Crossover
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Autore: Odinforce    21/05/2016    8 recensioni
Una serie di one-shot ambientate su Oblivion, il mondo in cui è narrata la mia maxi-opera Interior Dissidia. Storie parallele dedicati a personaggi diversi, sopravvissuti all'eterno ciclo di guerre e che cercano disperatamente di farsi valere a modo loro. Idee scartate dalla storia originale, ma non per questo dimenticate o mai avvenute.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quiet song
 
Image and video hosting by TinyPic . Spero che ti ricorderai di me, Snake.
Non ho idea di quanto tempo sia passato dal nostro incontro. Giorni? Mesi? Anni? In questo posto dimenticato da Dio, il tempo sembra non contare nulla. Nient’altro che un susseguirsi irregolare di giorni e notti, dove nulla nasce... ma tutto sembra morire.
Forse sei già morto. Forse mi hai dimenticata. Ma spero che, ovunque tu sia finito, questo pensiero possa raggiungerti e ti faccia ricordare di me.
Il mio pensiero. Il ricordo del mio silenzio.
Quiet.
Fai silenzio, allora, e ascolta.
Ascolta il mio canto.
So che lo farai, Snake. So che mi ascolterai, come hai sempre fatto quando ci siamo conosciuti. Quando ci siamo affrontati. Quando mi hai catturata. Quando ho deciso di combattere al tuo fianco. Quando ho deciso di tacere, per proteggere te e il tuo popolo di guerrieri.
Anche ora, in questo posto, mi trovo costretta a tacere. Il parassita continua a maledire e fortificare il mio corpo. Non ho alcuna intenzione di infettare le mie compagne attraverso la voce, perciò resto in silenzio. Anche qui, anche ora.
Cerco di proteggerle, come ho fatto con te.
So che sei finito qui anche tu, Snake. E come te, ho subito lo stesso destino. Sono precipitata chissà come in questo inferno chiamato Oblivion, per mano del suo padrone senza volto, costretta a combattere fino alla morte per il suo diletto.
Nul, il Mai Nato. Il viaggiatore. Il distruttore di mondi. Non importa quanti nomi si diverta a collezionare, non cambierà la sua natura: quella di un gran figlio di puttana. Al suo confronto, Skull Face era adorabile quanto il tuo cane, Snake.
Ho combattuto, e ho perso. Sono sopravvissuta. Sono fuggita. Ho trovato riparo in questo grande palazzo arabo: un tempo doveva appartenere a qualche sultano, ma ormai è poco più che un rudere. Non sono sola. Sono una delle molte anime salvate dalla guerra, accolte tra queste mura da colei che si è proclamata sua padrona.
La padrona si chiama Lilith. Nera come un’africana. Le piacciono i serpenti. Tuttavia, non intende parlare di sé... due tratti in cui ci assomigliamo, in effetti. Forse per questo mi sta simpatica. Si limita ad ospitarci e a farci sentire a nostro agio, me e le altre rifugiate.
Non ci sono uomini in questo palazzo, siamo tutte donne: guerriere, principesse, studentesse, aliene, eroine. Superstiti di parecchi mondi, scampate per miracolo alla guerra che infuria su Oblivion.
Lilith ci tratta bene, cerca di non farci mancare nulla. Purtroppo non può restituirci ciò che abbiamo perduto. Molte di queste ragazze lamentano la perdita dei loro cari, altre della vita che avevano prima di finire quaggiù. Io non dico nulla. Mi limito a osservare, ad ascoltare: ormai le conosco tutte, queste rumorose compagne di prigione. Le potrei elencare dalla prima all’ultima.
Dejah Thoris, principessa di Barsoom. Bella quanto testarda. Non fa che proporre di radunarci per ribellarci a Nul, ma Lilith si oppone ad ogni suo tentativo.
Kitana, un’altra principessa. Abile e forte, ci sa fare. Anche lei ha riconosciuto la sconfitta. Passa quasi tutto il tempo con la sua amica/ancella/amante, Jade. Non passa giorno in cui non le trovi fare sesso in qualche angolo del palazzo, per ingannare il tempo. Patetiche.
