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Autore: DB_K    20/05/2016    1 recensioni
One shot-capitolo secondo della "e la pioggia che va e ritorna il sereno?".
Non era prevista. Ma serviva la conclusione tra Camilla e Gaetano.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i personaggi appartengono ai rispettvi autori.
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L’ultima volta che l’aveva vista era stato in giardino, dopo aver ascoltato quelle parole di scuse per ciò che aveva fatto con Renzo la sera precedente, parole miste a quelle d’amore che da tempo aspettava ma che non aveva mai ricevuto direttamente. Poi di lei, della sua Camilla, più nulla, come se fosse sparita dal mondo. Non un messaggio, né una chiamata. Aveva però raccolto dalle scale quel che restava delle rose rosse che lui le aveva portato quella mattina ma che non aveva fatto in tempo a dare visti gli eventi.
Gli aveva lasciato tutto il tempo per pensarci su come promesso. Ma non l’aveva nemmeno vista di sfuggita tra un rientro e un altro. Pouf! Sparita! E intanto pensava e ripensava all’anno appena trascorso. Un anno, un mix di emozioni: dalla felicità che ti fa scoppiare il cuore, quella desiderata da tempo, troppo tempo, alla gelosia, alle incomprensioni, alle parole assurde ascoltate in un giorno pieno di gioia per tutti, meno che per loro. E poi il silenzio tra i due. Fino a qualche giorno prima, quando complice Livietta era riuscito ad architettare la “sorpresa” per la sua Prof, ed invece l’aveva ricevuta lui la “bella sorpresa”. Ma… era più forte di qualunque altra cosa. Aveva bisogno di lei. Per respirare. Per sentirsi bene. Per vivere. Certo, recuperare i rapporti e il legame che c’era stato non sarebbe stato facile, ma avrebbe lottato ancora una volta per averla.

Driin! Driin! Gaetano aveva deciso di andare dritto al punto. Era andato direttamente dall’altra parte del pianerottolo senza avvertire. Voleva parlare con lei. Voleva avere delle spiegazioni. Anzi doveva.
“Cami..!? Renzo?!” deglutendo a fatica alla sola vista dell’uomo in una casa che non era più sua.
“Gaetanoo!” con un cenno della testa in segno di buongiorno.
Tra i due nemmeno più le buone maniere dopo l’ultima volta che si erano incrociati quella famosa mattina della sorpresa saltata.
“Cercavi Camilla?” come a prenderlo in giro.
“Si, perché non è in casa?” evitando volontariamente quel tono quasi di sfida.
“Eh…No…in effetti non c’è… Le dirò che sei passato!” con un tono quasi infastidito. Mentre quello infastidito dalla presenza dell’altro doveva essere Gaetano e non certo lui.
“No, no! Tranquillo, la rintraccio io.”
“E…”
“E?” fissandolo come avesse un criminale davanti a sé.
“Non so se risponderà…”con quell’aria di superiorità che non aveva mai avuto nei confronti dell’altro. Richiudendo la porta e lasciandolo li in perfetto scombussolamento.
“…?!” non capendo il gioco di parole. Perché non doveva rispondere alla sua chiamata? Centrava Renzo in tutto ciò? Allora tra loro non era stata una sola notte? No. No. Calma Gaetano. Le parole di Camilla sono state chiare e c’era pure un “ti amo” nel mezzo. Non posso pensare che fossero buttate li a casaccio. Non è da lei. Calmati e respira Gaetano.

La mente del povero vice questore si stava affollando di domande, dubbi, punti interrogativi che lo stavano portando alla pazzia ancor prima di aver parlato con la sua Prof. E mentre ritornava nel suo appartamento senza nemmeno voltarsi, prese il cellulare e cliccò su quel nome.
Uno, due, tre, quattro, addirittura cinque squilli. “E dai Cami…dove sei finita?!” parlava tra sé e sé mentre girava come un pazzo tra le quattro mura della cucina. “Niente nessuna risposta… dove sei… riprovo… magari non l’avrà sentito…”
Due telefonate senza risposta e un messaggio con la richiesta di richiamarlo appena possibile per parlare e chiarirsi e magari poter ritrovare quel noi che da tempo mancava.

