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Autore: MadogV    15/05/2016    1 recensioni
Riley ha un incidente e qualcosa non va nella sala controllo, che faranno l'emozioni? Come affronteranno il problema?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Emozioni su emozioni'
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“No, cara.” Rispose Paura:” Siamo venuti…” Ma Rabbia lo zittì con un pugno e si rivolse alla palla:” Tu, chi sei?”

“Io sono.” Rispose con gli occhioni sgranati:” D-D- Delizia. Diciamo più Gola.”

“E come è che niente sappiamo di te?” Chiese Rabbia, sempre più sospettoso e con i pugni nelle mani, che gli prudevano.

“Io volevo venire da voi.” Disse piagnucolando:” Ma poi Riley doveva pensare all’hockey e quindi sono stata scartata, che ci faceva una sportiva con una emozione come D-D-Delizia.”

Paura si rivolse, commosso, alla palla di pelo:” Ok, piccina, vieni con noi e vedremo che si potrà fare” – “Vero Rabbia.”

A Rabbia la cosa non piaceva, ma doveva starci, se voleva riprendersi Eros e rispose a denti strette:” Va bene.”

Paura riprese a guardare la mappa e si diresse nella direzione indicata, ma Gola pigolò:” No, non di là. Seguitemi conosco una scorciatoia.”

Rabbia e Paura si diressero nella direzione indicata dalla palla di pelo.

“IO” continuò Rabbia:” continuo a non fidarmi.”

“E allora che vuoi fare?” Chiese Paura

“Dammi la mappa.” Disse:” Io devo andare dalla mia Eros.”

“NO, se non io come torno:” Ribatte Paura.

“Scusate, ma se continuate così attirerete gli operatori.” Pigolò la palla di pelo.

Un lampo sinistro illuminò gli occhi di Rabbia:” So cosa fare.” E quindi si diresse vero l’inizio del settore, in cerca di qualche operatore della mente.

Li trovò e con voce euforica disse a Paura:” Posso avere Eros e vendetta insieme.” E poi si lanciò, ridendo follemente, contro gli operatori, malmenandoli allegramente.

Undici ce ne vollero per poterlo fermare, ma alla fine anche Paura e Gola vennero presi, in quanto emozioni evase e fatte salire, in manette, sul treno in direzione del Subconscio.

“Visto.” Disse tutto euforico, e con un occhio pesto, Rabbia: “Eros stiamo arrivando.”

“Si, ma c’era bisogno di coinvolgere anche noi.” Rispose Rabbia, anche lui tutto acciaccato.

“Non fare l’ipocrita.” Disse Rabbia: “Che ti sei divertito pure tu.”

Paura sorrise e rispose, ripensando al fato che aveva pestato i piedi a qualcuno di quelli:” Si, dai, è stato divertente.”

“Divertente?” pigolò lamentosa la palla rosa:” Che c’è di divertente di viaggiare verso il Subconscio.”

I due stavano ancora ridendo e risposero in coro:” Sei ancora troppo piccola per capire.” E continuarono a ridere.

Gli occhi di Gola divennero di ghiaccio e poi si gonfiò tutta, lamentandosi:” Sono grande anche io”

“Si, certo.” Dissero, asciugandosi le lacrime per il troppo ridere.

Siccome non si trattava di un percorso breve, si decise che ci si sarebbe riposati a turni.

“Io dico.” Pigolò con dolcezza:” Io dico che voi riposate e io faccio la guardia.”

“No.” Gridò Rabbia, guardandola con gli occhi fiammeggianti e battendo i pugni contro il legno del vagone, facendo rimbombare l’interno del vagone.

“Ok.” Disse Paura, cercando di calmarlo:” Io e Dolcezza…”
“D-D-Delizia.” Corresse lei.

“Si, scusa.” Riprese Paura:” Quindi, visto che tu hai malmenato gli operatori e sei il più stanco, io e Delizia faremo la guardia.”

