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Autore: LatazzadiTea    17/05/2016    4 recensioni
“Credevo che volare fosse l’unico sogno della nostra vita e, ingenuamente, mi illudevo che saremmo rimasti insieme per sempre. Fare una scelta significa inevitabilmente rinunciare a qualcos’altro, vero, Kalarya? Ciò nonostante, io... non smetterò mai di credere nel nostro sogno, né smetterò di lottare per esso! Te lo prometto, amico mio!”
Storia partecipante al contest "Gelosia".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“È questa la locandina dello spettacolo teatrale che si terrà all’accademia la prossima settimana?”, chiese il giovane Lukas Roshan ad una delle sue compagne di classe.

“Non ci posso credere! Breda Azuma e Leon Blanch debutteranno nello spettacolo interpretando, rispettivamente, il ruolo di due principi rivali innamorati della stessa donna di cui si contenderanno il cuore durante una cruenta battaglia, che vedrà la morte, tramite uno stratagemma, di uno dei due per mano dell’altro”, aggiunse Kalarya Berstein, dopo aver letto quelle poche informazioni direttamente dalla locandina in cui erano raffigurati Breda e Leon. Oltre ai nomi di tutti gli attori, riportava anche un breve trafiletto in cui, oltre al titolo “Fiori di vetro” e la trama, si spiegava che l’ambientazione dell’opera nel Giappone feudale fosse stata decisa dal direttore artistico, nonché loro insegnante di teatro,Tadashi Miyazawa.

“Come? Non è possibile, sembra la storia della loro vita. Ma anche nella finzione è assurdo, non trovate?”, rispose Lukas, incredulo.

“Era inevitabile. Quando Breda ha saputo che Leon si era aggiudicato la parte di uno dei due protagonisti, ha voluto a tutti i costi fare il provino. Quel bastardo! Ma non è figlio di un famoso attore di teatro?”, domandò Kalarya.

“Sì, suo padre è un attore, Daigo Azuma!”, gli rispose la giovane Grace Sterne che, essendo un’amica d’infanzia di Breda, ben conosceva la sua famiglia.

“Quei due incoscienti! Cimentarsi in un’opera teatrale con quello che sta accadendo alla nostra flotta dopo gli attacchi dei Secretus…”, ribatté Kalarya, decisamente di malumore.

I tre ragazzi, cadetti dell’accademia militare di New Admiral, avevano assistito impotenti all’attacco alla loro flotta. La Majestic Horizon era una vera e propria comunità fluttuante, che conteneva al suo interno vari ecosistemi, con tanto di mari, laghi, prati e città, per simulare il più possibile la vita che le persone a bordo avrebbero condotto se si fossero trovati ancora sulla Terra. L’attacco da parte di quella misteriosa razza aliena – chiamata proprio per questo Secretus – li aveva gettati nel panico e nella confusione più totale. Oltre al fatto che la semi distruzione della City principale, che ospita circa tre dei sette milioni di coloni in viaggio verso un nuovo pianeta che potesse ospitarli, aveva provocato moltissimi danni e altrettante vittime fra militari, paramilitari e civili sconvolgendo, improvvisamente, la normale vita di tutti, compresa la loro, poco più che adolescenti.

“È per questo motivo che si farà lo spettacolo. I coloni hanno bisogno di poter dimenticare e andare avanti… non possiamo perdere la speranza. Anche se ci troviamo sotto un cielo artificiale alto appena due chilometri e fuori non c'è altro che lo spazio siderale, la Majestic Horizon continuerà la sua missione”, esordì all’improvviso il capitano Varkas Plant. L’uomo, che non aveva ancora trent’anni, era già un veterano di guerra. Aveva combattuto contro quegli esseri che avevano pesantemente bombardato la terra undici anni prima, riuscendo a respingerli fino alla partenza di quasi tutte le flotte di colonizzazione pronte al via per il centro dell’universo, garantendo così la sopravvivenza della sua specie. Era uno dei pochi insegnanti che, per quel motivo, quei ragazzi ammiravano davvero. La nuova generazione di soldati che si sarebbe diplomata avrebbe scelto se entrare in qualità di piloti di Mech o di aerei ad assetto variabile – detti anche Specter – nell’esercito regolare, o in quello paramilitare presente sulla Horizon, con la sigla MMS. La Military Mechanic Society appartenente, appunto, ad una società privata, disponeva di modelli più nuovi e di armamenti più avveniristici. Entrarvi era una vera fortuna, se si aveva il coraggio e il talento necessari, e sia Breda che Leon ne avevano da vendere.

