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Autore: Dea Elisa    23/05/2016    1 recensioni
Eccoci di nuovo qua, ad applicare la stessa tecnica ad un'altra coppia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Fine – Tiziano Ferro

 

«E vaffanculo.»

«Eh no!»

La porta già tra le mani, pronta ad essere sbattuta, la rabbia addosso, il cuore in gola.

E lui che si alza, la tua vista offuscata dal nervosismo, la sua mano a sbattere la porta al tuo posto.

Ma in quella stanza rimanete entrambi, più vicini e più arrabbiati.

«Che vuoi?»

«Avevamo promesso a Sergio di chiarire la situazione.»

«Io non avevo promesso niente.»

«Ma io sì, e non voglio fare brutta figura.»

Aspetti istruzioni. Visto che era lui il direttore dei lavori, visto che erano sue le decisioni, visto che erano sempre gli altri a sbagliare. Quando non seguivano le sue disposizioni.

«Che cosa ti fa incazzare così?»

Ti accorgi che, pur di distanziarti da lui, hai concluso la tua corsa quando la schiena si appoggia agli armadietti dietro di te, e fai un balzo in avanti senza volerlo, quasi scottassero. Ma non sai che sarebbe servito solo a peggiorare la situazione, e ora ancora più di prima cerchi un modo per non lasciarti intrappolare e condizionare da quegli occhi. Apri le mani davanti a te, segno universale per mantenere le distanze, ma lui non è universale, lui è Malosti, e a Malosti non importa. Anzi, metterti a disagio era uno dei suoi primi obiettivi.

«Quindi? Ho dei pazienti da salvare, rispondimi.»

Poggia una mano sulla superficie di un armadietto, passando col braccio sopra la tua spalla sinistra. Osservi il suo gesto come diversivo per distogliere lo sguardo dalla sua espressione irritata e al contempo divertita.

Dove vuoi arrivare?

«Incompatibilità di carattere» ammetti, a bassa voce.

«Tra me e Guidi, tra me e te o tra noi e Sergio?»

«Certe volte sei così…»

«Così come? Su, Cristiana, ho quello con la colica che-»

«Insopportabile!» sbotti finalmente. «Non ti va mai bene quello che faccio, quello che dico, cosa faccio fuori da qui, e con chi lo faccio. Perché? Cosa ti ho fatto?»

Riccardo ridacchia. «Mi piace quando fai la vittima. Imposti anche la voce, sai, un po’ rauca, come se avessi pianto.»

Ma quelle lacrime le trattieni. «Sei uno stronzo.»

«Come dovrei interpretarlo nel dizionario donne-uomini?»

Non tolleri più le sue parole, e la sua prepotenza, e quel braccio, e quell’angolo in cui sei incastrata, e quel sorriso, e glielo afferri, quel braccio, cercando di scollarlo da lì, inutilmente. Opti allora per la strada meno pericolosa, trovando un varco dalla parte opposta, ma stavolta sono entrambe le sue braccia a trattenerti, bloccata con la schiena contro il suo torace.

«Credo che ‘stronzo’ sia intraducibile» rispondi, senza fargli capire che quelle mani sul tuo corpo suscitano in te sensazioni agli antipodi rispetto alle grida che ti riempiono la testa. «Potrei denunciarti per sequestro di persona.»

«Ti stai facendo sequestrare molto volentieri.»

«‘Non muoverti o sarà peggio’, come con le api» ti difendi. Ruoti la testa verso di lui. «Ti chiedo per cortesia di togliermi le mani di dosso e farò finta che gli ultimi 10 minuti non siano mai esistiti.»

«Tra 10 minuti potresti pentirtene.»

Prima che il tuo cervello possa elaborare la frase, hai la sua bocca sulla tua.






La canzone parla per me: è arrivata la fine anche di questa avventura. Grazie a voi lettori, silenziosi o meno, e grazie a te (sì, proprio a te, glorypong14!), che mi hai sempre recensito, e scritto, accompagnandomi anche con le tue, di storie.

   
 
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