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Autore: edoardo811    15/05/2016    7 recensioni
[Lo Straordinario Mondo Di Gumball]
Gumball è innamorato di Nocciolina, e ormai anche i muri lo sanno.
Ma, se un giorno, anche il nostro pesciolino rosso preferito decidesse di innamorarsi? Come finirebbero le cose? Ma sopratutto... di chi mai potrebbe innamorarsi il buon Darwin?
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Darwin innamorato




La porta tagliafuoco esplose all’improvviso alle spalle di Darwin.

Il pesce rosso si voltò e gridò a squarciagola quando vide Tina sbucare fuori dalla coltre di fumo che si era generata, prostrandosi in un ruggito che fece tremare le pareti.

«TORNA QUI!» urlò con la sua voce cavernosa.

«Non sono pronto per finire alla piastra!» uggiolò per tutta risposta lui, svoltando l’angolo. Percorse il lungo corridoio contornato da armadietti rossi e piastrelle colorate, annaspando per lo sforzo.

«... e allora gli ho detto, la Cina è quasi pronta, aspetta un Pechino!»

Banana Joe scoppiò a ridere, dandosi delle pacche sulle ginocchia. Di fronte a lui, Toast alzò un sopracciglio. «Ehm... ok, ma io ti avevo chiesto i compit...»

«Fatemi passare!» sbraitò Darwin, scontrandosi contro i due, per poco facendoli cadere entrambi.

«Ehi, sta attento!» protestò Joe, per poi fare un verso di disappunto. «Certe volte è proprio un pesce lesso... hahaha...»

T-Rex arrivò proprio in quel momento, schiacciandoli entrambi con la zampa. Joe si ridusse ad un purè, mentre Toast andò in briciole. Tina ruggì di nuovo, senza nemmeno badare a loro, e continuò ad inseguire il pesce rosso.

«Accidenti» mugugnò ancora il frutto, una volta che il dinosauro fu lontano. «Oggi mi sento proprio giù di morale... hahahaha!»

«A...iuto...» gemette Toast.

Darwin si infilò dentro la biblioteca, le gambe ormai prossime a collassare su sé stesse. «Mi sta inseguendo!» ululò, sbracciandosi come un pazzo, un attimo prima che anche la porta della biblioteca saltasse in aria.

Il pesce e il dinosauro passarono accanto al bancone della bibliotecaria, e quest’ultima lo distrusse completamente con la coda. L’alberella occhialuta, rimasta seduta sulla sua poltrona in mezzo alle macerie, intimò il silenzio con il dito, poi continuò a leggere il suo libro.

«DARWIN!» ruggì ancora Tina. «STAI SOLO PEGGIORANDO LE COSE!»

«Nulla può essere peggio che essere mangiati!»

Darwin si infilò in mezzo a due scaffali e tirò dritto. Rimase così occupato ad urlare e a sbracciarsi che non si rese nemmeno conto di essere finito in un vicolo cieco. Andò a sbattere contro un altro scaffale e cadde a terra con un libro infilato in bocca.

Un altro ruggito lo invitò ad alzarsi in piedi. Sputò il libro e si appiattì contro la parete, osservando terrorizzato e ricoperto da sudore freddo il dinosauro.

Tina si fermò a pochi metri da lui, intrappolandolo. Chinò il muso, soffiando con forza con le narici. «Fine della corsa» borbottò, per poi spalancare le fauci.

Il rosso serrò le palpebre, pregando semplicemente che tutto quanto finisse in fretta, quando un verso sorpreso proveniente dalla stessa Tina gli fece di nuovo aprire gli occhi.

La pelle del dinosauro aveva assunto una tonalità più chiara, spenta, e aveva cominciato a muoversi in maniera casuale con il corpo. Diede alcune testate contro gli scaffali, si prese a schiaffetti sul muso, ruggì un paio di volte, scalciò il vuoto come un puledro impazzito, poi si sollevò in aria come per magia e parve quasi venire scaraventata da una forza sovrumana verso l’altra parte della sala, dove sfondò alcuni tavoli a cui diversi studenti erano seduti.

Un gran polverone susseguito da urla sorprese si sollevò, e la bibliotecaria intimò ancora una volta il silenzio, senza nemmeno alzare lo sguardo dalle pagine del libro.

Darwin rimase per diversi istanti paralizzato, con il fiatone, ad osservare sbalordito il punto in cui fino ad un attimo prima T-Rex si trovava.

«Ma... ma cosa...»

«Tutto ok, Darwin?» Carrie si materializzò all’improvviso di fronte a lui, facendogli fare un urlo spaventato.

