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Autore: MaxT    10/04/2009    8 recensioni
Il Principe Phobos è ritratto in un momento segreto all’inizio del suo potere assoluto, anni prima dell’inizio della storia delle W.I.T.C.H. Cullato dalle energie misteriose che aleggiano nel suo giardino, Phobos dimentica le amarezze quotidiane, progredisce nella magia e prende la decisione fatale che farà di lui uno spietato tiranno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Luci nel giardino Autore: MaxT
Titolo: Luci nel giardino
Genere: fantasy
Serie: W.I.T.C.H. (fumetto)
Rating: verde

Il Principe Phobos è ritratto in un momento segreto all’inizio del suo potere assoluto, anni prima dell’inizio della storia delle W.I.T.C.H.
Cullato dalle energie misteriose che aleggiano nel suo giardino, Phobos dimentica le amarezze quotidiane, progredisce nella magia e prende la decisione fatale che farà di lui uno spietato tiranno.
 
 

Luci nel giardino


 


Notte. Solo poche guardie sonnacchiose pattugliano i corridoi semibui del palazzo di Meridian, illuminati fiocamente dalle lanterne a olio e dal chiarore che penetra dalle finestre.
Ogni notte, da due secoli, migliaia di corolle luminescenti brillano nel giardino interno, tra le cinque altissime torri, rivaleggiando con le stelle e le due lune che ornano il cielo del Metamondo.
Chi entrasse in questa oasi proibita sentirebbe sulla pelle una vibrazione, come il canto di diecimila fiori, come l’inno di alberi immensi che si levano a nascondere il cielo e rimpiazzarlo con i tenui bagliori dei loro germogli.
Mille profumi fanno a gara per tingere di sé l’aria.
Inoltrandosi verso il centro di quel paradiso di perfezione, oltre le folte cortine di rampicanti rossi e verdi, al canto silenzioso si sovrappone il sommesso scroscio di una cascatella che sgorga da una bassa rupe ammantata di muschio.

Il Principe Phobos, alto e solenne nella sua lunga veste turchese, si avvicina lentamente alla pozza nel cuore del giardino. Osserva la sua superficie riflettere, tremolante, il firmamento di corolle sovrastanti.
Viene sempre qui, di sera, quando l’animo oppresso gli rende insopportabile qualunque altro luogo.

Riunioni, udienze, decisioni, non è questo che mi stanca: governare è dovere e privilegio di un principe reggente.
Non mi pesa nemmeno più tanto l’aspetto sgraziato di questa specie di umanità sulla quale comando, ma mi è impossibile abituarmi al disgusto quotidiano dei loro mille pensieri inespressi, servili e meschini, che la mia mente superiore non può fare a meno di percepire.
Non so come tu faccia ad amare così questa gente, madre.
Io vorrei tanto essere circondato da esseri leggiadri, i cui pensieri siano delicati come il mormorio sommesso di questa cascatella.

Phobos respira a fondo il profumo inebriante dei fiori di konnestras. La bellezza di questo giardino e delle energie misteriose che vi aleggiano è sempre riuscita ad avere la meglio su ogni amarezza. Ripeterà questo miracolo anche stasera?

