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Autore: lallipumbaa    21/05/2016    1 recensioni
Tom Hiddleston - Nuovo Personaggio - Benedict Cumberbatch
Cosa succede se una ragazza incontra un attore che ha fatto il suo stesso percorso e che ora è stato lanciato nella fama? Cosa succede se la ragazza in questione continua a trovarselo tra i piedi? E se lei viene trasportata inaspettatamente nello stesso mondo dorato?
Le avventure e il percorso di Laila, studentessa della RADA, e delle persone che la circondano.
Solo che, senza saperlo, si troverà in questa situazione: HIDDLESBATCHED.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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–CAPITOLO 1–
“Incontri del quarto tipo”
 
 
Era il suo giorno libero dal lavoro e Londra aveva deciso di regalarle un meraviglioso giorno sole di fine gennaio. Era quasi caldo, tanto che si era tolta il trench ed indossava un maglioncino, una maglietta e la sua sciarpa scozzese rossa. La borsa con la tracolla su una spalla e un cappuccino di Costa nell’altra.
Anche se si stava facendo un mazzo tanto per vivere in quella città non le dispiaceva affatto. Stava vivendo un sogno.
 
Dopo il diploma aveva deciso di prendersi un anno sabbatico e andarsene in Australia. Lì aveva lavorato nelle farm per il tempo prestabilito dalla legge australiana per gli stranieri che volevano lavorare nel loro paese per poi trovare un lavoro come cameriera in un ristorante a Brisbane.
Aveva rinnovato il permesso per un ulteriore anno e si era trasferita a Sidney nella zona di Bondi Beach lavorando ancora come cameriera. Quei due anni erano stati per lei i più belli della sua vita. Fino a quando non decise di tornare in Europa.
Aveva guadagnato abbastanza per stare tranquilla per un po’. Era tornata a casa con i suoi decidendo di cercare lavoro, ma dopo un paio di mesi aveva deciso che non voleva assolutamente starsene in Italia.
Il suo amore era sempre stato il teatro. Fin da bambina era sempre stata nelle rappresentazioni teatrali dell’asilo, delle elementari e delle medie. Alle superiori quando aveva trovato un gruppo teatro ci si era fiondata dentro saltando l’ultimo anno a causa del poco stimolo: per quattro anni il regista aveva fatto sì spettacoli diversi, ma era sempre la stessa cosa.
 Aveva tentato la pazzia più grande che le fosse venuta in mente. E, dannazione, c’era riuscita davvero.
Era entrata alla RADA, la Royal Academy of Dramatic Arts a Londra. All’età di 21 anni era entrata a far parte di una delle migliori accademie di teatro del mondo. Aveva trovato un appartamento con affitto bloccato abbastanza centrale (abbastanza grande per una persona sola con un bagno vivibile, un soggiorno/sala da pranzo, la cucina e una camera da letto) in un bel palazzo, aveva trovato un lavoro part time nel Disney Store di Bond Street e aveva compilato il modulo per l’assistenza finanziaria della RADA dato che viveva da sola e doveva mantenersi (solo la retta annuale era 9000£).
Stava frequentando il suo terzo anno alla RADA e aveva avuto, finalmente, uno dei ruoli principali in una delle rappresentazioni di metà anno. Ci stava mettendo il cuore in quello che faceva. Era quello che sperava potesse diventare il suo futuro lavoro.
Ricordava ancora il discorso del rettore il primo giorno di accademia “Questo è un duro mestiere. E sappiate che non tutti ce la faranno.” Il suo primo pensiero era stato “Bene, sarò sicuramente una di quelli!”. Anche perché figurarsi un’italiana entrata a far parte di un’accademia del genere avrebbe mai potuto farcela.
Ma dopo tre anni che abitava a Londra e frequentava gente inglese aveva acquisito un accento quasi perfetto (con tanto di imitazioni di accenti diversi – una sera in cui in corpo aveva più o meno 3 gin lemon si era messa a fare su richiesta le imitazioni di tutti i dialetti italiani mentre i suoi amici avevano sotto mano la cartina geografica dell’Italia e si era cimentata pure nelle varie parlate anglosassoni facendoli piangere dal ridere).
 