«S-Sì, tutto ok...» rispose lui, una volta superato lo stupore. «Sei... sei stata tu a fare quello a Tina?»

La fantasmina annuì, per poi soffiarsi sulla frangetta, scoprendosi l’altro occhio per pochi istanti. «Ti ho visto nei guai e ho deciso di possederla... ma che è successo? Perché ti inseguiva?»

«Ehm, beh, ecco...» Darwin si torturò le pinne, abbassando lo sguardo imbarazzato. «Questa mattina Gumball è rimasto a casa per l’influenza, e sono venuto a scuola da solo, e quando sono entrato Tina mi ha salutato, e io sono andato nel panico perché non sapevo cosa rispondere, così mi sono chiesto: "cosa farebbe Gumball?", così ho fatto un commento sgarbato a proposito dell’alito di Tina, e allora lei si è un po’ arrabbiata e ha cominciato ad inseguirmi.»

Carrie sollevò un sopracciglio, osservandolo quasi stranita, poi scrollò le spalle. «Capisco. Beh, ringrazia che ero nei paraggi, la prossima volta potresti non essere altrettanto fortunato.» Diede le spalle al pesce e fece per allontanarsi, ma Darwin la fermò.

«A-Aspetta!»

«Che c’è?»

«E-Ecco...» Il rosso abbassò lo sguardo, imbarazzato. «Gr-Grazie...»

Lo spirito lo osservò ancora per un momento, apatica, poi scrollò nuovamente le spalle. «Come ti pare.» E detto quello, svanì nel nulla.

Darwin rimase interi minuti ad osservare a bocca aperta e occhi spalancati il punto in cui lei era scomparsa.

 

***

 

«Non capisco perché debbano sempre propinarci queste schifezze...» mugugnò Gumball, sollevando la forchetta piena zeppa di piselli. «È troppo chiedere la pizza, o le patatine? Perché non capiscono che noi ragazzi abbiamo bisogno di vero cibo per superare la giornata? Quando avranno intenzione di prestare attenzione la nostra voce?! Perché nessuno vuole mai ascoltare il nostro parere?! Perché devono sempre essere gli altri a decidere le cose per noi?! È ora di dire basta! Dobbiamo ribellarci! Dobbiamo far capire al mondo che anche noi contiamo, che anche noi valiamo, che anche noi possiamo fare la differenza!»

Il gatto blu si alzò in piedi sulla panca. «Chi è con me?» domandò con un urlo, rivolto al resto dei ragazzi che pranzavano nella mensa. Nessuno rispose.

«Ah, è così che la mettete?!» domandò il felino, accigliandosi. «Bene! Quando sarete troppo deboli anche solo per poter respirare a causa della mancanza di ferro nelle ossa, non tornate a piangere da me!»

«Nella pizza non c’è il ferro, babbeo» borbottò qualcuno di non ben definito.

«Ah no?» Gumball corrucciò la fronte. «E allora che cosa c’è? Le vitamine?»

«Perché non ti tappi la bocca e non ti siedi di nuovo?» intervenne ancora la voce indefinita.

«E perché non lo fai tu, invece?! Anzi, perché non ti fai vedere in faccia, codardo che non sei altro! Ehi, Darwin, dammi una... Darwin?»

Il pesce aveva lo sguardo fisso su un punto non ben chiaro, le labbra dischiuse e le pupille degli occhi dilatate.

«Amico, tutto ok?» Gumball si sedette di nuovo e passò una mano di fronte al volto del fratello, cercando di attirare la sua attenzione, tuttavia senza successo. «Darwin, si può sapere cosa...»

«Non è bellissima?» sussurrò il pesce, svegliandosi parzialmente dalla trance.

«Cosa? Chi?» Il gatto osservò in direzione dello sguardo del fratello, per poi notare Carrie. La fantasmina era seduta dall’altra parte della mensa, intenta ad infilarsi una forchettata di piselli in bocca, senza successo, in quanto tutta la verdura le attraversò il corpo per poi cadere a terra.

La giovane sospirò per la frustrazione e posò la forchetta, per poi allontanarsi impettita dal tavolo.

«Carrie?» chiese Gumball, per poi osservare perplesso Darwin.

«Lei» confermò il pesce, annuendo, per poi guardarlo. «Non trovi anche tu?»

«Ehm... no. Io trovo semplicemente strano il fatto che i piselli la attraversano nonostante riesca comunque a tenere in mano la forchetta...»

«Oh cavolo amico, e se mi stessi innamorando di lei?» interrogò il pesce, afferrandolo per le spalle e strattonandolo, gli occhi ritornati normali all’improvviso. «Cosa dovrei fare? Dovrei chiederle di uscire? E se lei rifiutasse? E se...»