E cosi fu, ma mentre rimaneva in attesa del cambio, il lento e cullante rollio del treno cominciò a pesare sui suoi occhi e Paura, in uno stato di dormiveglia, sentì una voce calda e dolce che gli parlava:” Paura, di cosa hai paura? Sei sicuro di essere utile? Sei sicuro che Rabbia ti consideri utile o e solo la mappa che vuole? Pensa solo ad Eros, l’amico tu. E se ti lasciasse? Infondo è stato facile arrivare, il difficile e andarsene. Che farà allora Rabbia, chi sceglierà di aiutare? Eh, eh, chi? Chieditelo.”

Paura a quel punto si sveglio completamente e istintivamente cercò la mappa, per poi stringerla a sé, aveva un cerchio alla testa e una bruttissima sensazione riguardo a Rabbia, infondo la voce non aveva tutti i torti, ci si poteva davvero fidare di lui? Era davvero suo amico?

Comunque il suo turno era finito e aveva bisogno di riposare e quindi, nonostante orami il Subconscio era visibile all’orizzonte, decise di svegliare Rabbia, ricevendo immancabilmente un pugno sul naso.

“Scusa.” Borbottò Rabbia:” Istinto.”

“FI,fi. Gabido.” Rispose Paura, massaggiandosi il naso.

“Turno mio, adesso.” E concluse dicendo:” Dammi la mappa.”

Gli occhi di Paura si rabbuiarono e disse sospettosamente:” Perché?  La mappa è mia?”

Poi sentì quella voce nella sua testa:” Vedi, la vuole. Vuole scappare, vuole lasciarti, non dargli la mappa. Scapperà, se non ora, dopo, quando l’avrà imparata.”

“Dammela.” ripeté Rabbia:” Siamo amici, occorre fidarsi l’uno dell’altro.”

Paura ebbe un attimo di esitazione e poi gliela dette, era meglio evitare storie, poi ci avrebbe pensato dopo a...  a cosa?

Così, con la mappa in mano, Rabbia si avviò nel suo angolo, con un occhio rivolto verso l’esterno e uno verso Gola, attese la loro fermata.

Anche questa volta la voce dolce e calda si fece sentire, rivolgendosi a Rabbia:” Mattoncino. Sono io, la tua coscienza.”

“Fuori dalla mia testa.” Ruggì mentalmente Rabbia.

“Ma come non ti fidi di me? Se non ti fidi di me, come ti fa a fidare del tuo compagno?”

“Non sono affari tuoi.” Rispose l’emozione:” Fuori dalla mia testa.”

“Non puoi cacciarmi, io abito qui.” Disse

“Che vuoi?”

“Aiutarti. Ricordarti che non siete amici. Che lui è qui, perché lo ha voluto Tristezza.”

“Fuori.” – “Ho detto FUORI.”

“Che permaloso. Che permaloso che sei.” Continuò la voce:” Per questo non hai amici. È per questo che sei solo, nessuno ti vuol…” Mai con urlo di dolore si spense.

Rabbia era arrivato al limite ed era esploso, infiammandosi tutto e obbligando la voce ad uscire.

In quell’istante anche Gola, che si era addormentata, si svegliò con piccolo grido.

Paura si svegliò per l’urlo e si rivolse alla palla:” Che c’è piccola? Ti ha dato fastidio Rabbia.”

“No.” Pigolò piangendo:” Ho avuto un incubo.”

“L’emozioni non hanno sogni.” Ringhio Rabbia scontroso.

“Se non hanno sogni, perché dovrebbero avere amici o amori?” Pigolò sorridente

“È complicato, palletta.” Rispose premuroso Paura.

In quel momento il treno si fermò e quattordici operatori, bastoni stordenti innastai, intimarono ai passeggeri di scendere e di seguirli e in quel momento a Rabbia parve di scorgere una piccola bruciatura sul corpo di Gola, ma poi pensò fosse un effetto d’ombra.

Intanto, nel mondo esterno, Riley se ne stava seduta sulle gradinate del Arendelle Stadium, quello in cui aveva giocato tutte le sue partite in casa a fissare e pensare, ma con freddezza e senza alcuna emozione.

“È peggio dell’ultima volta.” Disse Tristezza.

“Già.” Riprese Gioia.

Poi Tristezza chiamò a sé Disgusto e le bisbigliò:” Io sono certo di averla chiusa la porta, quindi sei stata tu a lasciarla aperta.”

“No. Sono assolutamente sicura di averla fatta scattare.” Rispose Disgusto.