“Eh? Ci sarà anche la televisione?”, esclamò la povera Grace, scandalizzata. “Esatto! Lo spettacolo verrà trasmesso su tutte le Isole della flotta. Vedrete, faremo sognare tutti! Un giovane amore, un epico scontro e una romantica e tragica fine!”, ebbe il coraggio di rispondere Varkas.

“Sai, credo che il capitano si sia bevuto il cervello…”, sussurrò Lukas a Kalarya.

Il ragazzo, che se la rideva sotto i baffi pensando di non essere visto, ricevette una bella lavata di capo quando Varkas lo prese per un orecchio, trascinandolo in classe con forza.

“Avanti, fannulloni, è ora d’iniziare le lezioni… compreso tu, Lukas Roshan! Anche se sei un figlio di papà, non credere che ti faremo concessioni!”, gli gridò l'uomo, che invece aveva sentito benissimo le parole del giovane cadetto.

Intanto, non molto lontano dalla terrazza dell’edificio scolastico, Leon e Breda erano ancora impegnati nelle prove teatrali. Grazie alle nuove tecnologie olografiche, i programmatori della Horizon erano riusciti a ricreare perfettamente le romantiche ambientazioni feudali; erano talmente credibili che i due giovani, per un momento, pensarono sul serio di trovarsi nei favolosi giardini imperiali dell’epoca Edo.

“Si può sapere che diavolo hai da guardare?”, domandò Breda a Leon. Il ragazzo si era perso a fissarlo, affascinato dall’incredibile bellezza del giovane nei panni del principe Toyotomi, e si era lasciato trasportare, perdendo totalmente il contatto con la realtà.

“Hai finito di provare la tua parte, Leon? Leon!”

“Ehm… sì, certo, mi scusi signor Miyazawa!”, esordì poi lui, come risvegliatosi da un sogno. I due giovani cadetti se ne stavano ancora l’uno accanto all’altro.

Leon, in piedi vicino al suo compagno – il quale era intento a suonare realmente la cetra –, indossava il suo elegante e raffinato kimono, con le braccia conserte e la spada a tracolla; aveva l’aria assorta, mentre una brezza leggera gli accarezzava il viso e i capelli corvini, legati in una coda alta dietro la testa. Breda, invece, altrettanto elegante nel suo suggestivo abito di scena olografico, aveva sciolto i lunghissimi capelli sulle spalle. Era seduto e intonava con il suo strumento una struggente e malinconica melodia. Come trasportate dal vento, le delicate note si espansero nel teatro e, per un istante, tutti si fermarono ad ammirare i due ragazzi a bocca aperta.

“Esattamente come li ho immaginati… magnifici!”, mormorò il vecchio attore, ancora rapito dall’intero quadro che era riuscito a creare.

Più tardi, dopo la scuola, i ragazzi decisero di ritrovarsi nel quartiere commerciale della City per discutere degli avvenimenti accaduti quel giorno.

“Breda! Siamo qui… che ne dici, andiamo a farci un giretto?”, Lukas e gli altri avevano da poco finito le lezioni, mancavano solo quattro mesi al diploma e già alcuni di loro avevano ricevuto proposte d’ingaggio, sia da parte dell’esercito delle nuove nazioni unite, sia dalle varie società private paramilitari, fra cui la più prestigiosa, la MMS.

“Leon ha già ricevuto una lettera e anche Breda e Kalarya, che fortuna!”, disse Lukas, un po’ affranto.

“Non ti lamentare, sciocco, avrai sicuramente un posto anche tu. Sei uno dei migliori del nostro corso e, se proprio non dovesse andare, potrai sempre fare carriera come ingegnere nell’azienda dei tuoi genitori”, replicò Grace che, in fondo, ci sperava.

Erano usciti tutti insieme, nonostante fra Leon, Breda e Kalarya non scorresse buon sangue da un po’. Breda Azuma era sempre stato invidiato da molte persone, non solo perché era un bellissimo ragazzo, ma sopratutto a causa del fatto che il padre fosse un ricco e famoso attore di teatro. Così, molti avevano creduto che il suo successo, in parecchi casi, fosse dovuto semplicemente a quello e non ad un suo reale talento. Il primo sostenitore di quella teoria era stato Kalarya, ed essendo il più caro amico di Leon, con le sue chiacchiere insensate aveva finito per influenzarlo, portandolo a pensare la stessa cosa. Leon si era sempre sentito inferiore a Breda, sin dal primo giorno che il ragazzo, poco più che tredicenne, aveva messo piede all’accademia militare. Per quanto si fosse sforzato, in quegli anni non era mai stato capace di eguagliarlo o di tenergli testa. Aveva sempre dovuto faticare molto e più di lui per raggiungere gli stessi risultati, mentre per Breda tutto era stato semplice e naturale. Per lui arrivare a quegli stessi obbiettivi era un gioco da ragazzi e a volte, per quel motivo, aveva realmente sentito di odiarlo.

