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Autore: DonnieTZ    24/05/2016    5 recensioni
[RaphaelxSimon - post 1x13]
Una minilong che vorrebbe riparare al finale di stagione e che spero possa piacere...
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Non significhi niente.
Raphael ricordava quelle parole. Le aveva dette e le aveva pensate, con l’estrema convinzione che un semplice mondano fosse poco più di una sacca di sangue.
Poi tutto era cambiato. Simon era diventato un vampiro, e Raphael aveva promesso di prendersene cura.
E, nel farlo, giorno dopo giorno, aveva finito per cadere nella trappola più antica del mondo. [...]Era bastato qualche piccolo gesto, uno sguardo di troppo, e Simon aveva iniziato a significare qualcosa.
Per poi significare tutto.
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Sognava e si tormentava.
Gli avrebbe detto di aver pensato a lui ogni istante, gli avrebbe chiesto scusa, e…
Sì, avrebbe ammesso perfino
quello.
La strana emozione che lo mangiava vivo quando era in sua presenza, come il vuoto quando si crede ci sia un altro gradino, come la vertigine durante la caduta, come la sensazione di schiantarsi al suolo nel dormiveglia.
Se lo sentiva dentro, nel sangue, nella carne, nell’anima.
Faceva male, ma lo faceva sentire stranamente vivo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. Tan cerca
 
Te amo sin saber cómo, ni cuándo, ni de dónde,
te amo directamente sin problemas ni orgullo:
así te amo porque no sé amar de otra manera,
sino así de este modo en que no soy ni eres,
tan cerca que tu mano sobre mi pecho es mía,
tan cerca que se cierran tus ojos con mi sueño.
 
“Ti amo…”
Quel sussurro leggero lasciò le labbra di Simon, poi il suo sguardo si alzò su Magnus, disperato.
C’erano tutti: clan di vampiri e shadowhunter. Erano tutti lì, per lui e per Raphael. Ma Simon non aveva le forze per pensare, né per ragionare, né per aggrapparsi alla vittoria. Sentiva un male sordo e profondo all’altezza del cuore, come se qualcuno gliel’avesse strappato dalle costole, lacerando la carne e spezzando le ossa.
Non avrebbe sentito la mancanza di Camille , non razionalmente, ma il suo corpo non sembrava d’accordo. E poi Raphael…
Clary si avvicinò per allontanarlo dall’altro vampiro, ma Simon soffiò con violenza, sfoderando i canini. Non voleva, non davvero, ma l’istinto aveva preso il posto della ragione. Aveva così sete, sentiva così male e amava Raphael così tanto, così tanto…
“Io starei lontano.” la avvertì Magnus, mentre Clary tornava al fianco di Izzy, guardandola senza riuscire a nascondere la preoccupazione.
Stan fece un passo verso Simon e gli diede una sacca di sangue.
“Faremo finta di non averla vista.” mormorò Alec, beccandosi occhiate di rimprovero da Magnus e da Isabelle.
Simon si attaccò alla plastica, succhiando il liquido scarlatto fino a prosciugarla. Piano, mentre il sangue tornava in circolo, si sentì rinascere. Le forze sembrarono tornare e, con loro, se ne andò la confusione e tornò prepotente la preoccupazione. Notò che Stan stava tenendo la testa a Raphael per farlo bere da un’altra sacca. Così allungò la mano.
“Faccio io.” disse, piano, spingendo in fondo all’anima l’ansia di perdere qualcosa senza ancora averlo avuto davvero.
Raphael non sembrava in grado di bere, non si muoveva, pallido e sanguinante, con le ferite ancora grondanti aperte sulla pelle.
“Ehi, Raph?”
Simon avvicinò la sacca alla bocca dell’altro vampiro, già aperta perché l’odore del sangue facesse la sua parte.
“Avanti, bevi, eh? Per me, fallo per me.” lo supplicò, così vicino da sfiorarlo con la punta del naso, chinato su di lui per proteggerlo dal mondo.
Proprio come Raphael aveva fatto per lui, prendendosene cura sempre, nonostante tutto.
Avvicinò la sacca alla bocca di Raphael e questi alzò lentamente la mano e la strinse sul polso di Simon.
E fu come tornare a vivere un’altra volta, tutto da capo, ancora e ancora. Raphael iniziò a bere piano e la visione di Simon si arrossò, segno di lacrime pronte a scivolare sulle guance. Ma non aveva nessuna intenzione di piangere. Doveva assolutamente essere forte, aiutare Raphael.
Raphael che era vivo, che avrebbe ripreso ad alzare gli occhi al cielo e a chiamarlo idiota e a raccontargli piccoli pezzi della sua vita sul tetto del DuMort.
“Non sarà abbastanza da rimetterlo in forze, temo. Tu stai bene?” chiese Magnus, alzando lo sguardo su Simon.
“Camille aveva tutte le intenzioni di tenermi in vita. Ha continuato a darmi da bere per potersi divertire.” spiegò Simon, continuando a guardare Raphael bere piano dalla sacca, aggrappato al suo polso.
Magnus si limitò ad annuire, prima di voltarsi verso gli altri.
“Bisogna riportarlo al DuMort, assicurarsi che si nutra e che riposi.”
“Ci penso io.” rispose in fretta Simon.
Non aveva nessuna intenzione di lasciarlo, non si sarebbe allontanato da Raphael per nessuna ragione al mondo.
“Anche tu dovrai riposare, poi.” lo ammonì Magnus, posandogli una mano sulla spalla “Sono contento stiate entrambi bene.” aggiunse poi, prima di girarsi teatralmente e muovere le mani per far segno agli altri di allontanarsi.
Quando Raphael finì di bere, aprì piano gli occhi e li posò su Simon.
Pequeñín…
“Sono qui.”
Te quiero, lo sabes?”
Simon sorrise, sistemandosi per poterlo prendere in braccio. Ricordò tutte le volte in cui si era fatto raccontare la sua morte, sul tetto del DuMort, immaginando Raphael che lo portava da Clary in quello stesso esatto modo. Se lo strinse contro, per poi uscire sotto lo sguardo attento dei presenti. Ora sapevano di loro, ora era impossibile non sapere, ma non gli importava. Non importava nulla. Nemmeno il dolore, nemmeno i residui di paura aggrappati alla pelle.
Solo Raphael.
Per questo sparì alla vista, veloce come non era mai riuscito a correre, per raggiungere il DuMort.
La loro casa.
 
