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Autore: SandFrost    17/05/2016    0 recensioni
Se svegliandoti una mattina non ricordassi più la persona più importante della tua vita, ne sentiresti ancora la mancanza? Riusciresti a colmare il vuoto o usciresti di casa alla ricerca del ricordo mancante? Perché è esattamente quello che succede al nostro Niall Horan, quando svegliandosi in una mattina come le altre, una sensazione lo tormenta. Una sensazione di vuoto e di qualcosa di dimenticato. Riuscirà a capire cosa manca? Riuscirà a colmare il vuoto trovato quello che gli serve per tornare completo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla mia meravigliosa Niall!Kurt!Rose per il suo compleanno
(Da una Ziam girl a una Ziall girl, sempre buono specificarlo, lo sai)
Questa storia è nata in una mattina che di comune non aveva niente
Nata da un pensiero nuovo:
“Se una mattina mi svegliasi senza i ricordi della mia Lee, io sentire (comunque) la sua mancanza”
L’idea di scriverci una Ziall proprio per il suo compleanno non è una coincidenza
Non so quanto sono riuscita a rendere l’idea ma lo scopo era questo
Un saluto anche a te Sonia che hai fatto partire un conto alla rovescia sul suo telefono, assurdo


 


Solleva lentamente le palpebre, lasciando l’azzurro dei suoi occhi liberi di bearsi dei primi raggi di sole. Quasi si pente di non aver abbassato le tapparelle la sera prima, dato il dopo sbronza che si ritrova ma sorride, muovendo lentamente il suo corpo ancora addormentato, lasciando che siano quei raggi dolci a svegliarlo completamente. Solo il suono del fruscio delle lenzuola nel suo appartamento vuoto, strofinandosi via il sonno dagli occhi, sposta il viso di lato, e dopo  tutto il corpo. Le sue labbra abbandonano il sorriso appena nato alla vista di un letto vuoto, cosa assurda; Chi credeva di trovare al suo fianco?

Resta immobile, incantato, e si sente pensieroso. Vuoto di qualcosa che non può vedere nella sua completezza, passando una mano sul lato destro del suo letto di una piazza e mezza, allisciando il lenzuolo; perché ha comprato un materasso cosi grande? infondo vive da solo da quando ne ha memoria. Si copre il volto con il cuscino libero e maledice i suoi amici per averlo spinto a bere cosi tanto. Di solito regge anche abbastanza bene l’alcool, infondo è Irlandese, ma forse avrebbe potuto evitare di bere quella strano intruglio dal colore strano che continuavano a versargli e poi a fargli bene perché “non si beve mai da soli Nialler”.

Sposta la mano e riporta il suo corpo nella posizione iniziale; lasciando le braccia rigide lungo il suo corpo. Osserva il soffitto, realizzando che forse quella nuova sensazione che sente e che non sa capire, non andrà via tanto facilmente, non tanto quando vorrebbe almeno. Forse ha dimenticato di dar da mangiare al gatto, pensa, ma poi ricorda di non avere un gatto. Forse ha dimenticato il compleanno di sua madre ma è impossibile dato che l’ha festeggiato da soli pochi mesi. Si sente vuoto, come di un ricordo mancante, perso. Cosi si sente in quella mattina appena iniziata. I raggi di sole non gli danno più piacere e decide di alzarsi dal letto e andare in bagno. Magari deve solo vomitare.

Il bagno gli sembra grande, troppo spazio che di solito non ha mai sentito, anche perché il suo bagno è molto piccolo in realtà. Lo spazzolino nella tazza di fronte allo specchio sembra solo. Anche il piccolo mobiletto accanto alla porta non gli è mai sembrato cosi vuoto. Si osserva allo specchio, sciacqua i residui del sonno e di un volto stanco e decide che forse ha solo fame, forse la sensazione da colmare è quella che sente nello stomaco e il suo cervello sta cercando di avvertirlo, anche se non nei modi più consoni. Si passa una mano tra i capelli entrando in cucina e, aprendo il mobiletto con i cereali, spera che quella sensazione vada via ma lo segue anche lì. Perché manca qualcosa ma proprio non sa cosa.

Cosi inizia a cercare nel mobile e sembra star perdendo il controllo: cosa sta cercando? cosa manca? Quasi urla prendendo i suoi cereali, il latte e la sua tazza preferita e inizia a mangiare. Eppure, mentre osserva di fronte a sé, cercando di non pensare a niente di particolare, la sua attenzione viene ogni volta catturata dalla sedia vuota alla sua destra. Una battuta e una risata che non arriva, un’altra tazza e un’altra marca di cereali che non ci sono. Sospira, dimenticando la colazione sul tavolo, decidendo di infilarsi la prima cosa che trova, evitando accuratamente il bagno, per poi uscire di casa.