Fare il pilota era sempre stato il suo sogno, mentre per Breda non era stato altro che un capriccio. Si era arruolato solo per fare un dispetto al suo importante genitore con cui, dopo la morte della madre, ormai non andava più d’accordo. E questo lo aveva sempre mandato in bestia. Al pensiero che nulla per lui contasse e che ai suoi occhi non fosse altro che un gioco, si sentiva pervadere da una rabbia profonda, talmente intensa da spaventarlo, oltre al fatto che, in più di un occasione, aveva realmente desiderato che scomparisse totalmente dalla sua vita.

“Leon diventerà quasi sicuramente capo squadriglia e gli verrà assegnato un VF-24 Specter o un Mech corazzato di prima classe, ne sono certo!”, disse poi Kalarya, senza nascondere il proprio entusiasmo all’idea di volare al fianco dell’amico di sempre.

“E cosa te lo fa pensare? Durante le simulazioni dell’ultimo mese, Leon è stato abbattuto ben quattro volte. È ancora troppo inesperto, indeciso e decisamente poco reattivo. In uno scontro reale avrebbe poche chance di sopravvivenza, soprattutto nel caso ci attaccassero i Secretus!”, replicò Breda.

“Stai insinuando che Leon non è all’altezza di diventare un pilota e che sarebbe un pericolo per se stesso e per gli altri solo perché lo dici tu?”, ribatté violentemente Kalarya, prendendo il giovane per il bavero della giacca.

“Sto dicendo che al suo posto sarei più prudente e che al tuo mi farei meno seghe mentali! La troppa sicurezza uccide là fuori, idiota!”, gli rispose Breda, con veemenza. Aveva alzato il tono di voce, cosa che non faceva mai, e Leon, seppur molto irritato dalla piega sgradevole che avevano preso le cose, ne rimase colpito.

“Se ti stai preoccupando per me, sprechi il tuo tempo. So badare a me stesso. Inoltre, non sono così incosciente. E poi, non credo che alla MMS si promuovano così in fretta persone incapaci di pilotare coscienziosamente mezzi così potenti e costosi”, disse Leon, cercando di calmare Breda e Kalarya.

“Non me ne frega niente di te. Pensavo solo a quei poveri disgraziati che sfortunatamente si troveranno sotto il tuo comando!”, rispose di getto il giovane, con il risultato di beccarsi un pugno da Kalarya, che lo colpì tanto forte da fargli sputare sangue.

“Tu, maledetto vigliacco! Come ti permetti di dire una cosa simile a Leon? Non t’importa se gli succede qualcosa?”, aggiunse il ragazzo in collera.

“Breda, ma che dici?”, persino Lukas, da sempre dalla sua parte, ebbe difficoltà a comprendere il motivo di tanta durezza da parte del giovane compagno di scuola.

“Breda ha ragione. In questo momento non sarei in grado di pilotare niente di così sofisticato e all’avanguardia senza la necessaria esperienza. Ora, però, andiamo… accompagnami, Kalarya, sono stanco. Scusatemi, ragazzi, ma non sono dell’umore giusto per continuare a divertirmi stasera”, Leon, serio e pensieroso, seguito da Kalarya, lasciò il gruppo per tornare all’accademia.

“Breda… STUPIDO!”, gli aveva urlato contro Lukas, profondamente deluso.

Solo Grace sembrava aver compreso il cuore dell’amico; era l'unica che lo aveva difeso e che lo aveva aiutato a rialzarsi da terra.

“Possibile che non capiate? Incoraggiare Leon ad andare oltre le sue reali potenzialità e mandarlo allo sbaraglio nella convinzione di poter fare qualsiasi cosa, equivarrebbe sul serio ad ucciderlo. A Breda importa di Leon, più che a chiunque altro di voi!”, gli rispose la ragazza.

Breda abbassò lo sguardo e lasciò che Grace gli asciugasse il sangue che non smetteva di sgorgare dalla ferita aperta che aveva sul labbro, mentre Lukas cercava di dare un senso alle ultime parole della sua fidanzata. Si rese conto che effettivamente Grace aveva ragione, e per una serie di motivi che, prima di allora, a causa della sua ottusità, non aveva considerato.