“Ha detto di riposare un po’, non per sempre.” borbottò Raphael, alzando gli occhi al soffitto.
Simon gli si strinse contro. Erano a letto da due giorni, nudi, immersi in un’atmosfera languida. Avevano intervallato pigre carezze sotto le lenzuola a più intensi momenti di piacere, in cui Simon aveva finito per spingersi sempre più in là, scoprendo tutte quelle piccole cose che facevano emettere a Raphael quei suoi versi rauchi e che lui stesso non avrebbe mai creduto di amare. Aveva preso e aveva dato, aveva mormorato sottili parole d’amore sentendosi infinitamente stupido e infinitamente felice. Le uniche, sporadiche, pause erano servite a nutrirsi e a ripulirsi dal sangue che continuavano a bere uno dall'altro.
“No, no, no. Ha detto di riposare e basta. Non ha indicato alcun limite temporale.”
“Qualcuno deve mandare avanti il clan.” gli fece notare Raphael.
“Oh, Stan se la sta cavando benissimo. L’ho incrociato in cucina. Quando ha finito di fare quel suo sorrisino idiota ha detto che sta andando tutto bene. Temo che l’udito dei vampiri possa essere un po’… invadente, a volte.” Simon fece una pausa “Comunque ci sarà un incontro con gli shadowhunter, domani notte, per la storia di Valentine.” aggiunse, casuale.
Dios, Simon, quando pensavi di dirmelo?”
“Lo sto facendo ora, no?” mormorò, posando un piccolo bacio sulla clavicola dell’altro.
Raphael gli afferrò il viso nel palmo, per farsi guardare. Simon attese le sue parole, un rimprovero forse, ricambiando quello sguardo intenso. L’altro impiegò un bel po’ prima di iniziare.
“Saresti pronto a combattere?”
“Contro Valentine?” domandò Simon, sorpreso.
“Sì.”
“Al tuo fianco?” chiese ancora.
“Sì.”
“Credevo avresti… non so, credevo di doverti costringere a prendermi in considerazione. Tipo che ti saresti opposto con tutte le tue forze e… per questo non te l’ho detto subito, stavo pensando a come…”
“Mi hai salvato la vita, tutti lo sanno, Simon.” lo interruppe Raphael “Ho paura per te? Ciertamente. Ma non ha senso chiederti di non combattere una guerra che ti riguarda. E poi faresti comunque di testa tua. Preferisco tenerti sott’occhio.”
Raphael fece un respiro profondo, attingendo dai polmoni che non usava mai, solo per esprimere il miscuglio di sentimenti che Simon interpretò come paura, preoccupazione, affetto.
“Sei troppo giovane per tutto questo. O forse sono io ad essere vecchio, non lo so.” gli disse alla fine, buttando la testa sul cuscino.
Simon strofinò il naso contro il suo orecchio, godendosi l’immagine dei suoi capelli scuri scompigliati e morbidi per tutte le volte in cui vi aveva fatto scorrere le dita.
“Non sembravi esattamente vecchio, un’ora fa.”
“Lo sono.”
“Non importa.” mormorò Simon “Non m'importa di niente, voglio solo stare con te. È stupido?”
Raphael lo baciò, piano, sfregando le labbra contro le sue, avvolgendolo in un abbraccio di pelle e di voglia. Simon sentì l'anima stretta in quell'abbraccio, sentì tutti i piccoli pezzi tornare al loro posto, si sentì finalmente intero, sentì finalmente di appartenere a qualcosa.
“Non è stupido.” sussurrò Raphael, soffiando le parole nel suo orecchio perché lasciassero brividi lungo la sua spina dorsale.
A Simon parve di affondare, in quell'abbraccio. Affogare fra quelle braccia. Con il cuore e la mente e il corpo e l'anima.


I love you without knowing how, or when, or from where,
I love you simply, without problems or pride:
I love you in this way because I don't know any other way of loving
but this, in which there is no I or you,
so intimate that your hand upon my chest is my hand,
so intimate that when I fall asleep, it is your eyes that close.



 


Oh, com'è difficile dire addio. T___T
Non ho idea dello scempio che ho fatto con questo capitolo. L'ho riletto di fretta perché sapevo di doverlo mettere online il più velocemente possibile, altrimenti non lo avrei mai fatto solo per non dire addio. 
Cooomunque... spero vi sia piaciuta la storia. Niente di innovativo, lo so, ma mi è piaciuto scavare un po' in questi personaggi e scriverne l'introspezione. Sono belli. Li amo. 
Come sempre, qualsiasi parere, commento, saluto è ben accetto! ^___^
Vi ricordo che su Ao3 ho una raccolta di flash/oneshot su di loro.
A presto...
DonnieTZ



 
   
 
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