Esce quasi correndo fuori dal portone e sente la gente parlare, ridere, bambini giocare e cani che scappano al controllo dei loro padroni eppure quella sensazione è ancora lì, che pizzica in ogni parte dei suo corpo, come un sassolino nella scarpa che non gli permette di camminare. E la cerca, cerca quella mancanza ovunque. In ogni passate che incontra, in ogni albero, nel cinguettio degli uccellini, tra le ruote delle biciclette che gli passano di fianco ma niente, non capisce. Si aggiusta gli occhiali da sole e cammina verso l’unico posto che forse può dargli delle risposte.

Casa di sua madre non è poi cosi lontana come ogni volta pensa. O forse è cosi pensieroso che potrebbe camminare anche per mesi ma non lo noterebbe comunque. Sospira quando intravede il portone che ha caratterizzato la sua infanzia. Sorride e aumenta il passo, se c’è qualcosa che manca dentro di lui  sicuramente sua madre saprà dargli una riposta, no? Entra in fretta in casa, senza neanche annunciare prima il suo arrivo, non ne ha il tempo.

Cerca sua madre in ogni stanza ma alla fine la trova in cucina, in tenta a cucinare qualcosa per il pranzo. Ha il viso stanco ma canta una vecchia canzone che mandano alla radio. Conosce quella canzone, sa che significa qualcosa di importante per loro eppure è solo una sensazione che non ha un ricordo dietro. Ancora una volta quella sensazione di mancanza lo tormenta, ed è senza forma o parole. “Ciao mamma” dice in fretta, volendosi togliersi il peso dallo stomaco. Spera che sua madre gli faccia notare che manca qualcosa, su di lui, dentro di lui, acconto a lui ma lo saluta come il solito; un bacio e un commento su quanto lo trova sciupato.

Non riesce neanche a ribattere della cosa che suo fratello fa il suo ingresso nella cucina e “Hey frattelino, come ti va la vita?” esclama e sente la mancanza di una battuta che non viene detta, le difese di qualcuno che non c’è, lo proteste di sua madre che resta in silenzio a cucinare, ascoltandoli parlare. Sospira sempre più stanco e vorrebbe tornare a dormire, per svegliarsi e ricominciare quella giornata di nuovo, magari senza quella sensazione che gli fa formicolare anche i battiti del cuore. “Che hai fratellino, sembri più strano dei solito ed è tutto dire”.

Decide di confidarsi e di parlare, o avrebbe rischiato seriamente di impazzire. “Non lo so, non so cosa mi sta succedendo. Ma è da questa mattina che ho questa sensazione dentro, so che mi prenderai in giro ma sento di aver dimenticato qualcosa di importante e non riesco a smettere di cercare cosa sia anche perché non so cosa dovrei cercare. Voglio dire appena sveglio mi sono voltato alla mia destra sorridendo come se ci dovesse essere qualcuno, capisci quello che dico?” chiede quando suo fratello inizia a grattarsi la testa più confuso di lui.

“Se avessi una Ricordella in questo momento tra le mie mani sarebbe di un rosso intenso, ne sono sicuro” sospira ancora, lasciandosi cadere sulla sedia stanco di quella giornata. “Ed eccolo che ritorna strano, cioè il tuo solito strano si intende” esclama suo fratello ridendo “Ti conosco da quando sei nato e credimi, non c’è nessun ricordo che ti sei perso per strada, ma forse è il tuo subconscio che ti fa notare che forse è arrivato il momento di far entrare qualcuno nella tua vita, cosi da poter trovare qualcuno a cui sorridere la mattina, non trovi?”.

Ci pensa per tutto il tragitto verso casa, continuando a chiedersi la stessa domanda posta da suo fratello, senza riuscire a trovare nessuna risposta, abbastanza soddisfacente, da far sparire quella sensazione che continua ad allargarsi invece di andare via. Cammina fino a quando realizza che ha fatto il giro del palazzo già tre volte senza rendersene conto. Non è neanche sera quando decide che è stanco di quella giornata e che una dormita gli farà più che bene quando il suo telefono inizia a suonare senza sosta, segno di una nuova chiamata in arrivo. Risposte annoiato ma sperando di trovare una distrazione.

