Fortitude Erano passati giorni dall’ultima volta in cui Magnus aveva avuto una conversazione con Alec degna di questo nome. Quest’ultimo si limitava a fissare il vuoto, senza aprire bocca, con le tisane che di tanto in tanto lo stregone gli portava. «Alec…» provò lui a iniziare una conversazione, preoccupato per il ragazzo che avrebbe tranquillamente potuto essere scambiato per un vegetale se non fosse stato per il fatto che, periodicamente, ogni tre ore si alzasse per andare in bagno. «Non puoi continuare così» affermò mettendo troppa durezza nel tono di voce. Quando gli occhi azzurri del ragazzo dai capelli corvini si incatenarono ai suoi, Magnus ebbe un giramento di testa. C’era troppo dolore in quegli occhi, un dolore tanto forte che nessun diciottenne avrebbe mai dovuto sopportare. «È solo colpa mia» sussurrò flebilmente Alec, spaventando il ragazzo che si trovava al suo fianco, con una mano sopra la sua. «Sarei dovuto essere con lui» disse alzando il volume della voce, quel tanto che bastava per farsi sentire bene da Magnus. «Avrei dovuto proteggerlo… era troppo piccolo, non aveva neanche abbastanza forza da tenere in mano una spada.» I suoi occhi dello stesso colore del cielo s’inumidirono, ma lui prontamente tolse in modo brusco la mano coperta da quella dello stregone e si asciugò la lacrima che minacciava di scorrergli sulla guancia. Magnus sorrise. Non perché era contento della sofferenza provata dal ragazzo, ma perché finalmente Alec era pronto ad esternare i suoi sentimenti. Era pronto a confidarsi con lui. «Non devi vergognartene, Alec. Puoi piangere… chi lo ha detto che un uomo non può farlo?» «Io non posso farlo perché è colpa mia se è morto. Non posso farlo perché, se fossi stato lì con lui, tutto questo non sarebbe successo» il suo respiro stava diventando, col passare del tempo, sempre più affannato. Gli occhi felini di Magnus scintillarono, un balenio di comprensione li avvolse. Sapeva che Alec si struggeva perché si attribuiva la colpa della morte di Max. «Hai salvato altre vite, Alec, questo ti da il diritto di versare qualche lacrima. Anche i più forti piangono…» il ragazzo alzò gli occhi intrisi di rimpianto e tristezza, cercando un’ancora in quelli dello stregone, «è tu sei il più forte.» |