Arrivò sera e di Camilla nemmeno l’ombra.
Che fosse partita per Londra con Livietta? E allora perché Renzo doveva stare a casa sua? Forse per Potty? No, che senso aveva? Poteva portarselo nel suo appartamento come aveva fatto già altre volte in passato. Qui la questione non quadrava.
“Torre, sono io!”
“Dottò! Agli ordini! È successo qualcosa a quest’ora?”
“No.. cioè si… mi serve un controllo su un numero adesso…”
“Ditemi!”
“Il numero è… è quello di Camilla…” un po’ imbarazzato ma allo stesso tempo in pensiero per lei.
“LA PROF?” quasi urlando per la richiesta.
“Si, Torre, ma non urlare ti prego! Allora rintracciami tutto, le ultime telefonate, ora, luogo, tutto insomma…”
“Ma è successo qualcosa?”
“NO!” con tono secco da far ammutolire il povero Torre. “…Scusami Torre… Non lo so… devi farmi avere tutti gli ultimi suoi spostamenti… Grazie… Aspetto tue…”
“Non si preoccupì Dottò!”

Ed intanto che aspettava i risultati da Torre, prese un bicchiere e lo riempì con quel caro vermouth. Uno, due, tre sorsi. E la lingua a ripercorrere le sue stesse labbra ad assaporare il gusto del liquore con la mente rivolta a mille immagini tra lui, la prof, e il vermouth protagonisti. Poi un’idea. Perché non chiamare Livietta?
“Pronto, Livietta, sono Gaetano!”
“Ah, ciao…”
“Come ah ciao!? Ho disturbato?” chiede perplesso al sentire quel tono freddo e distaccato della ragazza.
“…mmm… che… ti serve?”
“Livietta?! Ma è successo qualcosa? Perché questo tono con me?”
“… e me lo chiedi pure? … senti Gaetano, dimmi che vuoi, ma poi lasciami in pace, va bene?”
“NO! NO CHE NON VA BENE! Cosa ho fatto per averti alterata tanto?”
“Ma sentitelo!!! Fa pure la parte di quello che non ci colpa!?”
“Non ci colpa in cosa?!”
“Senti, lasciami anzi lasciaci in pace, ciao!”
“Liv….”
“…….” Telefono staccato.
“Ma??? Ma se è dalla sera della sorpresa che non ci sentiamo, che sarà successo? Il piano non è mica saltato per colpa mia ma... Renzo!!!! Secondo me centra lui! Non c’è altra spiegazione. Si, ma come? Camilla sparita, Livietta incavolata nera con me, e lui l’aria da superiore... mmm… Torre! Torre! Quanto ci vuole ad avere questi tabulati… uff…” l’ansia e il nervosismo tra sé e sé stavano alimentando idee troppo confusionarie tra loro.

Gaetano non faceva altro che passare dal tavolo della cucina alla finestra che dava sul cortile, in attesa di qualcosa, che nemmeno lui sapeva. Doveva aspettare i risultati. O farsi venire un’idea e capire come quello stronzo di Renzo lo aveva messo contro il mondo intero. E soprattutto capire dove fosse sparita Camilla.
“Nooooo… Basta!!! Io vado di nuovo di là! Renzo dovrà dirmi qualcosa di più!!!” Prese le chiavi di casa e si avviò di nuovo dall’altra parte del pianerottolo.
 Driin! Driin! Driin! Driin! Driin! Driin! Quasi a spaccarlo quel campanello, fregandosene dell’ora tarda.
“Nessuna risposta. Nemmeno l’abbaiare di Potty. Non ci sarà nessuno. Quindi nemmeno Renzo… mmm… quasi quasi… Ma si, chissenefrega…” Gaetano prese il suo giocattolino apri-serrature e lo applicò alla porta di Camilla. Nemmeno l’antifurto era un problema per lui. Conosceva la combinazione. E nel caso fosse stata cambiata lo avrebbe staccato nella maniera “da ladro”. Doveva sapere. Necessariamente. Non poteva aspettare ancora.
Un paio di secondi ed entrò in casa. L’antifurto aveva sempre la stessa combinazione per fortuna. Si avviò verso la camera da letto. Tutto sembrava in ordine. Il letto rifatto. Ma… l’armadio era leggermente aperto e Gaetano non aspettò altro per andare a controllare e…
“Non è possibile! Mancano dei vestiti e il borsone che le ho regalato io! Non può essere partita però, mancano solo pochi vestiti, mentre le scarpe e le borse sono qui… mmm… il bagno! Devo controllare il bagno!”
E anche lì, mancavano solo spazzolino e dentifricio, ma i suoi trucchi erano ancorano lì…
“..non ci sto capendo nulla… dove sei Camilla?” specchiandosi nello specchio del lavabo ma perdendosi tra i ricordi. Ad un tratto, lo squillo del telefono.