“Hey biondo, ci vediamo tutti al pub questa sera, sei dei nostri?” chiede, con una voce troppo eccitata per i suoi gusti, Louis. La voglia di uscire a bere è l’ultima cosa che vorrebbe fare in quel momento ed è pronto a declinare l’invito quando una realizzazione lo colpisce in pieno; è tutto iniziato la sera prima, magari dopo aver bevuto quel intruglio che ancora non è sicuro di cosa ci fosse dentro. Magari ripetere la serata precedente lo avrebbe aiuto a capire. È folle ma che altre alternative ha?

“Biondo ci sei ancora? Non mi sei caduto come l’ultima volta, vero?” una voce lo riporta alla realtà e “Sì, ci vediamo questa sera” risponde e, senza salutare, mette giù. La voglia di dormire è ancora lì ma rimpiega in una doccia calda di quasi un’ora. Quando finisce, impiega lo stesso tempo per scegliere cosa mettere. E per una manciata di secondi, non è sicuro se per via della doccia o per la scelta di cosa indossare per la serata, quella sensazione che inizia a togliergli il respiro, gli ha lasciato qualche secondo per far funzionare i polmoni nel modo consono ma una volta fuori di casa, eccola ancora lì.

Cerca di non pensarci, di non darle peso, camminando a passo svelto verso il solito pub. Una volta arrivato sospira e pensa che una volta oltrepassata la porta troverà o una soluzione o una distrazione e, vista la sua frustrazione e la sua dormita mancata, gli andrà bene comunque. All’intero c’è il solito vociare ma anche se ci è ora mai abituato, non può negare che gli da un po’ fastidio. Cammina tra i vari tavolini guardandosi intorno, cercando un volto famigliare o qualcuno che guarda verso di lui, alla fine è Louis a notarlo per primo e lo tira per la manica della maglietta, facendolo sedere su una sedia libera “Ce l’hai fatta biondo” esclama troppo felice.

“Ho detto che sarei venuto, perché tutta questa sorpresa” chiede ma non la fa suonare come una domanda che gli viene subito passato un bicchiere di birra e viene costretto a buttarlo giù tutto in un sorso. Quando il bicchiere è vuoto, lo appoggia sul tavolino e si pulisce la bocca con la manica della maglietta. “Ma che modi sono questi biondo” lo rimprovera l’amico, colpendogli la testa “Poi oggi che abbiamo anche un ospite tra noi”, lo guarda con un sopraciglio sollevato non riuscendo a capire la seconda parte della frase ma poi lo vede, seduto dall’altra parte del tavolo. Un ragazzo moro che lo sta osservando, con una bottiglia di birra ancora intatta nella sua mano destra. Gli sta sorridendo.

Non fa in tempo a chiedere spiegazioni che “Noi andiamo a prendere altre birre, voi fate conoscenza” prima di essere lasciato solo al tavolo con il moro, di cui non sa neanche il nome ma almeno ora capisce l’entusiasmo del amico alla sua vista o il perché della sua chiamata. “Quel Louis è proprio strano” ridacchia il moro scuotendo la testa “Ti hanno incastrato con me, non è così?” chiede ma non sa bene cosa rispondere, anche perché la cosa è più tosto ovviamente. E metterebbe la mano sul fuoco dicendo che è tutta opera di tuo fratello. Quando lui e Louis si mettono in combutta è la fine per lui.

Cerca di accennare un sorriso per non sembrare completamente fuori dal mondo e prova a dire qualcosa ma il moro lo precede e “Ti va di andare da un’altra parte? Non mi piace il modo in cui ci stanno guardando” dice, muovendo il capo alla sua destra e quando segue il suo sguardo, vede Louis intendo a parlare con un ragazzo ricciolino, puntando però nella loro direzione. La voglia di essere fuori da quel posto è cosi forte che finisce per accettare, scatenando un corro di fischi di approvazione da parte dell’amico. Ridacchia imbarazzato, seguendo il moro fuori dal pub.

L’aria fresca della serata li fa respirare e “Dove vuoi andare, ho la moto è posso portarti dovunque tu voglia. E se vuoi tornare a casa è okay anche quello, devi solo dirmi dove abiti e ci di porto”, il suo sguardo segue la voce, il ragazzo di cui non conosce ancora il nome gli sta sorridendo in modo cordiale, con le mani nelle tasche del giubbotto di pelle, chiedendogli con gli occhi qualcosa come resta. La proposta di portarlo a casa è allentate, dato che è tutto quello che brama da quando ha aperto gli occhi quella mattina ma un giro in moto lo alletta anche di più. Dimenticare o trovare una soluzione, giusto? La prima opzione, in quel momento, sembra molto più piacevole.

