Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Doctor Nowhere    15/05/2016    0 recensioni
Cinque figure, flagellate dalla tempesta. Quattro uomini, una bambina. Non hanno un posto dove andare, non hanno un posto dove tornare. Hanno solo qualcosa da cui scappare.
Axel Schmidt, un tedesco grande e grosso ma costretto a sorreggersi su una stampella.
Florin Dragan, un gentiluomo rumeno, raffinato ed egoista.
Theodore Winston Starkey, un americano dotato di grande senso pratico.
Francesco Leone, un piccolo, gobbo e codardo scienziato italiano.
Jackie, una misteriosa bambina dagli occhi color smeraldo.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Florin si rialzò "Secondo: quelli non sono i miei cari. Non ho scelto io di viaggiare con loro. Terzo: Il mostro qui sono io... se avete bisogno di chiederlo, beh, si vede che non avete la minima idea di quello che ho fatto, di dove sono stato, insomma, di chi io sia. Quarto: lo ripeto, non si tratta di nobiltà o di bestialità... si tratta di forza o di debolezza. Chi è il debole fra di noi? Quello che per un capriccio cerca inutilmente di riportare in vita una persona morta secoli fa o chi sa perfettamente di combattere solo per se stesso?"

Ci fu un momento di silenzio. Poi la voce risuonò di nuovo, ed era di nuovo minacciosa “Voi siete un mostro... ed io ho un'altra ragione per eliminarvi! Come se non bastasse quello che avete fatto a mio fratello!”

Un tremito scosse il corpo del nobile rumeno. Una risata eruppe dalle sue labbra, contorte in un'empia smorfia "Posso darti mille valide ragioni per uccidermi... ma non ce la faresti comunque. E sai perché?"

Silenzio. Il Conte lo interpretò con una risposta negativa "Perché non hai capito che non era di me che ti dovevi preoccupare, nemmeno per un istante, fin dal principio."

 

Meinwald Stromhager rimase sbigottito. I suoi avversari erano tutti sconfitti... o lo sarebbero stati presto. Nessuno avrebbe potuto raggiungerlo... che intendeva dire quell'uomo? Si guardò intorno. La stanza era deserta, a parte il bambino che aveva rapito lui stesso, ancora svenuto. Forse era una finta? Un modo per distrarlo? Ma perché? Era solo per vivere qualche istante in più?

La porta, l'unica porta della stanza, si aprì, lentamente, cigolando. Sulla soglia stava una bambina. Non mostrava nemmeno dieci anni. In mano aveva un coltello da cucina, che brandiva come un pugnale. I suoi occhi erano neri come le fiamme dell'inferno.

 

L'urlo risuonò per tutto il castello, scuotendolo fin dalle fondamenta. Non era stato il solo urlo quella notte... ma era il primo che invece di rabbia ed ira conteneva terrore e dolore. Era un urlo di morte.

Le pietre che minacciavano Florin ricaddero al suolo, il terreno smise di tirare a sé Francesco, i cani che minacciavano Theodore Winston si accasciarono al suolo e così fecero le armature vuote, davanti agli occhi sbalorditi di Axel.

"Non era di me che ti dovevi preoccupare, nemmeno per un istante, fin dal principio" ripetè il Conte, consapevole del fatto che il suo interlocutore non fosse più in grado di rispondergli... né di sentirlo, peraltro. Rinfoderò la sua lama. Si stiracchiò il collo. "Tutto sommato... è stata una notte piena di eccitazione... potrei forse dire... una notte degna di essere vissuta."

 

Qualche minuto dopo, i cinque erano riuniti fuori dal castello degli Stromhager. Dragan portava su una spalla il piccolo Alphons Muller, ancora stordito. A quanto pareva, Meinwald lo aveva tenuto in una specie di coma con un qualche potere, in attesa del ritorno del fratello per iniziare il rituale... ma, secondo Jackie, non c'era di che preoccuparsi, si sarebbe ripreso presto.

Mentre il gruppo si lasciava alle spalle il tetro maniero, Starkey si voltò verso il rumeno "E' stato duro lo scontro con il principe Meinwald?"

Il conte alzò le spalle "Non quanto il fratello. Insomma, aveva una discreta abilità, ma col fatto che stava concentrando i suoi poteri su diversi nemici contemporaneamente non poteva concentrarsi al massimo contro di me."

Leone borbottò "Certo che è stato un po'... sgarbato... andare avanti lasciandomi prigioniero delle sabbie mobili... non trova, signor conte?"

Dragan sorrise "Suvvia, dottore, provi a capirmi... se non l'avessi fatto, Meinwald avrebbe avuto tutto il tempo necessario per inventarsi qualche altra diavoleria. E poi, se avessi esitato, il signor Starkey e il signor Schmidt sarebbero stati sopraffatti, e avremmo dovuto affrontare anche due armature e tre mastini infernali."