“Torre dimmi! Allora?”
“Dottò, non risultano telefonate fatte nell’ultimo mese. Solo ricevute. Tutte dall’architetto, dalla figlia o dal genero. E… basta..”
“Basta? Ma, avrai almeno provato a localizzare da dove?”
“Si, certo!”
“E CHE ASPETTI A DIRMELO?”
“Si, mi scusi! Allora ci risulta sempre a Torino. Nei pressi dell’ospedale…”
“L’ospedale? O per la miseria! Grazie Torre!”

Non gli diede il tempo di rispondere. Chiuse casa di Camilla, andò nel suo appartamento, prese le chiavi della macchina e si precipitò giù per le scale, con in testa le peggiori cose. Perché non ci aveva pensato prima? Non aveva in rubrica nemmeno il numero della dottoressa Gariglio. Ma ormai poco importava. Era già in macchina con la sirena inserita. E correva dalla sua prof.

In ospedale.
“Buonasera. Vicequestore Berardi. Ho bisogno di sapere in che stanza è ricoverata la sig.ra Baudino!” chiese tentennando un po’. Aveva paura. Paura di tutto.
“Buonasera. Allora… la sig.ra Baudino è nella stanza…”
“Gaetano!”
Il suono di quella voce lo fece voltare dietro di sé.
“Dottoressa Gariglio… Francesca, sto cercando Camilla!”
“Lo immaginavo. Mi chiedo come mai solo adesso?!” guardandolo come se fosse un criminale.
“Solo adesso? Io non so nulla di lei da due settimane… e… Dimmi cosa è successo?”
“Io, non so se devo metterti al corrente…”
“TU NON SAI SE? MA COS’È UNA CONGIURA CONTRO DI ME!?” urlando come un pazzo e facendo girare verso di sé tutto il personale medico e paramedico presenti nella hall.
“Gaetano calmati! Vieni con me di là!” facendogli segno con la mano.
“NO, IO NON VENGO DA NESSUNA PARTE SE PRIMA NON MI DITE DOVE STA CAMILLA!!! ALLORA SIGNORINA ME LO VUOLE DIRE LEI IN CHE STANZA TROVO LA SIGNORA BAUDINO?” rivolgendosi all’infermiera che poco prima cercava i dati nel database dell’ospedale e ignorando la Gariglio che non le era d’aiuto. Era furioso. Aveva perso le staffe.
“Gaetano!? Gaetano!?” scuotendolo dalla spalla “Vieni con me ti ci porto io da Camilla!” con un tono calmo Francesca cercò di portarlo con sé verso l’altra stanza, e facendo segno al primario di avere tutta la situazione sotto controllo.
Gaetano seguì la dottoressa senza più parlare, ma con  il cuore che gli batteva a mille.

Arrivarono in una stanza. Entrarono. Ma Camilla non c’era. Francesca aveva avuto i riflessi pronti e chiuse la porta a chiave dietro di sé in modo da poter parlare col vice questore, farlo calmare e capirne di più di questa storia.
“Francesca, ti prego, fammi andare da Camilla. Non capisco perché mi tenete lontano da lei…”
“Gaetano, prima di tutto, siediti e raccontami… sto iniziando a sospettare che c’è qualcosa che io non so o so in parte… allora… dimmi…”
“Prima assicurami che Camilla sta bene!”
“Si, adesso sta bene... si… si sta riprendendo…”
“…mmm… centra… il cuore?!” con un nodo alla gola e gli occhi lucidi per la paura di poter perdere la sua prof.
“No! No, è stato altro… ma te lo dirò dopo… stai tranquillo… adesso racconta…”
“… ok… ok…”
E Gaetano iniziò a raccontare della sorpresa organizzata con Livietta, della mattina dopo, del dialogo avuto con Camilla in giardino e della sua successiva sparizione. E Francesca che intanto ascoltava riusciva a fare mente locale su tutta la faccenda.
“Ho capito tutto adesso! Solo non mi spiego perché Camilla non voglia vederti!”
“Te l’ha detto lei?”
“Si, cioè, qui con lei ci sono sempre stati solo Livietta e Renzo a farle compagnia… e quando chiedevo di te... lei si voltava dall’altra parte e non hai mai voluto rispondere!”
“Renzo…uff.. Adesso che sai tutto però, ti prego fammi andare da lei… Io… Io devo vederla… devo sapere…”

