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Autore: telesette    23/05/2016    4 recensioni
L'esame che TUTTI vorrebbero sostenere e che, molto probabilmente, non vedranno neppure MAI...
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia dolce e tenera Cocolotta, Buon Compleanno...
A tutti coloro che devono dare l'esame, in Bocca al Lupo!

Un esame movimentato

Gli studenti dell'ultimo anno della scuola superiore San Gallo erano seduti nell'aula dell'esame da più di cinque minuti.
I professori erano tutti riuniti davanti a loro, ad eccezione del presidente della commissione, coi loro freddi occhi nazisti puntati sui ragazzi tremanti. C'erano il professor Luzzo, col cranio lucido, le folte basette scure e il manto villoso che fuoriusciva visibilmente fin dai polsini della camicia; la professoressa Grilli, col collo ben provvisto di vertebre aggiuntive, il naso adunco e la sua  nota maschera di bruttezza composta da almeno tre chili abbondanti di cipria, rossetto e mascara; e il professor Burciano, fedele alla memoria del Duce, rigorosamente vestito con la camicia nera appartenuta al nonno e le sopracciglia unite a formare un unico segmento cespuglioso sotto la fronte.
Alle otto e quindici in punto, il presidente della commissione entrò in aula.
L'Onorevole Carlo Luigi Astolfo Maria Pierfrancesco delle Cavole, medaglia d'onore del Comitato Insegnanti, scrutò fugacemente la fila di volti attoniti che salutavano il suo ingresso.

- Seduti - bofonchiò.

I ragazzi obbedirono, osservando raggelati la pianta sulla cattedra "avvizzire" nel mentre che il professore vi appoggiava di fianco la mano per prendere posto.
Quattro paia di mani tamburellarono le dita ossute contemporaneamente, facendo riecheggiare nell'aria l'inconfondibile suono lento e ritmato di una marcia funebre, e quando improvvisamente smisero un fulmine squarciò il cielo.

- E' giunta l'ora, ragazzi - esclamò delle Cavole. - Questo esame ci darà la possibilità di verificare cosa avete imparato o meno dei cinque anni trascorsi nel nostro rispettabile istituto!

Gli studenti deglutirono.
Avesse detto "Lasciate ogni speranza o voi che entrate", certo sarebbe suonato assai meno minaccioso.
Il professor Luzzo andò alla lavagna e scrisse le tracce per la prova scritta. Il gesso graffiava lugubre, tanto che i ragazzi seduti nelle prime file si portarono istintivamente le mani alle orecchie, ma le espressioni sul volto degli insegnanti rimasero perfettamente di pietra. Quando Luzzo ebbe finito, delle Cavole estrasse fuori dalla propria borsa un vecchio orologio a lancette e lo caricò personalmente per poi posizionarlo davanti a sé sulla cattedra.

- Avete esattamente due ore di tempo per la prova scritta - disse. - A partire da adesso!

La voce del professore pareva venire direttamente dall'oltretomba ma, quasi temendo che le anime dannate degli studenti defunti salissero a rivendicare quelle dei vivi, i ragazzi impugnarono le penne e si tuffarono velocemente a scrivere sul foglio a protocollo.
L'esame era ufficialmente iniziato!
Non erano ancora trascorsi cinque secondi che, con grande irritazione dei docenti, qualcuno bussò insistentemente alla porta.

- Avanti - esclamò seccato il presidente.

Un tubo metallico di circa due metri di lunghezza entrò nell'aula, prima ancora che il proprietario mostrasse la faccia.

- Scusate - esclamò timidamente l'operaio incaricato. - Devo sostituire il tubo vecchio nella parete qui davanti, un lavoro veloce!
- Come, prego? - proferì Luzzo, togliendosi gli occhiali per squadrare l'operaio coi suoi freddi occhi porcini.
- Il calorifero - spiegò l'addetto. - Il tubo è completamente marcio, va cambiato!
- E lei viene a cambiarlo adesso ?!? C'è un esame in corso...
- E-io-icché-ci-posso-fare-vada-a-ddirlo-a-i-ccomune - replicò l'operaio tutto attaccato, con accento tipicamente toscano.

Il professor delle Cavole respirò profondamente, ma si capiva benissimo che l'interruzione non gli andava proprio.