Il tempo a Londra era completamente l’opposto di quello a cui si era abituata in Australia, ma amava quella città come nessun’altra città al mondo, come non aveva amato nemmeno Brisbane o Sidney.
Quei giorni soleggiati erano oro per i Londinesi, e lei non era da meno.
Finita la mattinata di lezione, prima di andare a casa, voleva godersi il sole. Stava camminando lungo il Tamigi facendo un giro che non si stancava mai di fare: The Globe, riva del Tamigi ammirando gli edifici moderni della City, pausa sui gradoni vicino al Tower Bridge, attraversamento del ponte, la Torre di Londra e camminando così dall’altra parte della sponda godendosi il verde che piano piano cominciava a spuntare negli alberi, gli uccelli che ricominciavano a cinguettare, le vennero in mente le battute che doveva ripassare per lo spettacolo e cominciò a ripetersele quasi isolandosi dal mondo e… “Ouch!!”.
Era andata a schiantarsi contro qualcuno.
E te pareva.
 Il caffè era finito a terra, ma per fortuna nient’altro. “I’m sorry!” disse l’altra persona mentre le prendeva le spalle “N-no, I a-am sorry! I wasn’t looking where I was going!” gli rispose balbettando, sistemandosi la tracolla sulla spalla per poi girarsi e guardarlo negli occhi.
Oh mamma. Pensò appena lo guardò in faccia.
Preoccupato che lei non si fosse fatta nulla e abbastanza imbarazzato per la situazione, Tom Hiddleston era davanti a lei.
Le sorrise imbarazzato “I’m so sorry! I was wandering around and I didn’t see you! And your coffee is gone.” “Trust me, it’s not a problem! Less peril of hysteria for the world!” gli disse cercando di tranquillizzarlo.
È una situazione ai limiti dell’assurdo.
L’uomo rise e si raddrizzò “I’ll offer you one!” le disse con un tono categorico che non ammetteva repliche “But-” “Ah! I’ve already decided! So?” le disse indicandole con una mano la direzione da prendere. Sospirò e con un sorriso accettò l’offerta. La portò allo Starbucks davanti alla Torre di Londra e fecero la fila insieme. La commessa li salutò cortesemente e Tom ordinò per lei “A Cappuccino, please. Something extra on?” “No, thank you.” Gli disse sorridendogli imbarazzata “Ok. Your name?” chiese prendendo in mano il bicchiere di cartone e aprendo l’indelebile “Laila… it’s L-A-I-L-A.” “Thank you! If you wait here it’ll be ready in a minute!”.
Pagò lui, nonostante lei avesse prese in mano il portamonete. Si inclinó verso di lei sussurrandole “I’m so rude, sorry. I’m Tom.” “Laila, nice to meet you.” Gli rispose sghignazzando.
Preso il bicchiere uscirono. Lui la guardò “I’m sorry, but I have to go.” Le disse dispiaciuto “Don’t worry, you didn’t even have to pay me the cappuccino. And…it’s the fourth time you say you’re sorry.” Disse lei sorridendogli tenendo tra le mani il bicchiere “Oh. Right. I say I’m sorry too many times. Well. It’s been a strange encounter.”
“I agree.”
“Well, bye!” le disse porgendole la mano “Bye.” Lo salutò lei stringendogliela. Poi lui se ne andò per la sua strada.
Rimase lì attonita e si sedette su una panchina che guardava al Tamigi, lo sguardo fisso oltre il fiume. Lo Shard of Glass di Renzo Piano si stagliava sulla skyline degli edifici moderni lungo il Tamigi. Si mise a soppesare quello che era successo poco prima mentre sorseggiava il cappuccino: era andata a schiantarsi contro Tom Hiddleston; lui continuava a chiedere scusa; le aveva offerto il cappuccino che le era caduto di mano durante la collisione; era stato un perfetto gentiluomo.
Respirò a fondo prima di far sì che l’emozione le esplodesse dentro “OHMMIODDIO!!” esclamò ridendo mettendosi le mani in faccia “Se lo raccontassi alle ragazze non mi crederebbero mai!!” disse ridendo da sola. Si alzò dalla panchina e riprese la sua strada un po’ più felice di prima.
 