“Sto per salire su una moto con te e non so neanche il tuo nome, non ti sembra un po’ assurdo?” il ragazzo gli sorride e, avvicinandosi, gli sussurra “Zayn. Il mio nome è Zayn” nell’orecchio e dopo lo supera, camminando verso la moto. Si volta solo quando “Allora, hai intenzione di startene lì impalato per tutta la sera o ti va di fare qualcosa di più divertente” di Zayn e quando torta a guardarlo, è già seduto sulla moto e gli sta porgendo un casco con lo stesso sorriso stampato in faccia. “Niall, io sono Niall” sussurra ma non è sicuro l’abbia sentito ma va bene cosi.

Il viaggio in moto dura più del previsto, ma a nessuno dei due dispiace; sente che si potrebbe addormentare stretto a quel corpo ma continua a costringersi ad avere gli occhi aperti, anche se alle volte fa veramente fatica e quando poi li riapre, si trova molte miglia di distanza, cosi tanto distante che non sa più dove sono o dove lo sta portando. “Dove mi stai portando?” chiede alla fine, rimettendosi dritto ma non allentando la presa. Tutto quello che riesce a vedere sono luci ma tutto il resto è confuso, dovuto alla velocità della moto.

“Vedrai” risponde solo il ragazzo, sorridendogli dallo specchietto. Un po’ si rassicura in quel sorrido ed è il suo sorriso a crescere quando vede la spiaggia. L’ha portato in spiaggia, anche se è distante kilometri dal pub in cui erano. Quasi salta sul sellino ma cerca di darsi un certo contegno, contegno che crolla una volta che la moto è di nuovo ferma e Zayn lo aiuta a scendere. La sensazione della sabbia sotto le sue scarpe, l’odore del mare, un falò in lontananza con della musica ovattata. È una festa? Una festa sulla spiaggia? “Aspetta, ci stiamo per imbucare a una festa sulla spiaggia?” chiede saltellando felice.

Il moro non gli risposte e si limita solo a mettere a posto i loro caschi, sorridendo in quel modo dolce e che ti va venire voglia di baciare via e dopo lo prende per il polso, iniziando a camminare in quella spiaggia avvolta dall’oscurità. La musica si fa sempre più forte e la gente diventa sempre di più. Sono quasi tutti ragazzi del college e questo lo fa ridacchiare. Zayn è cosi bello nella sua giacca di pelle e gli skinny neri che potrebbe benissimo essere scambiato per uno di loro e lui si sente tanto il suo ragazzo più grande, quello che già lavora e da mettere in mostra. Arrossisce al pensiero e supera Zayn, dirigendolo verso il fusto della birra.

Forse non dovrebbe bere, non dopo la sera precedente ma inizia a sentirsi strano e la presa della mano di Zayn si fa più stretta e inizia a sentire caldo; ha decisamente bisogno di bere qualcosa. Saluta alcuni ragazzi che gli sorridono di ricambio e vede Zayn che fa l’occhiolino a un gruppo di ragazze che gi osserva e dopo iniziano a chiacchierare di loro, indicandoli. Okay, ha un super bisogno di bere. Quando riesce a farsi avanti, recupera due bicchieri di birra e ne passa una a Zayn che però rifiuta, preferendo accendersi una sigaretta. Resta incantato da come le labbra si schiudono intorno al filtro della sigaretta e prima che se ne renda conto, entrambi i due bicchieri sono vuoti.

Li ha bevuti cosi in fretta, preso da quello spettacolo, che tossisce quando il liquido gli va di traverso. Tutto quello che nota e lo sguardo di Zayn che si sposta sul suo volto e la mezza risata accompagnata da “Forse dovresti andarci piano” prima di riprendere a prestare attenzione alla sigaretta tra le sue dita, ignorando qualsiasi altra cosa intorno a lui. Sente che sarà una lunga notte e non ha nessuna intenzione di trascorrerla da sobrio e farsi amico il tipo che continua a versargli da bere gli sembra una buona idea, anche perché la visione di Zayn diventa sempre più lucida ai suoi occhi ed è complicato avere dei freni.

Per questo non ha bisogno di sapere come siano passati dal osservarsi senza parlare al ballare accanto al fuoco, seguendo un ritmo tutto loro dettato dal movimento dei loro corpi uno contro l’altro. Solleva le braccia e le fa abbassare lentamente, cingendo il collo di Zayn, passandole prima tra i suoi capelli morbidi. Ridacchia e ringrazia che da le spalle al moro e di essere molto ubriaco. Il pensiero che il moro sia ancora così ludico non gli passa neanche per la mente, perché come gli ha fatto notare Zayn, è ubriaco per entrambi. Zayn gli cinge i fianchi e sorride, con le labbra appoggiate contro il suo collo; sono calde.