Lamù, un’aliena piagnucolona. Non fa che svolazzare per le sale lamentando la perdita del suo “tesoruccio”, chiunque sia. Inutile quanto un cracker in una giornata afosa.
Ivy, un’alchimista. Non ha rinunciato a essere arrogante e altezzosa... tipici atteggiamenti di una nobile ricca e viziata. Si pavoneggia di continuo con la sua spada, ma è disposta ad allenare le compagne per tenerle pronte a un’eventuale battaglia.
Beatrix, una paladina. Ho ascoltato a lungo i suoi racconti: un tempo, soldato spietato e inarrestabile. Si è addolcita dopo aver visto quanto male stava dilagando sul suo mondo, grazie anche all’amore per un suo compagno di squadra. La sua speranza è ancora forte, sogna di ricongiungersi al suo amato e alla sua regina.
Tanya, soldatessa. Ci sa fare in battaglia, è una dal grilletto facile. Ha regalato la vittoria al suo esercito parecchie volte, nel mondo da cui proviene. Anche lei, però, non è riuscita a vincere la guerra su Oblivion. Ha appeso le pistole al chiodo da quando è arrivata, e sembra attendere nient’altro che la fine del mondo.
La Strega. Non ha nome, o almeno non vuole dirlo. Anche lei è molto riservata, ma fa del suo meglio per proteggere il palazzo e le ragazze. Con quel grosso cappello e l’enorme davanzale non passa inosservata... probabilmente ha battuto più nemici con il suo fascino, piuttosto che con i poteri.
Fujiko, una ladra. Affascinante quanto stronza, non piace quasi a nessuno. Ciononostante riesce a stare al suo posto, confidando che Lilith trovi presto una soluzione per questo casino.
Come no. Molte di queste ragazze sono nient’altro che delle povere illuse. Non hanno visto ciò che ho visto io.
Non hanno provato ciò che ho provato io. Là fuori, tra le macerie d’innumerevoli mondi consumati dalla guerra. Non hanno visto il caos, dentro e fuori del proprio corpo, infuriare come una tempesta... e trascinarle fino ad un passo dalla morte.
Le rispetto solo perché hanno perso ciò che avevano di più caro. Le lascio sperare, se le fa sentire meglio. Non potrei dir loro nulla neanche se volessi.
Tu cosa avresti fatto, Snake?
Sono qui da settimane, ormai. Ho visto molte donne raggiungere questo posto, ospitate più che volentieri da Lilith. Ma io so che, oltre l’apparente benevolenza che lei ci concede, si nasconde qualcosa di ben più sinistro. L’ho capito solo ieri, quando davanti ai miei occhi è apparso un visitatore del tutto inatteso.
Nul.
L’ho visto scendere dal cielo con le sue orrende ali nere, come un angelo della morte. Pensavo volesse combattere. Ormai so di cosa è capace quel mostro. Invece, ha camminato tranquillo in mezzo a noi, sotto i nostri sguardi agghiacciati. Non ero l’unica, infatti, ad aver incontrato Nul in precedenza ed essere in grado di raccontarlo (in un certo senso, se pensiamo al mio caso). Kitana e Beatrix si sono persino inginocchiate al suo cospetto. Lui le ha degnate a malapena di uno sguardo, per poi passare oltre.
Lilith gli è venuto incontro, terribilmente seria. Nul le ha accarezzato il viso, hanno avuto una breve conversazione e poi si sono ritirati insieme nella camera di lei. Allora ho capito tutto.
Lilith è la sua compagna, la sua amante. La sua silenziosa complice in questa terra maledetta. Non so da dove proviene... forse dallo stesso mondo di Nul. Forse è per questo che si conoscono, che sono così intimi. Per questo lei non osa mettersi sulla sua strada, e lo lascia scatenare il caos su Oblivion.
Eppure, Nul le permette di proteggerci. A quale scopo? Possibile che sia così indulgente?
So che non potrò mai comprendere la verità, ma per me è abbastanza. Nulla ha senso in questo posto, lo sappiamo entrambi, Snake.
Perché dovremmo sorprenderci ancora per qualche atrocità, dopo quelle che abbiamo vissuto entrambi sulla nostra pelle?