E torno la voce dolce e calda, avvolgendo Gioia:” Che stai pensando Gioia? Disgusto ti ama? Certo, ma non ti dice tutto. Di che sta parlando con Tristezza, eh? Pensaci, nessuno si fida di te. Sei seccante e applichi regole, e gli altri non vogliono. Loro vogliono il caos. Tu cosa vuoi?”

A quel punto Gioia scattò in direzione delle due e disse:” Che fate? Di che parlate?”

“Niente.” Risposero entrambe.

“Ah, niente.” Riprese Gioia, poi afferrò Disgusto e le disse:” Che mi nascondi?”

E la voce di nuovo: “Disgusto, fai disgusto. Ecco perché Gioia non ti ama, non si fida di te. Sei sempre cosi presuntuosa e antipatica.”

Disgusto si lasciò prendere dalla voce e rispose bruscamente:” Che fai, Gioia? Mi fai una scenata di gelosia. Sei proprio una bambina egoistica”

“Ma come ti permetti.” Sbottò Gioia:” Ma vedi tu, ti ho chiesto solo di che parlavate.”

“E io ti ho CHIESTO di farti i fatti tuoi.” E poi se ne andò.

Nel frattempo, mentre le due litigavano, Tristezza notò un bagliore di sotto alla consolle e si avvicinò per vedere che fosse, scoprendo così un grumo nero sotto la consolle, ma toccandolo fu sbalzata indietro.

Nel Subconscio Paura, Rabbia e Gola vennero condotti nelle segrete per restarvici prigionieri e intanto, la voce si fece risentire, ma questa volta era fredda come una lama di giacchio lungo la schiena:” Ti avevo detto di sbarazzarti di uno dei due.”
L’altra voce rispose mielosa:” Perdono, chiedo perdono madre. È stato affatto difficile, soprattutto quello rosso. Ma sono dei bocconi saporitissimi e tutti per te.”

E innanzi ai tre apparve un operatore vestito di nero, con una cartella in mano

“Benvenuti. Io sono Gal-er” disse la persona di fronte a loro:” Custode del Subconscio, nominato dopo l’ultima fuga. Se seguirete le regole, non succederà niente di male e il vostro soggiorno qui sarà lungo, fino alla fine, ma piacevole.”

Fu Paura ad avvertire un senso di disgusto, misto a rabbia, nei confronti di quell’individuo e faceva bene.

“Mia signora, i prigionieri sono qui.” Disse, in tono sussiegoso.

“Bene, bene.” Rispose la voce, se si poteva definire una voce, niente di conosciuto poteva avere quel tono così cavernoso.

A Paura e Rabbia gelò il sangue quando videro la cosa che aveva parlato: un cilindro olivastro di una lunghezza colossale, con un solo occhio nel mezzo del volto, due narici laterali e tre file di denti affilatissimi.

Intanto, nel centro di comando, Tristezza si riprese e vide quello che l’aveva atterrata: un blob nauseabondo e nerastro che stava avvolgendo l’intera consolle:” Ragazze, ragazze.”

“Che c’è?” Gridarono entrambe le ragazze:” Non rompere, stiamo parlando.”

Visto che non poteva contare sul loro aiuto, Tristezza si diresse verso la libreria in cerca di informazioni, ma sembrava che nessun libro avesse informazioni su quel coso brutto.

“Emozioni a 360 gradi. No.” Disse Tristezza:” Cento sfumature di umore. No.  Lo Hobby. No.  I fratelli Karmellof. No Il gusto vesta Prada. No Sangue e avena. No. Ecco forse questo Il piccolo Prince. No Kung Feud Piada. NO.” E così altri venti libri e venti libri, alla fine si ricordò che c’era un libro che Gioia teneva in camera sua.

“Gioia.” Gridò a quel punto:” Gioia. Aiuto.”

“Che c’è?” Rispose Gioia, uscì e si accorse del coso brutto sulla consolle.

“Mi serve Fix it with Felix.” Disse Tristezza

Gioia entrò nel suo angolo e lo tirò fuori.

“Che dice?” Chiese Tristezza.

“Eah, che cosa è quello?” Chiese disgustata Disgusto, che era uscita allarmata dal tramestio.

