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Autore: Kikkakokkole98    20/05/2016    2 recensioni
Raccolta di novelle del tempo che fu, uh uh!
Genere: Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ser Istefano ne le parti de la contrada di Ventegrosso uno molto maestrato occellatore, et de' volatili molto saputissimo, et come pigliarli tuttafiata amparatissimo, et lo miglior occellatore de 'l mondo. Lo quale però venne un giorno fortunatissimo d'un viaggio in Arabia, che avendo suo padre seguitato, che ambasciador si fue de 'l Segnor di Valrenato messo a trovare 'l gran Soldano, n'avea le orate penne de l'Araba Fenice con gran baldanza pigliate, et fortuna; ond'elli, con sì alquanta saccenza savendo di ragionare et risposare a le donne, ch' avean tosto cruccio de' di lui sì scienticarchi parlamenti, vide far adunanza di penne esser cosa buona, et trarre condonando a loro de' pregievoli adornamenti, acciocché ben più da coloro fosse poscia stimato, et onorato.
Elli così fece, ch'a 'l tempo di San Brumaldo, che in Valrenato laudavasi con sante messe et profane giostre, fra donne e giovinetti gentili andava e tosto diceva: “AppropinquomiVi, amorosissime Segnorie, che qual èmmi orranza non so dicere, per ammirarVi di tal' diviciosissimi et degnissimi adornamenti, et largire, quale donamento et per lo peregrinare mio remoto ne le parti d'Arabia et l'adorazione cotidiana di San Brumaldo, che son de le penne de la rara et antiqua Araba Fenice”.
Le oneste Segnorie tanto poco lusingarosi pe' motti d'Istefano, et molto allegraro de' sudetti donamenti, onde sì tosto pigliaroli, che ser Istefano lassaro sanza comitato alcuno, et possa di dir favella; per che ser Istefano solo et pensoso si fue a misurare e' calli di Valrenato rimaso.
Ma allora era quindi una donna che fue molto bellissima, et solingamente sovra una pietra assisa, et tutta lagremava la statua di San Brumaldo in calle trionfare mirando; onde appropinquossile ser Istefano.
Et elli disse a lei: “Madonna mia, che piagnete? Vedete, come 'l Santo trionfa su la via di Valrenato, e come fien molto asnelli per esto vertempo li augelli?”.
Et ella rispuose a lui: “Messere, io piagno, pe la mala laudazione cotidiana di San Brumaldo. Vedete, come postutto magnano li chierchi, et ballano li amatori co le meretrici sol vestute d'aspettevole onestade, et imbriacanosi li volgari? Ciò m'offende, et intrista San Brumaldo, et Iddio, e 'l buono suo Figliuolo. Messere, faccio testimonianza, come l'oscuritate de 'l mondo pur m'inimmonda, et m'ancide sì, che vorrebbe morire!”.
Elli si fu sì inamorato de la lagrema di madonna Elena, che pur parea, che sen va inver' la roggia ore, tristo universale ispeclo.
Et elli rispuose a lei: “Madonna mia, che siete tanto bellissima; Voi c'avete 'n ispirito non clara orranza et onestade, che sembiate agnol divino; onde però pe le cose di mondo non inimmondiateVi, ché l'alma face, allora giugnendosi a guisa d'uomo lo buon Figliuolo per morire fra' mortali, non ave a crucifigersi or ora; sì che s'è 'n Voi 'l velle, porrete meco seguitare, et gire in uno albissimo castello, che sede ne l'aere, et quinci le cose di mondo fugiremo, et sempre priaremo”.
E però madonna Elena et ser Istefano giro suso 'l albo castello che sede ne l'aere; quinci s'amaro benedettamente, et priaro, et unqua più videli persona.

   
 
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