Francesca aprì la porta e lo accompagnò in reparto. Camilla era arrivata lì due settimane fa, con una bronchite acuta dovuta al freddo che aveva preso, intensificata dal fatto che aveva il fisico sotto stress e senza barriere protettive. Quello che poteva essere una lieve influenza, un lieve raffreddore al massimo, in lei si era scatenato come un uragano a causa della sua debolezza fisica e psichica.
Arrivati in stanza. Francesca permise a Gaetano di entrare in stanza da solo, raccomandandosi però di non farla affaticare molto. Lei avrebbe aspettato fuori.

Gaetano entrò con passo leggero. Camilla, la sua Camilla era lì. Con la flebo attaccata per riabilitarla. Dormiva, ma si vedeva in viso che era sciupata. Non era lei. Non era quella prof vivace ed impicciona di sempre. Si sedette sulla sedia accanto al suo letto, prendendole le mano e baciandole il dorso. E due lacrime scesero giù. Dagli occhi caddero sulla mano appena baciata. E Camilla si ridestò dal sonno…
“Ga…Gaetano…” cercando di mettere a fuoco per capire se stesse sognando o meno.
“Shhh… sono qui… non ti affaticare…” accarezzandole il viso.
“…perché sei qui… tu…” non riuscendo a finire la frase per l’emozione.
“Come perché sono qui?! Dove dovrei essere professoressa, se non accanto a te?!”
“…dici così perché sono qui, in un letto d’ospedale, altrimenti…”
“Cosa? Che stai dicendo Camilla? Io sono qui per te, perché mi manchi, perché…”
“PERCHÉ COSA GAETANO? TI MANCO SOLO ORA? E PRIMA DOV’ERI?!” togliendo la sua mano ancora fra quelle del commissario e sedendosi meglio.
“Come prima dov’ero? Io l’ho saputo solo poche ore fa che tu eri qui! Sono giorni che non ti vedo, che non so più nulla di te! Stavo per diventare pazzo. Volevo parlare con te. Ti ho cercata. Ti ho chiamata. Ho mandato un messaggio e…”
“Non mi risulta!”
“Eh? Non è possibile! Ho perfino chiesto a Torre di controllare i tuoi tabulati!”
“TU COSA?!”
“E certo! Sei sparita! Ho chiesto a tutti, Renzo, Livietta... ma certo Renzo! Di sicuro centra lui!!!”
“A Renzo non metterlo in mezzo! È chiaro!? È l’unico che mi è stato vicino insieme a Livietta, mentre tu…”
“MENTRE IO COSA CAMILLA?! MA TI SENTI? … Senti, ascolta, io adesso ti do la mia versione dei fatti, e tu da brava detective quale sei, metti insieme i pezzi e fai due più due, ok?”
“…sentiamo!!!”
Gaetano iniziò a raccontare la stessa versione riportata qualche minuto prima a Francesca aggiungendo ulteriori dettagli quali la sua ansia e la sua preoccupazione al non sapere nulla di lei, della sua prof. Omettendo di essere entrato in casa sua come un ladro. Ma facendogli vedere le due telefonate fatte e il messaggio che le aveva mandato dal suo cellulare.
“Non ci posso credere… allora… allora Renzo quando l’altro giorno mi ha preso il cellulare per ricaricarlo mi ha anche cancellato le tue telefonate e il tuo messaggio prima che me ne accorgessi? E mi ha riempito la testa di bugie, dicendomi che di me non avevi chiesto e che anzi era ricominciato un certo via vai di donne a casa tue da far invidia al Gaetano dei tempi migliori… ed ha anche lavorato su Livietta a quanto ho capito…” Camilla era sconvolta, non riusciva a credere che il suo ex marito, potesse arrivare a tanto. “Sembrava aver capito che a te tenevo… tengo molto, ed invece…” iniziando ad agitarsi nuovamente e avvertendo i primi colpi di tosse.
“Camilla, tesoro calmati. Adesso ci sono io qui… tu devi solo recuperare le forze. A Renzo ci penso io!”
“Certo!... No! Alt! In che senso ci pensi tu?”
“Tu non preoccuparti… adesso mettiti buona buona qui… da brava… ti sistemo i cuscini… e quando ti riprendi, parleremo anche di noi…” sorridendole e cercando di non trasmetterle il nervosismo e la voglia di spaccare la faccia di Renzo.