Gioia lesse il libro e rispose con la morte in voce:” Uno dei cuccioli di Depressione.”

“Cosa?” Dissero in coro le altre due.

“Il libro dice- Depressione-

 Depressione e i suoi cuccioli divorano la mente della persona di cui si impossessano, fino alla totale apatia, per sconfiggerla serve un aiuto esterno, che non può arrivare se il soggetto non riconosca il suo stato e un aiuto interno, che deve essere dato da tutte le emozioni insieme.”

Se Rabbia e Tristezza non fossero tornati con Eros, sarebbe stata la fine.

“Vedrete, sono già sulla via del ritorno.” Disse Tristezza.

Ma le due emozioni non erano certo in una situazione facile, anzi erano nei guai ben oltre il collo.

“Ho provato madre.” Disse Gola pigolando verso quell’aborto olivastro, che scattò rapidamente e la ingoiò, facendo scivolare un rivolo nerastro dalle sue zanne.

“Delizia.” Gridò Paura.

“Non era Delizia, tonto.” Gli gridò contro Rabbia:” Era uno dei suoi cuccioli.” Poi si rivolse a Depressione:” Dove è Eros?”

“È qui.” E rivelò il corpo di Eros, circondato da una dozzina di blob neri, che la stavano divorando lentamente nello spirito.

“Eros.” Gridò Rabbia e si avvicinò a lei, colpendo poi i blob, mandandoli in cenere.

“Notevole, notevole. Aveva ragione il mio cucciolo.” Disse Depressione:” In fondo la Rabbia è sempre una buona emozione e quando ti avrò piegato.” Rise sguaiatamente:” Sarà un piacere divorarti di persona.”

Ma Rabbia la ignorava e cercava di risvegliare Eros:” Giuggiola. Ti prego svegliati.”

Ma Eros sembrava entrata in uno stato catatonico e non rispondeva, cosi che Rabbia cadde disperato, preda dello sconforto: avevano fallito, aveva fallito. 

“Lasciati prendere.” Disse la voce dolce e calda:” Ormai, è tardi. Troppo tardi.”

“E non pensi a me?” Disse Paura:” Posso essere anche io pericoloso.” E sollevò i pugni, nel gesto di voler lottare, ma fu atterrato da uno dei bastoni stordenti e cadde a terra, vedendo Rabbia che veniva ingoiato da quei blob.

“Bravo, arrenditi a me. È finita, siete un treno che ha deragliato.” Disse, colma di gioia, Depressione.

Un treno? In quel momento Paura ritrovò le forze e gridò verso Rabbia: “Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri questo treno ti porti, ma non puoi averne la certezza. Però non ha importanza, perché?"

Fu come un fulmine, come acqua che zampilla nel deserto in un vecchio fiume dissecato:” Perché saremo insieme.” Rispose Rabbia e, in uno sprizzare di fiamme, incenerì in nerini.

“Eros.” Gridò, correndo in direzione di lei e schivando le staffilate elettriche:” Eros. Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri questo treno ti porti, ma non puoi averne la certezza. Però non ha importanza, perché?"

“Perché?” chiese lei atona.

“Perché staremo insieme.” Rispose gioviale Rabbia:” Te lo ricordi la nostra promessa?”

“Che saremmo invecchiati insieme.” Rispose Eros:” Oh, mattoncino mio. “Aveva le lacrime agli occhi e in quell’istante i nerini vennero distrutti.

“NO.” Ruggì Depressione:” Prendeteli.”

Mentre gli operatori con Gal-er cercavano di prenderli, Paura si rialzò in piedi e disse:” Con rischi indicibili e traversie innumerevoli io ho superato la strada per questo castello oltre la città dei Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito. La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto grande. Non hai alcun potere su di me!”

Depressione, più che altro infastidita, ruggì contro di lui, snudando le zanne e sputazzando melma nera.

“Ok.” Disse tremante Paura:” Hai il potere di mettermi paura, molta paura. Ma ora…GAMBE”

E si lanciò a rotta di collo verso la salita, con dietro la coppietta innamorata e gli operatori soggiogati da Depressione.

 

Ci volle molto girare e rigirare per sfuggire alle guardie, ma quando alla fine si poterono riposare, le brutte notizie non erano ancora finite.