“No, aspetta. Che?” le chiese Joanne, una delle sue migliori amiche in RADA. Non studiava per diventare attrice, ma era una fantastica costumista teatrale (imbattibile con la macchina da cucire tanto che ogni tanto si divertiva a farle qualche vestito).
Si sistemò i ricci indomabili in una coda, e tirò via un riccio facendo sì che le ricadesse sulla fronte. Stava disegnando i vestiti per lo spettacolo di fine anno dove avrebbe partecipato anche lei ed era nel laboratorio praticamente deserto a scegliere i tessuti da usare.
"Ssssh!! Non urlare!" Le disse avvicinandosi verso di lei dall'altra parte del tavolo di lavoro "Ma non urlare cosa che siamo io, te e i manichini??"
"Sai che in RADA anche i muri hanno le orecchie! Comunque sì. Ieri ho avuto un incontro ravvicinato del 4^ tipo!" "Ahahahah!!! Ora si chiama così?" Le chiese scoppiando a ridere mentre pinzava al foglio un quadretto di stoffa borgogna.
"Esatto. Quell’uomo non è umano. Comunque è stata una situazione al limite del surreale: cioè. Gli sono finita praticamente in braccio, si scusava lui e mi ha offerto pure il cappuccino!!"
"Bè, sappiamo tutti che Mr. Hiddleston è la gentilezza fatta uomo! Comunque sì, è stato davvero gentile!"
"Ha voglia! E ho appurato che è vero che continua a scusarsi per tutto." commentò sedendosi sopra al tavolo sdraiandosi sopra "Laila, va che cede!" "Ma se c’è gente che ci ha fatto di peggio su questi tavoli!" Le disse alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia facendo arrossire la sua pelle dorata.
La chiamava in italiano "Beyoncé de no'artri" scherzando, anche perché ci assomigliava davvero. Occhi verdi, capelli ricci con sfumature biondo miele e carnagione calda.
"Allora?! Con Liam è stata una botta e via!"
"Certo! Una botta e via qui, una botta e via nei bagni, una botta e via dietro le quinte, una botta e via in costumeria, una botta e via-" disse contando sulle dita fino a quando non la interruppe tossendo "Grazie Laila, me lo ricordo!" "Ahahahah!!".
In quel momento entrarono Dwayne, il fratello gemello di Joanne (alto, fisico atletico, capelli scuri corti e gli stessi zigomi alti, labbra carnose e occhi verdi della sorella ma in versione maschile e un po’ più scuro di carnagione) che come la sorella non faceva recitazione ma esprimeva la sua inclinazione creativa in qualcosa di concreto: arte scenica,  e Arthur, il suo migliore amico. Alto, fisico atletico, occhi azzurro profondo, capelli castano scuro, qualche lentiggine sul naso. Assomigliava a Chris Pine e aveva abbastanza egocentrismo e bravura da far sì che fosse uno dei migliori del terzo anno di recitazione. Ed era anche il suo ex.
"Che fate voi due?" Chiese il primo "Nulla, stavo solo prendendo in giro tua sorella!" rispose la ragazza ancora sdraiata sul tavolo, mentre sventolava la mano in segno di saluto "Per la storia di Liam? Bé ha ragione!"
"DWAYNE!!" Esclamò sconvolta la gemella chiudendo di botto il blocco in un gesto di stizza, mentre Laila si rotolava sul tavolo dalle risate.
Dwayne e Joanne se ne andarono dopo poco dato che dovevano scappare ad un corso che avevano in comune, lasciando i due da soli. Arthur la prese per i piedi tirandola a sé facendo sì che le sue gambe gli circondassero la sua vita e la tirò seduta prendendola per le braccia "Ciao piccola!" "Arthur piantala. Se non ti ricordi io e te non stiamo più insieme."
"Bé, ma sabato notte..." Le disse sorridendole lascivamente
"Sabato notte ero ubriaca. E ne hai approfittato!"
"Bé non è che tu abbia fatto molta resistenza..."
"Stronzo." Lo apostrofò lei tirandogli un pugno sulla spalla.