«Amico, non ho la più pallida idea di cosa tu stia blaterando.» Gumball allontanò le pinne dalle proprie braccia con due schiaffetti. «Ma se lei ti piace davvero, allora dovresti dirglielo. Certe cose vanno dette subito, immediatamente, prima che...»

«Ciao ragazzi!» salutò Nocciolina, passando vicino al loro tavolo proprio in quel momento.

Il felino si paralizzò, diventando paonazzo. «E-Ehm... s-sì, c-ciao N-Nocciolina...»

«Come vanno le cose?» chiese lei, sorridendo allegramente.

Gumball rantolò qualcosa di incomprensibile, osservandola con le pupille che luccicavano e la bocca dischiusa.

Il sorriso svanì lentamente dal volto della fanciulla. «Ehm... stai bene?»

«Ahm... sì...» borbottò lui, continuando ad osservarla con quell’aria da psicopatico.

«Oh... ehm... ok. Ora è... meglio che vada.» Nocciolina sforzò un sorriso, poi si allontanò lentamente da loro, indietreggiando, fino a svanire tra i tavoli della mensa.

Il gatto blu continuò ad osservarla, balbettando monosillabi sconnessi, fino a quando non ritornò in sé scuotendo la testa. «Capito, Darwin? Non devi esitare un solo istante!»

Il pesce sospirò, prendendosi il volto tra le pinne. «Accidenti... vorrei essere bravo come te con le ragazze...»

«Con un po’ di pratica ce la farai anche tu, non ti preoccupare» replicò il fratello, osservandosi gli artigli con sguardo compiaciuto.

«E se... se lei non ricambiasse?» domandò ancora Darwin, per poi osservarlo preoccupato. «Se pensasse che tutto questo non sia normale? Insomma, un pesce non può innamorarsi di un fantasma, è assurdo! Che cosa penserebbero gli altri se lo venissero a sapere? Che cosa succederebbe se...»

«Il fatto che tu sia un pesce che parla ti sembra assurdo?» lo interruppe Gumball, incrociando le braccia.

Darwin esitò. «Ehm... beh...»

 «Ti sembra assurdo che un gatto sia innamorato di una nocciolina? Ti sembra assurdo il fatto che veniamo a scuola con un T-Rex, uno yeti alto cinquanta metri, un gelato parlante, una coppia formata da un palloncino e un cactus, il fatto che qualsiasi animale e, o, oggetto possibile immaginabile sappia parlare e sia dotato di vita propria? Te lo dico io: no, non ti sembra assurdo. Quindi, se tutto questo non ti sembra assurdo, allora perché dovrebbe essere assurdo il fatto che ti piace un fantasma? Darwin, la nostra vita è bella proprio perché possiamo far diventare possibile l’impossibile, l’unica cosa che occorre fare è seguire l’istinto, e se l’istinto di dice di andare a prendere quella fantasmina, ALLORA TU DEVI ANDARE A PRENDERLA!»

Il pesce sobbalzò dopo quell’improvviso aumento di voce. «O-Ok, ma non gridare...»

«NON STO GRIDANDO!»

«Ciao ragazzi!» esclamò Fiore, arrivando in quel momento.

«CIAO FIORE!» saluto il gatto, causando uno spostamento d’aria così forte con la voce da far volare via la piantina, che gridò per la sorpresa.

«Va bene allora, ho capito!» Darwin si alzò in piedi, gonfiando il petto, che però non aveva, e squadrando la mascella. «Con permesso, ho una donzella con cui parlare.»

«VAI COSÌ FRATELLO!» lo incitò Gumball, mentre il rosso si allontanava. Il gatto si accomodò sulla panca, sospirando compiaciuto. «Ottimo lavoro Gumball. Ottimo...»

«Ehi, tu!» lo chiamò una voce all’improvviso, facendogli drizzare il capo.

«Sì, chi...» Il felino si interruppe, diventando più bianco di un lenzuolo.

«Dimmi, chi sarebbe il codardo?»

«Oh mamma» sussurrò Gumball con un filo di voce.

 

***

 

Carrie aprì l’armadietto, sbuffando, poi afferrò il libro che le serviva.

«Carrie! Carrie!»

La fantasmina si voltò, per poi notare Darwin che correva in sua direzione. Il pesce si fermò poco distante da lei, poi si afferrò le ginocchia e cominciò ad annaspare rumorosamente.

«Ehm... come fai ad essere stanco se hai corso venti metri scarsi?» domandò lo spettro, guardandolo stranita.