Madre, lo so che mi eviti. Lo so che mi temi. E’ perché ho letto i tuoi pensieri contro la tua volontà, o per quella tua folle profezia?
Io, un tiranno sanguinario ed odiato? Io, tentare di uccidere mia sorella? Io, morire solo e braccato? Cos’ho fatto perché tu mi ferisca così?
Sei stata una grande regina ed una grande maga, una Dea per il nostro mondo. Ora, però, quel tempo è al tramonto; sono ormai decenni che la bellezza inalterabile della famiglia reale si spegne, vita dopo vita, a mano a mano che andiamo verso l’estinzione.
Mille e più anni di unioni fra consanguinei stanno reclamando il loro terribile prezzo.
A trecento anni, hai ancora le fattezze di una giovane, ma guarda in faccia la realtà: la vita ti sta abbandonando lentamente, nonostante gli sforzi della tua guaritrice.
Tra poco tempo anche tu perderai la tua battaglia, come mio padre Adleric… papà, tuo cugino e sposo. Raggiungerai nel Paradiso degli Dei tutte le Regine che ti hanno preceduta, ma con un rimpianto: non aver trasmesso la tua magia ad un’altra piccola te in grado di perpetuarla.
Ma perché ti illudi ancora? Anche questa figlia che stai aspettando, questa Elyon, non vivrà. Forse riuscirà a vedere la luce del giorno, forse riuscirà a distinguere il tuo viso stanco e a gioire del tuo sguardo amorevole. Ma anche lei, infine, seguirà il triste destino di quelle che l’hanno preceduta nella culla.
Nonostante la mia amarezza, non posso fare a meno di ammirare il tuo coraggio nel riprovarci, ora, con la morte che ti alita sul collo.

Phobos resta immobile a lungo, con gli occhi persi nei lucori sempre diversi di quel luogo magico.
Alcune corolle si sono affievolite, mentre altre cominciano lentamente a rilucere di colori nuovi, aggiungendosi alla silenziosa sinfonia visiva, musicata solo dal suono sommesso e ipnotico dell’acqua.
Ad un suo gesto, la cascatella comincia dall’alto ad illuminarsi di una fosforescenza verdina che raggiunge la pozza e vi si diffonde con mille lentissimi vortici fluttuanti, finché il luccichio dell’acqua, interrotto solo dalla sagoma delle ninfee, sovrasta tutti i riflessi.
Con pochi gesti misurati, Phobos si slaccia i suoi paramenti principeschi, lasciandoli cadere sull’erba soffice della riva.
Lentissimo, passo dopo passo, s’inoltra nella pozza, immergendosi fino alla vita.
Quando si lascia andare all’indietro, la sua sagoma spicca come un’ombra che galleggia sull’acqua luminosa, poi le ninfee si stringono attorno a lui.
Chiude gli occhi, e sente l’energia di quella sorgente entrargli dentro attraverso la pelle, risalire le sue vene fino a pervadergli corpo e mente, lenendo ogni debolezza.
Ora insegue i suoi pensieri, gli stessi d’ogni sera, con rinnovata lucidità.

Madre, la legge, e ancora di più la tua volontà, mi precluderebbero il trono. Come qualche crudele mistero della genetica impedisce ai maschi della nostra stirpe di trasmettere la loro magia alla discendenza, così la legge prescrive che solo le donne possano ambire al Trono della Luce di Meridian.
Dopo di te, resterò io solo. Che tu lo voglia o no, è chiaro per tutti che io ti succederò e governerò di diritto, come lo sto già facendo di fatto da quando sei malata.

Ora il dolcissimo profumo di quei fiori sommerge ogni amarezza. Quei discreti bagliori floreali illuminano le sue visioni. La sua rinnovata decisione delinea il suo futuro.

Io non credo alla tua sinistra profezia. Io non mi rassegnerò a ciò che tu credi inevitabile. Costruirò il mio avvenire con la mia volontà.

Riapre gli occhi, sicuro di sé. L’energia di quel bagno gli brucia nelle vene. Una volta di più, sa esattamente cosa fare.

Sarò il primo Re Mago della nostra dinastia, e al tempo stesso l’ultimo.
Ma la nostra famiglia, che ha dominato questo mondo per più di mille anni, non finirà in sordina: le farò toccare il suo momento più alto, la sua gloria suprema, il suo canto del cigno.
Io imparerò i misteri ultimi del Creato. Io plasmerò questo mondo a mia immagine.
Ho deciso: non avrò discendenti. Non misurerò la mia grandezza con quella di alcun successore.
Il caos che sorgerà dopo di me sarà la più perfetta cornice per la gloria del mio regno.