“Ora.” Disse Paura:” Credo che mi dovresti dare la mappa.”

“…..”

“Che c’è” Chiese Paura.

“Ecco, io. Io temo di averla distrutta.” Rispose Rabbia.

“Cosa? Tu hai distrutto la mappa.”

“Be, non l’ho fatto apposta.” Cercò di difendersi Rabbia:” è successo sul treno, mentre cercavo di difendermi da quella voce.”

“Quale voce?” - “Dici forse questa? Vi vedo, vi sento. La mia creatura ha fallito, ma siete comunque contaminati e io vi troverò e vi spezzerò e avrò vinto.”

Fu Eros ad intervenire:” Se ci perdiamo d’animo, lei lo sentirà e ci troverà.”

“Cosa?” Borbottò Paura:” Siamo senza mappa, ergo siamo persi. Persi del tutto.”

Ma poi sentì la mano di Rabbia sulla sua spalla, cosi calda e avvolgente, e pensò che l’avrebbe pestato per zittirlo e ricondurlo alla ragione, ma in realtà Rabbia gli parlò:” Quando le nostre amiche vennero qui, non sapevano come uscire e pure siamo qui ora, tutti noi.” E si avvicinò a Eros per baciarla.

“Si, ma…” Mugugnò Paura:” Loro avevano Bing Bong, e lui non c’è più.”

“Ma si.” Balzò in piedi Eros:” Dobbiamo andare alla discarica dei ricordi. Al Baratro della Memoria.”

“Si, certo.” Soggiunse sarcastico Paura:” Andiamo a finire nel unico posto da cui, certamente e inesorabilmente, non si torna.”

“Occorrerà della corda.” Soggiunse Rabbia

“E dei chiodi d’alpinismo.” Fece eco Eros

“E delle lanterne.” Di nuovo Rabbia

“E qualche stuzzichino.” Disse Eros

A quel punto Paura gridò rivolto alla coppia:” Finitela, dove li troviamo? Che viviamo nel mondo dei sogni.”

E alla coppia balenò l’idea:” Cineproduzione Sogni.”

“No, assolutamente no. È il posto più sorvegliato e sicuramente ci aspetteranno per farci…. Non so dire cosa.”

“Non ti piace quando fanno così vero?” Intervenne Rabbia.

“Chi, cosi come?” Chiese Paura.

“Quando si ritirano senza motivo.” Continuò Rabbia, cercando di fare leva sulla passione cinefila.

“C’è sempre un motivo.” Aggiunse Paura.

“Trappola”

“E allora che si fa?”

“La si fa scattare.”

E poi risero, come vecchi amici, al punto che Rabbia abbracciò, a sorpresa paura:” Grazie, testone. Sei un vero amico e scusa se certe volte ti do fastidio.”

Paura non rispose, ma batte la mano sulla spalla dell’altro.

“E ora, in marcia amici.” Aggiunse Eros.

Cineproduzione Sogni era davvero un sogno, ma con l’aggiunta di un muro fortificato da torrette e filo spinato e cavalli di Frisia.

“Scommetto che quelli non sono cavalli su cui scommettere.” Disse Paura.

“Stile spacchiamo tutto o pure stile pianificato.” Chiese Eros.

“IO credo che me fa da esca e voi prendete la robba.” Disse Rabbia

“Non te lo permetto” Disse Eros:” Ti ho perso una volta, non ti voglio perdere ancora.”

“E invece si.” Ribatte Rabbia:” Ce la posso fare.”

“Come no?” Di rimando Eros

“Credo che, purtroppo, abbia ragione.” Rispose Paura:” È senza dubbio l’idea migliore.” Poi si rivolse a Rabbia:” Come credi di fare?”

“Stile ti spiezzo in due.” Rispose Rabbia.

E cosi, mentre Paura e Eros si avviavano alla ricerca di un passaggio dove entrare, Rabbia si presentò diritto e sicuro dinnanzi al portone principale.

“Notevole, davvero notevole.” Mormorò Paura, quando vide Rabbia atterrare due operatori, afferrare il loro bastoni elettrificati e lanciarsi come un kamikaze contro un’altra trentina di operatori.