E con la presa ferrea sui suoi fianchi è il moro che inizia a dettare il ritmo ed è uno scontro di corpi ma anche se la musica pompa nelle loro orecchie e ci sono urla di gente eccitate dal frastuono, niente può reggere la dolcezza dei loro movimenti, mentre Zayn lascia libere le mani di esplorare il suo petto e si lascia andare, lasciando cadere la testa sulla spalla del moro, socchiudendo gli occhi e godendosi i tocchi delicati. La musica intorno a loro neanche la percepisce più, sostituita dal respiro delicato del moro nel suo orecchio. È tutto cosi, cosi come non lo sa spiegare, che si dimentica anche a cosa non doveva pensare.

Diventa musica, diventa aria da respirare, un battito mancato. E si lascia plasmare da quelle mani che sembrano conoscerlo cosi bene, che sanno dove fermarsi e dove non esitare. Le sente ovunque, sotto la maglietta, sotto la pelle. Dove non credeva di poter essere toccato. Riempiendo quella sensazione che non ricorda già più. Si lascia così trascinare che si ritrova steso sul suo letto e non chiede e non vuole sapere come o quando. Sente solo le labbra del moro sul suo collo e gli va bene cosi, lo vuole vivere cosi. Ha bramato il suo letto ed eccoli lì ma è andata molto meglio. Inarca la schiena e si lascia andare a un ansito prima di invertire le posizioni.

Finisce a cavalcioni sul corpo del moro che lascia le mani vagare sui suoi fianchi e continua a sorridergli, vedendo qualcosa che lui non può ancora vedere. Da la colpa all’alcool ma non si è mai sentito più sobrio e lucido in tutta la vita. Fissa il ragazzo sotto di lui e sorride a sua volta, abbassandosi e unendo le loro labbra. Sente la frenesia del momento precedete, tra la musica e il calore del fuoco ma i movimenti sono lenti, silenziosi, delicati. Assaggia le sue labbra e poi le allontana, ridacchiando alla vista del moro che le segue e le cerca. Lo stuzzica ancora una volta; si lascia assaggiare e poi gli priva di approfondire il contatto, fino a quando Zayn non lo blocca, con una mano dietro il collo, spingendo le loro bocce aperte una contro l’altra.

Si assaggiano sentendo i movimenti delle lancette dell’orologio appeso in cucina. Lascia una mano libera di scoprire un fianco del moro e di lasciare carezze che premono per essere sentite e per volere di più. Le unghie corte vogliono lasciare segni quando la mano di Zayn stringe un lembo delle lenzuola con delicatezza, spostando il bacino in cerca di una frizione. E allora ignora la lancetta delle ore e si concentra su quella dei secondi, secondi in cui potrebbe sentirlo ovunque ma non lo sta facendo.

Passa ancora una mano sulla sua pelle del ventre ma questa volta con l’intento di togliere quello strato di stoffa che non gli permette di approfondire la conoscenza. La maglietta viene lanciata alle sue spalle e sorride vittorioso. Anche la sua fa quella fine non molto dopo. La fretta torna a diventare calma quando le sue labbra hanno la possibilità di assaggiare quella pelle calda, resa ancora più scura dalla poca luce nella stanza. Giocando con la lingua con uno dei due capezzoli.

La mano di Zayn stringe con più forza il lenzuolo, portando la testa indietro, privandolo di quei suoni che vorrebbe tanto sentire venir da quelle labbra strette tra loro. La sua mano lascia stare quella pelle che reclama di essere marchiata per intrecciarsi a quella del moro. Si stringono come vorrebbe fare con altre parti di loro, facendo salire la sua lingua per concentrarsi su una porzione di pelle dietro l’orecchio. Zayn si lascia andare a uno sospiro ed è allora che qualcosa succede. Si isola per un singolo istante e forse è solo un sogno.

“Mi chiamo Zayn e so potrà sembrare sfacciato da parte mia ma non potevo restare un solo secondo in più a guardarti dall’altra parte della stanza senza farti sapere che ti trovo bellissimo e che vorrei tanto baciarti” strascica un ragazzo dai capelli mori, le pelle che sembra aver fatto l’amore con i raggi del sole e delle labbra che sembrano nate per essere morse. “Detto questo, penso che me ne ternerò al mio posto a finire quello che è diventato un caffè freddo a immaginare e fantastica la morbidezza delle tue labbra contro le mie”.