Camilla si calmò, di distese nuovamente, non prima di aver preso il viso di Gaetano tra le sue mani e aver sfiorato le sue labbra. Quel tocco seppur leggero le illuminò il viso restituendole parte di quella luminosità che le mancava. Un po’ come nelle fiabe, quando la principessa riceve il bacio del principe che la riporta in vita.
Gaetano aspettò che Camilla si addormentasse nuovamente ed uscì dalla stanza alla ricerca di Francesca, dandole appena trovata, delle nuove disposizioni sugli accessi in quella stanza. Solo lui e Livietta potevano vedere Camilla. Renzo doveva essere tenuto lontano da lei. E se avesse fatto resistenza in sua assenza, lei doveva avvertirlo e con una telefonata sarebbe subito giunto lì. Poi tornò nella stanza e si sistemò come poté sulla sedia per far compagnia a Camilla.

La mattina dopo.
Toc! Toc! “Cami, tesor.. E TU CHE CI FAI QUI?!” entrando come una furia alla vista di Gaetano che dormiva accanto a sua moglie.
Gaetano si svegliò di botto vedendosi arrivare addosso un Renzo infuriato. Si alzò di scatto dalla sedia e…
“CHI TI HA FATTO ENTRARE? AVEVO DATO ORDINI BENE PRECISI! ACCOMODATI FUORI!”
“A CHI AVRESTI DATO ORDINI TU? MA CHI TI CREDI DI ESSERE DON GIOVANNI DA STRAPAZZO?”
“CALMATEVI VI PREGO! GAETANO! RENZO! AIUTOOOO!!!”
Entrarono di corsa Francesca, il primario e altri quattro infermieri attratti dalle urla che provenivano dalla stanza.
“SIGNORI CALMATEVI, ED USCITE DALLA STANZA IMMEDIATAMENTE!” con tono fermo e preciso iniziò il primario.
“Avevo dato degli ordini precisi! Quest’uomo deve stare lontano dalla signora!” ricomponendosi un attimo vista la figura che rappresentava.
“Dottor Berardi, quest’uomo non ci risulta che abbia mai intralciato le nostre operazioni mediche qui, per cui i suoi ordini, a meno che, non ci siano dei gravi motivi ed un ordine dal Prefetto, noi non possiamo tenerli in considerazione. Non possiamo allontanarlo!” alzando le spalle in segno di scuse.
“Vedi poliziottosuperpiù, qui non hai potere. Lei è mia moglie e l’intruso sei e rimani tu! Per cui…” facendo un gesto col braccio ad indicare la porta.
“…scusatemi… Francesca ti prego, sarò pure in grado di decidere qualcosa io, visto che sono IO ad essere ricoverata?”
“Certo dimmi pure!”
“Bene! Allora Dottore mi ascolti, il vicequestore Berardi ha ragione! Sono io a non volere più la presenza di quest’uomo qui. È mio marito ancora purtroppo di fronte alla legge, ma… non sto qui a spiegarle i motivi, lui in questa stanza non deve più metterci piede. Sono graditi solo il vicequestore, mia figlia e mio genero. Chiaro?”
“Camilla tesoro che stai dicendo?”
“CAMILLA TESORO? MA TI SENTI? MI HAI IMBROGLIATO, RIEMPITO DI BUGIE PER L’ENNESIMA VOLTA, ANZI PER L’ULTIMA VOLTA! BASTA RENZO! FUORI DI QUI! Per favore, accompagnatelo voi…” facendo segno agli infermieri intervenuti nella stanza.
“Va bene va bene, me ne vado da solo, ce la faccio… ma… non finisce qui caro poliziottosuperpiù...” quasi sottovoce tra sé e sé guardando negli occhi Gaetano con aria di chi non vuole arrendersi.