“Si, ma andiamo ora o non sarà servito a niente.” Mormorò Eros

“Ancora un po'?” Chiese Paura, ma bastò un’occhiata di Eros per convincerlo che sarebbe stato meglio non provocarla.

Intanto nel centro di controllo, Disgusto, Gioia e Tristezza stavano cercando di proteggere i Ricordi Base da quegli orribili blob (perché nel mentre si erano moltiplicati.) e Rabbia era entrato a Cineproduzione Sogni, seguito a ruota dalle altre due emozioni.

Però, nonostante l’ingresso fosse stato ostico, ora c’era troppa calma e questo disturbava maggiormente Rabbia.

Ma l’attesa era durata meno di quanto si aspettasse, perché da ogni angolo sbucarono operatori e avevano Paura e Eros ammanettati e in prima fila Gal-er.

“Arrenditi Rabbia, abbiamo i tuoi amici.” Disse Gal-er freddamente:” Getta l’arma e sottometti alla padrona.”

Rabbia sollevò gli occhi al cielo e vide delle ombre, sorrise e poi si rivolse a Paura:” Quando il gioco si fa duro…”

E subito Paura rispose:” I duri cominciano a giocare.”

“Esatto.” Disse Rabbia sorridendo, poi lanciò il suo bastone contro Paura folgorandolo e si lanciò contro un operatore stordendolo e disarmandolo.

 “Andatevene.” Urlò Gal-er:” Con lui me la vedo io.” - “Un avversario degno, finalmente.” Disse poi, mentre sguainava i bastoni, rivolto a Rabbia.

 “Prima che ti faccia fuori.” Continuò Gal-er:” Come hai capito che non era Paura.”

“Perché la risposta corretta era “io vorrei essere da un’altra parte.” Concluse Rabbia, mentre si allentò il nodo alla cravatta.

Poi i due contendenti si scrutarono a vicenda e, come ad un tacito segnale convenuto, si scagliarono l’uno contro l’altro.

Stoccata su stoccata, parate e finite e di nuovo colpi su colpi e poi ancora un volteggiare e un crepitio e colpi e contraccolpi, i due contendenti sembravano completamente assorti in quel mulinare di armi.

Per un colpo ricevuto, l’uno infliggeva un altro colpo all’altro e così via, di colpo in colpo, ma nessuno dei due sembrava cedere.

Poi però, Gal-er disarmò Rabbia, facendogli volare lontano il bastone, e sembrò passare in vantaggio, ma, quel momento di giubilo, portò ad un'istante di distrazione, di cui Rabbia approfittò.

Entrambi erano rimasti con un solo bastone e continuarono a lottare facendo seguire alle stoccate, le finte e alle finte, le stoccate.

Ma alla fine, Rabbia riuscì a disarmare il suo avversario, che, in ginocchio, sollevò il braccio:” Ok, hai vinto. Onore a te. Puoi andare.”

Rabbia lo guardò sospetto, ma poi si diresse verso l’uscita, in quel mentre Gal-er aveva snudato gli artigli:” Onore a te, guerriero rosso.” Poi si squarcio il ventre e si lasciò morire.

Paura e Eros, nel frattempo, erano entrati e avevano trovato quello che cercavano.

Arrivare al Baratro della Memoria, Eros disse:” Scendete voi, io faccio di guardia.”

“Vieni anche tu.” Disse Rabbia, prendendole le mani.

“Già, posso farlo io, il palo.” Ribatte Paura.

“No.” Rispose Eros:” Ne tu, né tu, ma io. Tu Paura sei pauroso, e potresti spaventarti, lasciandoci. E tu Rabbia hai troppa rabbia e rischieresti di farti notare e quindi di farci scoprire.”

Ma nessuno dei due voleva scendere, lasciando sola Eros e fu solo dopo una lunga, lunga ed estenuante trattativa, che si arresero.

Legarono, quindi, un’estremità a un bullone della ferrovia e poi si calarono silenziosamente nel Baratro, e, per fortuna, avevano con loro anche le torce, quelle buffe che si montano sui caschi da minatori, perché in quel luogo, regnava sovrana l’oscurità.

“Dove lo troviamo?” Chiese Paura.