“Tieni, Grace, va’ a prenderci un gelato. Breda ha bisogno di mangiare qualcosa di freddo, altrimenti domani avrà la faccia gonfia come un pallone e non potrà recitare”, disse Lukas all’improvviso.

“Di solito non ti scaldi tanto. Sei sempre così apatico e distaccato, come… come se non t’importasse di nulla e di nessuno. Perciò, se te la sei presa così tanto, vuol dire che in effetti Grace ha colto nel segno. Leon è davvero importante per te, giusto?”

“E perché non dovrebbe esserlo? Tutti siete importanti per me, compresa quella testa calda di Kalarya, anche se è evidente che lui mi odia.”, gli rispose Breda.

“Ecco… non è esattamente questo che intendevo. Breda, per caso tu… tu sei innamorato di Leon?”, l’espressione sul volto di Lukas era talmente seria che il ragazzo la trovò davvero buffa e, dopo un breve silenzio, anziché rispondere, rise.

Leon si era alzato di malumore, quel giorno. Aveva dormito poco e male durante la notte, ed ancora si chiedeva perché Breda avesse reagito in quel modo. Era sconcertato e non riusciva a capire. Aveva sempre saputo di non essere alla sua altezza, ma non poteva accettare di essere considerato un completo fallimento. Si diresse verso il teatro; la prima dello spettacolo era prevista per quel fine settimana e, quando lo vide, si sentì nuovamente fremere di rabbia. Cos’era quel sentimento che gli inondava l’anima fino al punto di dargli quasi l’impressione di annegare quando gli era accanto? E perché si sentiva così vulnerabile e afflitto? Prese il copione e salì a sua volta sul palco.

Il suo rivale di sempre era lì, pronto a sfidarlo ancora una volta.

“Sul serio? E lui cos’ha risposto?”, volle sapere Grace.

“Si è messo a ridere. Non ha ammesso, ma nemmeno negato. Non lo trovi strano?”, le domandò a sua volta Lukas, pensando che una ragazza meglio s’intendesse di questioni di cuore.

“Beh, personalmente non ho mai visto nessun tipo di comportamento che potesse presumere un’eventualità simile… però, se qualcuno insinuasse una cosa come quella, nel mio caso smentirei immediatamente”, rispose la ragazza, finendo di consumare il suo pasto.

La mensa, a quell’ora, era poco affollata e i due ragazzi notarono subito Kalarya seduto da solo ad un tavolo. Non si era unito a loro come faceva sempre. Il litigio con Breda avvenuto la sera precedente doveva averlo scosso. Anche lui sembrava essere tormentato da molti pensieri, in quel periodo. Kalarya era sempre stato piuttosto irruento, si scaldava facilmente e spesso veniva alle mani, nonostante fosse stato ripreso molte volte – rischiando l’espulsione – a causa del suo caratterino. Ma sia lei che Lukas sapevano che, in fondo, non era un cattivo ragazzo. Sin dal primo anno d’accademia aveva legato subito con loro e Breda, ma soprattutto con Leon, con cui divideva da sempre la stanza, ed era più che comprensibile che si fosse arrabbiato tanto. Ma era evidente che, anche nel suo caso, ci fosse qualcos’altro sotto.

“Ti si è gonfiato il labbro”, constatò Leon nel guardarlo più attentamente.

Avevano faticato a rivolgersi la parola per tutto il giorno; non aveva sferrato lui quel pugno, ma gli sembrava come se fosse stato lui a colpire Breda, iniziando a sentirsi profondamente in colpa.

“È solo un graffio. Kalarya si batte come un ragazzina delle medie, col trucco non si vedrà niente!”, gli rispose il ragazzo.

L’altro si limitò ad annuire, continuando a ripetere la sua parte sperando di non sbagliare nemmeno una battuta. Non poteva permettersi di fare una figuraccia, anche se già sapeva che Breda, in quanto figlio di un attore e con qualche anno d’esperienza in quel campo, lo avrebbe quasi certamente surclassato. Nel pomeriggio si misero a provare la scena del combattimento e, subito dopo, quella dell’addio della principessa al suo amato e le cose, inaspettatamente, presero un direzione diversa da quella prevista. Nella scena finale, il principe Hirokawa/Leon, moriva per mano di Toyotomi/Breda il quale, però, non l’aveva sconfitto lealmente. Infatti, durante lo scontro, una freccia avvelenata, scoccata dallo stesso Toyotomi, aveva colpito alle spalle il rivale, indebolendone le forze.

