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Autore: sweety19    20/05/2016    1 recensioni
Elena è rimasta sola. Ha perso i sui genitori in un terribile incidente. Cerca di affrontare la sua nuova realtà appoggiandosi agli amici di sempre e il legame con Damon diventa sempre più profondo. Un'amicizia che profuma d'amore. Tutti umani
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CIAO, HO CANCELLATO L’ALTRA STORIA CHE AVEVO INIZIATO A POSTARE PERCHE’ NON MI CONVINCEVA PIENAMENTE. QUESTO E’ UN SECONDO TENTATIVO. NELLA MIA TESTA LA STORIA C’E’ GIA TUTTA E HO UN PO’ DI CAPITOLI GIA’ SCRITTI. SE VI PUO’ PIACERE CONTINUERO’ A POSTARLA. VI RINGRAZIO E SPERO CHE NON CI SIANO ERRORI E CHE LA STORIA SIA INTERESSANTE. UN BACIO A TUTTE.

PRIMO CAPITOLO

 

 

Mistic Falls è un piccolo paesino, un piccolo centro, qualche negozio, pochi ristoranti e vie alberate piene di case colorate. In quel luogo immerso nei boschi della Virginia non succede mai nulla, tutti si conoscono e si salutano quando si incrociano per strada. Non esistono grandi segreti e tutti cercano di aiutarsi a vicenda. E’ proprio da questo piccolo paradiso Elena vorrebbe fuggire all’istante mentre si guarda allo specchio indossando un abito nero al ginocchio. Gli occhi troppo rossi e segnati da un peso sulle spalle che non riesce a mandare via. Non ha voglia di sentire per ore condoglianze da amici e parenti, lei ha solo diciassette anni e vorrebbe scappare da tutto e dar sfogo al suo dolore in solitudine. Elena non ha più nessuno. Due sere prima era a casa da sola, i suoi genitori erano andati fuori a cena e lei guardava la replica di un vecchio film romantico in bianco e nero in televisione. Andava tutto bene, aveva la sua coperta appoggiata sulle lunghe gambe, un bel barattolo di gelato al caramello e stava sognando un amore come quello del film per lei che fin ora non si era mai innamorata. Ma a volte il destino fa brutti scherzi. Liz, lo sceriffo della città, aveva suonato alla porta. Elena si era alzata svogliatamente ma appena incrociato lo sguardo della donna aveva capito che qualcosa di orribile la stava per travolgere. I suoi amati genitori erano morti, la macchina di suo padre era uscita di strada e crollata nel fiume. A nulla erano serviti i soccorsi che erano immediatamente giunti sul punto dell’impatto. Elena aveva smesso di ascoltare la donna e si era accasciata a terra senza forze.

A due giorni di distanza era nella camera da letto di Caroline pronta ad affrontare il funerale, Liz l’aveva gentilmente ospitata e convinto i servizi sociali ad affidarla a lei durante i pochi mesi che la separavano dalla maggiore età dal momento che non aveva nessun parente a cui appoggiarsi. Elena aveva insistito per convincere la donna a lasciarla a casa sua ma a nulla erano servite le sue preghiere. Avrebbe passato l’estate da loro.

Al funerale tutti si erano impegnati con discorsi commoventi e aneddoti su Miranda e Gryson, si erano tutti stretti alla ragazza cercando di darle forza ma Elena non ascoltava, il suo corpo era lì, in quel cimitero davanti alle due tombe di pietra, ma la sua mente era lontana. Tornata a casa di Liz aveva sentito la donna parlare con Lily delle sue preoccupazioni, di come la ragazza avrebbe potuto affrontare la vita da sola e superare tutto questo. 