“La domanda giusta è “come lo troviamo?” Ribatte Rabbia.:” Cioè, è morto, non esiste più. Quindi…?”

“Ah, su questo non ci sono problemi.” Rispose Paura, estraendo un martello e, con aria saccente, disse:” Vedi, un ricordo può essere rotto e il suo contenuto riversato. È un’operazione estremamente difficile e pericolosa, perché si rischia di friggere la mente.  Ma qui siamo nel Baratro e i ricordi, rimarranno qui, senza pericoli di sorta.”

“Quindi, ora cerchiamo ricordi con Bing Bong?” Chiese Rabbia:” E se becchiamo, ricordi negativi o pericolosi.”

“Che cosa vuoi che troviamo, qui, solo robaccia.”  Ribatte Paura, facendo girare il martello in un atteggiamento da gran figo.

Ma mentre Paura e Rabbia cercavano ricordi con Bing Bong, sopra il tradimento si consumava.

“Sono caduti nella trappola:” Sogghignò Cell-et:” Cosi vendicherò mio fratello.”

“Si.” Rispose freddamente Eros

“Sei stata brava.” Sogghignò la voce:” Molto brava.”

“Ricordati gli accordi.” Disse Eros.

“Si, si.” Continuò la voce:” La consolle è tua, facci quello che vuoi, quando io avrò tutto nelle mie mani.”

Il dolore mentale, che la voce aveva inflitto a Eros, la fece vacillare.

“Questo è per ricordarti, chi comanda.” Concluse la voce.

Poi Eros si avvicinò alla corda e la tagliò, per poi andarsene, insieme agli operatori.

Fu Rabbia ad accorgersi che la corda stava, inesorabilmente, afflosciandosi, per poi cadere, inutile, ai loro piedi.

“Mi dispiace, mattoncino:” Sentì.

“Eros, perché” Disse Rabbia, ma non ci fu risposta.

“Oh, cazzerola.” Imprecò Paura:” E ora come usciamo. Sapevo che era una pessima idea.”

“Io, io, io. Io mi fidavo.” Disse, con la voce rotta, Rabbia:” Perché giuggiola?”

E si sedette inerte, a ripetere quella domanda, come un nastro rotto.

Paura non se la senti di disturbarlo e andò in cerca di ricordi in cui c’era Bing Bong.

Eros, intanto, era passata alla seconda parte del tradimento, e si era, quindi, diretta, con gli operatori, alla sala della consolle.

Nel Baratro, Paura cercava ancora i ricordi, ma erano quasi tutti spenti e inutilizzabili e su Rabbia non poteva contare.

Disgusto, Tristezza e Gioia tentando di salvare i Ricordi Base, stavano vincendo, quando arrivò Eros.

“Arrendetevi ragazze.” Disse Eros:” Lasciatevi vincere dalla Depressione” e indicò gli operatori soggiogati.

Ma prima che potesse procedere oltre, Cell-et la stordì con il bastone.

Paura lanciò un grido, aveva trovato quello che cercava e corse a chiamare Rabbia, ma non fu una cosa facile.

“Andiamo, amico.” Disse Paura:” Ho trovato, vieni, prima che si spenga.”

“Non ho voglia, lasciami stare.” Rispose Rabbia

“La verità è punto di vista.” Bisbigliò Paura

“Che vuoi dire?” Chiese Rabbia

“Vieni e vedrai.” Disse Paura.

Lo seguì muto e intanto, nella sala controllo, Cell-et si era sbarazzato con abilità degli operatori.

Camminare in quel mare di ricordi, però, non era facile e Paura sembrava essersi perso, ma poi ritrovò il martello che aveva messo come segnale.

“Dove il ricordo da rompere?” Chiese Rabbia

“Non c’è nessun ricordo da rompere” Rispose Paura:” I ricordi non si rompono.”

“Cosa?” Gridò Rabbia, generando un eco nelle tenebre” E allora perché mi ha detto così?”

“Faceva parte del piano” Disse Paura:” Ho incontrato Cell-et e insieme a …”

Eros in quel mentre si era ripreso e disse:” Cell-et, amico mio, potevi mettere il bastone a scossa moderate.” Poi rivolta alle altre:” Oh, ciao ragazze. Problemi?”

