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Autore: Thiliol    11/04/2009    5 recensioni
Tieni ancora la testa inclinata, così... come un cervo che ascolta nel vento... tu mi ferisci ancora Alessandro, e hai gli occhi come nessun altro.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A dir la verità, sono mesi che inseguo nella mia testa una one-shot su questo film e in particolare sul rapporto fra Alessandro ed Efestione, ma non riuscivo mai a trovare l’ispirazione per buttarla giù. Alla fine ce l’ho fatta (anche grazie alla visione del magnifico e bistrattato film di Stone), è uscita una cosa stranissima, totalmente diversa da come l’avevo concepita in origine e per di più di un genere, quello introspettivo, che non utilizzavo più da parecchio tempo.

Le frasi in corsivo vengono direttamente dal film. Buona lettura e lasciate una recensione!

 

Come un cervo che ascolta nel vento

 

Tu non mi perderai mai Efestione. Io sarò con te sempre…

Fino alla fine.

 

Allora perché ti sente lontano?

Basta un passo per toccarsi, ma c’è un divario, uno spazio più vasto dei deserti dell’Asia.

Le parole si rincorrono, silenziose, vibranti nell’aria.

Ma non si trovano.

Non era sempre stato così fra loro?

Uno sfiorarsi di mani, un tocco furtivo, un abbraccio proibito, quell’inseguire il suo tocco come se fosse aria da respirare, come se la vita stessa fosse quell’unico, flebile istante in cui la loro pelle entrava in contatto.

E quel profumo.

Così intenso, così indefinito.

Perché lui sapeva di mare e di deserto,  del sentore della terra polverosa dell’arena in cui avevano lottato da fanciulli…

E di vino.

Com’era dolce il vino sulla pelle di Alessandro, prezioso nettare colore del sangue che tante volte aveva macchiato il suo viso e le sue mani.

E lui ne ispirava l’odore, si inebriava, desiderava che quel profumo non sparisse  mai.

Lo portava con sé, in battaglia, nelle lunghe marce estenuanti, finché non ne rimaneva sconvolto.

Allora si bloccava, gli occhi chiusi in un estasi che sembrava durare anni.

Ma rimaneva lontano, troppo lontano perché ne fosse appagato.

 

Resta con me stanotte, Efestione.

 

Le parole accarezzano la pelle, scivolano sulle braccia, sul petto, sul ventre.

I respiri si incrociano e si fermano.

E ancora quel dolce profumo, indistinto, diverso…

Lo sguardo del re percorre il suo corpo e lui si sente tremare, fremere di piacere recondito.

Sente il tocco di quello sguardo, un tocco leggero e pesante che vorrebbe prolungare all’infinito.

Potrebbe morire sotto quello sguardo e prega gli dei che l’agonia diventi reale, che lo sguardo diventi corpo, che la vista si tramuti in tatto.

 

La sera della battaglia è difficile restare soli.

 

Ma per loro lo era sempre.

Così vicini. Così lontani.

Sembra che le ossa ardano del fuoco degli inferi, di quella passione che divora la carne, che spinge perché ci sia anche un solo, minimo, contatto.

E i suoi capelli sembrano ancora più morbidi sotto le sue dita.

Vorrebbe rinchiuderlo, sottrarlo a quel mondo che, inesorabile e crudele, glie lo portava via giorno dopo giorno. Voleva che fosse suo, unicamente il suo Alessandro e di nessun altro.

Le dita scendono sul collo, accarezzano la clavicola fredda per il gelo del cuore.

Così perfetto quel collo che vorrebbe proteggerlo, evitare che si rovinasse… ricoprirlo con il suo viso e ripararlo dai pericoli.

Forse lui era davvero come Patroclo, destinato a morire per il suo amante divino.

Darebbe la vita per essergli vicino, veramente vicino, anche solo per una volta. Perché le loro labbra si toccassero. Per poter sfiorare le sue mani.

 

Forse questo è un addio. Mio Alessandro.

Non temere, Efestione, è solo il principio.

 

Come poteva essere dolce morire sulle labbra di Alessandro?

E poteva ispirare quel profumo anche nel suo ultimo istante, se solo glie l’avesse permesso.

Ogni tocco li rende più vicini, ogni tocco accresce il desiderio inappagato dei sensi.

Ma lui lo nasconde all’interno del suo cuore, perché Aristotele diceva che non bisogna lasciarsi andare alle passioni. La passione uccide.

Si, ma lui avrebbe corso volentieri il rischio.

Sentire le mani di Alessandro nei capelli è più dolce che il miele.

Se era questa la morte, perché non morire un po’ ogni notte?

Perché non prolungare gli ultimi spasimi dell’agonia?

Quale dolce morte quella dei sensi!

Solo lui e Alessandro, la loro pelle unita, il suo respiro sulle labbra ad accogliere la sua anima.

 

Io amo te, Efestione, nessun altro.

   
 
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