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Autore: Jenny Ramone    18/05/2016    2 recensioni
STORIA SOSPESA.
U.S.A, anni Sessanta.
Infuria la guerra nel Sud-Est asiatico,contemporaneamente alle proteste giovanili e il movimento Hippy.
Delilah è una ragazza ribelle e pacifista che combatte per i diritti civili, David è un giovane uomo molto "inquadrato", proviene da una famiglia della middle-class benestante con alle spalle una lunga tradizione militare, basata sul senso del dovere e l'amore per la patria.
I loro destini si incroceranno, in quegli anni unici, drammaticamente divisi tra gli U.S.A e il Vietnam.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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David Mitchell non si considerava un ragazzo sentimentale.
Non lo era mai stato: abituato alla disciplina quasi militare da quando era bambino, costretto a fare determinate scelte semplicemente per far felice suo padre e seguire le tradizioni di famiglia, aveva finito per credere lui stesso a ciò che gli era stato inculcato fin dall’infanzia.
 Era arrivato a convincersi che fosse giusto andare in guerra perché era il suo dovere e ne era ancora convinto.
Combatteva in Vietnam solo da qualche mese però aveva cominciato a essere invaso dai dubbi.
O meglio, a perdersi in riflessioni.
Dove voleva andare a finire?
Si sentiva così sicuro che quella ragazza, Delilah, fosse l’amore della sua vita?.
Si, ne era convinto.
Però…però.
Com’era stato possibile che si fosse innamorato di lei in appena un paio di settimane, senza sapere e senza chiedere quasi nulla di lei, che adesso per di più era incinta.
Le aveva promesso  che se e quando sarebbe tornato avrebbero vissuto insieme per sempre.
Ma era così sicuro di volere questo?
Sarebbero potuti passare mesi,addirittura anni, Delialah avrebbe potuto trovarsi un altro uomo, uno di quegli hippie che David tanto odiava, fidanzarsi con lui e con lui crescere il loro bambino.
Oppure David stesso avrebbe potuto innamorarsi di una ragazza vietnamita e decidere, a fine della guerra, di restare nel Sud Est asiatico e rifarsi una vita.
Non avevano agito troppo velocemente?
Dopotutto lui stesso stava cominciando a capire quanto fossero diversi e a temere che le cose sarebbero cambiate in fretta, senza quasi rendersene conto e che la loro storia sarebbe diventata un’illusione, uno specchietto per le allodole, un sogno in cui si erano rifugiati in un momento critico delle loro esistenze: sarebbe dovuta forse restare un’avventura come quelle che avevano vissuto la maggior parte dei giovani soldati che erano con lui e che poi erano partiti lasciando a casa le loro fidanzate senza preoccuparsi di cosa sarebbe successo al ritorno.
Per la prima volta nella sua vita, David si sentiva confuso: quello che provava per Delilah era un sentimento forte, si diceva spesso però quando si trovava a leggere le sue lettere piene di sogni e di amore non era più certo che fosse la strada giusta… oppure lo era ma lui non riusciva a vederlo perché era spaventato.
Già, probabilmente Dave era solo molto, molto spaventato ed era certo che anche Delilah provasse sentimenti contrastanti nel profondo del suo cuore ma non riuscisse a confessarli o cercasse di nasconderli distraendosi con la musica e trascorrendo il tempo a viaggiare con i suoi nuovi amici.
Vedeva anche Delilah quasi come una distrazione, un qualcosa di legato alla sua vita passata, al ragazzo che era prima di trasformarsi ufficialmente in un militare dell’esercito americano, ciò per cui era stato educato da quando era piccolo: essere un buon americano e portare onore al suo Paese.
Niente doveva distrarlo dal suo arduo compito.
Era felice per lei ma si chiedeva se la ragazza avesse ben chiaro cosa comportasse la nascita del loro figlio, a quali responsabilità andasse incontro, se ritenesse di potercela fare da sola e gli capitava di chiedersi se sarebbe stato diverso nel caso in cui il destino avesse scelto di fare di lui un hippie invece che un soldato.
Si riscosse dai suoi pensieri appena vide arrivare verso di lui la ragazza vietnamita con una cartina in mano: ecco un’altra insidia che avrebbe dovuto affrontare.
“David, cosa succede?
Forza, andiamo, hai rallentato il passo.
Sei il tenente di questo plotone, dovresti marciare in testa e invece te ne stai qui per ultimo.
Non è sicuro”-lo rimproverò lei, osservandolo con sguardo preoccupato.
Qualla ragazzina lo irritava, ancora non era sicuro se lo facesse per doppi fini o no: lui restava molto sospettoso nei suoi confronti, aveva il dubbio che si trattasse di una spia vietcong e la controllava il più possibile.
“Tutto bene, Kim.
E ora togliti di torno, non ho voglia di parlare con te”-la respinse bruscamente, afferrandola per un braccio e spintonandola, facendola quasi cadere in una risaia a lato della strada che stavano percorrendo,in cui lavoravano alcune donne con i copricapi tradizionali che li osservavano intimorite.
Kim si rialzò e corse nuovamante verso David, che la fulminò con lo sguardo:”Cosa vuoi ancora?”.
La ragazza face appena in tempo ad indicare la cartina che teneva in mano e a dire:”Secondo me abbiamo sbagliato strada” che si udì un boato tremendo seguito da altri e in un attimo la vegetazione venne ricoperta di fuoco e nel cielo apparvero degli aerei che sparavano sulle donne: erano incappati per errore in un attacco americano a base di napalm e mitragliatrici.
****Erano trascorse alcune settimane dal suo arrivo a Frisco e dall’incontro con Janis Joplin e Delilah camminava a piedi nudi sulla spiaggia adiacente da Golden Gate mentre i suoi nuovi compagni di viaggio erano occupati a sistemare le ultime cose per mettersi nuovamente sulla strada e immergersi in una nuova avventura.
Intrecciava una collana con alcune perline che aveva comprato in un banchetto gestito da altri hippies al prezzo di mezzo dollaro e cantava con voce malinconica una vecchia ballata scozzese che era stata riadattata da poco da Joan Baez, una delle sue cantanti preferite.

