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Autore: Lucy_susan    19/05/2016    2 recensioni
La Luna si sta schiantando contro la Terra e quattro ragazzi si trovano per darsi l’ultimo saluto. C’è poco tempo per pensare a cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma è abbastanza per ritrovare tutte le emozioni perse per il troppo distacco.
Ispirata al video di Beautiful Disaster di Fedez e Mika (guardatelo, è bellissimo ;P).
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao, eccomi qui con un'altra one-shot (tanto per cambiare) che parla di amori strappalacrime e forse troppo dolci perché la mia Lola li possa sopportare.
Se siete in un periodo buio e vi serve qualcosa di triste e romantico allora siete nel posto giusto! N
on scrivo di più semplicemente perché non so che altro da dire. Mi auguro di trasmettervi almeno lo 0,0000000001 % di quello che ho provato io a scriverla. Spero che vi piaccia e anche in caso contrario scrivetemi in fondo alla pagina.
Lucy_Susan:)
Piccolo consiglio: leggetela con un sottofondo musicale lento e delicato;)



MOONLIGHT


 
"Vado da Francesco."
Ha già la mano sulla maniglia, ma la madre la ferma.
"Non andrai fuori con quelle scarpe! Sta diluviando."
Marlene alza gli occhi al soffitto e risponde bruscamente, forse troppo:
"Tanto moriremo tutti. Bagnati, o no non arriveremo all'alba di domani."
La donna abbassa la testa sconfitta e il padre prende la parola:
"Sei proprio sicura di dover andare?"
"Sono diciassette anni che viviamo insieme, non vi siete ancora stancati di me?"
L'uomo annuisce serio accennando un sorriso e lei finalmente esce salutando in modo inquietante:
"Ci vediamo dall'altra parte."
 
La pioggia cade fitta. Incurante di tutto, si abbatte sulle auto, sulle piante, sull’asfalto, menefreghista come sempre, ma l'aria è calda e ricorda l'estate. Il profumo dell'erba del giardino le inonda le narici e le da una nuova forza. Si butta nella bufera e corre veloce sul marciapiede non interessandosi delle scarpe che presto si inzuppano, dei polpacci scoperti e dei leggings già fradici.
L'acqua crea come una scatola intorno alla ragazza dentro la quale l'unico rumore che sente è il suo respiro che accelera insieme al suo cuore sempre più felice.
Esce da cancelletto e sorpassa la casa dei suoi vicini. Svolta bruscamente a destra per usare una scorciatoia che passa affianco a due condomini gialli e che sbuca direttamente sulla strada del ragazzo in questione. Si infila fra i palazzi, ma presto un nuovo ostacolo la rallenta: uno stretto giardinetto posteriore. Rivoli d'acqua si infiltrano fra gli avvallamenti del terreno e formano pozzanghere sparse. Di certo questo non può fermarla: scende dalla scaletta di ferro saltando l'ultimo gradino e atterra con un piede su un ciuffo d'erba, il secondo passo la porta in una pozzanghera dove il fango e l’acqua le sporcano una scarpa. Il terzo passo blocca lo scorrimento di un rivoletto temporaneo sporcando anche l'altra scarpa. Il quarto atterra su un nuovo ciuffo d'erba e il quinto la porta finalmente sulle scale opposte a quelle da cui era partita.
Sale in fretta, impaziente, e attraversa il parcheggio. Con la coda dell’occhio controlla le macchine: la sua c’è.
Bagnata e leggermente infreddolita si ripara sotto la tettoia che copre la porta d'ingresso del condominio e suona al citofono desiderosa di risentire la sua voce calda e gioviale.
Ma non è lui a rispondere.
"Chi è?" Chiede la voce del padre mal celando la sorpresa. Dopo un primo momento di smarrimento, che Marlene usa per elaborare il momento, risponde banalmente:
"Sono Marlene” ma, essendosi accorta che non basta, aggiunge “cerco Francesco."
"Non c’è, è uscito poco fa” è la risposta secca.
Il cuore sembra scordarsi di battere nel petto della ragazza e il freddo si fa più pungente che mai, nonostante sia agosto. Marlene si appoggia al muro con il gomito e chiede a mezza voce, quasi timorosa della risposta:
"Dov'è andato?"
"Non ce l’ha detto, è scappato senza una parola."
Un brivido le percorre la schiena e finalmente si accorge di quanto è bagnata.
"Mi dispiace, è meglio se torni a casa."
Lei annuisce pensando che l'uomo possa vederla e una lacrima calda le scende lungo la guancia inglobando le altre gocce fredde. Trattiene i singhiozzi fino a quando non sente il citofono riattaccato.
Si allontana dal muro, ma la vista appannata dalle lacrime non le permette di fare molti passi. Si ferma sul bordo del marciapiede mentre le gocce si infiltrano tra i capelli e scorrono sul collo scoperto bagnandole la schiena. Le lacrime cadono insieme alle gocce e sfinita cade anche lei seduta sull'asfalto. Il freddo è diventato penetrante così si raggomitola abbracciandosi le gambe e nascondendo il viso tra le ginocchia. Non piange neanche più, il petto è scosso dai singhiozzi, ma le lacrime non scendono. L’unica persona che desiderava con tutto il cuore è chissà dove, magari da un’altra ragazza, e lei ha la notte da passare. Ora non le resta altro da fare che aspettare la morte che, lei ne è certa, arriverà molto presto.
La mente in delirio ripensa ai bei momenti passati con lui al parco e alle cantate fra amici.
Che stupida sei stata ad illuderti, questo amore era impossibile e tu lo sapevi. Si accusa.
Immagina le sue braccia forti stringerla in un abbraccio, sogna di non essere lì sul marciapiede davanti a casa sua, ma sulla strada per arrivarci. Le sembra quasi di sentire la sua voce rispondere al citofono e i suoi passi scendere di corsa le scale. Dipinge nella sua mente la sua espressione nel momento della dichiarazione.
Sorride amaramente: lo conosce così bene da potersi immaginare il suo viso in tutti i suoi dettagli, ma non abbastanza da intuire che il suo amore non era corrisposto.
Stupida, stupida, stupida. Ripete a se stessa.
Ma non si accorge dei passi che si avvicinano e dello sguardo dolce che le si posa sulla nuca tanto è impegnata a immaginare il viso di Francesco.
“E così abbiamo avuto la stessa idea."
La voce rompe il monotono picchiettare della piaggia e spaventa Marlene che, di scatto, alza lo sguardo. La sua figura alta si slancia contro i nembi grigi che coprono il cielo. Il cuore accelera mentre lei spera che non sia solo un fantasma quello che vede.
“Scappati dalle nostre case per passare l’ultima notte insieme” sta dicendo, ma la ragazza quasi non lo sente perché il cuore batte troppo velocemente e il suo rumore le rimbomba nelle orecchie.
È così frastornata che le mancano le parole e l’unica cosa che riesce a balbettare è il suo nome:
“F-Francesco."
Non è una domanda, nemmeno un’esclamazione, è semplicemente un nome. Il suo.
Con uno scatto Marlene si alza in piedi davanti a lui: è più bassa e minuta, ma i suoi occhi sono di fuoco.
La mano della ragazza colpisce la guancia di Francesco provocando un rumore secco, poi le lacrime cominciano a scorrere copiose sulle sue morbide guance e le sue labbra non riescono a trattenersi. Con la violenza di un abbraccio si avventa contro la sua bocca. Il bacio è dolce e sa di miele e rosmarino, ma è breve perché lei non smette di piangere. Si appoggia alla spalla di Francesco, felice e commossa e gli sussurra in un orecchio:
“Mi hai quasi uccisa."
Non è un rimprovero, è una dichiarazione e lui lo sa.
Senza rispondere la prende da sotto le cosce e lei si abbandona totalmente al suo abbraccio: non conta dove andranno, l’importante è non separarsi più.