Cell-et:” Non c’è tempo da perdere, Paura rischia di prenderle da Rabbia, se non mandiamo loro il segnale. Alla finestra.”

“Quindi era un piano tuo e di Eros:” Disse Rabbia

“Certo, visto che ci si era accorti che era impossibile trovare Bing Bong, abbiamo incontrato, per caso e per fortuna, Cell-et, e con lui abbiamo ideato questo piano.”

“Quindi ora che si fa?” Chiese Rabbia

Paura schioccò le dita, come per fare una magia, ma non successe niente.

Le schioccò di nuovo, ma non successe ancora niente e Rabbia stava montando su tutte le furie.

“Allora.” Disse, facendo scrocchiare le dita.

Paura cominciava a sentire una certa ansia, mista a vera fifa, e schioccò le dita di nuovo.

E questa volta, finalmente, la corda fu calata, con lo stupore di Rabbia.

Ma, mentre i due erano intenti a scalare, un urlo, sinistro e primordiale, rombò nell’aria:” TRADIMENTO.” A cui fece seguito, poi, un fracasso d’inferno e un tonfo raggelante, che sollevò una nube di polvere.

Da quella nube emerse Depressione, che in qualche modo aveva avuto sentore del tradimento.

Appena vide il ciclopico vermone olivastro, Cell-et attivò il suo bastone e disse:” C’è da fare ammenda per le colpe della mia famiglia, mentre io la distraggo, voi riattivate la consolle.”

In quel mentre arrivarono anche Paura e Rabbia, e il primo, rivolto a Cell-et, disse:” Puoi farmi un fare, mentre ti butti a morte certa contro il coso brutto.”
“Si.” Disse Cell-et:” Dimmi.”

E glielo disse, poi l’emozioni si diressero verso la consolle per attivarla tutte insieme.

Il mostrò ruggiva e sbatteva il corpo con forza selvaggia, avvicinandosi sempre più alla sala comando.

“È a piena potenza.” Disse l’operatore:” Andate avanti e non preoccupatevi per me.” E poi si rivolse al bestio:” Quanto a te, TU NON PUOI PASSARE.” E si scagliò dalla finestra.

Fu, purtroppo, un combattimento breve, perché Cell-et, per quanto abile e veloce, fu travoltò da Depressione e mentre cercava di rialzarsi, finì decapitato con un morso.

Intanto l’emozioni si erano avvicinate alla consolle e l’avevano riattivata, in un sprizzare di scintille e crepiti, e fu inutile anche il tentativo di Depressione di distruggerli, perché l’energia era ritornata.

Così, nel mondo esterno, tornò, negli occhi di Riley, la luce, e lei corse a casa, incurante della ferita, per abbracciare suo marito e dirgli che voleva riprendersi la sua vita.

Tornata a casa, disse:” Ti amo, ti amo. Lo prometto tornò a fare fisioterapia e…” ma questa parte fu più dura

“E cosa?” Chiese il marito.

“E voglio andare in terapia, credo di soffrire di depressione…un pochino.” Disse lei sorridendo.

In qualche modo era guarita, ma ora aveva bisogno di un percorso riabilitativo.

Fine… più o meno, perché mancava il momento spiegazioni.

Una volta che fu tutto rassettato, Rabbia chiese spiegazioni e fu Eros a darle:” Questo è anche per te Gioia.” Disse:” Cosi farai meno la gelosa.”

Depressione era sorta dopo l’incidente di Riley e era cresciuta indisturbata, dopo aver preso il controllo degli operatori, mirava a distruggere l’emozioni per prendere il controllo indisturbata.

Eros e Paura, avevano incontrato Cell-et e con lui avevano progettato tutto il piano.

Cell-et, era amico dell’emozioni, perché era l’operatore che conosceva le loro scappatelle.

L’unica che non ne sapeva nulla era Gioia, perché ritenuta la perfettina, che rispettava le regole.

Alla fine anche Gioia, ormai scoperta la verità, fu coinvolta nelle scappatelle.

Riley adotterà tre figli e vivrà a lungo felice e contenta.

 

 

Ed eccoci alla fine, spero che vi sia piaciuta e recensite, recensite e recensite. Ringrazio ancora Padme83 per avermi ispirato.

   
 
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