Sbatte le palpebre un paio di volte, la tazza dimenticata a mezz’aria. Le sue labbra si socchiudono all’immagine che gli si parano di fronte. Potrebbe ignorare e ricordare la cosa per poi vantarsi dopo o “O potresti baciarmi e scoprirlo”. Non ha mai fatto preferenze tra ragazzi o ragazze, si fida del suo istinto e delle sue emozioni. Se qualcosa suscita il suo interesse o la sua curiosità, tende ad approfondire e, anche se di solito è sempre lui a fare il primo passo, bisogna premiare il coraggio del moro.

Il moro resta confuso, forse cercando di capire quanto serio sia ma gli sorride facendogli capire che non sta scherzando, afferrandolo dal colletto della giacca di pelle che indossa, abbassandolo fino a quando le loro labbra non si incontrano ed è uno scontro della natura. Uno tsunami che inonda tutto quello che è stato e che potrà mai essere, sostituendo tutto il suo presente con un solo nome, un solo volto, delle labbra da baciare in ogni momento, in ogni giorno. Per farle incontrare con tutto il suo corpo.

“È sempre questo mare di emozioni baciarti? Perché penso che potrei innamorare di te” sussurra tra un respiro per poi riprendere la conoscenza e non gli interessa sapere altro. Non se ha fratelli o sorelle, la sua età o dove è stato per tutta la sua vita. Quelle labbra gli stanno dando tutte le risposte di cui ha bisogno. Finge di non aver ascoltato quel “Troppo tardi” che il moro si lascia sfuggire perché lo sente contro la sua pelle, si castra dove non lo può più toccare. Rischiando di non poter essere dimenticato per sempre.

Scosta la mano ed è senza fiato. Fissa il ragazzo sotto di lui e sembra averlo provato anche lui. Ma come--come è possibile? è certo di non averlo mai incontrato prima di quella sera. La voglia di dormire torna prepotente ma poi Zayn lo tira come in quel sogno a occhi aperti, troppo reale per essere stato solo quello, e lo bacia. Facendogli sentire che lui è lì, che ha bisogno di lui e che non stava affatto sognando. Ricambia il bacio sentendo il bisogno di saperne di più, di vedere di più. E si lascia accarezzare, si lascia trasportare e quando la mano di Zayn si sposta sempre più vicino alla sua erezione, succede di nuovo.

“Questo appartamento è una vera topaia Zayn, okay che ti ho convinto a trovarti un posto tutto tuo ma non posso lasciarti vivere qui” sussurra, girando per il loft. Il bagno è piccolo costata, la cucina è da rifare e la camera da letto è quasi tutto l’appartamento, forse per l’enorme letto da una pizza e mezza che non lascia spazio ad altro. “No, non posso lasciarti vivere qui, deciso” conferma, incrociando le braccia al petto e annuendo con la testa, determinando la fine di una discussione che non c’è mai stata.

“Oh piccolo ma non ho intenzione di venire a vivere qui da solo” esclama raggiante il moro, abbracciandolo da dietro e soffiando contro il suo collo. Rabbrividisce ma cerca di darsi un contegno e di non chiude gli occhi, non vuole dargliela vinta anche quella volta. Il moro lo tiene ben stretto tra le braccia, bacia via il broncio sulle sue labbra e “Ci verremo entrambi a vivere qui, non ho nessuna intenzione di stare lontano da te neanche per un secondo e così sarà più facile”. Cerca di ribellarsi alla cosa ma dopo un mese un sacco di mobili abbelliscono la casa.

Sulle pareti colori chiari, quadri fatti da Zayn danno calore e la cucina è diventata il suo luogo preferito, dato che ha iniziato ad amare ogni momento in cui si possono sedere di fronte a del cibo a parlare delle loro giornate e momenti in cui non potevano stare insieme. Quel letto troppo grande è diventato il centro della stanza, dove conoscersi più nel profondo. “E dire che eri riluttante all’idea di questo appartamento e adesso sei quello che ci tiene di più” lo provoca Zayn ogni volta che lo vede mettere in ordine. “Solo perché non sai tenere le tue cose negli armadi e fai confusione” è la sua risposta ogni volta e dopo nasconde un sorriso.

Boccheggia in cerca di ossigeno; quel letto troppo grande per una persona sola ha forse una spiegazione? Vorrebbe chiedere, fare domande, liberare la mente dalla confusione ma non ha bisogno di parlare per farlo accadere, perché la mano di Zayn supera il tessuto dei pantaloni e inizia a massaggiare la sua erezione da sopra i boxer. Le loro labbra che si cercando e ansiamo al contatto. E quella fretta torna a tormentarlo. Sono troppo lenti e tutto troppo delicato. Lo vuole sentire. E a quel impulso sbottona in fretta i pantaloni del moro e gli abbassa con un colpo solo, liberandolo anche del indumento intimo.