 
******************************
 
 
L’autostrada non è mai stata così deserta. La macchina corre sull’asfalto passando attraverso la tristezza che aleggia ovunque. Solo quattro ore per arrivare nella capitale quando in condizioni normali ne avrebbe impiegate cinque.
È appena entrata in città quando prende il telefono per comporre il numero. Il suono che esce dal cellulare fa sembrare ancora più deserte le strade di quella città così bella che aveva visitato tante volte insieme ad Apollo.
Risponde la segreteria telefonica e lei riattacca quasi scottata da quella voce metallica. Non importa, lei sa dove si trova il ragazzo, solo in un posto può aver trovato rifugio da questa umanità in rovina.
Il sole basso e rosso sopra l’orizzonte gioca a nascondino tra gli alti palazzi di una Roma magnifica. Soleil svolta a sinistra e passa davanti al Colosseo. Un ubriaco attraversa la strada all’improvviso facendola inchiodare. La guarda sottecchi, poi se ne va barcollando, solo e incerto magari verso la prossima bottiglia. Con il volto dell’uomo stampato nella memoria, riparte lentamente pregando per tutti quei poveri disgraziati che passeranno la notte in solitudine.
In pochi minuti la ragazza arriva a destinazione, davanti ad una palestra in periferia. Le pareti sono di mattoni scuri e sono decorate da molte scritte. Volantini strappati e scoloriti sono trasportati dal vento lungo il marciapiede, mentre manifesti quasi illeggibili resistono strenuamente attaccati al vetro della porta. Soleil si avvicina e nel buio dell’interno scorge l’ombra di Apollo muoversi a scatti. Entra silenziosa e osserva il ragazzo da dietro il ring. Una fioca luce entra da una finestra aperta, in alto, sul muro alla sua destra e gli illumina il volto: piccole gocce di sudore gli imperlano la fronte e gli bagnano le labbra semiaperte, gli occhi sono freddi e stanchi e mal celano la tristezza. Tiene i muscoli tesi e il respiro è affannoso.
D’improvviso sferra un pugno riscuotendo la ragazza dall’incanto in cui era caduta. Segue un gancio ed infine un calcio, poi si appoggia sfinito al sacco. Scorge un movimento dietro di se mentre si volta e sorride, per quanto i suoi lineamenti tesi glielo permettano. Dritta e impettita con i pantaloni militari e il viso sicuro sembra quasi uscita da ‘Mission impossible'.
Si avvicina a lui e prende dal tavolo la benda con cui si fascia delicatamente le mani.
“Da quanto sei qui?” chiede lei rompendo il silenzio che si era creato fra loro.
“Da quando mi hai detto che saresti venuta” risponde Apollo mentre fa posto a Soleil davanti al sacco.
Una sensazione dolce lo avvolge mentre la ragazza sferra il primo colpo: Soleil aveva sempre criticato il suo sport, ma adesso con lei davanti che chiede insegnamenti è travolto da una felicità mai provata. La ragazza colpisce nuovamente e lui la rimette nella posizione corretta. Il tocco è un brivido per entrambi, anche se non è una sorpresa per lei che prevedeva dal suo corpo una reazione simile. Molla l’ultimo pugno sfogando tutti i sentimenti confusi che prova e si gira per guardare Apollo. È tanto tempo che non vede quegli occhi e tutto quello che desidera, adesso, è morirci dentro, pensiero che non l’avrebbe mai sfiorata fino a pochi giorni prima della notizia. Ora che la morte è imminente molti sentimenti sono riaffiorati ma c’è poco tempo per riflettervici sopra e capire quali sono.
Anche Apollo la guarda, poi esclama:
“Vieni con me, ti porto in un posto speciale."
 