- E quanto le occorre, per fare questa sostituzione?
- Dieci minuti, un quarto d'ora... Guardi, la un mi metta fretta che già mi girano di mio!
- Ma-ma-m-ma... Ma che linguaggio, ma come si permette?
- Ah guardi, se lo vuole cambià lei, faccia pure: qui c'è il tubo, la ricevuta...
- Professor Luzzo, lasci perdere - fece delle Cavole rassegnato. - E lei faccia il suo lavoro, ma con giudizio!
- E certo, ci mancherebbe - tagliò corto l'operaio, andando ad esaminare il calorifero.

Qualche risatina divertita proruppe dai banchi più indietro, accompagnate da sommessi mormorii, ma ad un colpetto di tosse stizzosa della Grilli tutto tacque nuovamente.
L'operaio attaccò dunque il trapano alla presa di corrente e cominciò a rompere parte del muro per estrarre il tubo vecchio e sostituirlo con quello nuovo. In mezzo a tutto quel fracasso infernale, Burciano scattò in piedi furibondo.

- E' diventato matto, per caso?
- Come? - ribatté l'operaio, senza spegnere il trapano.
- C'è un esame, Diocristo!
- Come?
- Spenga quell'affare!
- Che dice?
- Spenga quel maledetto arnese, ho detto!

L'operaio smise un attimo di trapanare e, guardando i professori con grande serietà, spiegò loro che necessitava di tranquillità e silenzio per lavorare presto e bene.
Burciano sentì le vene del collo pulsargli fin quasi a scoppiare, tanto era arrabbiato, in quella però qualcuno bussò nuovamente alla porta.

- Servizio Bar - esclamò un giovanotto, recando un vassoio con su la colazione dei quattro insegnanti. - Fanno sedici e ottantacinque, gentilmente!
- Ecco - fece Luzzo, ansioso di liberarsi di quella nuova interruzione. - Sono venti, tenga pure il resto!
- Eh no, c'è la ricevuta, mi spiace!
- Resto mancia!
- Sì, così poi mi fanno storie! No guardi, le do il resto, aspetti solo un momento: uno, due, tre, cinque...

Non appena il ragazzo mise mano agli spiccioli di rame, deciso a contare il resto giusto, Burciano scattò in piedi e, caricando a testa bassa come il suo antenato nell'ormai storica Marcia su Roma, agguantò quel giovanotto troppo "onesto" per i suoi gusti e lo scaraventò fuori dalla porta senza tanti complimenti.

- Scusi, signora - fece l'operaio, rivolgendosi alla Grilli. - Le spiace tenermi questo filo un momento?

Come la Grilli prese in mano il cavetto metallico che l'operaio le diede, il suo corpo fu attraversato da una scarica di corrente a bassa tensione... ma sufficiente a farle saltar via i fermagli metallici della sua parrucca.

- Perfetto, volevo solo vedere se faceva contatto, grazie!

La Grilli ansimò affannosamente, quasi stesse fumando dagli occhi, allorché il presidente le porse la tazza col cappuccino che costei aveva ordinato.

- Zucchero normale o di canna, professoressa?
- No... Normale, grazie...
- Prego!

Di nuovo i ragazzi si misero a ridere, stavolta un pochino più forte, e stavolta fu Burciano ad intimar loro silenzio così come il Duce era solito imporre il rispetto.
Non aveva ancora finito di parlare che, ostinato come un mulo, il ragazzo del bar si catapultò dentro per consegnare il resto nelle mani di un esterrefatto professor Luzzo.

- Tre euro e quindici, signore, buona giornata!
- Fuori di qui, disgraziato - ruggì Burciano, scagliando il cancellino contro la porta.
- Sia lodato Gesù Cristo - esclamò solenne il parroco della parrocchia vicina, entrando.
- Padre - esalò Burciano con un filo di voce. - Come mai questa visita?
- Sono venuto a dare la benedizione a questi cari ragazzi che, dopo oggi, diranno "addio" ad uno dei periodi più intensi e importanti della loro giovane vita e...
- E' molto gentile da parte sua, padre, ma ecco... come dire... Potrebbe ripassare più tardi, sa com'è? Abbiamo l'esame in corso...
- No, non si preoccupi, sarò brevissimo!

