può sembrare assurdo dal momento che ci parliamo da poco più di quattro mesi, non ci siamo mai visti, non so la forma del tuo viso, il colore dei tuoi capelli o dei tuoi occhi, non so se quando sorridi spuntano le fossette sulle tue guance, non so com’è stare fra le tue braccia, non so neanche come sono le tue braccia. Santo cielo non so neanche il tuo nome.. Ma c’è una cosa che so. So che ci sei, so che mi posso fidare di te, e ogni volta che vedo un tuo messaggio, ogni volta che parlo con te, dimentico tutto ciò che mi ha infastidito durante la giornata e so che andrà meglio.
Quindi, grazie. 
 
The_Sorcerer:
 
Non hai idea di quanto vorrei averti qui e stringerti. Sono senza parole, e questa non è una cosa che succede spesso, ma sono io a dover ringraziare te..per tutto. 
 
 
TheKing:
 
Potremmo vederci e andare a prendere un caffè.. 
 
The_Sorcerer:
 
Non sai quanto lo vorrei..
 
TheKing:
 
Ma..?
 
The_Sorcerer: 
 
Ho paura di perderti.
 
TheKing:
 
Perché dovresti perdermi?
 
The_Sorcerer:
 
Ho paura di non essere all’altezza delle tue aspettative. E se vedendoci, rovinassimo tutto? Se dovessi realizzare che non significo niente per te? Che non ne valgo la pena..
 
TheKing:
 
..non puoi dire sul serio. Dicendo così sembra che questi quattro mesi non siano mai esistiti. 
Non devi neanche pensare certe cose.. 
 
The_Sorcerer:
 
E’ più facile così.. Vederci renderebbe tutto così reale..
 
TheKing:
 
Non vuoi che sia reale?
 
The_Sorcerer:
 
Non sappiamo neanche cosa c’è fra noi. Sì, parliamo di continuo, scherziamo, ci confidiamo e ci diciamo parole che solitamente non si dicono ad un amico.
 
TheKing:
 
Possiamo parlarne di presenza, faccia a faccia.. Vederci e capire cosa sentiamo veramente l’uno per l’altro.
 
The_Sorcerer:
 
Mi dispiace, ho solo bisogno di tempo. Prometto che ci vedremo presto.
 
TheKing:
 
Va bene, non voglio forzarti. Quando sarai pronto, sai dove trovarmi
 
The_Sorcerer:
 
Sei davvero una persona meravigliosa. Grazie <3 
 
Merlino sospirò tristemente, asciugandosi le lacrime che si erano accumulate nei suoi occhi con la manica del pigiama. 
Esitò un istante prima di scrivere un altro messaggio.
 
The_Sorcerer:
 
Non pensare che non voglio vederti perché non è così. Sto impazzendo all’idea di averti finalmente dinanzi a me, e di poter guardare i tuoi occhi, vederti sorridere e magari anche abbracciarti..
 
TheKing: 
 
Soprattutto abbracciarmi u.u 
 
The_Sorcerer:
 
Non riesco a spiegare le cose che mi fai provare e perché. E questo mi spaventa.
 
TheKing:
 
Spaventa anche me..ma voglio vederti così tanto.
 
The_Sorcerer:
 
Presto, te lo prometto. 
 
Altrimenti avete il permesso di mettermi al rogo, sire.
 
TheKing:
 
Non lo farei mai. 
 
 
The_Sorcerer:
 
Devo andare, sono in super ritardo. Dovrei già essere pronto, invece sono ancora a letto D: 
 
TheKing:
 
Mi dispiace averti trattenuto..
 
The_Sorcerer:
 
No, non è vero :P 
 
TheKing:
 
..hai ragione. Non mi dispiace affatto..anzi, se fosse per me ti farei stare ancora un po’ a letto
 
The_Sorcerer:
 
Fammi indovinare, vorresti farmi compagnia? ;) 
 
TheKing:
 
Quanta intraprendenza. E comunque, mi preoccupo per te e voglio che tu faccia il giusto riposo. Nessun secondo fine. 
E comunque..non trovi strano essere attratti da qualcuno che non sai neanche come è fatto?
 
The_Sorcerer:
 
L’attrazione non è solo fisica..
 
TheKing:
 
Come pensi che io sia?
 
The_Sorcerer:
 
Vuoi farmi saltare le lezioni oggi?! 
 
TheKing:
 
Dai, sei lo stesso in ritardo, quindi cosa cambiano cinque minuti? U.U
 
The_Sorcerer:
 
Ti sto odiando così tanto in questo momento.
 
Comunque nella mia fantasia somigli a Leonardo Di Caprio.
 
TheKing:
 
Per favore, io sono molto più bello!
 
The_Sorcerer:
 
Riesco a vedere il tuo ego anche attraverso uno schermo. 
 
TheKing:
 
Ma è la verità! Incontriamoci e potrai constatare con i tuoi occhi ;)
 
The_Sorcerer:
 
. . . . .  Devo leggere fra le righe?!
 
TheKing:
 
Ahahahah 
#nopressure 
 
The_Sorcerer:
 
Bé, per quanto vorrei stare a chiacchierare ancora con te, devo andare :( 
 
TheKing:
 
Okay, ci sentiamo dopo?
 
The_Sorcerer:
 
Ovvio :3 
Arrivederci, sire!
 
TheKing:
 
Ciao ;) 
 
 
***
 
Merlino si preparò più in fretta che poté, entrando in cucina col fiatone. Artù, che stava mangiando i suoi pancake, sollevò lo sguardo e lo guardò con un cipiglio perplesso.
 
“Ciao testa di fagiolo” lo salutò, aprendo il frigo per prendere del succo d’ananas.
 
“Buongiorno a te, idiota” replicò Artù, addentando con troppa enfasi un pancake. Dello sciroppo d’acero colò sul suo mento e sul tavolo e Merlino sbuffò una risata, mentre metteva la bottiglietta di succo nello zaino. 
 
“Wow, cosa ti ha fatto di male quel pancake?” gli chiese, poggiandosi al bancone per guardarlo pulire. Artù gli lanciò un’occhiataccia, indicando con la mano lo sportello dietro di lui.
Merlino fece finta di non capire e lo invitò a parlare. 
 
“Prendi uno strofinaccio o un tovagliolo, idiota” gli intimò, sputacchiando un po’ di pancake che ancora aveva in bocca. Merlino si finse disgustato e scosse la testa.
 
“Mi dispiace, sono in ritardo” disse, fingendo un  tono dispiaciuto. Si mise lo zaino in spalla e con tutta la calma del mondo, uscì dalla cucina, sentendo lo sguardo furente di Artù puntato sulla sua schiena.
Mentre era sull’uscio, si voltò, trovando il suo coinquilino piegato verso il tavolo, con le mani appiccicose a mezz’aria e dello sciroppo che continuava a gocciolare dal suo mento.
 
“Oh, e mi raccomando. Questo tavolo deve splendere come dieci minuti fa” gli disse, facendogli un occhiolino complice. 
Nel momento in cui Artù strisciò la sedia indietro, pronto ad alzarsi, si affrettò a uscire di casa, lasciandolo da solo con ancora l’eco della sua risata affannata a risuonare fra le pareti. 
 

 
  
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