Zayn ansima nel suo orecchio, la pelle contro l’aria fredda gli fa girare la testa. Ma non può più aspettare, sposta la mano di Zayn e torna a dedicare attenzione al petto del moro, mordendo e succhiando, come seguendo un percorso, fino ad arrivare a destinazione. Da una veloce leccata per tutta l’asta soffermandosi sulla parte superiore della lunghezza del ragazzo ma dopo va oltre, allargandogli le gambe e iniziando ad allargarlo con la lingua per lui. Ha bisogno di averlo.

Il ragazzo sotto di lui non protesta ma una mano scende volendo darsi piacere, la scansa via impedendo di farlo e continua il suo lavoro, quando è abbastanza bagnato e sicuro di non fargli male, si allontana. Solleva lo sguardo solo per il gusto di vedere il viso contratto del moro, sogghigna vittorioso e il suo premio arriva subito dopo quando, tornando a cercare le sue labbra, lo penetra in un colpo solo. il moro ansima nella sua bocca e gli sembra che tutto il piccolo appartamento si riempia di quel suono meraviglioso. E quando il moro socchiude un occhio guardandolo, succede ancora.

“Ti troveranno adorabile, adesso smettila di agitarti in questo modo, stai mettendo ansia anche a me” esclama, bloccando una gamba del moro con la propria mano. Sono in auto da diversi minuti e Zayn non fa che ripetergli tutto quello che potrebbe andare storto o quello che di lui non potrebbe piacere. Avevano rimandato quel incontro per troppo tempo e quando sua madre ha minacciato di farli un’imboscata nel loro appartamento, hanno deciso che non era più il caso di rimandare, anche se il suo ragazzo non è poi sicuro.

“Io ti piaccio è facile per te dire che piacerò anche loro ma la realtà è che non lo sai e perché dovevi invitare anche Louis? Voglio dire, non ho abbastanza pressione per l’incontro con tua madre e tuo fratello, ma no invitiamo anche il migliore amico di sempre, che ti protegge neanche se fosse il tuo cane da guardia pronto a morde a una mia mossa falsa” disse in fretta, tornando a muovere la gamba. Lo ha sentito tutto il giorno parlare in quel modo, quindi accosta a pochi passi dal palazzo della sua infanzia e si volta verso il moro “Mi riporti a casa vero?”.

Sospira ma conserva la sua pazienza, spostando le mani su quel del ragazzo e “È vero, tu mi piaci quindi è facile per me immaginare che piacerai a tutti e so che sei in ansia perché sei il primo ragazzo che mia madre incontra e che Louis può essere petulante e troppo protettivo quando si tratta di me ma sei meraviglioso piccolo. Sei bellissimo, sei pieno di talento e ti amo così tanto che sì, piacerai a tutti, ne sono sicuro” concluse, sorridendo nel modo più dolce e compressivo. Anche lui è nervoso ma sa quello che sente per Zayn e per questo sa che lo vedranno anche gli altri.

Il moro lo guarda confuso e per un secondo pensa di aver detto qualcosa di sbagliato ma “L’ultima volta che ho controllato ti piacevo e basta, quando tutto questo è diventato amore e perché io non sono stato informato della cosa?” snocciola in fretta, cercando una risposta. Sbarra gli occhi alla frase del moro, non avendo notato di aver usato quella parola ma dopo gli sorride perché dannazione, lo ama e non può far finta di niente o fingere di aver capito male. Lo sta per presentare alle persone più importati della sua vita, ovvio che lo ama.

“Perché sei un idiota che non capisce mai niente e perché solo tu potevi pensare che avrei presentato alla mia famiglia una persona che mi piace e basta. Non mi fraintendere, il sesso con te è grandioso piccolo ma no, non lo faccio solo per quello” ridacchia quando Zayn rotea gli occhi “Ti amo e andrà tutto bene se mi resti accanto e io non lascerò la tua mano. Lasciati andare come io mi sono lasciato andare con te”. Sbuffa quando gli chiede di ripeterlo e “Ti amo Zayn stupido di un Malik” e quando le loro labbra si toccano per un bacio, ne è sicuro, Zayn ha risposto che lo ama anche lui. Bhe la risposta esatta è stata “Ti amo anch’io idiota di un leprecauno” ma se la fa passare per buona.