«Non... non ha importanza... volevo... volevo solo dirti che... che...» Darwin drizzò il capo, per poi ammutolire. In quello stesso momento, Carrie scosse il capo con un colpo secco, muovendosi la frangia come faceva di solito. Il rosso vide quella scena a rallentatore. La frangetta bianca scoprì l’occhio sinistro, per poi riadagiarvisi sopra con la leggerezza di una piuma sospinta da una calda brezza estiva d’ottobre.

Le pupille del pesce si dilatarono di nuovo.

«Darwin?» lo chiamò lei a quel punto. «Ci sei? Darwin!»

Darwin trasalì, scrollando il capo di colpo. «Eh, cosa, come, dove, chi...» Il suo sguardo cadde di nuovo sulla fantasmina, e allora si ricordò perché era lì. L’immagine sbiadita di Gumball apparve nella sua mente. Ripensò a tutti i suoi ottimi consigli in fatto di ragazze, e decise di prendere una grossa boccata d’aria.

«Volevo... chiederti se... se ti andava di uscire!» disse, tutto ad un fiato.

Solo dopo aver finito di parlare, realizzò quanto impulsivo fosse stato. Sgranò gli occhi e cominciò a sudare freddo, quando notò lo sguardo simil perplesso di Carrie.

«Ehm, cioè, insomma...» cercò di riparare al danno, ma la fantasmina lo anticipò.

«Ok» borbottò semplicemente, senza nemmeno mutare lo sguardo o il tono di voce. «Oggi pensavo di andare a vedere "Jeff Dreamer IV" al cinema, ma se vuoi potremmo andarci insieme. Ti avviso però, non è un film per stomaci deboli.»

Darwin non sentì una sola sillaba di ciò che disse, le sue orecchie si erano fermate alle parole ‘ok’ e ‘cinema’.

Gli occhi gli scintillarono. «O-Ok, a-allora a più tardi!»

«Bene.» Carrie annuì, poi richiuse l’armadietto e fluttuò via. Per l’ennesima volta, Darwin rimase ad osservarla come in trance.

«DARWIN!» Qualcuno lo chiamò alle sue spalle. Lui si voltò, continuando a sorridere come un ebete, per poi ritrovarsi di fronte Gumball mentre veniva inseguito da lupo alto due metri con le fauci spalancate.

«AIUTO!!» lo implorò il fratello, passandogli accanto.

Il pesce non lo sentì neppure. Gumball e il lupo girarono l’angolo, mentre lui, sentendosi più leggero dell’aria, si allontanò dall’armadietto di Carrie saltellando e canticchiando.

«Ho un appuntamento, ho un appuntamento, ho un...»

«DARWIIIN!!!»

«... appuntamento, ho un...»

Le urla disperate di Gumball continuarono, ma Darwin era troppo occupato ad essere felice per accorgersene.

Nulla, avrebbe mai potuto rovinare quel momento.

«Ho seguito l’istinto, e ce l’ho fatta. Grazie, Gumball. Ti devo un favore.»

«AAARGGGHHH»

Darwin tornò in mensa continuando a fischiettare.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore.

Ok, non so con esattezza che razza di roba sia questa qui, semplicemente... ho buttato giù qualcosa sul Mondo di Gumball.

Non è il mio lavoro migliore, non ci si avvicina nemmeno, però volevo comunque fare un tentativo, cercando anche di essere più fedele possibile al cartone vero e proprio, aggiungendoci qualche sprazzo di comicità e nonsense qua e la. Ammetto che il mio stile prettamente descrittivo non si sposa molto bene con questo genere, però vabbé, l’ho già detto che era solo un tentativo.

Spero che vi sia piaciuto, e spero di non aver fatto errori.

Ah, non so se si era capito o no, ma la scena in cui Darwin e Gumball sono in mensa è ambientata il giorno dopo l’inseguimento di Darwin. Non l’ho scritto nel testo perché mi sembrava brutto da vedere.

Il lupo che insegue Gumball è un personaggio inventato da me così su due piedi, non ha davvero una particolare rilevanza. Ho scelto il lupo semplicemente perché è il mio animale preferito.

La storia non ha una collocazione cronologica vera e propria, diciamo che è ambientata attorno alla seconda stagione, anche se qui Darwin non ha mai baciato Carrie. E sì, io li shippo. Non posso farci nulla, io li shippo.

Per finire, il film accennato da Carrie "Jeff Dreamer IV", è una blanda citazione ad un mio OC, non esiste davvero.

Bene, alla prossima!

Passo e chiudo, Edoardo811

   
 
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