Elena continuava a domandarselo come avrebbe fatto, settembre non era poi così lontano e lì avrebbe compiuto diciotto anni e sarebbe potuta tornare a casa sua. Poteva rimanere dall’amica ma non ci trovava un senso, le sembrava di scappare dalla realtà. Loro non sarebbero tornati e per quanto soffrisse ne era pienamente consapevole e doveva iniziare a farcela da sola anche perché tutte le preoccupazioni della persone a lei care in realtà la facevano stare solo peggio, vederli tutti così riverenti e controllati con lei la faceva sentire come un cucciolo da salvare quando lei voleva solo affrontare tutto quant0 e cercare in qualche modo di andare avanti. 

Quell’estate era andata tutti i giorni a portare fiori sulle due tombe vicine, aveva pianto da sola davanti alle foto, aveva singhiozzato fino a farsi morire il fiato in gola, e poi, come ogni volta, si era ricomposta e aveva indossato un sorriso forzato per non farsi vedere devastata da tutti gli altri. Era forte Elena. Aveva una forza dentro che nemmeno lei pensava di avere.

Le temperature afose dell’estate si erano abbassate, il sole splendeva nel cielo ma non scaldava più come i mesi precedenti, settembre era arrivato e con esso il primo giorno dell’ultimo anno di scuola. Elena camminava accanto a Caroline nei grandi corridoi della scuola, la bionda cercava di convincerla a fare una piccola festa per i suoi diciotto anni ma Elena non ne era certa. Aveva sempre pensato al suo diciottesimo compleanno: avrebbe ricevuto splendidi regali dai genitori, avrebbe indossato un abito bellissimo e festeggiato per tutta la notte con tutti i suoi amici, ma ora le sembrava tutto così futile. Ma l’idea di rimanere da sola in casa a disperarsi non le piaceva nemmeno così alla fine aveva deciso di delegare a Caroline l’organizzazione di una piccola rimpatriata tra amici al Grill per quel sabato sera.

Ovviamente dire a Caroline di organizzare una piccola festa era stato il primo errore. La bionda, la regina indiscussa delle feste, aveva preso tutto il Grill e invitato tutta la scuola. Ma Elena non era arrabbiata, almeno Caroline si sforzava di tornare alla normalità e per questo le era grata. 

Elena passeggiava nervosamente davanti a casa sua, era il giorno del suo compleanno e aveva detto a Liz che dopo la festa avrebbe voluto tornare a dormire in quella che era casa sua. Nelle ultime settimane la donna e le due ragazze avevano tolto i vestiti dei genitori e sistemato le stanze. Ma ora era lì da sola, indecisa se entrare o continuare a passeggiare nervosamente avanti  indietro sul patio. Il suo vicino di casa la stava osservando, li sentiva Elena quei due grandi occhi azzurri che la fissavano, lui era il fratello di Stefan, i figli di Lily, la migliore amica di sua madre. Li conosceva da quando era nata ma se con il fratello cera stata subito una grande amicizia, sfociata spesso in qualche bacio innocente, con Damon invece i rapporti erano strani. Elena aveva sempre avuto una cotta per il ragazzo e, per quanto fossero amici, lei scappava spesso da quel rapporto. Damon era più grande, andava all’università ed era il classico cattivo ragazzo. Negli anni col suo amico Klaus si erano cacciati sempre  nei guai, aveva quello sguardo così profondo che scherniva sempre chi aveva davanti, la lingua tagliente con la battuta pronta e quella sua camminata che faceva letteralmente svenire tutte le ragazze ai suoi piedi, e Damon se ne approfittava collezionando cuori spezzati al suo passaggio.