Dopo essere sopravvissuti al fuoco, alle bombe e a giganteschi robot che camminano... perché dovremmo ancora provare un sentimento come lo stupore?
Fino a ieri non sapevo cosa fare, finché Nul non è venuto a trovarci. Quel bastardo si è trattenuto con Lilith per un paio d’ore. Noialtre non abbiamo sentito nulla, finché non sono usciti dalla stanza. Nul ha riattraversato il salone e stava per prendere il volo, quando una delle ragazze ha deciso di compiere una pazzia... di mostrare apertamente di essersi bevuta il cervello.
Fujiko, proprio lei. Doveva essere proprio disperata per avventarsi su Nul in quel modo. L’ho vista farsi avanti e sparargli addosso con le pistole di Tanya. E mentre sparava, urlava... gli urlava contro tutto il suo dolore, la sua disperazione. E nel frattempo riuscivo a cogliere poche parole sensate.
“Ridammelo! Ridammi il mio Lupin!!”
Nul ha reagito subito dopo il primo sparo. Ha schivato ogni colpo, avvicinandosi a Fujiko sempre di più. Arrivato davanti a lei, i caricatori erano ormai vuoti. Non avevo mai visto nulla del genere in vita mia.
Ho visto Nul afferrarla per il collo e sollevarla da terra, sotto lo sguardo attonito delle altre ragazze. Solo Lilith è rimasta a guardare senza battere ciglio. È rimasta a guardare, come tutte noi, mentre Nul sconfiggeva Fujiko con un’arma ben più pericolosa della pistola.
Le parole.
“Anche volendo, non posso. E anche potendo, non vorrei farlo. Tu non sei degna del suo amore. Non sei degna di nulla.”
Poi ha mollato la presa, facendola cadere a terra. L’abbiamo subito soccorsa, mentre Nul lasciava il palazzo senza aggiungere altro. Fujiko era in uno stato pietoso; ha pianto a lungo, nonostante le altre abbiano cercato di consolarla. Lilith non ha fatto nulla per impedirlo, sapeva che sarebbe stato inutile.
A quel punto ho capito cosa fare. Perché le altre non hanno visto ciò che ho visto io.
Il primo colpo di Fujiko era andato a segno. Il proiettile aveva preso Nul alla spalla; di striscio, ma era abbastanza.
Lo aveva colpito. Ferito.
L’ho notato solo io, nel mio silenzio.
Nul non è invincibile.
Ecco perché ora sono qui, Snake. Qui sul tetto del palazzo, imbracciando il mio fucile. In silenzio, lontana da quelle oche e dalla serpe nera che finge di essere la nostra protettrice. Ho tutto ciò che mi serve proprio qui, tra le mie mani.
Nul non è invincibile. Può essere colpito, ferito... forse ucciso. Non so se posso farcela, ma ci proverò. Se proprio devo morire su Oblivion, lo farò nel modo giusto: mentre guardo il mio ultimo bersaglio attraverso questo mirino telescopico. Mentre canto la mia canzone.
Mentre penso a te, Snake.
Nel nostro mondo, mi era rimasto un solo linguaggio: la vendetta. Su questo mondo, ho perso anche quel linguaggio. Eppure me ne resta un altro: la speranza. Non la speranza di poter tornare indietro, né quella di sopravvivere. Né di vincere.
La speranza, piuttosto, che un giorno ci rivedremo.
Nul ritornerà da queste parti, prima o poi. È ovvio che apprezza la compagnia di Lilith... anche un semidio come lui ha appetiti umani, evidentemente. La cosa va a mio vantaggio. Nul ritornerà, e mi troverà pronta.
Il mio mirino telescopico lo punterà, e allora farò fuoco.
Spero di ucciderlo, ma non voglio confondere quest’illusione con la speranza. Dubito di essere l’unico cecchino giunto su Oblivion... ma sono ancora qui, armata e pericolosa.
Spero che ti ricorderai di me, Snake. So che mi ascolterai, come hai sempre fatto quando ci siamo conosciuti.
Ascolta il mio canto, il mio silenzio.
E allora ci rivedremo.
Passo e chiudo, Snake.
   
 
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