Il concetto "brevissimo", nelle omelie di Padre Carmelo, era la conferma più estesa alla teoria della relatività di Einstein.

- Miei cari ragazzi, alla luce del sapere, gli antichi vi guardano - cominciò il prete solennemente.

Circa dieci minuti più tardi, nonostante il rumore del trapano di sottofondo, Padre Carmelo stava ancora enunciando le virtù della conoscenza e già i ragazzi giacevano sui banchi mezzo addormentati.
Burciano e Luzzo gli fecero notare garbatamente che i fedeli lo attendevano in canonica per la funzione del mattino.

- Pace e bene, figlioli - concluse il parroco, impartendo a tutti la benedizione. - Che la misericordia di Gesù Cristo scenda su di voi e...
- Porca Madonna impestata lurida... SCHIFOSA !!!

L'operaio si era appena graffiato col trapano.
Luzzo si affrettò a coprire le caste orecchie di Padre Carmelo, mentre Burciano lo accompagnò svelto alla porta.
Non avevano ancora tirato mezzo sospiro di sollievo che, irrompendo nell'aula come una furia, un uomo sconvolto e chiaramente preda di squilibrio mentale si parò dinanzi alla scolaresca con una pistola in mano. Professori e studenti alzarono le mani, l'operaio ne alzò una sola ( poiché nell'altra reggeva il tubo ), allorché l'uomo armato gli intimò di sollevare anche l'altra.

- Le mani - esclamò l'uomo allucinato.
- Sì ma c'ho questo tubo che...
- Alza le mani, stronzo!
- Obbedisco!

Come l'operaio lasciò cadere il tubo, questo andò a colpire la valvola del termosifone. Subito un fiotto d'acqua calda schizzò in faccia al maniaco, il quale si portò istintivamente le mani al volto, e Burciano ne approfittò per ingaggiare con lui una lotta furibonda. I ragazzi inneggiarono all'insegnante, per la prima volta da cinque anni che lo conoscevano, e applaudirono addirittura quando Luzzo assestò un colpo di vocabolario sulla testa del maniaco. L'uomo cadde a terra svenuto, la pistola scivolò sul pavimento, e solo allora tutti poterono verificare che costui li aveva minacciati con un'arma-giocattolo.
In quella entrarono i poliziotti, assicurando le manette ai polsi dell'individuo fuggito dal manicomio, e rassicurarono il professor delle Cavole che tutto era sotto controllo.
Poco convinto, il presidente della commissione si accese una sigaretta per tirarsi su.
Il calore dell'accendino fu però sufficiente ad attivare il sensore dell'impianto antincendio, riversando così una doccia d'acqua fredda su tutti i presenti, e scatenando a questo punto l'ilarità irresistibile di tutta la scolaresca.

- La mia messa in piega - gemette la Grilli, tentando disperatamente di spacciare quel grosso parruccone disordinato che aveva in testa per dei capelli veri.
- Chiuda il rubinetto centrale - strillò Burciano all'operaio.
- Ah sì, beh... Insomma, l'ho smontato prima per sbaglio!

Data la situazione, l'operaio richiuse i ferri nella borsa e colse l'occasione per andarsene in buon ordine.

- Ripasso più tardi - esclamò. - Buona giornata e buon esame a lor signori...

I quattro professori, rigidi ed immobili come degli stoccafissi, rimasero a contemplare lo sfacelo di quell'aula interamente allagata. L'orologio ebbe un corto circuito, così che prese a suonare, e i ragazzi si accinsero a consegnare i fogli della prova scritta... tutti bagnati fradici, ovviamente, dal primo all'ultimo.
Rimasti soli nell'aula, Luzzo, Burciano e la Grilli guardarono delle Cavole con aria interrogativa.

- Allora? - domandò la professoressa, con tutto il trucco disfatto e gocciolante lungo il volto.
- Cominciamo a correggere? - fece eco Luzzo.

Il presidente si alzò, inorridito al pensiero di ciò che poteva ancora attenderlo l'indomani. Prese il mucchio di fogli in mano, appallottolandoli assieme come se fossero carta straccia, dopodiché gettò il tutto nel cestino.

- L'esame è finito - esclamò. - Tutti promossi, quest'anno!
- Amen - annuì Burciano.
- Amen - ripeterono gli altri. 

FINE

   
 
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