Escono dalla palestra e salgono nella macchina di Apollo con lui al volante. Abbassano il tettuccio e partono col vento che gli accarezza il viso e stacca, un pezzo per volta, la tristezza dai loro cuori. Si stanno dirigendo verso la spiaggia, dove una brezza leggera porta l’odore pungente del mare e dove sperano di potersi divertire per l’ultima volta.
Il sole è esattamente diviso a metà dalla linea delle onde, sempre più alte, e scende inesorabilmente lasciandoli soli davanti alla causa della loro imminente morte. Loro, però, non sono spaventati e si godono gli ultimi momenti in acqua: ogni scusa è buona per ridere e dimenticare, ma la notte arriva e vedere la luna così vicina li fa tremare. Si sollevano con l’acqua che arriva alla vita. Le dita sono intrecciate per dare forza all’amato e i corpi vicini perché per troppo tempo sono stati separati.
Quando l’acqua bagna i loro petti, gli sguardi si intrecciano e i corpi si scontrano e si uniscono perfettamente, come due pezzi di un puzzle. Soleil non trattiene le lacrime e si aggrappa alla maglia di Apollo nel tentativo di non cadere nella disperazione, ma sa che nemmeno lui può darle quello che cerca.
Una lacrima attraversa il viso della ragazza mentre si staccano, ma viene raccolta dalle labbra di Apollo prima che possa essere persa nel mare. Le labbra del ragazzo si spostano lente lasciando una scia di piccoli baci sulla sua guancia infuocata. Ora si guardano innamorati. I respiri si fanno più affannosi mano a mano che la luna si avvicina e, infine, i due si abbandonano uno nelle labbra dell’altra.
 

 
******************************
 


Silenzio.
Il silenzio prima della tempesta. Prima della distruzione.
Il portone cigola come al solito, come fa da anni, e i due ragazzi entrano. Il suono dei loro passi rimbomba nella chiesa: si infiltra tra le panche, scivola sotto le sedie e cammina sul pavimento. Sale le scale e si trova al cospetto del crocifisso. Maria è ferma ai piedi della croce e guarda impotente il figlio che muore.
Le due figure si sono avvicinate seguendo il percorso del suono e guardano incantati l'opera. Le loro mani sono strette e le loro dita intrecciate. Rimangono fermi, quasi timorosi di avvicinarsi troppo, ma abbastanza sfrontati da sorridere di fronte alla morte. Le gocce che cadono dai loro vestiti producono un suono impercettibile e i loro respiri sono così leggeri che non si sentono. D'un tratto Marlene rompe quella barriera invisibile che li separava l'uno dall'altro.
"Dove pensi che sia ora la Luna?"
"Non lo so, ma spero ancora lontana." Francesco la guarda e continua: "Voglio stare con te il più possibile."
Lentamente i loro volti si avvicinano. Non hanno bisogno di parole, sanno che si amano e che si sono aspettati fin troppo. Le loro fronti si toccano e i respiri si uniscono. Gli occhi di uno non guardano altro se non quelli dell'altra. Le pupille riflettono tutte le emozioni che provano tra cui non compare la paura. I cuori dei ragazzi battono all’unisono come un coro. Le labbra sono titubanti, ma si decidono a sfiorarsi dolcemente: è un momento troppo importante per andare in fretta. Non sanno che la Luna è crudele e non permetterà loro di scrivere il finale della storia. Lei chiude gli occhi assaporando il dolce sapore della felicità e l'ultima cosa che vede è il cielo immenso aprirsi per lei.
 
  
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