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Autore: Aanya    20/05/2016    4 recensioni
Tutti ci chiediamo cosa sia successo nella relazione tra Tony e Pepper prima di Civil War. Io mi sono, in parte e brevemente, risposta così.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ero intelligente e volevo cambiare il mondo.
Ora sono saggio e sto cambiando me stesso.
-Rumi


 
Tony varcò la porta della villa quasi senza fare rumore, cosa che non era solito fare indossando, il più delle volte, l’armatura che ormai era diventata quasi un prolungamento del suo corpo. I vestiti erano fradici e i capelli ricadevano bagnati sulla sua fronte, segno che sotto la pioggia debole non aveva ritenuto opportuno adoperare un ombrello. Sapeva che in quelle condizioni avrebbe lasciato traccia sul pavimento e che Pepper lo avrebbe rimproverato come un bambino quando gioca nelle pozzanghere, ma quel giorno era stranamente di buonumore e si aspettava che anche la donna lo sarebbe diventata quando avrebbe ascoltato quello che aveva da proporle.
-Pepper!- urlò l’uomo per farsi sentire in quella villa enorme che all’apparenza sembrava disabitata. Villa che era stata costruita dopo che Aldrich Killian aveva dato ordine di radere al suolo la precedente.
Non ricevette risposta. Salì lentamente le scale domandandosi se stesse dormendo, pensiero che scacciò subito perché Pepper non era certo una da sonnellino pomeridiano. Non lo era mai stata.
-Pepper..Tesoro- riprovò, ma la sua voce non gli fu di ritorno.
Si diresse verso la loro camera, probabilmente quella casa era troppo grande per loro due e probabilmente chiamarsi a voce non era la cosa più immediata. Almeno si sarebbe cambiato gli abiti bagnati.
La porta era semi-aperta. All’interno della stanza, seduta su un bordo del letto, intenta a guardare fuori dalla finestra c’era lei, Pepper. Lo sguardo sembrava assente, perso nel vuoto. Una mano teneva il braccio opposto, come se cercasse qualcosa a cui aggrapparsi.
-Hey- esclamò Stark aprendo la porta.
La donna non si voltò, rimase immobile a fissare la pioggia che cadeva quasi senza far rumore. Tony vide una valigia accanto al grande armadio a parete. Alzò gli occhi al cielo e sorrise.
-Chi te l’ha detto?- le domandò, restando ancora davanti alla porta.
-Chi mi ha detto cosa?- fece la rossa, non voltandosi neppure.
Tony non notò neppure il tono flebile con cui la donna aveva pronunciato quelle parole.
-È stato Rhodey, vero?- incalzò scuotendo la testa. Lo sapeva. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi di lui. Il fatto che l’idea della vacanza gliel’avesse proposta lui non gli dava il diritto di spifferare tutto a Pepper ed eliminare così l’effetto sorpresa. –Dev’essere stato lui..è l’unico che lo sapeva-.
Quell’ultimo periodo non era stato facile per lui. Per loro. Tony Stark era stato nuovamente messo alla prova e quella volta non si trattava solo di semplici armature, si trattava di qualcosa più grande di lui. Un’identità ricostruita che andava sgretolandosi di giorno in giorno e la sicurezza di potercela fare, di avere tutto sotto controllo. Ma non era così. Pepper se n’era accorta e pretendeva quel briciolo di ragione nell’uomo che amava tale da poterlo frenare e metterlo di fronte alla realtà dei fatti. Ma Tony era Tony e pretendeva di essere Iron Man ancor prima di essere se stesso. Forse aveva ragione lei, lui aveva veramente bisogno di staccare per ritrovarsi. Per ritrovare al contempo spazio anche per loro due. Era così che da quei litigi e dal confronto con Rhodes era nata l’idea di una vacanza per loro due, lontano da tutto e da tutti, per staccare la spina e riflettere sul passato e sul futuro.
Il sorriso di Stark si spense quando incrociò gli occhi della donna, che si era girata verso di lui. Erano occhi spenti, forse appena lucidi, ma non di chi avesse gioito per qualcosa, piuttosto di chi stava trattenendo lacrime. Un senso di vuoto andò a generarsi sotto di lui, dandogli l’impressione che stesse per cadere. Non aveva mai visto i suoi meravigliosi occhi azzurri così inespressivi, neppure quando lei lo rincorreva, esausta, per costringerlo ad adempiere ai suoi doveri. Sapeva che se c’era qualcosa era qualcosa di bello grosso.