I movimenti del suo bacino quasi non li percepisce, lasciandosi trasportare dai suoni meravigliosi che il moro gli sta regalando in quel momento. E quando Zayn apre gli occhi per guardalo, si perde. Se sta continuando a muoversi o se ci sono suoni intorno a lui, non ne è più tanto sicuro. Forse si è solo addormentato dopo la chiamata di Louis, ignorando la doccia calda. Forse non è mai uscito dal suo appartamento; immaginando Zayn, il giro in moto, la festa sulla spiaggia con tanto di falò. Il corpo di Zayn sotto il suo, le sue labbra, le sue mani, i suoni dolci che si lascia sfuggire dopo una spinta più decisa dentro di lui.

Ma Zayn è lì e reclama la sua attenzione; baciandolo, facendosi sentire solo per lui. E torna nel suo corpo, torna a muoversi con scatti più veloci e meno controllati. La sua mano destra scende lungo il petto del moro dedicandogli l’attenzioni che merita. Conversa gelosamente tutti quei flashback dentro di sé, dove nessuno potrà mai portarli di nuovo via da lui. E quella sensazione che l’ha tormentato e a cui non ha prestato più attenzione, batte una singola volta nel tuo petto e risuona come un nome, un nome che non potrebbe mai dimenticare. “Zayn” geme, spalanca la bocca e venendo nello stesso momento, nello stesso ansito, sentendo qualcosa che riprende il proprio posto, a completarli.

Esce da dentro Zayn e si sente stanco e appiccicoso. Sospira e si lascia cadere al suo fianco, restano a respirare, e recuperare le forze. Si chiede se anche Zayn ha percepito quello che ha sentito lui ma dopo due braccia lo stringono, spingendolo a voltarsi in modo da avere la sua schiena contro il petto del moro. Quasi non gli sembra vero ma lentamente chiude gli occhi, non più sicuro di voler dimenticare quella giornata oppure no. Percepisce solo un bacio lasciato sul suo collo prima che il sonno prende la meglio su ogni altro pensiero o dubbio. Solo un “Ora ricordo” esce dalle sue labbra prima di addormentarsi.



 
I primi raggi di sole entrano attraverso le tapparelle lasciate aperte il giorno prima, cerca di sfuggire alla luce nascondendosi sotto le coperte ma ci rinuncia quasi subito. Si stiracchia portando le braccia verso l’alto e tendendo le gambe lungo tutto il letto, come un gatto direbbe Zayn. A quel pensiero si volta raggiante, un sorriso che farebbe invidia persino al sole che in quel momento illumina i volti di chissà quanti innamorati. Ed è lì, bellissimo come sempre. Bello come il loro primo incontro in quel bar che adesso si trova sotto il loro appartamento. È ancora addormentato, con le braccia intorno al petto e le labbra semi chiuse. Decide di non svegliarlo e va in bagno per darsi una sistemata.

Si gratta la testa e sbadiglia mettendo a fuoco il suo riflesso nello specchio. Si lava in fretta la faccia e sorride quando i loro due spazzolini entrano nella sua visuale. Il suo occhio cade anche sul mobiletto al lato della porta, con tutti i prodotti per i capelli di Zayn che finisce per usare anche lui, troppo pigro per comprarne anche per sé. Quando mette piede in cucina, si dirige direttamente verso il mobile dove tengono il cibo per la colazione, prendendo i suoi cereali preferiti e quelli di Zayn. Prepara il caffè e il latte, mettendo tutto su un vassoio e torna a sedersi sul letto.

L’aroma del caffè riempie il piccolo appartamento e non fa in tempo ad appoggiare il vassoio, che Zayn inizia a muoversi, annusando l’aria. Quando i suoi occhi di quel colore cosi caldo si aprono, incrociando i suoi azzurri, sorride in quel modo in cui non ha mai smesso di fare negli anni. “Che cosa ho fatto di buono per meritarmi la colazione a letto?” chiede per poi aggiungere un “Giusto per sapere e così da rifarlo e meritarmi il premio” sorride mettendosi comodo e aiutandolo a posizionare meglio il vassoio sul letto, tra i loro corpi.

“E io che pensavo che il tuo premio fossi io, mi ritengo offeso Malik” esclama incrociando le braccia ma dopo neanche un secondo le labbra di Zayn sono sulle sue e non ricorda più di cosa stanno discutendo. Quando gli richiede il perché della colazione a letto solleva semplicemente le spalle e “Ho solo realizzato che, anche svegliandomi una mattina senza tuoi ricordi, questo non mi impedirà di non sentire la tua mancanza. Ti cercherei ovunque, perché in qualche modo, continuerei a ricordami di te. Tutto qui”. Sta per ribellarsi quando il vassoio viene appoggiato sul comodino ma al “O ti troverei prima io piccolo, come sempre” di Zayn, lo bacia.
  
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