NOTE DELL'AUTRICE: Dopo un breve periodo di assenza dal fandom sono tornata eeeee...si, mi scuso per questo mio delirio. Spero comunque che qualcuno là fuori lo apprezzi, e niente.

MORIARTY È LONTANO

«Com’è stato?»
«Ero Dio»

Moriarty è lontano.
Sherlock allunga la mano e lo tocca. Con l’indice affusolato gioca a stuzzicargli il labbro inferiore. Poi glielo prende tra le dita e stringe forte.
Ride. Moriarty fa lo stesso, in una smorfia grottesca a causa del labbro intrappolato in una morsa di ferro.
Sherlock guarda James, lo teme, lo bacia, e piange tutto quello che non è mai capace di esprimere.

La realtà si dilata, perdendo la misura del tempo, aumentando lo spazio, confondendo la mente. La vertigine cresce, la testa gira.
James guarda Sherlock impazzire.
«Sei bellissimo» e lo solleva da terra, lo spoglia, lo mette a letto.
«Facciamo l’amore» Grida Sherlock, mentre Moriarty l’osserva come si osserva un animale raro. Sorride, allora, il consulente criminale , togliendosi la camicia e infilandosi sotto le coperte.

Sherlock sente la pelle andare a fuoco, il cervello camminare sulle pareti interne del cranio, il Palazzo Mentale che lentamente perde pezzi d’intonaco. Sherlock vede i grammi di cocaina nel suo organismo, che distruggono l’equilibrio quasi perfetto del suo essere, invece che mantenerlo stabile. La voce di Mycroft che gli elenca statistiche, e comprende che questo è quel caso su 100 in cui l’assumere droga poteva essergli fatale.

Accoglie Moriarty in un abbraccio carico di paura. 

James percepisce il corpo del detective scottare sotto di lui. Vede la fronte sudata, sente il membro duro che spinge contro il suo, eccitato. I peli si drizzano, un brivido gli percorre la spina dorsale. Gli accarezza il volto. Gli occhi che lasciano trasparire quella nota di godimento, nel vedere Sherlock così vulnerabile. E Moriarty non lo rimprovera, non gli dice che se esagera così un’altra volta potrebbe essere l’ultima cosa che fa prima di morire. Moriarty lo masturba e sta zitto, perché ama vederlo spingersi al limite. E Sherlock piange, grida “James”, si contorce.
In un delirio dei sensi, con la mente allucinata, spera di poter prolungare quel momento nel tempo. E vivere in una realtà drogata, a un passo dall’orgasmo per sempre.

«Sei bellissimo» Jim gli morde un lobo, sporcandosi la mano del seme del detective. Sherlock gli prende la mano e la lecca tutta, la bacia e impazzisce ancora, e ancora, e ancora.
«Esplode, la testa James, esplode!» Ride, piange, si dispera, stretto a Moriarty, con il cervello leggero e pesante, fuori dal controllo di cui solitamente è schiavo. Il cuore pesante, leggero, libero dalla prigionia del cervello. Lo stomaco ingarbugliato, la nausea che gioca a salire e scendere, su e giù per la gola.

«Non fermarmi la prossima volta» Ordina Sherlock, perché vuole spingersi oltre, capire se esiste un altro confine oltre a quello che ha appena superato. 

Ripetere mille volte  quest’esperienza perché si è sentito, in modo squallido, schifosamente vivo.

Crolla addormentato. E Moriarty, che ha sempre la funzione di elemento essenziale nel percorso verso l’estasi -verso il limite e l’ignoto- che Sherlock sta intraprendendo, lo segue poco dopo.

RICHIESTA D'AIUTO DELL'AUTRICE: Sto cercando una betareader, disperatamente. Se qualche buon'anima vuole farsi avanti sarà un gesto più che gradito. 
Spero comunque che la storia vi sia paiciuta.

Alla prossima, 
Bice.