E quando tutti i medici furono fuori dalla stanza…
“Professoressa, come stai?” sedendosi su un lato del letto e accarezzandole il viso.
“Adesso che ci sei tu meglio… non capisco come fai…” guardandolo con quegli occhioni che nel frattempo si erano riempiti di lacrime.
“…come faccio?” commuovendosi di riflesso.
“Come fai ad essere sempre qui, vicino a me, nonostante tutto… nonostante il mio caratteraccio, nonostante abbia buttato all’aria quanto di più importante e bello avevamo, nonostante non sia una modella da urlo, nonostante tutto…” e le lacrime iniziarono ad inondarle il viso in modo irregolare.
“Eh… me lo chiedo anch’io sai?!” asciugando quelle lacrime con i pollici, incorniciandole il viso con entrambe le mani e riuscendo a strapparle un mezzo sorriso vedendo quei suoi occhi illuminarsi ancora una volta per lei. “Sono qui perché… perché senza di te la mia vita è vuota, e quando avevo perso la mia ultima speranza dopo la fallita sorpresa, ecco che arrivi di nuovo tu a sorprendermi, nonostante tutto… quelle due paroline attese per così tanto tempo e avute quando il mondo sembrava essermi crollato addosso, mi hanno dato quella forza e quella lucidità che da tempo mi mancavano… ed ho preso del tempo per stabilizzarmi nuovamente e ricaricare la mia anima, ormai scarica e vuota da quando tu non c’eri… e adesso sono di nuovo qui…”
“…per sempre?...” con un filo di voce così in automatico da non rendersi conto di averlo detto o solo pensato.
“…se tu lo vuoi…”
“Io… so solo che ti amo… da morire…”
Non le fece nemmeno finire la frase che si avvicinò al suo volto. Occhi negli occhi. E… un bacio. Un bacio che sapeva di rinascita. Che permetteva loro di respirare finalmente, dopo un periodo di apnea. Un bacio pieno di scuse, di richiesta reciproca di perdono, e allo stesso tempo, con la promessa di non commettere più gli stessi errori, ma di recuperare il tempo perduto e vivere per loro. Per il loro amore. Quell’amore che aveva già aspettato e sofferto troppo. E che adesso aveva solo bisogno di volare libero. Senza pensieri. E senza intromissioni.

Si staccarono quando sentirono il rumore della porta aprirsi, giusto il tempo di ricomporsi.
“Tesoro…”
“Mamma… come stai? Gaetano… scusami per ieri sera… Francesca mi ha raccontato tutto… io… io…”
“Livietta non preoccuparti… ho già dimenticato tutto!” facendole l’occhiolino.
“Cos’è successo ieri sera? Posso saperlo?” intromettendosi nel quadretto dall’aria familiare.
“Ho… trattato male Gaetano… perché… perché papà mi aveva detto che era colpa sua se tu eri qui e che si stava comportando peggio di prima, fregandosene di te, mentre papà era di nuovo accanto a te! Ed  è stato talmente convincente che ci sono caduta con tutte le scarpe. Poi prima di entrare Francesca mi ha intercettato nel corridoio e mi ha messo al corrente di tutto! Scusami ancora…”
“Tranquilla.. “ avvicinandosi a lei e abbracciandola, mentre Camilla si godeva finalmente quella serenità tanto ricercata.

Qualche altro giorno in ospedale e finalmente il rientro a casa. Serratura cambiata, antifurto pure, per evitare che Renzo potesse ancora intrufolarsi nelle loro vite.

E ricominciare. Da loro due. Da quel loro mondo troppe volte messo sottosopra. Troppe volte intralciato. Troppe volte messo da parte per cose di minor importanza. Ma adesso erano li. Loro due. Un’altra volta. La volta definitiva? Si… se il destino non si fosse nuovamente impicciato delle loro vite…

Fine
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Ed eccoci alla fine di questa one shot-capitolo secondo.
Grazie al sostegno di alcune di voi su Fb ho avuto l'idea e il coraggio di pubblicare la conclusione della storia.
Grazie a chi vorrà leggere e lasciare una review.
Alla prossima.
   
 
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