  • Vuoi qualcosa Damon o ti limiti a fare il guardone- 

Damon era sorpreso, Elena non si era nemmeno voltata ma l’aveva visto accanto al vialetto. Non sapeva cosa dire, lui non aveva mai perso nessuno se non un nonno morto di vecchiaia alla veneranda età di novantanove anni. Damon non era andato al funerale, era in Europa in vacanza con Klaus e aveva saputo della tragedia solo qualche giorno prima da Lily. Le dispiaceva per Elena, per quanto amasse prenderla in giro e stuzzicarla fino a farla infuriare le piaceva quella ragazzina, era sempre stata orgogliosa e anche un po’ spericolata, era una donna in tutto ma era anche un maschiaccio. Una gatta che sapeva tirare fuori gli artigli ma in quel momento non gli sembrava adatto fare il solito Damon, voleva per una volta dire qualcosa di giusto e consolatorio ma le parole non gli uscivano dalla bocca, strano proprio lui che con le parole era un asso.

-Ti prego Damon, togliti lo sguardo che hai in questo momento-

Lo guardava fisso negli occhi, con quei grandi occhi neri pieni di orgoglio e forza, velati da una tristezza che probabilmente ora era parte di lei, forse la ragazzina spensierata e un po’ viziata che conosceva non sarebbe più tornata. Infondo come avrebbe potuto, aveva perso tutto in una notte, in un battito d’ali la sua vita era stata sconvolta.

-Seriamente Damon, almeno tu puoi trattarmi normalmente, sono stufa di essere la povera Elena Gilbert da compatire. Sono morti, sono sola e nessuna parola potrà cambiare tutto questo, voglio solo ritornare il più possibile alla normalità. Passare questo anno il più velocemente possibile e andarmene al College dove nessuno mi conosce.

Damon sorrise orgoglioso di lei, era veramente forte quella piccola ragazzina, avrebbe potuto reggere tutto il peso del mondo e farlo con un sorriso sulle labbra. Così la voleva accontentare, sarebbe stato lui al cento per cento. 

-In realtà ragazzina, ti stavo guardando le gambe, non sei più quello scheletrino che mi dava fastidio con Stefan in giro per casa- 

Elena per la prima volta aveva riso, forse perché per la prima volta da mesi qualcuno l’aveva presa in giro.

-A parte che eri tu che davi fastidio a noi coi tuoi stupidi scherzi, e comunque ne puoi stare certo, non sarò un’altra tacca sulla tua cintura se è questo che stavi pensando.

Damon sorrideva, non aveva perso il suo tocco, in fondo era molto più simile a lui di quanto credesse, anche lei aveva la sua corazza di battute taglienti per nascondere i suoi sentimenti.

Come era arrivato Damon la lasciò ai suoi pensieri, regalandole uno dei suoi sorrisi sghembi che facevano perdere la testa a tutte le ragazze ma che lei conosceva fin troppo bene per cascarci.

 

Elena alla fine era entrata in casa, era tornata nella sua camera e aveva cacciato dalla testa i fantasmi che la tormentavano per indossare uno splendido abito rosso che aveva scelto con Caroline. Si era preparata, aveva indossato dei tacchi troppo alti per i suoi gusti ed era tornata fuori ad aspettare l’amica. Era orgogliosa di se stessa, era entrata in quella casa senza scoppiare a piangere e per un istante aveva pensato che forse ce l’avrebbe potuta fare a sopravvivere.

Il Grill era pieno di gente, Elena non conosceva gran parte degli invitati ma ne era felice. Appena entrate si erano avvicinate a Stefan, Tyler e Matt che avevano alzato in alto i calici per festeggiarla, aveva ballato e bevuto e si era anche divertita. Sapeva che la tristezza l’avrebbe accolta come un vecchio maglione ma cercava di rimandare quell’appuntamento al più tardi possibile. 

Stefan l’aveva bloccata in un discorso dal quale Elena voleva scappare al più presto. Elena lo sapeva che Stefan aveva un debole per lei, e, prima dell’incidente, aveva anche pensato di trasformare quei baci sporadici in una relazione, ma ora era tutto cambiato e non riusciva a vedere altro che il dispiacere per la sua situazione negli occhi del ragazzo. Lui era dolce e sensibile, era proprio un bravo ragazzo, ma gli ricordava troppo la vecchia lei, una lei che non sarebbe più tornata. Ora Elena non sapeva più chi era e voleva scoprirlo da sola. Aveva bevuto più del solito, non era ubriaca ma abbastanza brilla. Camminava su i suoi tacchi alti alla ricerca di Caroline.