Sul palco, Hirokawa, sanguinante, sconfitto e prossimo alla morte, veniva delicatamente accompagnato verso il trapasso dal dolce bacio d’addio della sua amata, la principessa Sakuko, interpretata da una Idol esordiente che però, a causa di un imprevisto, quel giorno non si era presentata.

“La sostituta?”, volle sapere il direttore artistico, fra la confusione generale.

“Non c'è nemmeno lei!”, gli rispose una delle sue assistenti, scusandosi per l’imprevisto.

“Non importa. Breda, al trucco! Interpreterai tu Sakuko. Sbrigatevi, che non ho tutto il giorno!”, replicò Miyazawa.

I due giovani si guardarono per un breve istante e Leon iniziò a sudare freddo.

“Ecco, è davvero necessario? Insomma, dovrò baciarlo e non credo che…”, sbottò il ragazzo, profondamente turbato.

“Signor Blanch, è una recita, una mera finzione. Cos’è che non le è chiaro?”, gli chiese l’uomo, ancora seccato per via di quell’impaccio.

“Non mi è chiaro come… come Breda possa essere credibile nei panni di una donna così bella e delicata come la principessa Sakuko”, ribatté il giovane, che però, nel vederlo uscire da dietro le quinte truccato e vestito di tutto punto, rimase senza parole per la sorpresa.

“Esattamente come pensavo, una visione!”, esclamò poi l’uomo, senza dare la minima attenzione al povero Leon, che era rimasto impietrito e senza fiato di fronte a tanta bellezza.

“Bre… Breda?”, balbettò, rosso come un papavero.

Mentre l’altro gli si avvicinava, ebbe appena il tempo di realizzare che il signor Miyazawa aveva dato il via alla scena, ritrovandosi come da copione a terra e fra le sue braccia. L’illusione era a dir poco perfetta e, a parte il momento in cui Breda premette le labbra sulle sue facendogli scoppiare il cuore nel petto, tutto andò liscio. Così, come da programma, alla fine delle prove si decise di festeggiare.

“Ti è piaciuto?”, volle sapere Breda dopo averlo raggiunto nel suo camerino.

“Va’ al diavolo, certo che no!”, gli aveva malamente risposto Leon, ancora impegnato a pulirsi la faccia.

“Spero che diventerai un buon pilota, Leon, perché come attore fai schifo!”, replicò il ragazzo, rincarando la dose.

“Non solo sarò un buon pilota, sarò il miglior pilota che si sia mai visto sulla Horizon. Tu, invece, dovresti lasciar perdere la carriera militare, principessina!”, aveva replicato Leon, senza il minimo cenno di fastidio.

“Ti piacerebbe, eh? Senza il sottoscritto, finalmente qualcuno si accorgerebbe di te. Sono la prova vivente del tuo fallimento, mio caro!”, aggiunse il giovane. Breda stava cercando di attaccare briga, lo stava provocando di proposito e questo, anziché farlo arrabbiare, lo fece impensierire.

“Ti sbagli, principessa! Vedi, la verità è che non sono altro che la prova vivente della tua inappropriata ed inutile arroganza!”, rispose semplicemente Leon.

“La parte della vittima non ti si addice affatto! Non fai altro che piagnucolare a causa dei tuoi errori e gettarne la responsabilità sugli altri. Sei solo un vigliacco, Leon!”, sbottò Breda, scolandosi l’ennesima lattina di birra.

Leon si alzò in piedi di scatto spingendolo con forza contro la porta del camerino. Aveva cercato in tutti i modi di pazientare, ma ora non ne poteva più della sua boriosa strafottenza.

“Si può sapere che ti prende? Cosa vuoi da me, Breda? Perché non mi lasci in pace?”, gli domandò al colmo della sopportazione.

“Voglio che ti svegli! La colpa dei tuoi fallimenti è solo tua! Smettila di piangerti addosso e datti una mossa, o la tua insicurezza finirà per ucciderti, Leon!”, gli rispose Breda, con le lacrime agli occhi.

Leon lo lasciò andare subito. Cos’era che non capiva? Perché se ne stava davanti a lui senza dire una parola, indifeso e tremante come un pulcino bagnato? E perché piangeva, perché?

Poi, un pensiero assurdo gli sfiorò la mente: possibile che Breda... che lui...






Beta Reading a cura di Kikiechelon92
   
 
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