Word is to the kitchen gone, and word is to the Hall
And word is up to Madam the Queen, and that's the worst of all
That Mary Hamilton has borne a babe
To the highest Stuart of all
Oh rise, arise Mary Hamilton
Arise and tell to me
What thou hast done with thy wee babe
I saw and heard weep by thee
”.

La ragazza pensava al proprio figlio: cosa sarebbe riuscita a fare con lui o lei?
Sarebbe riuscita a dargli una vita accettabile?
Le sarebbe piaciuto che fosse una bambina, a dire la verità, e in cuor suo sapeva che stava intrecciando quella collana perché aveva il desiderio che sua figlia la portasse, che diventasse una bambina felice e piena di vita, che imparasse ad amare la musica e la natura, che avesse tanti amici e viaggiasse seguendo il proprio cuore, come stava facendo lei.
Del aveva il desidero che sua figlia fosse libera, che non dovesse sottoporsi al controllo di un uomo ma potesse scegliere chi frequentare o come vivere la propria esistenza, senza alcun limite.
E se invece fosse stato un maschio…Delilah gli avrebbe augurato più o meno le stesse cose, anche se era consapevole che in quel caso si sarebbe trattato di un’arma a doppio taglio: da una parte sarebbe stato più libero ma dall’altra c’erano alte probabilità che, quando David sarebbe tornato, lo avrebbe educato a diventare un soldato, a rispettare la propria patria e ad andare a sacrificarsi per essa, come un animale al macello: lei in quel caso non avrebbe potuto opporsi e sarebbe rimasta impotente, a guardare il proprio bambino crescere e in un attimo abbandonarla per sempre e non le sarebbe rimasto altro da fare che aspettare la lettera in cui veniva annunciata la sua morte, in una delle guerre senza senso che l’America avrebbe condotto dopo il Vietnam.
Già, perché Del non era così certa che quella sarebbe stata l’ultima guerra: lei e i suoi compagni provavano a fermarla, tentavano con tutti i mezzi di opporsi ma non bastava.
Il movimento hippie non era ancora abbastanza diffuso da potersi unire e parlare ad un’unica voce: era necessario coinvolgere più giovani possibili e informarli, renderli consapevoli di quello che la guerra avrebbe portato, esortarli ad aprire gli occhi e abbandonare le proprie sbagliate convinzioni mentre il mondo era sottoposto ad un cambiamento di cui non si poteva ancora quantificare l’importanza ma che Del era sicura, sarebbe stato epocale.

I put him in a tiny boat
And cast him out to sea
That he might sink or he might swim
But he'd never come back to me


Si fermò e si trovò a fissare l’oceano, le cui onde impetuose si stagliavano sulla spiaggia: il vento soffiava forte, nonostante fosse estate, e la ragazza rabbrividì mentre si copriva le spalle con una giacca di stoffa colorata: un pensiero le attraversò la mente e la riscosse.
In quel momento Delilah Dawson raggiunse la consapevolezza di cosa voleva davvero dalla vita e prese una decisione definitiva: lei non avrebbe fatto come Mary Hamilton, non avrebbe messo il proprio figlio in un cesto e non lo avrebbe abbandonato in balìa del mare, per poi vivere ne rimorsi, mai e poi mai.
Doveva smettere di porsi domande, doveva smettere di avere dubbi.
Quello era suo figlio e lei sapeva di potercela fare ad allevarlo da sola: avrebbe superato i pregiudizi e le difficoltà e avrebbe dato al bambino o alla bambina tutto quello che fantasticava, educandolo come si era prefissata.
Si sentiva invincibile, molto più di quanto potesse sentirsi Dave in Vietnam.
La sua battaglia era lì, negli Stati Uniti, che l’attendeva ogni giorno.
L’avrebbe combattuta.
E l’avrebbe vinta.


ANGOLO AUTRICE: C'è ancora qualcuno che legge questa storia?
Ogni tanto mi ricordo di Deliah e David e quindi ecco a voi il nuovo capitolo!
E' molto riflessivo, vi piace?
Alla prossima!
Jenny
PS: La canzone che Delilah canta è una ballata e ninnananna scozzese:"The ballad of Mary Hamilton", riadattata appunto da Joan Baez negli anni '60.
Ascoltate la sua versione perchè ne vale davvero la pena.
  
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