Masterpiece
Fisso
il corpo davanti a me con un sorrisetto sulla faccia. Sono stato
io.
Io, Elijah, ho privato quest'uomo della vita. Gli ho strappato
il suo ultimo respiro.
E non posso non ridere, non riesco a non
gioire di questa impresa che sono finalmente riuscito a compiere.
Sono
così schifosamente felice.
Credo di non essermi mai sentito tanto vivo, mentre fisso le orbite vuote dell'uomo, guardo la sua pelle biancastra e osservo le sue membra immobili. Se ne sta fermo lì, tanto bello da sembrare un'opera d'arte. Trasuda bellezza da ogni parte di quel corpo, la morte lo rende perfetto e così dannatamente ammaliante. Non mi stancherei mai di fissare quel corpo in ogni suo dettaglio, che la morte ha fissato, rendendolo perfetto.
E
sono stato io a dipingerlo, a plasmarlo con le mie mani.
Stringo ancora tra
le dita il coltello che ho utilizzato, la lama rossa di sangue. Non
mi libererò mai di questo oggetto, quasi un trofeo. La
ferita sul
collo dell'uomo pare un ornamento, una collana. Non ho mai visto
niente di così bello. Ricordo la sua espressione persa, i
suoi occhi
che si fissavano nei miei, una muta domanda che vibrava dietro di
essi.
“Perché?”
Non esiste spiegazione. L'ho fatto per il
gusto di farlo, l'ho fatto per provare una sensazione nuova.
Non sono mai stato così fiero di me stesso.
Non
è stata una
decisione improvvisa, pregustavo da settimane questo momento, che
ora, finalmente, è arrivato.
Una scarica di adrenalina potente
mi ha pervaso, mille volte più intensa di un orgasmo. Ho
sentito il
mio corpo pervaso da una sensazione paradisiaca, la consapevolezza di
avere fatto qualcosa di dannatamente giusto.
Non ho mai goduto così tanto.
Penso
alla
disperazione dei tuoi cari quando vedranno che non torni a casa. Ti
cercheranno, si dispereranno e al pensiero rido ancora di gusto,
quasi saltello dalla contentezza.
Adoro creare
disperazione.
Mi avvicino al tuo corpo muto con le gambe
che tremano, intimorito dalla magnificenza del tuo corpo immoto. Poso
ancora una volta il mio sguardo su di te, sugli occhi sbarrati dal
terrore. Non posso toccarti, ho paura di rovinare questa muta
bellezza.
La cantina della mia casa è lo scenario adatto, l'aria
umida e fredda si poggia sulla pelle e par quasi incollarsi
addosso.
Prendo il cellulare e scatto una foto, con un timore
reverenziale.
Ho quasi paura che il flash rovini tutto, che la
bellezza di quel corpo senza vita, senza più moto, venga
alterata.
Ma no, per fortuna non succede. Questa fotografia sarà
un perpetuo ricordo di questo momento celestiale. Perché mai
niente
arriverà a sfiorarne la perfezione e la malsana bellezza.
Sono un artista ora.
Mi
avvicino ancora
un poco, giusto quel tanto da poter soffiare nel tuo orecchio queste
ultime parole.
“Riposa
in
pace, papà.”
Note
dell'autrice: Si tratta di un esperimento, non ho mai scritto niente
del genere, ma dopo aver chiesto l'opinione di un paio di brave e
gentilissime scrittrici ho deciso di pubblicarla. È un
esperimento,
l'ho scritta d'impulso, quindi mi farebbe davvero piacere sapere che
ne pensate, sia in positivo che in negativo!
Grazie a tutti quelli
che leggeranno!
-Cass.