-Ragazzina, non avrai bevuto troppo- 

Quei due occhi azzurri la scrutavano indagatori e Elena si ritrovò a regalargli un sorriso sincero e un po’ ubriaco.

-Lo sai che prima di capire che stronzo fossi a quattordici anni avevo una cotta per te?- 

Elena stava ridendo imbarazzata a quella confessione che gli era uscita dalle labbra senza nemmeno pensarci.

Damon si era portato la mano al cuore con sguardo teatralmente ferito.

-Ragazzina mi ferisci dandomi dello stronzo, comunque posso sapere cosa stai cercando?-

Già, cosa stava cercando Elena, sembrava non ricordarselo quando dall’altra parte della sala aveva visto una Caroline avvinghiata a Klaus. Aveva la bocca aperta per la sorpresa e Damon ridendo gli aveva messo una mano sotto il mento per chiudergliela.

-Eh già, mi sa che siamo stati abbandonati entrambi dai nostri amici e vedendo come si danno da fare penso proprio che Barbie stasera non tornerà nel suo lettino rosa- 

Elena sapeva che Damon in quel lettino ci era passato per poi sparire la mattina seguente e lasciare una Caroline furente. Damon sorrise e la trascinò con se al bancone.

-Allora, non si può compiere diciotto anni e non bere una tequila sale e limone-

Elena rideva.

Come Damon aveva previsto alla fine della festa Caroline e Klaus erano spariti insieme. Caroline si era scusata un milione di volte e aveva chiesto a Damon di accompagnare Elena a casa. Erano saliti sulla Camaro del ragazzo e dopo pochi minuti erano davanti alla porta di casa di Elena. Ma Elena continuava a muovere le mani nervosamente senza decidersi ad entrare.

-Vuoi che rimango un po’ con te?- 

Elena aveva apprezzato la richiesta, non era ancora pronta a rimanere da sola in quella casa, in fondo era il suo compleanno e il pensiero che i suoi genitori non erano con lei la tormentava da tutto il giorno per quanto aveva cercato di non darlo a vedere.

Damon si stava sedendo sul divano ma Elena l’aveva fermato subito.

-No ti prego, andiamo in camera mia.-

Damon aveva capito che probabilmente non era ancora pronta a vivere quelle parti di casa che abitualmente vedeva i suoi genitori come protagonisti assoluti ma voleva farla sorridere così indossò il suo sorriso.

-Elena non pensavo fossi così audace, va bene, verrò in camera tua!-

La ragazza sorrise grata dando un piccolo pugno sulla spalla di Damon.

Era così facile stare con lui, lui non chiedeva, non sprecava parole per cercare di capire come si poteva sentire, la capiva come ultimamente nessuno l’aveva capita.

Elena si era messa i pantaloncini di un pigiama e una felpa, Damon si era tolto le scarpe ed erano sul letto a guarda un film. Elena si era addormentata accoccolata tra le sue braccia e Damon la guardava dormire tranquilla. Era contento di averle fatto compagnia e si prese il merito di non averla fatta pensare dandole un bacio sulla guancia e allontanandosi dal letto.

La mattina dopo Damon doveva tornare ad Atlanta per l’università e quasi gli dispiaceva non poter rivedere la ragazzina che dormiva beata davanti ai suoi occhi. 

L’avrebbe rivista a Natale e uscendo di casa con quel pensiero il suo viso si rabbuiò. Natale. La festa delle famiglie e lei non aveva nessuno. Nessun regalo, nessun noioso pranzo con i parenti. Doveva ricordarsi di dire a Lily di invitarla da loro anche se probabilmente la madre l’aveva già masso in programma.

 
  
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