Le prese il viso e la baciò con passione "Egocentrico..." Disse nel secondo in cui staccò le labbra da lei per baciarle il collo "Narcisista... Infame... Dio..." Sospirò mentre la mano di lui scivolava dentro i suoi pantaloni spostando il cotone degli slip, arrivando al punto desiderato. "Lo so che mi vuoi quanto io voglio te..." Le sussurrò all'orecchio mentre la stuzzicava con le dita, facendole accelerare il respiro e facendola cominciare a bagnare "Oh sì che mi vuoi..." "Ti odio Arthur... Ah!" Esclamò quando sentì un dito dentro di lei seguito quasi subito dal secondo.
La stava mandando fuori fase, la testa cominciava a non dare più segni di razionalismo. Gli mise le mani nei capelli e lo baciò con trasporto, lascivamente. La porta del laboratorio era chiusa ma non a chiave. A quell'ora sarebbe stato molto raro essere beccati, ma non impossibile. "’Thur ci possono beccare... Non... Oddio sì! ... Non è... Ah..." Non riusciva nemmeno a finire una frase.
"Lo so che ci possono beccare, ma non è la prima volta che lo facciamo qui... Dannazione quanto mi mancano queste cose..." Commentò tirando via la mano, leccando le dita. Gli slacciò i jeans e gli infilò la mano nei boxer prendendoglielo in mano. Era dannatamente duro. "Tappati quella cazzo di bocca e scopami. Ora." Gli ordinò. Sapeva quanto lo eccitava che gli si dessero ordini in quel campo "Mi eccita quando fai così..." Le disse guardandola negli occhi col suo sguardo famelico. Salì sul tavolo e le slacciò i jeans, sfilandoglieli con gli slip. I suoi pantaloni se ne andarono poco dopo con i suoi boxer. La prese con la solita passione, il solito bisogno. A fondo, lentamente. Non mancando l'appuntamento con l'orgasmo di lei.
Lei gli diede un lieve bacio mentre lui usciva da lei prima di venire sul suo ventre.
"Ce li hai i fazzoletti, vero?" "Certo." Gli rispose prendendo la borsa trovando un pacchetto di fazzoletti di carta pulendosi.
Scese dal tavolo andando a prendere le mutande e i jeans, rivestendosi. "Dove stai andando?" Le chiese riprendendosi "Tra poco ho lezione. E questo non sarebbe dovuto succedere. Anche se è stato bello." commentò infilandosi le scarpe
"Perché mi hai piantato allora?" Le chiese infilandosi i boxer "Perché sei un narcisista, uno stronzo egocentrico e una relazione con te significava essere messa all'ultimo posto dopo te, te, te, te, te, te, te, te, te... e ancora te!" gli rispose andando allo specchio controllando la situazione e prendendo una spazzola portatile dalla borsa pettinandosi i capelli "Addirittura?"
"Già! E ora, Mr. Lloyd, è stato un piacere ma devo andarmene." Gli disse baciandogli una guancia per poi girare sui tacchi.
"Che ne dici di essere fuck buddies?"
"Che?? Sognatelo!" Gli urló di risposta uscendo definitivamente dall'aula.


::::::::::: ANGOLINO DEL DISAGIO :::::::::
Eeeee... salve a tutti! XD
Sì, sono tornata con un'ennesima elucubrazione mentale!!! Stavolta prometto che non sarà interrotta, anche perchè è già scritta tutta e la sistemerò mano a mano che pubblicherò u_u
Questa storia è il mio piccolo fiore all'occhiello, la storia che tra quelle che ho scritto ero più indecisa a pubblicare. La sento molto personale e sono molto più preoccupata delle recensioni o dei commenti che, forse e spero, lascererete :3
In questo capitolo sono stati inseriti due personaggi che, spero amiate quanto me: i gemelli Joanne e Dwaine! (Che ve lo anticipo... continuerete a trovare!)
Aspetto di scoprire che ne pensate e grazie anche a chi perderà qualche minuto del suo tempo per leggere questo capitolo :)

Un bacione a tutti, Lalli :3
   
 
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