Si rimette in piedi ed esce a passo deciso dalla pozza, facendosi largo tra le ninfee e raccogliendo nelle mani a coppa un po’ di quell’acqua prodigiosa.
Torna sulla riva muscosa, solenne nella sua nudità, con una luce d’esaltazione negli occhi.
Si avvicina ad una splendida pianta con un unico fiore candido e grandi foglie affusolate, screziate di verde scuro. Apre le mani, lasciandovi cadere gocce fosforescenti, e pronuncia parole inudibili.
Lentamente, la pianta sembra mutare: tratti umani si disegnano sul suo gambo; le foglie paiono dividersi in dita, strozzarsi in polsi, piegarsi in gomiti; due occhi immobili sembrano ricambiare lo sguardo orgoglioso del loro creatore.

Sìììì!

Le sue dita sfiorano la corolla candida.
Lentamente come erano apparsi, questi tratti svaniscono, sfumandosi nella bellezza sobria delle foglie.
Un sorriso di trionfo biancheggia sul viso di Phobos: la sua magia ha appena fatto un nuovo progresso. Presto riuscirà a dominare la natura, a dare forma ad esseri di una perfezione mai vista prima.
Presto sarà anche lui un Dio.
 
 
 
 

 
 

Ringrazio Rowena, Silen Arpia e Solitarie per i loro pazienti suggerimenti per migliorare questo racconto.
Resta inteso che, se questi non fossero stati sufficienti a farvelo piacere, la responsabilità è solo dell’autore.

Disclaimer: il fumetto W.I.T.C.H. e il personaggio di Phobos appartengono alla Disney. Qui sono ripresi solo in omaggio a questa bella saga, senza finalità di lucro, e senza intenzione di infrangere alcun copyright.
 

Note di approfondimento:

Phobos è l’antagonista della prima e quarta serie di W.I.T.C.H., il fumetto della Disney.
Quella a cui assistiamo non è propriamente una rivincita, ma un momento della sua ascesa in cui il principe non è ancora un personaggio completamente negativo.

Dal fumetto, ambientato una quindicina di anni dopo questo episodio, noi sappiamo:
che Phobos aveva preso il potere subito dopo la morte dei genitori, diventando uno spietato tiranno;
che aveva un’età apparente sui venticinque anni;
che, mentre i membri della stirpe reale discendono da terrestri e ne hanno l’aspetto, gli abitanti della città sono molto eterogenei, spesso niente affatto attraenti;
che si celava agli occhi dei suoi stessi ufficiali, manifestandosi attraverso i mormoranti: esseri artificiali ottenuti trasformando piante;
che passava molto del suo tempo nello splendido giardino;
che ha prosciugato la città di Meridian delle sue risorse, compresa una fonte di acqua magica, verdina e luminescente, che ha riservato a suo uso personale;
che non è mai diventato re, ma solo principe reggente, in quanto il trono era ereditabile solo per via femminile;
che avrebbe voluto far sparire la neonata sorella Elyon, designata al ruolo di Luce di Meridian, dopo averne assorbito il potere magico;
che disprezzava la città al punto di dare ordine al suo esercito di distruggerla per sedare la ribellione che poi lo ha deposto;
che, più di un anno dopo la sua sconfitta, ha tentato una rivincita e, nuovamente perdente, si è suicidato.

Altre cose sono mie invenzioni, costruite coerentemente con le mie long-fiction Profezie, già in corso di pubblicazione, e La luce al tramonto, ancora in fase di prima stesura.
Tra queste:
che i personaggi della stirpe reale possano utilizzare la magia per prolungare la vita e controllare il loro aspetto, che resta giovanile fino alla morte;
che hanno poteri telepatici;
che le regine abbiano il discutibile dono di fare profezie infallibili;
che la predisposizione di nascita ai poteri magici possa essere trasmessa solo da madre a figlia, e in misura minore da madre a figlio (giustificabile come correlata ai mitocondri e ai cromosomi X delle ovocellule);
che in giardino ci siano fiori bioluminescenti ed altri, i konnestras, il cui polline profumato ha proprietà psicoattive.
 
 

  
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