"E' vero" commentò il tedesco, ancora un po' acciaccato per le botte ricevute "Ce la siamo vista brutta, tutti quanti... e dobbiamo ringraziare Dragan se ne siamo usciti sani e salvi"

 

Più tardi, Alice ed Herbert poterono correre incontro ai salvatori del loro piccolo, e riabbracciare Alphons, che iniziava a dare segni di coscienza. Fu una scena piuttosto commuovente. La donna non riusciva a trattenere le lacrime di gioia, e i ringraziamenti del commissario verso il gruppo furono davvero sentiti e accorati.

"Non dovete preoccuparvi" sorrise l'americano, restituendo la pistola al suo proprietario "Abbiamo fatto solo il nostro dovere"

Dragan sospirò "Siete terribilmente marziale, signor Starkey... è passato il tempo dell'esercito, non dovete più usare simili formalità"

"Esercito?" chiese incuriosito Muller. Theodore lanciò un'occhiataccia al suo compagno di viaggio, e poi scosse la testa "E' una lunga storia, signor Muller. E noi non abbiamo proprio il tempo di raccontarla. Dobbiamo ripartire immediatamente."

"Ma come?" s'intromise Alice "Avete salvato nostro figlio... vogliamo sdebitarci, in qualche modo"

Axel sorrise, calcandosi il cappello, "Credo proprio che abbiate fatto abbastanza. Ci avete ospitato, nutrito e dato dei vestiti... non potremmo davvero chiedere di più."

I coniugi si scambiarono un breve sguardo "Almeno lasciate che vi doniamo uno zaino con delle provviste... ne avrete bisogno per il vostro viaggio, dovunque siate diretti."

Francesco si grattò la testa "Effettivamente, se poteste lasciarci anche qualche block notes e delle biro... nel caso trovassi qualcosa di interessante potrei prendere appunti."

"Non c'è problema" sorrise Alice "Fra l'altro sapete una cosa? Ho fatto qualche domanda alle vecchie del paese... ho scoperto dove si trova la tomba di Aurelius Stromhager. C'è un vecchio cimitero abbandonato, a qualche miglio a sud... pare che ci sia una piccola cripta con il suo nome..."

"Questo spiega molte cose..." riflettè il gobbo "I due fratelli maggiori, o meglio, i loro spettri, rapivano un bambino ogni dodici anni per sacrificarlo per riportare in vita il fratello minore... ma un rituale studiato per riportare in questo mondo lo spettro di un dodicenne assassinato è chiaramente inutile per un uomo morto di morte naturale, come dice l'altra versione della leggenda."

"E' molto interessante, signor Leone" lo interruppe il rumeno "Ma adesso è proprio giunta la nostra ora di partire."

 

Qualcuno sa quanto può essere amichevole il vento. Non intendo il vento del mare o della montagna, caldo e riposante il primo, profumato e dolce il secondo. Io dico il vento delle foreste, che accarezza il viso ai viaggiatori che dovessero aver la fortuna di camminare in una tranquilla notte d'estate.

Cinque figure avevano quella buona sorte quella notte.

Francesco Leone, il pavido scienziato, che camminava accanto alla piccola Jackie, la bambina prodigio, Theodore Winston Starkey, il valoroso ex-sergente, Axel Schimdt, l'imponente zoppo, Florin Dragan, l'aristocratico gentiluomo.

Non avevano molti vestiti, salvo il tedesco erano tutti di seconda mano, e non erano nelle migliori condizioni, dopo le lotte che avevano dovuto affrontare. Vagavano senza meta, fuggendo da qualcosa, o qualcuno. Non avevano casa, non avevano famiglia, non avevano soldi. Avevano solo loro stessi, un paio di coltelli da cucina e un bastone da passeggio che nascondeva una lama.

Il conte silenzioso guidava la comitiva, facendosi strada tra la vegetazione. Lo seguivano l'americano e il tedesco, che chiacchieravano placidamente. Erano molto diversi, ma non abbastanza da non potersi sopportare. Chiudevano il gruppo Francesco e Jackie.

Erano un po' più rilassati di quando erano giunti alla città. O almeno lo fingevano molto bene.

 

Florin lanciò un'occhiata alle sue spalle. Le nuvole nere erano scomparse... ma ciò non significava che non sarebbero tornate. Sospirò. Strinse forte il suo bastone.

"Non mi avrete, maledetti..." sussurrò fra sé "Nè vivo né morto."

 

 

Salve gente

Grazie per aver letto la mia prima storia. È la prima volta che pubblico qualcosa su un sito di questo tipo, è stato un po'... strano? Sì, direi strano.

Ad ogni modo, il gruppo ANDA tornerà... appena riuscirò a scrivere un racconto che mi soddisfi abbastanza. Sì, ho intenzione di farci una serie, e sì, ANDA ha un senso, non sono quattro lettere messe a caso... solo che lascerò che passi un po' di tempo prima di spiegare esattamente cosa significa. Se volete, potete provare a indovinare... ma non credo ci riuscirete.

Da qui è tutto, signori

Sempre vostro

Doctor Nowhere.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Doctor Nowhere