Tony la raggiunse, sedendosi sul bordo del letto accanto a lei. Le circondò la schiena con un braccio, posandole una mano sul suo.
-Pepper..- sussurrò con tono consolatorio, sfregandole la mano contro il suo braccio.
-Tony..- ribatté lei, guardandolo negli occhi. Si accorse che era bagnato da capo a piedi, ma non disse nulla. Un’altra occhiata inespressiva che fu per lui un colpo al cuore.
-Che cosa c’è?- le domandò, pronto a ricevere qualunque rimprovero si fosse guadagnato.
-Davvero me lo stai domandando?-
-È quello che sto facendo- rispose, senza staccare gli occhi dai suoi.
-Non ce la faccio- disse lei, muovendo appena la testa.
-Non ce la fai a dirmelo?- Tony aggrottò la fronte.
-No..- Pepper fece un lento respiro –Non ce la faccio più a vivere questa situazione..- continuò, abbassando poi leggermente il capo.
-Che..che vuoi dire?- le domandò piegando la testa.
-Voglio dire che restare qui forse non ha più senso..- disse alzando lo sguardo verso di lui.
Tony scosse il capo.
-Cosa vuol dire non ha più senso?-
-Tony..vedi..tu non capisci- Pepper riportò lo sguardo oltre il vetro.
L’uomo sospirò.
-Magari vorrei che tu mi spiegassi invece di girarci intorno-
La rossa si rivoltò verso di lui. Silenzio.
-Tony..tu mi avevi fatto una promessa una volta..-
Stark aspettò che continuasse.
-..Mi avevi detto che non avresti più costruito armature..-
Tony sospirò di nuovo, poi lasciò il braccio che aveva attorno a lei.
-Pepper..lo sai anche tu che ho dovuto farlo- rispose, gesticolando.
Gli occhi della donna lo guardarono come se si aspettassero quella risposta.
-Devo proteggere la gente è questo che faccio, è questo che sono chiamato a fare da quando sono diventato Iron Man-
-Proteggere la gente da qualcosa che tu crei?-
La sua domanda lo colpì in pieno.
-Ultron è stato un errore, lo sai benissimo anche tu- rispose, alzando appena la voce.
-È questo il punto Tony..per te è sempre un errore-. Pepper si alzò dal letto e si diresse verso la vetrata, dandogli le spalle.
-Ho sempre cercato di creare qualcosa per proteggere gli altri. Per proteggere te- la indicò, anche se lei lo vide appena perché di spalle.
-Anche quando producevi armi credevi di fare qualcosa per il bene della gente- rispose secca, voltandosi.
-Le armi sono un’altra cosa-. Tony spostò lo sguardo verso la parete alla sua destra.
-No Tony..non sono un’altra cosa! Anche quello che crei ora ha lo stesso scopo-
Stark la fissò. Poi si portò in piedi, davanti a lei.
-Mi credi un assassino Pepper?- le domandò, apatico.
-Non sto dicendo questo Tony..sto dicendo che agisci senza pensare. Sempre-
-Ok..forse sono impulsivo, ma agisco sempre con lo stesso fine e non è certo quello di far del male alle persone- controbatté nervoso.
-Ma l’impulsività non ti fa ragionare Tony- gli disse, scuotendo la testa –Non puoi pensare di salvare il mondo da solo-
-Infatti- alzò le spalle lui –Non lo faccio da solo-
-Allora dimmi..Quante volte hai ascoltato i consigli del tuo team?-
Tony rimase in silenzio.
-Il tuo problema è che pensi di avere tutto sotto controllo..di avere la soluzione a portata di mano..-
Lui non s’intromise.
-..e ti butti. Ti butti a capofitto in situazioni più grandi di te..-
Pepper rimase in silenzio, poi proseguì.
-..Agisci a briglie sciolte e chiedi pareri solo quando il fatto è compiuto. Non ascolti ormai più nessuno..non ascolti neppure me-
-Non è vero! Sai quanto tu sia importante per me- controbatté Tony.
-Veramente? Perché io non me ne rendo più conto- fece gesticolando lei –Non ti confidi più, non vuoi affrontare i problemi e la tua soluzione è sempre quella di scavalcarli, passi più tempo ad essere Iron Man che ad essere Tony Stark con cui, guarda un po’, dovrei avere una relazione-
Tony abbassò lo sguardo. Sapeva che lei aveva ragione. Come sempre.
- Mi dispiace..- accennò l’uomo.
- Vedi Tony..non so più se le tue scuse siano sincere oppure no-
L’uomo le prese una mano tra le sue.
-Pepper..io ti amo..dubiti di questo?-
La donna guardò la sua mano tra le sue.
-Non l’ho mai dubitato..- poi spostò gli occhi nei suoi -..il fatto è che non sei sincero neppure con te stesso Tony. Il fatto non è che non puoi fermarti, ma che non vuoi-
-Senti..sistemerò le cose..sai che posso farlo-
-Hai bisogno di tempo..- sussurrò Pepper.
-Ho bisogno di tempo, certo, m-
-Noi abbiamo bisogno di tempo-
Gli occhi della donna sembravano implorarlo di finire al più presto quella discussione che la stava distruggendo.
-Che vuoi dire?- le domandò di scatto.
-Hai bisogno di rivedere le tue priorità Tony, di dare un peso alle tue azioni..- Pepper scosse il capo –E io non posso aiutarti-
Tony strabuzzò gli occhi. Era come se sentisse ancora dentro di sé quelle schegge vicino al suo cuore, pronte a lanciarsi contro quell’organo e fare a pezzi le sue cellule. Lasciò la sua mano. Forse per paura che lei sentisse quel brivido che gli stava attraversando la spina dorsale e che tra qualche secondo avrebbe raggiunto gli arti.
-Te ne vai?- sussurrò appena, quasi a non voler pronunciare del tutto quella domanda.
-Una pausa Tony..ti chiedo solo questo-
L’uomo rimase in silenzio. Annuì, portando lo sguardo nuovamente su quella valigia che aveva notato quando era entrato nella stanza.
-Immagino tu la ritenga la soluzione migliore-
-Sai che non potrebbe essere altrimenti- fece la donna.
Tony si sedette sul copriletto, temendo che le sue gambe non lo avrebbero retto ancora per molto.
 La donna lo guardò abbassare lo sguardo verso il pavimento ed era conscia di essere sul punto di far uscire le lacrime che stava trattenendo ormai da troppo tempo, ma decise di resistere. Se non per lei almeno per lui. Si sentiva come se lo stesse lasciando in balìa di se stesso e dei pensieri che lo tormentavano, ma anche lei era arrivata al limite e non sarebbe tornata indietro. Non avrebbe mai lavorato su se stesso se lei fosse rimasta e il suo comportamento l’avrebbe annichilita senza che se ne rendesse conto.
Prese la valigia per il manico, poi si sporse verso di lui e gli lasciò un bacio veloce sulla guancia. Poi, senza esitare, si diresse verso la porta.
Tony sentì i suoi passi risuonare potenti, martellanti, nella sua testa. Un dolore al petto, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno, non gli permetteva di respirare regolarmente. Si portò entrambe le mani a nascondere il viso e la sua vista sprofondò nel buio.




Angolo autrice
Sono rimasta sconvolta dalla rottura/pausa tra Tony e Pepper in Civil War? Yes, I am. Io che mi aspettavo con certezza di rivedere la donna, assente dopo iron Man 3, mi sono ritrovata con un colpo al cuore dalle prime scene del film. Può esistere Tony Stark senza Pepper Potts? La mia domanda è retorica. Ovviamente ci sono tutte le ragioni per questo allontanamento e Tony finalmente sembra esserne diventato conscio, ma il dolore non risulta comunque minore. Ho subito pensato a come i due si fossero lasciati e quanto ho scritto ricalca più o meno la mia idea iniziale. Non mi soddisfa molto. Forse perché non ho buttato giù tutto completamente di getto, forse perché invece non ho riflettuto abbastanza. La sostanza comunque è questa.
Io penso e confido in un ritorno della Pepperony: non riuscirei a concepire Tony senza di lei. Un Tony poi che dopo Civil War è più solo e abbattuto che mai.
La frase iniziale l'ho letta oggi per caso e ho pensato subito a lui. Stark è un uomo molto intelligente e dotato che nello scopo di proteggere il mondo e cambiarlo in meglio commette degli errori e perde la sua identità. Quello che gli viene chiesto è proprio di fermarsi a riflettere e ritrovare se stesso, plasmando il suo modo di essere e agire.
A voi i commenti. Per chi ha voglia.
Ciao ciao

Aanya
   
 
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